Napoli, 23/10/92
"L'allontanamento del dolore nei mass media"
SOMMARIO:
- Il dolore nella società della tecnica è nascosto, la tecnica se ne è
fatta carico, però l'ha portato fuori dalla vita; nella nostra vita quotidiana noi non
incontriamo più il dolore, non lo guardiamo in faccia. Abbiamo trasmissioni spettacolari
sul dolore, ma il dolore in quanto rappresentato non è la stessa cosa che il dolore
vissuto (1).
- In tal senso, si può dire che con i mass media assistiamo ad una
estetizzazione del dolore (2).
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INTERVISTA:
Domanda 1
Qual è l'esperienza che l'uomo contemporaneo fa del dolore? Ma è poi veramente
possibile, come Lei dice, fare esperienza del dolore, in un'età in cui i mass-media
cospirano con le procedure terapeutiche nel sottrarlo allo sguardo diretto e ne fanno
oggetto di spettacolo o di mera curiosità tecnica?
Risposta
Il dolore nella società della tecnica è nascosto, la tecnica se ne è fatta carico,
però l'ha portato fuori dalla vita; nella nostra vita quotidiana noi non incontriamo più
il dolore, non lo guardiamo in faccia. Sì, è vero! abbiamo trasmissioni spettacolari sul
dolore, ma il dolore in quanto rappresentato non è la stessa cosa che il dolore vissuto.
C'è un testo molto bello di Lucrezio che ci mostra come la spettacolarizzazione del
dolore sia una modalità per alleviare il peso della sofferenza. All'inizio del libro II
del De rerum natura Lucrezio scrive: "E' bello, soave, guardare da terra il naufragio
lontano" ("e terra magnum alterius spectarem laborem"), vedere la grande
fatica, il grande dolore degli altri è bello, è soave - ma questo piacere questa
"iocunda voluptas" sorge non tanto dallo spettacolo dell'altrui rovina quanto
dall'assenza dei mali di cui è bello contemplare lo spettacolo ("sed quibus ipse
malis careas quia cernere suave est").
Domanda 2
Ma questo non comporta una forma di estetizzazione del dolore?
Risposta
C'è estetizzazione, quando il dolore eccedente è rappresentato e diventa una sorta di
grande film, di kolossal della sofferenza. Il dolore lo si incontra invece nel prossimo ed
è lì che molte volte noi non siamo più capaci di reggerlo: lo allontaniamo o ce ne
allontaniamo. Noi lo vediamo alla televisione, ci piace al cinema, ma nella nostra vita
no! Della tecnica ci siamo fatti un alibi. Demandiamo la sofferenza al competente e con
questo alibi di competenza evitiamo di farcene carico.
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