INTERVISTA:
Domanda 1
Vorrei cominciare col chiederLe il perché della sua presenza qui a Napoli.
Risposta
Io preferisco sempre essere presente fisicamente in un luogo ed interagire con la gente
faccia a faccia, ma viaggiare è difficoltoso, costa caro e necessita di un dispendio di
tempo. Nel mondo abbiamo una particolare situazione grazie alla quale possiamo accedere
alle telecomunicazioni in maniera veloce e poco costosa, praticamente gratis, pur perdendo
qualcosa; oppure, possiamo avere una possibilità, certamente più costosa ma molto
migliore, di comunicare faccia a faccia, di avere un contatto più fisico; per
quest'ultima ragione ho fatto in modo di essere qui di persona, e sono deliziato di
trovarmi a Napoli in questa occasione.
Domanda 2
Nel suo ultimo libro Lei ha descritto la città del futuro, quella dei bit: in che modo
immagina questa città?
Risposta
La città dei bit è una città nella quale le interazioni non avvengono unicamente faccia
a faccia, ma anche elettronicamente, una città dove le transazioni commerciali avvengono
elettronicamente, dove anche una buona parte delle interazioni sociali avviene
elettronicamente, dove la cultura tutta è supportata dall'elettronica. Allo stesso modo,
tutto ciò avviene anche fisicamente. Un aspetto non sostituisce l'altro, i due mondi
lavorano congiuntamente: il mondo fisico e quello elettronico.
Quasi tutto ciò che accade nel mondo elettronico, tuttavia, non è visibile, non ad
occhio nudo. Se si riflette sul mondo finanziario, i capitali si muovono intorno al mondo
ad una velocità incredibile, producendo effetti enormi sulla nostra esistenza quotidiana;
eppure, noi non vediamo niente di tutto ciò, nessuna di queste operazioni è percepibile
ad occhio nudo. Inoltre, il mondo, grazie ai collegamenti elettronici, è diventato molto
più interconnesso: un qualsiasi luogo non può essere indipendente da un'altra località
remota. In questa prospettiva, la situazione che ci offre il mondo elettronico conduce la
cultura ad un processo di globalizzazione; perciò, in molti contesti, i contatti che vi
sono in esso sono tanto importanti quanto quelli che avvengono in un contesto fisico. Non
voglio dire, con questo, che non sia importante il luogo di provenienza di un individuo;
si tratta di una situazione molto più complessa, di una sorta di complesso dialogo tra il
fisico ed il virtuale, tra il luogo di provenienza e la maniera di interagire; sono,
questi, tutti elementi che concorrono insieme a formare le nostre vite attuali.
Credo, inoltre, che le nostre vite si stiano trasformando con la rivoluzione delle
telecomunicazioni digitali; tuttavia, non penso che lo sviluppo tecnologico sia
inesorabile. In questa direzione, credo sia possibile, per noi, cercare di capire ciò che
sta accadendo per organizzarci, per definire il futuro che vogliamo, piuttosto che essere
degli spettatori passivi se non addirittura vittime passive della trasformazione.
Domanda 3
Cosa pensa a proposito di aree del mondo dove i problemi per sopravvivere sono enormi?
Come possono avere, lì, la sua stessa visione ottimistica nei confronti delle nuove
tecnologie?
Risposta
In primo luogo dovremmo distinguere fra il lungo ed il breve periodo. Nel breve periodo
penso che una grande trasformazione crei delle iniquità, delle difficoltà e dello
stress. Stiamo cominciando a renderci conto, nella rivoluzione delle telecomunicazioni
digitali, che abbiamo gli abbienti e i non abbienti, ed è evidente che la tecnologia sta
accrescendo il divario piuttosto che diminuirlo. Ma nel lungo periodo, nel campo
dell'istruzione, per esempio, la rivoluzione delle telecomunicazioni digitali è una forza
enorme per dare delle uguali opportunità, per accrescere i collegamenti, per rompere
l'isolamento. Prevedo, dunque, degli sviluppi positivi nel lungo periodo, mentre nel breve
e nel medio periodo avremo molti problemi da affrontare, particolarmente per le zone in
via di sviluppo. Penso che ci sia un enorme pericolo di accrescere il divario fra ricchi e
poveri, fra privilegiati ed emarginati.
Domanda 4
Poiché nel mondo elettronico i "luoghi" stanno diventando virtuali, qual è il
ruolo dell'architetto nella progettazione dello spazio?
Risposta
Credo che gli architetti si siano sempre occupati di comprendere le attività umane e di
creare le strutture per l'attività umana. Nel passato lo si è fatto con la pietra ed i
mattoni e gli oggetti concreti, il tipo di cose che vediamo intorno a noi. Oggi, e nel
futuro, i mezzi stanno cambiando: non sono più mezzi fisici, ma anche connessioni
elettroniche e software che formano parte del repertorio di un architetto. Credo,
tuttavia, che la funzione fondamentale dell'architetto rimanga la stessa, vale a dire,
quella di comprendere le attività umane, capire la cultura umana, e cercare di creare le
strutture per sostenere queste attività. Dobbiamo accrescere il nostro repertorio di
mezzi, non i nostri obiettivi, non i nostri committenti sociali; questi ultimi rimangono
gli stessi, i mezzi diventano diversi.
Domanda 5
Qual è la sua opinione a proposito dell'architettura pulp, questa architettura che
vuole creare delle forme fluide ed organiche come rappresentazione delle forme umane?
Pensa che in queste forme sia implicito un rifiuto totale della forma architettonica
tradizionale?
Risposta
Penso che vi siano dei diversi fattori coinvolti in questo tema. Il museo 'Bilbao
Guggenheim' di Frank O. Gehry, penso sia l'esempio recente più interessante ed
elettrizzante di architettura di un complesso geometricamente a forma libera. Si tratta di
un esempio architettonico legato strettamente alla rivoluzione digitale, ma non nel modo
che si crede. In questo caso è avvenuto che la tecnologia del computer è stata
inizialmente usata per disegnare delle forme libere che non sarebbe stato possibile
realizzare ricorrendo alle tecniche tradizionali di disegno i di "modelling".
Inoltre, è stata usata la nuova tecnologia di fabbricazione CAD-CAM, che è basata sulla
connessione diretta del computer; si tratta di una tecnologia che si giova dell'ausilio
del computer per le tecniche di fabbricazione, per consentire la costruzione di forme
libere, non ripetibili. E' stata realizzata, dunque, qualcosa di molto "fisico"
in un modo nuovo, avvalendosi della tecnologia del computer.
Domanda 6
Nella città dei bit l'essere umano si deve rapportare con una nuova dimensione
spazio-temporale. Qual è la dimensione spazio-temporale nell'era virtuale?
Risposta
Eravamo abituati al fatto che le nostre vite quotidiane erano vissute in uno spazio
totalmente circoscritto, ed erano ordinate, fondamentalmente, secondo i ritmi del sole,
dell'orologio cittadino, delle campane della chiesa. Adesso, facendo riferimento alla mia
vita, ogni giorno io sono collegato con persone in tutto il mondo attraverso la posta
elettronica, le video-conferenze, il telefono; l'ambito delle mie connessioni spaziali,
dunque, è globale e non soltanto locale. Tutte le persone con le quali io mi connetto si
trovano in zone con differenti fusi orari, e, quando parlo con loro, si collegano
simultaneamente, in momenti differenti della vita quotidiana. Per questa ragione non
possiamo più assumere quel tipo di struttura spazio-temporale che avevamo nel passato;
ora, questa dimensione è molto più frammentata e complessa. Non possiamo più fare
affidamento sui vecchi ritmi ordinari e sui modelli spaziali che esistevano prima. Credo
che tale trasformazione renda l'architettura anche più importante - ammesso che possa
essere più importante che nel passato- perché essa fornisce una struttura di ordine, un
modo per comprendere il mondo. La sfida che l'architettura lancia al XXI secolo è quella
di realizzare dei posti che ci consentano di vivere in questo mondo frammentato e
complesso in cui ora viviamo.
Domanda 7
Questo processo di trasformazione condiziona anche la percezione umana, in particolare
perché le necessità tecnologiche stanno espandendo i sensi umani. Qual è, in questo
senso, una definizione della percezione umana capace di accogliere tale trasformazione?
Risposta
La percezione è diventata 'cyborg'. Non si tratta soltanto delle capacità dei nostri
corpi, ma certamente, come disse Marshall McLuhan molti decenni fa, dobbiamo pensare ai
mezzi elettronici come estensioni del nostro corpo ed estensioni dei nostri organi
sensori. Tutto ciò sta diventando vero, talvolta in maniera straordinaria: se vado nel
"WWW" posso prendere un gruppo di finestre che sono web-cam, collegate a delle
telecamere sparpagliate in tutto il mondo; in questo modo io posso vedere delle finestre
in una dozzina di diverse città simultaneamente. E' come se io guardassi da una finestra
fisica e vedessi ciò che si trova fuori della stanza adiacente a quella in cui siedo. In
un senso molto diretto e chiaro, la mia connessione visiva con il mondo si è
straordinariamente estesa. Possiamo moltiplicare questi esempi, ovviamente, ma non si
tratta soltanto di collegamenti di organi sensori con altri organi sensori, piuttosto di
realizzare elettronicamente delle estensioni globali: siamo estesi globalmente per mezzo
dell'elettronica; siamo tutti dei cyborg globali, a questo punto.
Domanda 8
Un passo del suo libro recita: "non è più necessario essere 'là' per agire".
Significa che noi abbiamo una nuova consapevolezza del potere, della nostra forza, potendo
agire senza essere nel luogo in cui si concretizza l'azione?
Risposta
Questo è un concetto relativamente recente, risale al diciannovesimo secolo, quando il
genere umano ha imparato a "imbrigliare" l'elettromagnetismo e a cimentarsi con
l'azione a distanza, che era sempre stata vista come un processo impossibile. In realtà,
quel che si sta verificando alla fine del ventesimo secolo è la combinazione della nostra
padronanza dell'elettromagnetismo con la nostra padronanza della tecnologia
dell'informazione; la nostra capacità di azione è estesa anche fisicamente, e io penso
che questo cambi la nostra soggettività in modo fondamentale.
Domanda 9
Cominciamo ad esaminare i luoghi che possiamo trovare nella città del bit; in primo
luogo, le scuole del futuro.
Risposta
Quando penso alla scuola del futuro, penso alla classe di mio padre. Mio padre era un
insegnante di campagna in Australia, aveva una stanza per aula, in un luogo molto isolato
e un piccolo gruppo di bambini con un piccolo numero di libri, e nessuno di loro era mai
uscito da quella piccola comunità; era una comunità molto ristretta. Se si entra adesso
in una classe ben attrezzata, che ha delle connessioni elettroniche, indipendentemente dal
luogo in cui si trova, vi è possibilità di accesso a tutte le risorse intellettuali del
"WWW", è possibile collegarsi con bambini di altre parti del mondo. Dunque, vi
è stata un'espansione dell'interconnessione e dell'accesso alle risorse educative, e ciò
è di enorme importanza culturale; tutto questo è avvenuto soltanto nello spazio di una
generazione. Certamente ci sono tantissime iniquità; vi sono persone, nel mondo, che
hanno accesso a tutte queste opportunità ed altre che non ce l'hanno. Io penso, tuttavia,
che cominciamo a vedere l'inizio di un cambiamento fondamentale nell'educazione che è
sostanzialmente basato sull'espansione elettronica delle opportunità e sulla creazione di
un accesso molto più ampio ai materiali e alle risorse culturali.
Domanda 10
A proposito dei libri, in che modo cambia la relazione che abbiamo con il libro materiale
comprandolo attraverso la rete?
Risposta
In questo momento ci troviamo in una situazione ibrida, che continuerà per un po' di
tempo. Io, personalmente, quando so quale libro voglio, preferisco utilizzare Amazon:
è veloce e conveniente ed anche nel mezzo della notte posso ordinare un libro che
riceverò il giorno successivo. Se voglio andare in un posto dove discutere di libri e
dove so che posso incontrare della gente che ha interessi simili, se sto cercando un libro
raro, in questo caso preferisco andare in un luogo fisico e diventare parte della cultura
di quel luogo fisico. Una cosa non rimpiazzerà l'altra, tuttavia penso che vi sarà una
sorta di segmentazione grazie alla quale entrambi i modi di accedere ad un libro
sopravviveranno con dei luoghi diversi; in fondo, i film non hanno sostituito il
palcoscenico, e la televisione non ha rimpiazzato il cinema. Noi avremo librerie
"fisiche" e librerie "virtuali", e la possibilità culturale che
esistano simultaneamente e siano complementari.
Domanda 11
E' possibile pensare a questa esistenza simultanea anche per altri aspetti della città?
Risposta
Certamente. Non parlerei, però, semplicemente di esistenza simultanea, quanto piuttosto
di ridefinizione dei ruoli. Quando il cinema si diffuse il ruolo del teatro fu ridefinito,
e occupò una nicchia diversa della società. Penso che si stia verificando un fenomeno
simile con lo sviluppo delle possibilità elettroniche di sostenere le attività umane. Se
si pensa al commercio elettronico, allo shopping, alcune operazioni vanno molto bene nel
mondo elettronico, altre no; i libri vanno molto bene perché è possibile esaminarne il
contenuto elettronicamente ed inoltre il libro è piccolo, facile da trasportare, non è
un oggetto di elevato valore, e può facilmente essere commercializzato elettronicamente.
D'atra parte, se si vuole comprare un'automobile, la si potrebbe esaminare preliminarmente
online, poi la si vorrebbe sperimentare fisicamente prima di guidarla. Credo, dunque, che
gli oggetti adatti al commercio elettronico saranno gestiti elettronicamente, mentre
quelli che hanno necessità di uno spazio fisico, continueranno ad esistere in uno spazio
fisico.
Domanda 12
Per quanto riguarda i musei virtuali, come pensa che possano cambiare il nostro rapporto
con il mondo dell'arte?
Risposta
Un ottimo esempio di quel che credo si stia verificando lo si trova nella 'National
Gallery' a Londra, nella nuova ala Sainsbury, dove vi sono i quadri
"fisici" nella maggior parte del museo e poi, proprio all'entrata, c'è un museo
virtuale, dove si trovano alcuni computer con i quali si può navigare elettronicamente
attraverso la collezione. La parte virtuale del museo dà la possibilità di muoversi
molto rapidamente attraverso la collezione, di esaminare le interconnessioni, di esplorare
del materiale di sfondo. Quando si è terminato di esplorare la parte virtuale, si può
prendere una mappa che evidenzia la collocazione fisica del materiale da guardare; quindi,
si può vagare per il museo fisico e trovarsi faccia a faccia con gli oggetti reali. Si
verifica, in tal modo, una sorta di complementarietà, ancora una volta, che è molto
importante: si ha velocità, convenienza, interconnessione, potendo accedere a questi
materiali nella loro forma virtuale, ma vi sono anche altri generi di valori che si
possono ottenere dall'accesso ad essi direttamente nella loro forma "fisica".
Questo genere di relazione di complementarietà tra mondo virtuale e mondo reale è
esattamente quello che otterremo dalle nuove tecnologie, le quali, non sostituiranno la
realtà.
Domanda 13
Nel suo libro Lei parla anche dei teatri e delle trasformazioni che si possono ipotizzare
nella relazione tra l'artista ed il suo pubblico...
Risposta
Molte cose interessanti si stanno verificando nel teatro; una di queste è che vi possono
essere degli spettacoli in cui gli attori non si trovano tutti nello stesso luogo. Noi
abbiamo visto tutto questo, per molti anni, nel mondo della radio e della televisione: si
poteva ascoltare, in un'intervista radiofonica, una discussione tra un gruppo di persone
che si trovavano, di fatto, in luoghi diversi del mondo, ma si creava l'illusione che esse
si trovassero a discutere in un unico luogo.
In un teatro greco tutti gli attori andavano insieme in un luogo del palcoscenico e il
pubblico era in contatto diretto, acustico e visivo, con gli attori: questa è l'idea
classica del teatro. Dall'inizio della radio si è creata una condizione per la quale chi
si esibiva poteva essere in luoghi diversi, così come il pubblico poteva trovarsi in
luoghi diversi. Eppure, il mezzo elettronico li mette tutti in un unico spazio virtuale,
equivalente ad uno spazio fisico. Stiamo vedendo anche delle interessanti situazioni
ibride e delle combinazioni di fisico e virtuale, di "live" e registrato; penso
al karaoke, che è un'esibizione "live" combinata con una registrazione in modo
molto interessante.
Domanda 14
Lei pensa anche ad un nuovo tipo di prigioni, senza muri né celle. Può parlarci di
questa idea e sottolineare quali sono, a Suo avviso, le possibilità reali ed obiettive
che queste prigioni diventino una realtà attraverso un controllo a distanza?
Risposta
Si può rispondere a questa domanda a vari livelli. E' una realtà negli Stati Uniti e in
alcune parti d'Europa che le prigioni fisiche siano rimpiazzate, in alcuni casi, da un
monitoraggio dei carcerati. Queste persone indossano specie di braccialetto che consente
la sorveglianza ed una traccia costante di dove si trovano. Anziché dei muri fisici che
li confinano, ci sono dei sistemi elettronici che consentono di trovarli. Si può
generalizzare il discorso così come fece Foucault; egli parlò della sorveglianza e di
come essa possa essere un'imposizione di potere. E' chiaro che questo può avvenire
elettronicamente molto più di quanto non possa avvenire fisicamente; io credo che ci sia
qualcosa di sinistro in tutto questo, qualcosa di cui dovremmo preoccuparci. Una questione
fondamentale che riguarda il mondo elettronico è quella della "quantità di
sorveglianza", il "se" si possa controllare la sorveglianza, il
"chi" debba sorvegliare, il "come" preservare la privacy, il
"come" ci si possa disconnettere dal mondo dell'elettronica, se si vuole.
Domanda 15
Per avere questo controllo e la capacità di disconnetterci per preservare la nostra
privacy dobbiamo conoscere molto bene le tecnologie, in modo da poterle noi controllare
anziché essere noi controllati da loro.
Risposta
Si tratta di una questione culturale importantissima, che stiamo affrontando. Tengo a
sottolineare che si tratta di una questione culturale e sociale, e non di una questione
tecnica, poiché possiamo comprendere la tecnologia piuttosto facilmente, e siamo molto
bravi ad inventarla. Ciò che è fondamentale, però, e che dobbiamo affrontare, sono le
implicazioni sociali che le nuove tecnologie nel mondo comportano. Sfortunatamente, il
ritmo dei cambiamenti tecnologici è talmente elevato che è molto difficile sviluppare
l'atteggiamento critico necessario per prenderne il controllo.
Domanda 16
Crede che ci sarà un periodo in cui la tecnologia ci darà il tempo di pensare ai
problemi sociali e culturali?
Risposta
No, non credo. Il ritmo del cambiamento continuerà a crescere, e ora siamo solo
all'inizio di una curva di accelerazione rapida. La condizione fondamentale che dobbiamo
comprendere non è quella di un cambiamento rapido, ma di un cambiamento che si accelera
rapidamente: questo è quello con cui dovremo imparare ad avere a che fare; e si tratta di
un processo di apprendimento, a mio avviso, straordinariamente difficile. La nostalgia
della stabilità non sarà un atteggiamento utile.
Domanda 17
A Suo avviso, il telelavoro in che modo può cambiare il modo di lavorare ed anche il
tempo che vi si dedica, in particolare in relazione al tempo libero?
Risposta
Fin dalla rivoluzione industriale abbiamo assistito ad un tipo di formalizzazione delle
ore di lavoro per la gran parte delle persone; infatti, si usa dire, la maggior parte
delle persone lavora dalle nove alle cinque. Vi è stata, poi, la
"formalizzazione" dei luoghi di lavoro: ci si reca in luoghi appositi creati per
lavorare; esistono delle norme che disciplinano i luoghi di lavoro che sono diverse da
quelle che riguardano gli spazi domestici. Non è stato sempre così: prima della
rivoluzione industriale molta gente lavorava a casa, gli artigiani lavoravano e vivevano
nello stesso luogo, i commercianti vivevano sopra il negozio. Questi ultimi erano i
modelli sociali comuni. La rivoluzione industriale ha causato una sorta di separazione ed
una "formalizzazione" del luogo di lavoro. Quello cui assistiamo come
conseguenza della rivoluzione digitale, che arriva dopo la rivoluzione industriale, è il
ritorno del luogo di lavoro nelle case. La cosa sta avendo delle conseguenze interessanti
per molti; io stesso lavoro piuttosto continuativamente e dovunque, mi basta usare un PC
portatile e non fa nessuna differenza dove mi trovo: scrivo nelle camere d'albergo o nei
caffè, mi connetto al mio ufficio elettronicamente. Il luogo di lavoro non significa
nulla e neanche le ore di lavoro. Stiamo incominciando a notarlo soprattutto nel commercio
e nelle industrie, e questa è una condizione che riguarda molti. Ciò ha delle
implicazioni architettoniche importanti: significa, per esempio, che nel progettare le
case bisogna tenere in seria considerazione il luogo dove si lavora. Vi sono anche molte
implicazioni riguardo al modo in cui le organizzazioni lavorano, come la supervisione dei
lavoratori. Questo fenomeno offre un gran numero di possibilità di valorizzazione del
lavoro, e direi che si è creata una nuova e complessa condizione che dobbiamo cercare di
comprendere.
Domanda 18
Dunque è importante riorganizzare le case per il telelavoro...
Risposta
Non solo il telelavoro, ma molte altre funzioni stanno tornando alla casa come risultato
della rivoluzione digitale, c'è molto più "entertainment", adesso, nelle case.
Tutto questo cominciò con la radio e la televisione e adesso sta aumentando con le nuove
forme di intrattenimento digitale. Anche il commercio sta rientrando nelle case: lo
shopping elettronico da casa e le operazioni bancarie, per esempio. Un grande numero di
funzioni, dunque, tornano ad essere svolte nello spazio domestico, per cui è necessario
che esso cambi per adeguarsi ai nuovi bisogni che l'era digitale ha fatto emergere. Non si
possono avere l'istruzione, il lavoro e l'intrattenimento tutti nello stesso spazio e con
lo stesso strumento elettronico, è necessario creare, nelle case, spazi maggiori. Tutto
questo implica una grande differenziazione dello spazio per funzioni diverse ed è
relativamente facile organizzarsi nelle case nuove. Certamente, è molto difficile
trasformare le case preesistenti per renderle adeguate a queste nuove condizioni. Si
tratta di una grande sfida per gli architetti e per gli urbanisti.
Domanda 19
Vinton Cerf pensa al microchip per Internet in tutti gli elettrodomestici che sono nelle
case, in modo che tutto possa essere connesso. Questo è un tipico esempio di città dei
bit?
Risposta
Esattamente. Al momento, molte persone pensano al computer come ad un aggeggio di plastica
con una tastiera e un monitor. Questa è una visione obsoleta del computer. Ciò che sta
cominciando ad accadere è che ogni tipo di oggetto comincia a diventare intelligente:
abbiamo processori e memoria e capacità di telecomunicazione dovunque si possa
immaginare. Nelle automobili, per esempio: le automobili sono dei veri robot, adesso; esse
possiedono un gran numero di funzioni computerizzate. La stessa cosa vale per gli
strumenti domestici: il forno a microonde ha, probabilmente, più capacità computerizzate
del primo computer che io ho usato nella mia vita. Anche il telefono è un vero piccolo
computer, in particolare i telefoni cellulari, che sono degli strumenti elettronici molto
complessi. Dobbiamo, dunque, anticipare un mondo nel quale quasi ogni cosa ha delle
funzioni computerizzate e capacità di telecomunicazione. Questi strumenti interagiscono
nell'ambito di una rete pervasiva per creare un ambiente di cose che pensano. Si immagini
un mondo intero che consiste di cose che pensano, che crea una sorta di ambiente pervasivo
e intelligente.
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