Biblioteca digitale (intervista) RAI Educational

William Mitchell

Napoli, 14 gennaio 1998

"Immaginate un mondo fatto di cose che pensano e che diventano intelligenti: ecco la città dei bit"

SOMMARIO:

  • L'intervistato spiega quale uso fa della comunicazione in rete, che offre sicuramente dei grandi vantaggi ma che, d'altro canto, impedisce il contatto faccia a faccia (1).
  • Mitchell introduce il concetto di 'città dei bit'; la comunicazione globale, resa possibile dalla connessione online, si basa su rapporti che stanno diventando altrettanto importanti e significativi di quelli che si svolgono nello spazio reale, e la vita di un individuo, oggi, si costruisce intorno ad una singolare compresenza di reale e virtuale. Lo sviluppo tecnologico al quale stiamo assistendo non è determinato in partenza: occorre riflettere sulla direzione che si vuole dare alla trasformazione in atto (2).
  • Le nuove tecnologie della comunicazione rischiano di accrescere il divario che c'è tra il Nord ed il Sud del mondo ma solo nell'immediato: sul lungo periodo, infatti, sono proprio queste tecnologie a poter garantire pari opportunità e risorse culturali a tutti (3).
  • Per un architetto lo scopo di comprendere le attività umane e di creare dei luoghi ad esse adatti resta invariato anche quando gli strumenti di lavoro diventano 'digitali' (4) (5).
  • La percezione spazio-temporale in un'epoca di connessione e presenza costanti cambia molto rispetto al passato e questo riveste gli architetti di oggi e del futuro di un nuovo compito: progettare luoghi adatti a questa nuova collocazione nella quale ci troviamo (6).
  • I nuovi mezzi di comunicazione realizzano delle estensioni globali, ovvero globalmente connesse, dei sensi umani e ci rendono tutti, in qualche modo, dei cyborg (7).
  • E la possibilità di gestire questa connessione costante a distanza e da qualunque luogo della terra in cui ci si trovi trasforma profondamente la nostra soggettività (8).
  • I vantaggi più importanti che si possono ottenere da questa connessione e condivisione delle risorse sono quelli nel campo dell'educazione e della formazione scolastica (9).
  • Nella città dei bit i luoghi reali saranno completati da luoghi virtuali e la loro presenza sarà simultanea. Questo significa che sarà sempre possibile acquistare libri in negozi reali ma, al contempo, si avrà l'opportunità di acquistarne anche tramite la Rete (10).
  • I luoghi virtuali non saranno semplicemente compresenti rispetto a quelli reali ma ne determineranno una profonda ridefinizione (11).
  • E la stessa compresenza caratterizzerà la diffusione del 'museo virtuale' accanto a quello reale (12).
  • Anche il teatro sta subendo notevoli trasformazioni avendo la possibilità che diversi attori, anche da luoghi geografici lontani, possano partecipare allo stesso spettacolo, su Internet, per esempio, o in videoconferenza (13).
  • La sorveglianza a distanza in sostituzione delle mura di una prigione può essere positiva da una parte, ma, dall'altra, può aprire difficili questioni su chi deve effettuare questi controlli e in che termini (14).
  • Interrogarsi sulle direzioni che lo sviluppo tecnologico sta prendendo è doveroso e difficile, soprattutto in considerazione della rapidità e della accelerazione con cui procede (15) (16).
  • E tutto questo ha una serie di conseguenze sul tempo di vita così come sul tempo di lavoro (17).
  • Anche le abitazioni del futuro dovranno essere riprogettate in visione della possibilità di svolgervi del telelavoro e di cablarle interamente (18)  (19).

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INTERVISTA:

Domanda 1
Vorrei cominciare col chiederLe il perché della sua presenza qui a Napoli.

Risposta
Io preferisco sempre essere presente fisicamente in un luogo ed interagire con la gente faccia a faccia, ma viaggiare è difficoltoso, costa caro e necessita di un dispendio di tempo. Nel mondo abbiamo una particolare situazione grazie alla quale possiamo accedere alle telecomunicazioni in maniera veloce e poco costosa, praticamente gratis, pur perdendo qualcosa; oppure, possiamo avere una possibilità, certamente più costosa ma molto migliore, di comunicare faccia a faccia, di avere un contatto più fisico; per quest'ultima ragione ho fatto in modo di essere qui di persona, e sono deliziato di trovarmi a Napoli in questa occasione.

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Domanda 2
Nel suo ultimo libro Lei ha descritto la città del futuro, quella dei bit: in che modo immagina questa città?

Risposta
La città dei bit è una città nella quale le interazioni non avvengono unicamente faccia a faccia, ma anche elettronicamente, una città dove le transazioni commerciali avvengono elettronicamente, dove anche una buona parte delle interazioni sociali avviene elettronicamente, dove la cultura tutta è supportata dall'elettronica. Allo stesso modo, tutto ciò avviene anche fisicamente. Un aspetto non sostituisce l'altro, i due mondi lavorano congiuntamente: il mondo fisico e quello elettronico.

Quasi tutto ciò che accade nel mondo elettronico, tuttavia, non è visibile, non ad occhio nudo. Se si riflette sul mondo finanziario, i capitali si muovono intorno al mondo ad una velocità incredibile, producendo effetti enormi sulla nostra esistenza quotidiana; eppure, noi non vediamo niente di tutto ciò, nessuna di queste operazioni è percepibile ad occhio nudo. Inoltre, il mondo, grazie ai collegamenti elettronici, è diventato molto più interconnesso: un qualsiasi luogo non può essere indipendente da un'altra località remota. In questa prospettiva, la situazione che ci offre il mondo elettronico conduce la cultura ad un processo di globalizzazione; perciò, in molti contesti, i contatti che vi sono in esso sono tanto importanti quanto quelli che avvengono in un contesto fisico. Non voglio dire, con questo, che non sia importante il luogo di provenienza di un individuo; si tratta di una situazione molto più complessa, di una sorta di complesso dialogo tra il fisico ed il virtuale, tra il luogo di provenienza e la maniera di interagire; sono, questi, tutti elementi che concorrono insieme a formare le nostre vite attuali.

Credo, inoltre, che le nostre vite si stiano trasformando con la rivoluzione delle telecomunicazioni digitali; tuttavia, non penso che lo sviluppo tecnologico sia inesorabile. In questa direzione, credo sia possibile, per noi, cercare di capire ciò che sta accadendo per organizzarci, per definire il futuro che vogliamo, piuttosto che essere degli spettatori passivi se non addirittura vittime passive della trasformazione.

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Domanda 3
Cosa pensa a proposito di aree del mondo dove i problemi per sopravvivere sono enormi? Come possono avere, lì, la sua stessa visione ottimistica nei confronti delle nuove tecnologie?

Risposta
In primo luogo dovremmo distinguere fra il lungo ed il breve periodo. Nel breve periodo penso che una grande trasformazione crei delle iniquità, delle difficoltà e dello stress. Stiamo cominciando a renderci conto, nella rivoluzione delle telecomunicazioni digitali, che abbiamo gli abbienti e i non abbienti, ed è evidente che la tecnologia sta accrescendo il divario piuttosto che diminuirlo. Ma nel lungo periodo, nel campo dell'istruzione, per esempio, la rivoluzione delle telecomunicazioni digitali è una forza enorme per dare delle uguali opportunità, per accrescere i collegamenti, per rompere l'isolamento. Prevedo, dunque, degli sviluppi positivi nel lungo periodo, mentre nel breve e nel medio periodo avremo molti problemi da affrontare, particolarmente per le zone in via di sviluppo. Penso che ci sia un enorme pericolo di accrescere il divario fra ricchi e poveri, fra privilegiati ed emarginati.

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Domanda 4
Poiché nel mondo elettronico i "luoghi" stanno diventando virtuali, qual è il ruolo dell'architetto nella progettazione dello spazio?

Risposta
Credo che gli architetti si siano sempre occupati di comprendere le attività umane e di creare le strutture per l'attività umana. Nel passato lo si è fatto con la pietra ed i mattoni e gli oggetti concreti, il tipo di cose che vediamo intorno a noi. Oggi, e nel futuro, i mezzi stanno cambiando: non sono più mezzi fisici, ma anche connessioni elettroniche e software che formano parte del repertorio di un architetto. Credo, tuttavia, che la funzione fondamentale dell'architetto rimanga la stessa, vale a dire, quella di comprendere le attività umane, capire la cultura umana, e cercare di creare le strutture per sostenere queste attività. Dobbiamo accrescere il nostro repertorio di mezzi, non i nostri obiettivi, non i nostri committenti sociali; questi ultimi rimangono gli stessi, i mezzi diventano diversi.

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Domanda 5
Qual è la sua opinione a proposito dell'architettura pulp, questa architettura che vuole creare delle forme fluide ed organiche come rappresentazione delle forme umane? Pensa che in queste forme sia implicito un rifiuto totale della forma architettonica tradizionale?

Risposta
Penso che vi siano dei diversi fattori coinvolti in questo tema. Il museo 'Bilbao Guggenheim' di Frank O. Gehry, penso sia l'esempio recente più interessante ed elettrizzante di architettura di un complesso geometricamente a forma libera. Si tratta di un esempio architettonico legato strettamente alla rivoluzione digitale, ma non nel modo che si crede. In questo caso è avvenuto che la tecnologia del computer è stata inizialmente usata per disegnare delle forme libere che non sarebbe stato possibile realizzare ricorrendo alle tecniche tradizionali di disegno i di "modelling". Inoltre, è stata usata la nuova tecnologia di fabbricazione CAD-CAM, che è basata sulla connessione diretta del computer; si tratta di una tecnologia che si giova dell'ausilio del computer per le tecniche di fabbricazione, per consentire la costruzione di forme libere, non ripetibili. E' stata realizzata, dunque, qualcosa di molto "fisico" in un modo nuovo, avvalendosi della tecnologia del computer.

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Domanda 6
Nella città dei bit l'essere umano si deve rapportare con una nuova dimensione spazio-temporale. Qual è la dimensione spazio-temporale nell'era virtuale?

Risposta
Eravamo abituati al fatto che le nostre vite quotidiane erano vissute in uno spazio totalmente circoscritto, ed erano ordinate, fondamentalmente, secondo i ritmi del sole, dell'orologio cittadino, delle campane della chiesa. Adesso, facendo riferimento alla mia vita, ogni giorno io sono collegato con persone in tutto il mondo attraverso la posta elettronica, le video-conferenze, il telefono; l'ambito delle mie connessioni spaziali, dunque, è globale e non soltanto locale. Tutte le persone con le quali io mi connetto si trovano in zone con differenti fusi orari, e, quando parlo con loro, si collegano simultaneamente, in momenti differenti della vita quotidiana. Per questa ragione non possiamo più assumere quel tipo di struttura spazio-temporale che avevamo nel passato; ora, questa dimensione è molto più frammentata e complessa. Non possiamo più fare affidamento sui vecchi ritmi ordinari e sui modelli spaziali che esistevano prima. Credo che tale trasformazione renda l'architettura anche più importante - ammesso che possa essere più importante che nel passato- perché essa fornisce una struttura di ordine, un modo per comprendere il mondo. La sfida che l'architettura lancia al XXI secolo è quella di realizzare dei posti che ci consentano di vivere in questo mondo frammentato e complesso in cui ora viviamo.

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Domanda 7
Questo processo di trasformazione condiziona anche la percezione umana, in particolare perché le necessità tecnologiche stanno espandendo i sensi umani. Qual è, in questo senso, una definizione della percezione umana capace di accogliere tale trasformazione?

Risposta
La percezione è diventata 'cyborg'. Non si tratta soltanto delle capacità dei nostri corpi, ma certamente, come disse Marshall McLuhan molti decenni fa, dobbiamo pensare ai mezzi elettronici come estensioni del nostro corpo ed estensioni dei nostri organi sensori. Tutto ciò sta diventando vero, talvolta in maniera straordinaria: se vado nel "WWW" posso prendere un gruppo di finestre che sono web-cam, collegate a delle telecamere sparpagliate in tutto il mondo; in questo modo io posso vedere delle finestre in una dozzina di diverse città simultaneamente. E' come se io guardassi da una finestra fisica e vedessi ciò che si trova fuori della stanza adiacente a quella in cui siedo. In un senso molto diretto e chiaro, la mia connessione visiva con il mondo si è straordinariamente estesa. Possiamo moltiplicare questi esempi, ovviamente, ma non si tratta soltanto di collegamenti di organi sensori con altri organi sensori, piuttosto di realizzare elettronicamente delle estensioni globali: siamo estesi globalmente per mezzo dell'elettronica; siamo tutti dei cyborg globali, a questo punto.

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Domanda 8
Un passo del suo libro recita: "non è più necessario essere 'là' per agire". Significa che noi abbiamo una nuova consapevolezza del potere, della nostra forza, potendo agire senza essere nel luogo in cui si concretizza l'azione?

Risposta
Questo è un concetto relativamente recente, risale al diciannovesimo secolo, quando il genere umano ha imparato a "imbrigliare" l'elettromagnetismo e a cimentarsi con l'azione a distanza, che era sempre stata vista come un processo impossibile. In realtà, quel che si sta verificando alla fine del ventesimo secolo è la combinazione della nostra padronanza dell'elettromagnetismo con la nostra padronanza della tecnologia dell'informazione; la nostra capacità di azione è estesa anche fisicamente, e io penso che questo cambi la nostra soggettività in modo fondamentale.

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Domanda 9
Cominciamo ad esaminare i luoghi che possiamo trovare nella città del bit; in primo luogo, le scuole del futuro.

Risposta
Quando penso alla scuola del futuro, penso alla classe di mio padre. Mio padre era un insegnante di campagna in Australia, aveva una stanza per aula, in un luogo molto isolato e un piccolo gruppo di bambini con un piccolo numero di libri, e nessuno di loro era mai uscito da quella piccola comunità; era una comunità molto ristretta. Se si entra adesso in una classe ben attrezzata, che ha delle connessioni elettroniche, indipendentemente dal luogo in cui si trova, vi è possibilità di accesso a tutte le risorse intellettuali del "WWW", è possibile collegarsi con bambini di altre parti del mondo. Dunque, vi è stata un'espansione dell'interconnessione e dell'accesso alle risorse educative, e ciò è di enorme importanza culturale; tutto questo è avvenuto soltanto nello spazio di una generazione. Certamente ci sono tantissime iniquità; vi sono persone, nel mondo, che hanno accesso a tutte queste opportunità ed altre che non ce l'hanno. Io penso, tuttavia, che cominciamo a vedere l'inizio di un cambiamento fondamentale nell'educazione che è sostanzialmente basato sull'espansione elettronica delle opportunità e sulla creazione di un accesso molto più ampio ai materiali e alle risorse culturali.

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Domanda 10
A proposito dei libri, in che modo cambia la relazione che abbiamo con il libro materiale comprandolo attraverso la rete?

Risposta
In questo momento ci troviamo in una situazione ibrida, che continuerà per un po' di tempo. Io, personalmente, quando so quale libro voglio, preferisco utilizzare Amazon: è veloce e conveniente ed anche nel mezzo della notte posso ordinare un libro che riceverò il giorno successivo. Se voglio andare in un posto dove discutere di libri e dove so che posso incontrare della gente che ha interessi simili, se sto cercando un libro raro, in questo caso preferisco andare in un luogo fisico e diventare parte della cultura di quel luogo fisico. Una cosa non rimpiazzerà l'altra, tuttavia penso che vi sarà una sorta di segmentazione grazie alla quale entrambi i modi di accedere ad un libro sopravviveranno con dei luoghi diversi; in fondo, i film non hanno sostituito il palcoscenico, e la televisione non ha rimpiazzato il cinema. Noi avremo librerie "fisiche" e librerie "virtuali", e la possibilità culturale che esistano simultaneamente e siano complementari.

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Domanda 11
E' possibile pensare a questa esistenza simultanea anche per altri aspetti della città?

Risposta
Certamente. Non parlerei, però, semplicemente di esistenza simultanea, quanto piuttosto di ridefinizione dei ruoli. Quando il cinema si diffuse il ruolo del teatro fu ridefinito, e occupò una nicchia diversa della società. Penso che si stia verificando un fenomeno simile con lo sviluppo delle possibilità elettroniche di sostenere le attività umane. Se si pensa al commercio elettronico, allo shopping, alcune operazioni vanno molto bene nel mondo elettronico, altre no; i libri vanno molto bene perché è possibile esaminarne il contenuto elettronicamente ed inoltre il libro è piccolo, facile da trasportare, non è un oggetto di elevato valore, e può facilmente essere commercializzato elettronicamente. D'atra parte, se si vuole comprare un'automobile, la si potrebbe esaminare preliminarmente online, poi la si vorrebbe sperimentare fisicamente prima di guidarla. Credo, dunque, che gli oggetti adatti al commercio elettronico saranno gestiti elettronicamente, mentre quelli che hanno necessità di uno spazio fisico, continueranno ad esistere in uno spazio fisico.

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Domanda 12
Per quanto riguarda i musei virtuali, come pensa che possano cambiare il nostro rapporto con il mondo dell'arte?

Risposta
Un ottimo esempio di quel che credo si stia verificando lo si trova nella 'National Gallery' a Londra, nella nuova ala Sainsbury, dove vi sono i quadri "fisici" nella maggior parte del museo e poi, proprio all'entrata, c'è un museo virtuale, dove si trovano alcuni computer con i quali si può navigare elettronicamente attraverso la collezione. La parte virtuale del museo dà la possibilità di muoversi molto rapidamente attraverso la collezione, di esaminare le interconnessioni, di esplorare del materiale di sfondo. Quando si è terminato di esplorare la parte virtuale, si può prendere una mappa che evidenzia la collocazione fisica del materiale da guardare; quindi, si può vagare per il museo fisico e trovarsi faccia a faccia con gli oggetti reali. Si verifica, in tal modo, una sorta di complementarietà, ancora una volta, che è molto importante: si ha velocità, convenienza, interconnessione, potendo accedere a questi materiali nella loro forma virtuale, ma vi sono anche altri generi di valori che si possono ottenere dall'accesso ad essi direttamente nella loro forma "fisica". Questo genere di relazione di complementarietà tra mondo virtuale e mondo reale è esattamente quello che otterremo dalle nuove tecnologie, le quali, non sostituiranno la realtà.

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Domanda 13
Nel suo libro Lei parla anche dei teatri e delle trasformazioni che si possono ipotizzare nella relazione tra l'artista ed il suo pubblico...

Risposta
Molte cose interessanti si stanno verificando nel teatro; una di queste è che vi possono essere degli spettacoli in cui gli attori non si trovano tutti nello stesso luogo. Noi abbiamo visto tutto questo, per molti anni, nel mondo della radio e della televisione: si poteva ascoltare, in un'intervista radiofonica, una discussione tra un gruppo di persone che si trovavano, di fatto, in luoghi diversi del mondo, ma si creava l'illusione che esse si trovassero a discutere in un unico luogo.

In un teatro greco tutti gli attori andavano insieme in un luogo del palcoscenico e il pubblico era in contatto diretto, acustico e visivo, con gli attori: questa è l'idea classica del teatro. Dall'inizio della radio si è creata una condizione per la quale chi si esibiva poteva essere in luoghi diversi, così come il pubblico poteva trovarsi in luoghi diversi. Eppure, il mezzo elettronico li mette tutti in un unico spazio virtuale, equivalente ad uno spazio fisico. Stiamo vedendo anche delle interessanti situazioni ibride e delle combinazioni di fisico e virtuale, di "live" e registrato; penso al karaoke, che è un'esibizione "live" combinata con una registrazione in modo molto interessante.

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Domanda 14
Lei pensa anche ad un nuovo tipo di prigioni, senza muri né celle. Può parlarci di questa idea e sottolineare quali sono, a Suo avviso, le possibilità reali ed obiettive che queste prigioni diventino una realtà attraverso un controllo a distanza?

Risposta
Si può rispondere a questa domanda a vari livelli. E' una realtà negli Stati Uniti e in alcune parti d'Europa che le prigioni fisiche siano rimpiazzate, in alcuni casi, da un monitoraggio dei carcerati. Queste persone indossano specie di braccialetto che consente la sorveglianza ed una traccia costante di dove si trovano. Anziché dei muri fisici che li confinano, ci sono dei sistemi elettronici che consentono di trovarli. Si può generalizzare il discorso così come fece Foucault; egli parlò della sorveglianza e di come essa possa essere un'imposizione di potere. E' chiaro che questo può avvenire elettronicamente molto più di quanto non possa avvenire fisicamente; io credo che ci sia qualcosa di sinistro in tutto questo, qualcosa di cui dovremmo preoccuparci. Una questione fondamentale che riguarda il mondo elettronico è quella della "quantità di sorveglianza", il "se" si possa controllare la sorveglianza, il "chi" debba sorvegliare, il "come" preservare la privacy, il "come" ci si possa disconnettere dal mondo dell'elettronica, se si vuole.

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Domanda 15
Per avere questo controllo e la capacità di disconnetterci per preservare la nostra privacy dobbiamo conoscere molto bene le tecnologie, in modo da poterle noi controllare anziché essere noi controllati da loro.

Risposta
Si tratta di una questione culturale importantissima, che stiamo affrontando. Tengo a sottolineare che si tratta di una questione culturale e sociale, e non di una questione tecnica, poiché possiamo comprendere la tecnologia piuttosto facilmente, e siamo molto bravi ad inventarla. Ciò che è fondamentale, però, e che dobbiamo affrontare, sono le implicazioni sociali che le nuove tecnologie nel mondo comportano. Sfortunatamente, il ritmo dei cambiamenti tecnologici è talmente elevato che è molto difficile sviluppare l'atteggiamento critico necessario per prenderne il controllo.

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Domanda 16
Crede che ci sarà un periodo in cui la tecnologia ci darà il tempo di pensare ai problemi sociali e culturali?

Risposta
No, non credo. Il ritmo del cambiamento continuerà a crescere, e ora siamo solo all'inizio di una curva di accelerazione rapida. La condizione fondamentale che dobbiamo comprendere non è quella di un cambiamento rapido, ma di un cambiamento che si accelera rapidamente: questo è quello con cui dovremo imparare ad avere a che fare; e si tratta di un processo di apprendimento, a mio avviso, straordinariamente difficile. La nostalgia della stabilità non sarà un atteggiamento utile.

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Domanda 17
A Suo avviso, il telelavoro in che modo può cambiare il modo di lavorare ed anche il tempo che vi si dedica, in particolare in relazione al tempo libero?

Risposta
Fin dalla rivoluzione industriale abbiamo assistito ad un tipo di formalizzazione delle ore di lavoro per la gran parte delle persone; infatti, si usa dire, la maggior parte delle persone lavora dalle nove alle cinque. Vi è stata, poi, la "formalizzazione" dei luoghi di lavoro: ci si reca in luoghi appositi creati per lavorare; esistono delle norme che disciplinano i luoghi di lavoro che sono diverse da quelle che riguardano gli spazi domestici. Non è stato sempre così: prima della rivoluzione industriale molta gente lavorava a casa, gli artigiani lavoravano e vivevano nello stesso luogo, i commercianti vivevano sopra il negozio. Questi ultimi erano i modelli sociali comuni. La rivoluzione industriale ha causato una sorta di separazione ed una "formalizzazione" del luogo di lavoro. Quello cui assistiamo come conseguenza della rivoluzione digitale, che arriva dopo la rivoluzione industriale, è il ritorno del luogo di lavoro nelle case. La cosa sta avendo delle conseguenze interessanti per molti; io stesso lavoro piuttosto continuativamente e dovunque, mi basta usare un PC portatile e non fa nessuna differenza dove mi trovo: scrivo nelle camere d'albergo o nei caffè, mi connetto al mio ufficio elettronicamente. Il luogo di lavoro non significa nulla e neanche le ore di lavoro. Stiamo incominciando a notarlo soprattutto nel commercio e nelle industrie, e questa è una condizione che riguarda molti. Ciò ha delle implicazioni architettoniche importanti: significa, per esempio, che nel progettare le case bisogna tenere in seria considerazione il luogo dove si lavora. Vi sono anche molte implicazioni riguardo al modo in cui le organizzazioni lavorano, come la supervisione dei lavoratori. Questo fenomeno offre un gran numero di possibilità di valorizzazione del lavoro, e direi che si è creata una nuova e complessa condizione che dobbiamo cercare di comprendere.

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Domanda 18
Dunque è importante riorganizzare le case per il telelavoro...

Risposta
Non solo il telelavoro, ma molte altre funzioni stanno tornando alla casa come risultato della rivoluzione digitale, c'è molto più "entertainment", adesso, nelle case. Tutto questo cominciò con la radio e la televisione e adesso sta aumentando con le nuove forme di intrattenimento digitale. Anche il commercio sta rientrando nelle case: lo shopping elettronico da casa e le operazioni bancarie, per esempio. Un grande numero di funzioni, dunque, tornano ad essere svolte nello spazio domestico, per cui è necessario che esso cambi per adeguarsi ai nuovi bisogni che l'era digitale ha fatto emergere. Non si possono avere l'istruzione, il lavoro e l'intrattenimento tutti nello stesso spazio e con lo stesso strumento elettronico, è necessario creare, nelle case, spazi maggiori. Tutto questo implica una grande differenziazione dello spazio per funzioni diverse ed è relativamente facile organizzarsi nelle case nuove. Certamente, è molto difficile trasformare le case preesistenti per renderle adeguate a queste nuove condizioni. Si tratta di una grande sfida per gli architetti e per gli urbanisti.

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Domanda 19
Vinton Cerf pensa al microchip per Internet in tutti gli elettrodomestici che sono nelle case, in modo che tutto possa essere connesso. Questo è un tipico esempio di città dei bit?

Risposta
Esattamente. Al momento, molte persone pensano al computer come ad un aggeggio di plastica con una tastiera e un monitor. Questa è una visione obsoleta del computer. Ciò che sta cominciando ad accadere è che ogni tipo di oggetto comincia a diventare intelligente: abbiamo processori e memoria e capacità di telecomunicazione dovunque si possa immaginare. Nelle automobili, per esempio: le automobili sono dei veri robot, adesso; esse possiedono un gran numero di funzioni computerizzate. La stessa cosa vale per gli strumenti domestici: il forno a microonde ha, probabilmente, più capacità computerizzate del primo computer che io ho usato nella mia vita. Anche il telefono è un vero piccolo computer, in particolare i telefoni cellulari, che sono degli strumenti elettronici molto complessi. Dobbiamo, dunque, anticipare un mondo nel quale quasi ogni cosa ha delle funzioni computerizzate e capacità di telecomunicazione. Questi strumenti interagiscono nell'ambito di una rete pervasiva per creare un ambiente di cose che pensano. Si immagini un mondo intero che consiste di cose che pensano, che crea una sorta di ambiente pervasivo e intelligente.

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