Biblioteca digitale (intervista) RAI Educational

Guido Martinotti

Venezia, 07-03-1997

"Lezioni in rete"

SOMMARIO:

  • Il professor Martinotti descrive i diversi esperimenti di didattica a distanza di cui si è occupato (1).
  • Uno è stato realizzato presso il CTU di Milano e il risultato più interessante che si è ottenuto è stata la constatazione dell'inutilità di esami a fine corso (2).
  • All'interno dei corsi a distanza sulla rete si realizza una piena interattività tra docenti e studenti (3).
  • Questo implica un aumento del tempo che il docente può passare in luoghi altri da quelli accademici ma anche un aumento del suo lavoro, vista la quantità di messaggi di posta elettronica, inviati dagli studenti, ai quali deve rispondere. L'interazione tra studenti e docenti aumenta molto, come quella tra gruppi di studenti che comunicano tramite la rete (4).
  • I corsi a distanza, sulla rete, implicano una trasformazione sia delle modalità di insegnamento che di apprendimento (5).
  • Luoghi di incontro reali, fisici, continueranno ad esistere e vi si continuerà a svolgere parte delle attività didattiche (6).
  • Il libro su supporto digitale permette di condurre diversi percorsi di lettura, e quindi di conoscenza, arricchendo i processi di apprendimento (7).
  • Lo studio su supporto digitale offre maggiori opportunità per materie scientifiche, come la matematica (8).

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INTERVISTA:

Domanda 1
Professore, lei sta sperimentando l'educazione a distanza all'università di Milano, ce ne può parlare?

Risposta
Si tratta di un progetto in corso già da tre anni e che ha seguito una serie di percorsi in cui abbiamo utilizzato, per rispondere all'esigenza di parlare a più studenti, diversi mezzi. Per dare un'idea dei numeri: io tengo un corso al quale partecipano dai cinquanta ai cento studenti, a seconda degli anni; però eseguo circa settecento esami all'anno. Ciò vuol dire che esiste una porzione abbastanza grande di studenti che non mi vedono mai. Questa è una premessa importante. Direi che come rapporto è abbastanza normale, non è una cosa eccezionale: quasi tutti i corsi della mia facoltà hanno questo rapporto. Premetto anche che all'università di Milano esiste un centro che si chiama CTU, un centro di tecnologie educative che è un vero e proprio istituto; senza strutture queste esperienze non si possono fare. Tre anni fa abbiamo cominciato con l'idea di registrare un corso della mia materia, sociologia urbana, e di mandarlo in onda attraverso una televisione privata. Poi l'idea non è stata realizzata e siamo passati a creare dodici videocassette; ciò, naturalmente, per me ha rappresentato un enorme aggravio di lavoro, perché ha significato rifare il corso praticamente: bisognava andare in studio e voi sapete che per registrare un'ora ci vuole un giorno. Comunque, è stata un'esperienza interessante e ci ha spinto a fare altre esperienze. Abbiamo realizzato un CD ROM con un ipertesto, e l'anno scorso abbiamo sperimentato un seminario multimediale, ma -diciamo- testuale, in rete, per dodici studenti attraverso dei semplici calcolatori, e questo istituto ha dato dei modem agli studenti che non l'avevano. Questa è stata la prima esperienza.

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Domanda 2
Quali sono i risultati di questa esperienza?

Risposta
I risultati sono stati molto interessanti, perché, innanzi tutto, gli studenti hanno partecipato con enorme entusiasmo. Non tutti erano alfabetizzati dal punto di vista informatico, era un seminario limitato, ed era seguito da un collaboratore del mio corso, Nicolò Leotta; erano presenti anche due tutor del centro CTU, e con loro abbiamo messo a punto lo strumento. La cosa importante è che alla fine di questo seminario gli studenti potevano essere valutati con grande facilità. La valutazione è implicita nel metodo di insegnamento, e comincia a cadere quel meccanismo un po' efferato per cui il professore fa le ore di lezione e successivamente l'esame. L'esame forse non è più necessario, ma la valutazione invece è necessaria. Non fare l'esame, però, non vuole dire non dare il voto di valutazione. La valutazione si può dare durante il percorso. Ho ottenuto dalla mia facoltà l'autorizzazione a provare di fare tutto il corso l'anno prossimo. Questa è una innovazione radicale, perché non si tratta più di un seminario integrato nel corso, ma di un corso vero e proprio. Abbiamo pensato di sperimentare tutto il corso di sociologia urbana senza l'ausilio di un aula, e stiamo lavorando alla preparazione del corso. Questo progetto costituisce una grandissima novità nella struttura dell'insegnamento.

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Domanda 3
C'è un rapporto interattivo con gli studenti?

Risposta
Si, certamente. Il docente parla con gli studenti attraverso una rete che in parte è interna all'università, e in parte è invece esterna. Vi si può accedere con una normale telefonata urbana. Il costo dell'operazione per il singolo studente è quello di pagare la linea telefonica urbana per un certo periodo di tempo. Il docente invia il testo della lezione (quest'anno speriamo che sia anche corredato di immagini, ma non so se riusciremo a farlo), e, in un momento interattivo del corso, gli studenti rispondono al testo facendo delle domande. C'è un software che si chiama first class che serve a gestire. Non è sufficiente un normale modem, ma è necessario anche uno strumento adatto per questo tipo di rapporto interattivo, e si tratta dello stesso strumento che usano le reti civiche, tanto per intenderci. Gli studenti devono naturalmente studiare e poi consegnare dei loro elaborati. Possono anche lasciare delle domande in una casella di posta elettronica, e il docente le può verificare anche al di fuori di queste ore di lezione interattiva. Saranno presenti, inoltre, tre tutor, delle persone che, sempre in rete ma volendo anche fisicamente, sono disponibili per spiegare agli studenti i problemi, cercare di risolvere dei problemi e farli uscire dalle difficoltà.

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Domanda 4
Dunque, il suo rapporto con gli studenti è migliorato?

Risposta
Direi di si. Abbiamo parlato della proposta nel Consiglio di Facoltà, che l'ha accolta con un certo entusiasmo; però, come sempre, bisogna sottostare a delle critiche. Le critiche sono interessanti per capire qual è il tipo di percezione. La prima obiezione che mi è stata posta è: " ...ah, ma allora tu stai a casa...!" Come sapete tutti, per un professore universitario poter stare a casa è l'ideale! Allora io ho risposto ai miei colleghi: "no, io non sto a casa, non lo saprete dove sarò; forse alle Bahamas oppure a Boston o a casa mia o a casa di chissà chi!"; non si sa, naturalmente, dove sia il docente quando compie questa operazione. L'unico aspetto importante è che quando risponde deve avere accesso ai libri, ad una documentazione, ad una biblioteca: non si può avere tutto in testa. Comunque, questo problema, è stato superato. E' chiaro che, dal punto di vista dell'impegno il docente lavora più delle tre ore canoniche di lezione: egli deve essere lì, a rispondere, durante ore fissate come fossero ore di ricevimento. In più, però, deve leggere la posta elettronica, quando ci sono cinquanta messaggi che chiedono delle risposte a dei problemi: ciò vuole dire, per il docente, impegnare ore ed ore nel lavoro. Ma queste ore di lavoro sono perfino più utili che spendere molto tempo in esami. Quindi, in parte, questa procedura sostituirà l'esame. Seconda obiezione: "...ma tu perdi il contatto con gli studenti...". Questo è un aspetto molto interessante. Chi non ha usato Internet soprattutto nella modalità interattiva, ai gruppi di discussione, ai chat line, non sa che cosa succede e non riesce a capire una cosa molto importante: quel momento di interazione, anche se è, come si dice, virtuale, perché non si conoscono le persone, (non si sa nemmeno che faccia abbiano, se hanno dei nomi o dei soprannomi), diventa, però, un momento in cui l'interazione è molto profonda, perché è molto difficile evadere dall'interazione. Si è molto concentrati, si ha uno schermo davanti, si deve parlare con la persona che ti pone una domanda. Cosa fai? Mica si può evadere. In una classe ci sono molte tecniche evasive. L'attore o il professore sanno perfettamente che davanti ad un pubblico se non si vuole rispondere ad una domanda può farlo benissimo attraverso tecniche oratorie, motorie, può farsi vedere sorridere, può cavarsela, insomma. Mi è successo più di una volta di trovarmi in difficoltà durante una lezione. Queste tecniche evasive sono praticamente impossibili con Internet, perché la relazione è molto, molto intima. In realtà, con gli studenti, io verifico continuamente che anche solo con l'e-mail si stabilisce un contatto molto più profondo con il docente. Ma la cosa più importante è che si stabilisce un contatto molto più profondo proprio fra di loro. Gli studenti fanno gruppo in Internet, mentre, invece, in una classe spesso arrivano, si salutano e allo stesso modo se ne vanno. Ci sono dei gruppetti che sono, però, di solito, configurati altrove. Quindi, la conclusione provvisoria del discorso, è che questo strumento non soltanto ha una funzione strumentale per parlare con gli studenti, anche con quelli che non vengono a lezione; ma si tratta, veramente, di uno strumento che nel momento in cui viene adottato nelle sue formalità complete, radicali, in un certo senso, cambia profondamente la natura del rapporto fra il docente e gli studenti e anche il modo di imparare. Questo è il punto che bisogna capire.

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Domanda 5
Come si deve aggiornare un docente che deve imparare ad usare le nuove tecnologie? Cambia il modo di insegnare?

Risposta
Io penso di si. Innanzi tutto bisogna prepararsi. Di solito io preparo la lezione; però posso essere anche in grado di fare una lezione di un'ora senza essere preparato perché conosco la materia. Se, viceversa, un docente deve fare un'ora di trasmissione testuale, non può non averla preparata, e quanto meno deve averla scritta. Ciò significa che è necessaria una preparazione maggiore, perché quando si scrive si è più attenti di quando si parla, dal punto di vista dell'approfondimento. Noi faremo l'anno prossimo un esperimento e, alla fine del corso, credo che potrò rispondere molto meglio di quanto non possa adesso, perché le risposte che le do ora sono provvisorie e basate sul seminario. Posso però dire, che, certamente questo strumento impone un cambiamento molto radicale delle tecniche di insegnamento e anche di apprendimento.

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Domanda 6
Lei crede che in futuro ci saranno classi con allievi virtuali e professori virtuali che staranno altrove? Diminuirà sempre di più il fenomeno delle università come la conosciamo adesso, o delle classi?

Risposta
Io penso che quello che si stia creando un sistema molto misto, in cui certe attività si faranno lì e io penso che il 'lì' rimane importante: il luogo. Lo possiamo vedere in tanti modi e per tante ragioni e anche fuori dell'università; però, sempre di più, una parte importante dell'interazione avverrà con queste nuove tecnologie. Queste tecnologie ci sono, non solo non ne possiamo fare a meno, ma sarebbe un delitto farne a meno perché sono tecnologie importanti che migliorano la qualità della comunicazione, non sono un surrogato più basso della comunicazione. Quindi, sicuramente, nei prossimi anni noi vedremo una straordinaria diffusione di tentativi, magari alcuni anche sbagliati, ma, certamente, un fiorire di iniziative. L'università del futuro e la scuola del futuro, anche fra pochi anni - di questo sono convinti tutti coloro che lavorano in questo campo, e ormai non siamo più pochi -, sarà profondamente diversa da quella che è l'immagine soprattutto, e anche la realtà della scuola quotidiana.

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Domanda 7
A Suo avviso cosa offre, in più, il supporto digitale rispetto al libro? E che caratteristiche possiede?

Risposta
Innanzi tutto, a differenza del libro che quando si toglie dallo scaffale poi bisogna rimettercelo, il supporto digitale si può togliere molte volte. Quindi, non c'è più quel vincolo della distribuzione fisica dell'oggetto. Poi, si può smontare e rimontare. Il libro, invece, è praticamente obbligatorio. E' vero che sul libro noi possiamo anche riflettere, immaginare, ma questo avviene molto di più con un romanzo, naturalmente. Con un libro scientifico quel che è scritto è scritto. Invece, in un libro digitale con lo stesso contenuto digitale noi possiamo ricostruirlo in molti modi diversi. E questo è un modo per imparare; infatti, Levy oggi parla proprio di attività ricostruttiva. Istruzione costruttiva e non solo istruzione imperativa, che riflette un po' la struttura attuale. Questo aspetto, a parer mio, rappresenta un elemento di grandissimo cambiamento nel modo di apprendere. Esiste una differenza profonda con il libro; il libro, per quanto ci si possa ragionare sopra è un prodotto fisso; lo stesso tipo di informazioni, in un sistema digitale, è un prodotto altamente mobile e quindi si può veramente trasformare in un progetto di apprendimento.

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Domanda 8
A Suo avviso quali sono le materie che si adattano meglio ad essere studiate sul supporto digitale?

Risposta
Dipende. Nella mia facoltà, l'esperimento di studio attraverso le tecnologie digitali è stato fatto con me che insegno Sociologia Urbana, piuttosto che con un docente che insegna Diritto Internazionale o Diritto Privato. La sociologia urbana si presta molto più facilmente. Io uso già, normalmente, delle slide, dei trasparenti, delle illustrazioni perché la città ha anche un aspetto visuale. E' chiaro che alcune materie possiedono una propensione maggiore verso le tecnologie digitali. Papert ha proposto un bellissimo esempio sulla possibilità di studiare la matematica attraverso questi nuovi strumenti, di come si può essere stimolati a studiare questa materia. Se un ragazzo deve disegnare un omino che salta un'ostacolo, immediatamente, ad un certo punto, si pone il problema di che cos'è il "salto", la curva; e, per porsi questo problema e poterlo programmare deve immediatamente imparare che cosa è una parabola, cosa è la gravità, e così via. Quindi, l'uso della matematica è automatico. Bisogna usare le capacità implicite in quello strumento, lì dentro, che sono molte per imparare la matematica.

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