INTERVISTA:
Domanda 1
Qual è la sua definizione di "ragione informatica"?
Risposta
Il titolo del mio libro, La ragione informatica, può sembrare un poco eccessivo e
forse anche presuntuoso, in quanto ricorda le Critiche di Kant. Tuttavia, è una tendenza,
oggi, utilizzare questa formula di "Critica", in diversi campi; c'è un libro di
filosofia, in Germania, che si chiama Critica della ragione Cinica, per fare un
esempio. Esiste una serie di libri con questo tipo di titolo; quello del mio libro è
anche leggermente autoironico. Esiste, dunque, una critica, nel senso che dava Kant
all'espressione "critica": critica è anche analisi, esplorare i pro e i contro
per arrivare a determinate conclusioni. Critica della ragione informatica è un'analisi
della stessa. Che cos'è la ragione informatica è una seconda domanda. Ragione
informatica è tutto il complesso di argomentazioni, o di pseudoargomentazioni che vengono
utilizzate per fornire una giustificazione storica del fenomeno Internet, o non solamente
di Internet, ma di tutto il vasto fenomeno delle nuove tecnologie di informatica e delle
telecomunicazioni. Pertanto, su questo argomento, emergono una serie di opinioni
controverse, non è vero che esiste un accordo generalizzato; esiste un accordo molto
diffuso, ma ci sono diverse categorie di intellettuali che stanno cominciando ad avanzare,
in qualche modo, perplessità e dubbi a proposito di queste realtà emergenti. E credo che
riflettere sia necessario, oggi, su tali realtà, perché non possiamo navigare alla cieca
nel mondo delle tecnologie informatiche. Credo che, come sostengo nel mio libro, noi
dobbiamo anche riprendere una certa tradizione di analisi critica di valutazione, perché
niente può essere più pericoloso, in questo momento, che mandare in congedo la
intelligenza critica.
Domanda 2
Le sembra esagerato il ruolo salvifico e risolutivo che molti attribuiscono alle nuove
tecnologie?
Risposta
Io credo che, effettivamente, ci sia un'esagerazione, un'esasperazione di una determinata
visione della società; secondo tale interpretazione la società ha subito un radicale
mutamento solamente ad opera delle nuove tecnologie. Le nuove tecnologie sono importanti,
possono avere un impatto consistente sulla vita quotidiana nostra, non è necessario
proclamare ciò per rendersene conto. Ma, ancora una volta, l'enfatizzazione ci fa
dimenticare una serie di questioni aperte sulle quali noi dobbiamo riflettere.
Domanda 3
Lei scrive, nel suo libro, di "custodi meno visibili", ovvero di coloro che
esercitano una forma di autocensura dei loro comportamenti in rete. E' vero che la rete
rende possibile operare un forte controllo su coloro che navigano, tuttavia, ci sono anche
persone che, conoscendone bene "le strade", possono far cancellare le tracce
delle loro azioni.
Risposta
Su questo aspetto emergono due problemi. Il primo riguarda il controllo: in quale misura
un navigatore, nella rete, può essere controllato in diversi nodi - dei nodi di rete- in
diversi momenti, in diversi passaggi? C'è qualcuno che può "ascoltare" quello
che noi stiamo dicendo, esercitare un controllo ed eventualmente, potenzialmente anche una
censura? L'altro problema riguarda una questione molto più delicata, poiché pur
ammettendo che esista una libertà e che non esista nessun controllo - ipotesi, questa,
tutta da dimostrare- noi non siamo totalmente autonomi in quanto attori sociali che
partecipano di quel processo; l'idea che gli attori sociali siano completamente autonomi,
che entrano in rete senza aver niente alle spalle, è un'astrazione totale! Noi entriamo
in rete con determinate istanze che preferiamo o che rifiutiamo, con un nostro bagaglio di
autocontrollo, di autocensura. Pertanto, non si tratta solamente del problema del
controllo che ci viene dall'esterno, ma anche del controllo che noi stessi, con la nostra
cultura, portiamo dentro alla rete.
Domanda 4
Qual è la metafora che a Suo avviso riassume meglio la natura della rete?
Risposta
Nel mio libro io analizzo diverse grandi metafore; la prima di tutte è la
"rete", che esprime l'immagine della "ragnatela" e tra le altre
proposte di metaforizzazioni di Internet compare quella del "labirinto". Io
credo che la metafora della "ragnatela" abbia un limite, una debolezza, per
così dire: non c'è ragnatela senza ragno; in altri termini c'è sempre un elemento che
produce e gestisce la rete. In realtà l'idea stessa di controllo da parte di un
osservatore - la più classica che sempre si utilizza è quella del Panopticum, di un
occhio, quasi come l'occhio di Dio che ci guarda e controlla tutto quello che noi
facciamo- è un'idea che non coincide con la realtà di Internet; adesso esistono una
miriade di... "occhi di Dio", per creare una metafora un po' dissacrante. In
questo senso ritengo la metafora del "labirinto" molto interessante, poiché nel
labirinto si è tutti ugualmente passivi e attivi allo stesso tempo. Una metafora ideale,
tuttavia, non esiste; pertanto, non so se sia necessario avere in mente una metafora.
Domanda 5
E rispetto alla questione della democrazia di cui la rete sarebbe portatrice, Lei che cosa
ne pensa?
Risposta
La questione della democrazia è un tema di grande interesse oggi, in quanto i promotori,
o gli interpreti del mondo del cyberspazio argomentano che la rete possa contribuire ad
una democrazia diretta, una democrazia che può essere, per certi versi, alternativa alla
democrazia rappresentativa che noi tutti conosciamo. Questo è un argomento che merita una
grande attenzione anche da parte dei politologi, dei sociologi, che qualche volta sono un
po' distratti su questo tipo di riflessioni. È vero, o non è vero, che la rete può
essere un contributo ad una crescita della coscienza democratica, e non solamente della
coscienza, ma anche degli aspetti operativi della cittadinanza? Io penso che in certi
settori ciò sia vero; credo che siano molto importanti le cosiddette reti civiche, nelle
quali i cittadini possono essere informati del funzionamento politico e burocratico del
proprio comune, della propria regione e della propria provincia. Questo tipo di
informazioni possono essere date persino a livello nazionale, con la possibilità, da
parte del cittadino, di avanzare proposte. Questo è un fatto, indubbiamente, che rinforza
l'operatività democratica e offre elementi molto importanti all'esercizio della
cittadinanza. Inoltre, le reti civiche aiutano a snellire la burocrazia delle
amministrazioni: il cittadino evita l'angosciosa fila davanti allo sportello e può avere
un documento in tempo reale; ciò aiuta ad evitare molte torture a cui sono sottoposti i
cittadini a causa della burocrazia tradizionale. Io credo che questi siano elementi
concreti che contribuiscono al miglioramento della democrazia; di qui a credere ad un
ipotetico esercizio della democrazia tramite tastiera ce ne vuole! E che questa tecnologia
non sia una via vera alla democrazia lo dimostra il fatto che essa presupporrebbe una
presenza permanente del cittadino nei confronti dell'informazione politica,
dell'informazione sociale; ciò non è affatto reale! Io credo che il cittadino sia una
realtà più articolata, in quanto ha anche una vita privata, ha le sua preferenze, non
vive solo in funzione della vita pubblica. Un politologo ha parlato di "cittadino
totale"; il cittadino totale non è il cittadino ideale, dal mio punto di vista. Io
credo che sia importante la delega, noi deleghiamo parte della nostra cittadinanza
attraverso i nostri rappresentanti istituzionali; evidentemente, poi, i nostri
rappresentanti possono tradire, possono comportarsi non all'altezza della nostra
aspettativa; in questo caso, noi abbiamo la possibilità di reagire, e la rete può essere
utile per richiamare l'attenzione della nostra delega ai nostri delegati. Ma di qui a
pensare ad una cittadinanza basata sulla digitazione di tastiere, per le piccole e le
grandi decisioni, c'è una grande differenza.
Domanda 6
Crede che possano avere una funzione importante le comunità virtuali?
Risposta
Preliminarmente è necessario precisare la nozione di comunità virtuale. Ci sono diversi
tipi di comunità virtuali; la definizione più comune è quella di persone che
stabiliscono un rapporto interattivo attraverso la rete, ma è anche una definizione
troppo generica ed è necessario scendere nel particolare per stabilire cosa abbiamo in
mente quando ci riferiamo alla comunità virtuale. La stragrande maggioranza delle
comunità virtuali che possiamo osservare oggi, sono comunità che nascono per un processo
simpatetico cioè per un processo di similitudine e di interesse che la gente ha nei
confronti di particolari argomenti. La comunanza di questi argomenti fa sì che le persone
che entrano in comunicazione abbiano altri elementi simili quali la professione, i
problemi, le rivendicazioni sociali, politiche, economiche.
Ma questa assimilazione degli interessi rappresenta anche un limite. Se noi, infatti,
volessimo utilizzare la vera comunità virtuale come un grande fattore di
democratizzazione, allora i problemi tendono a presentarsi in maniera evidente poiché una
democrazia ricca non si basa su comunità di gente che si assomiglia o che ha gli stessi
interessi. Fattore determinante per la crescita di una democrazia è costituita dal
contatto di diverse persone che comunichino idee, interessi, preferenze e valori
differenti, verificare quali possano essere le convergenze o le eventuali divergenze.
Questo è il valore forte della democrazia; una democrazia frantumata in una serie di
comunità di simili non è, secondo il mio punto di vista, l'ideale di una vita
democratica.
Domanda 7
L'elemento di coesione che si evidenzia nel gruppo nelle comunità virtuali, persone che
si incontrano virtualmente in Internet, a suo parere è un elemento forte o, viceversa
l'incontro reale ha comunque un elemento di forza maggiore?
Risposta
Anche qui si devono fare certe distinzioni. Per esempio credo che esistano comunità
virtuali, per continuare ad usare questa espressione, che esistano sostanzialmente in
quanto mosse da una motivazione di solidarietà. La gente che si mobilita in funzione dei
malati o di altra gente, esprime tutto il potenziale solidaristico che non va
sottovalutato, che costituisce un grande interesse. Ma credere che questo possa
configurarsi come un elemento di coesione a trasferibile dal livello della comunità, di
questa microcomunità specializzata, ad un livello molto più generale mi sembra
rappresenti un elemento molto discutibile.
Domanda 8
Altro elemento interessante è quello dell'identità di un individuo che attraverso
Internet e la rete può essere. Cosa pensa di questo gioco delle false identità?
Risposta
La necessità di nascondere la propria identità o di trasformarla è una necessità
concreta soprattutto in quello che si chiama il 'chat', la "chiacchiera"
attraverso Internet o attraverso altri mezzi. Un singolo individuo può presentarsi con un
altra identità che è sostitutiva della propria assumendo diversi tipi di individualismi
con i quali cambiare sesso, professione, età etc. Evidentemente questo può rappresentare
un problema poiché se si vuole fare della comunicazione via rete, la comunicazione online
è un fattore di democratizzazione, e nascondere le identità non è mai un processo reale
perché il processo democratico reale avviene quando delle persone di vera identità si
confrontano e non con identità finte.
Domanda 9
Chi comunica attraverso la rete lo fa spesso scrivendo, dunque comunicando attraverso un
testo. Lei crede che questo possa cambiare la comunicazione? Il fatto che la comunicazione
attraverso Internet sia sempre scritta è un processo di allontanamento da quella
quotidiana.
Risposta
Questo è uno degli aspetti più inquietanti. Il fatto che si continui a comunicare
attraverso una scrittura fortemente stereotipata, compattata, ridotta al minimo
costituisce un elemento di impoverimento del linguaggio. Oggi nel 'chat', nella
"chiacchiera online" si apre una strada, un gergo 'cyber' , un gergo che si basa
su espressioni tecniche dove si annullano gli aggettivi; un linguaggio predefinito con
frasi fatte e tutto questo naturalmente non solo può contribuire nel futuro ad un degrado
del patrimonio linguistico e di tutte le sue articolazioni ma anche può avere
un'influenza negativa su i nostri modi di pensare. Noi continuiamo a pensare compattato,
ridotto e questo evidentemente è anche un aspetto da non sottovalutare.
Domanda 10
Lei crede che, in futuro, assisteremo ad una globalizzazione della cultura a scapito delle
culture locali proprio attraverso le nuove tecnologie?
Risposta
Oggi si parla molto di globalizzazione; cominciamo con il dire che essa ha tre componenti.
La prima è la globalizzazione economica, che consiste nella possibilità di accedere
senza confine a tutti i mercati possibili e non solo al mercato delle merci ma anche a
quello del lavoro, in una maniera al di fuori di ogni limite; questo è l'aspetto più
clamoroso del fenomeno Internet; in secondo luogo emerge l'aspetto della globalizzazione
tecnologica, nella quale è insita l'evoluzione del concetto di globalizzazione e di tutti
gli strumenti che consentono la comunicazione telematica. Questa componente è la base
tecnica strumentale del fenomeno della globalizzazione. In ultima analisi emerge la
globalizzazione culturale; non si può parlare di globalizzazione dei mercati senza avere
un'idea di globalizzazione tecnica e globalizzazione culturale. Naturalmente, la
globalizzazione economica può essere discussa, è un argomento che molti economisti
criticano o cercano di vederne il limite; altri, invece, enfatizzano la sua importanza
straordinaria nel nostro secolo, e lo stesso dibattito emerge per quanto riguarda la parte
tecnologica del concetto di globalizzazione. Per quanto riguarda la globalizzazione
culturale, noi tutti dobbiamo sollevare una seria riflessione ed essere molto vigili sui
processi in atto, perché globalizzazione culturale significa egemonia di una determinata
cultura; d'altra parte, non è tanto misteriosa questa cultura: è quella americana,
evidentemente, poiché nella cultura statunitense c'è un'omologazione generale, così
come accade con Mc Donald! Non si parla di "Mc Donaldizzazione"? Con Internet
non si è ancora arrivati a tale diffusione mondiale, è un fenomeno ancora piuttosto
limitato e coinvolge un certo settore della popolazione mondiale; pertanto non dobbiamo
esagerare sulla sua importanza immediata, tuttavia, questi sono problemi che dovremo
affrontare nel futuro e rifletterci sopra lo ritengo necessario.
Domanda 11
In riferimento al telelavoro si va diffondendo l'idea che tramite questo nuovo strumento
il lavoratore avrà più libertà e potrà gestire più facilmente il suo tempo. Le sembra
anche questa una falsa illusione?
Risposta
A proposito del telelavoro oggi c'è un generale consenso tra gli studiosi. Il telelavoro
è ancora un'illusione, una finzione; ma è una finzione che possiede una parte di
verità. Noi non possiamo identificare il telelavoro con il lavoro a domicilio o anche con
il telelavoro a domicilio. Solitamente nell'immaginario collettivo o attraverso l'immagine
derivante dai media, quando si parla di telelavoro si immagina sempre un lavoro quasi
casalingo, con il lavoratore a casa in pantofole che esegue il proprio lavoro, e questa
immagine costituisce una frazione di quella parte di realtà di cui sto parlando. Esistono
anche altre tipi di telelavoro come ad esempio il cosiddetto telelavoro mobile, quello
attuato dai commessi viaggiatori con persone che si spostano da ogni parte del mondo
contraendo contratti di diverso genere; anch'esso rappresenta un settore importante del
telelavoro come altre manifestazioni che possono assumere la forma casalinga o meno ad
esempio nel terziario nell'area della comunicazione. Oggi i giornalisti possono
effettivamente lavorare a casa, possono fare i loro articoli entro gli spazi domestici;
oppure i fotografi o chi si occupa nella ricerca di marketing costituiscono un aspetto
reale, concreto della realtà del telelavoro, ma tutto questo si svolge ancora in un
ambito molto specialistico. Il problema del telelavoro generalizzato, si ipotizza quando
possibile sempre nel settore di lavoro ancora troppo tradizionale, ad esempio nel campo
della dattilografa; ma se questo diventasse vero, sarebbe devastante soprattutto per le
donne poiché ancora una volta dovrebbero pagare un altissimo prezzo proprio nel momento
dell'uscita dalla dimensione casalinga per entrare nella produzione, approfittando delle
varie possibilità senza che questo significhi dimenticare il suo ruolo familiare; con
questa opportunità la posizione della donna sarebbe più forte negando la
desocializzazione della donna che sarebbe un fattore gravissimo, e non solo per le donne
ma anche per gli uomini.
Domanda 12
Lei crede che la conoscenza del reale può essere potenziata attraverso il virtuale e da
tutti gli strumenti e le informazioni offerte dalla rete, oppure assistiamo forse a quello
che è già stato definito recesso di informazione che considera eccessive le informazioni
in nostro possesso?
Risposta
Io credo che la rete ha avuto e ha ancora e lo avrà forse anche più nel futuro un ruolo
importante dal punto di vista conoscitivo del reale e credo che è evidente che c'è tutta
una tradizione, la tradizione della ricerca non è un fatto nuovo, gli accademici già da
dieci - quindici anni hanno gente che lavora nella ricerca, e questo evidentemente può
contribuire tantissimo ad un ampliamento del nostro orizzonte conoscitivo. È necessario
fare riferimento all'importanza nel campo della sperimentazione dell'uso di alcune
rappresentazioni virtuali in ausilio alle scienze quali l'astronomia, l'astrofisica, la
biologia molecolare, l'astronautica, la medicina dove la digitalizzazione di processi di
diagnostica terapeutica e persino, in tempi recenti, della chirurgia ha consentito
notevoli passi avanti nello sviluppo della conoscenza umana.
Domanda 13
Considerando che le tecnologie sono ancora a disposizione di una élite, non crede che in
futuro ci potrà quasi essere un'esclusione fra nord e sud del mondo, ma anche tra
generazioni, persone e zone del mondo che potranno aver accesso alle tecnologie ed altre
che rimarranno escluse?
Risposta
Questa è una realtà già evidente allo stato attuale delle cose. Anche queste
considerazioni che noi stiamo trattando riguardano in realtà un terzo dell'umanità,
stanziata nell'emisfero nord del pianeta e anche all'interno di questa selezione esiste
una ulteriore cernita di soggetti che possono disporre economicamente delle risorse che
permettono loro di accedere a queste nuove tecnologie e contemporaneamente possedere
quelle informazioni che permettono loro di utilizzare con facilità questi mezzi e con
frequenza. Per questo motivo si può ricorrere ad una nuova terminologia e definire queste
due categorie come info-poveri e di info-ricchi ed è una differenza che è all'interno
del nostro stesso mondo occidentale. È probabile che questa percentuale in un prossimo
futuro possa modificarsi a vantaggio di una maggiore diffusione della tecnologia ma
ipotizzare che ogni individuo del pianeta possa avere, nei prossimi decenni, accesso ad
Internet come paradigma della democratizzazione tecnologica, diventa inverificabile
perché troppe le condizioni nell'insieme di cui si deve tenere conto. Sarà necessario
considerare lo sviluppo economico, quello sociale, quello culturale e ciò fa pensare ad
un mondo non preventabile nel quale si ignora la direzione che potranno avere gli eventi
socioculturali. Con le crisi sociali, etniche, di religione che caratterizzano i nostri
tempi e che fanno di questa epoca un'epoca di convulsioni è difficile immaginare in tempi
brevi una regolamentazione globale dello strumento Internet".
Domanda 14
Cosa pensa della censura, questione salita alla ribalta in questi tempi grazie alla
presenza di siti per pedofili, proponendo la censura di determinati siti?
Risposta
Questo è un tema molto dibattuto dove esistono posizioni molto controverse. È evidente
che l'idea che si possa avere un canale di comunicazione quale la rete nella quale né si
possa né si debba esercitare nessun controllo, costituisce un'idea un poco, diciamo,
stravagante e non perché non rappresenti un'idea interessante ma perché non corrisponde
ai dati reali del problema che noi viviamo. Infatti non è vero che non esista controllo
sulla rete, ci sono tanti momenti di controllo sulla rete e questo è alquanto evidente
nel caso dei grandi vantaggi che si ottengono oggi tra i diversi gruppi finanziari. Il
controllo non è solamente una questione di mercato ma soprattutto è una questione di
carattere economico e socioculturale. Per questo pericolo ritengo si debba essere contro
qualsiasi forma di censura perché è necessario valutare il prezzo che si paga per la
censura e per la libertà di espressione.
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