INTERVISTA:
Domanda 1
Lei si occupa di arte e di tecnologie. La domanda è: qual è la differenza tra il sito
Web di un museo e il vero museo virtuale?
Risposta
Sono stato incaricato, da parte del Ministero dell'Educazione, presso il laboratorio di
ricerca dei Musei di Francia per due anni. Uno dei temi di più grande riflessione che
sono stati affrontati è quello del museo virtuale. La differenza è enorme tra le
potenzialità educative che si possono trovare in un sito di museo virtuale e quelle dei
siti istituzionali. Oggi, dopo la valutazione di tutto quello che si è fatto, ci si rende
conto che molte cose sono da ricostruire, almeno mentalmente. I veri musei virtuali e le
vere reti di musei virtuali mancano, e questa è una delle ragioni per la quale abbiamo
deciso, nell'ambito dell'associazione europea "Arts Education" che si occupa
delle nuove tecnologie, di partecipare al programma della Telecom chiamato
"Mosaic", che prende in considerazione le reti di musei virtuali in Europa.
Domanda 2
Qual è lo scopo di questo progetto e qual è il lavoro che è stato svolto fino ad ora?
Risposta
E' un progetto che cerchiamo di divulgare il più possibile perché è, probabilmente, uno
dei progetti europei più ambiziosi che io conosca in quest'ambito. Sono già stati
trovati dei partner, tra cui molti italiani, austriaci e tedeschi. Attraverso questa rete
cerchiamo di creare due tipi d'istituzioni virtuali con l'utilizzo delle tre dimensioni e
delle immagini digitali, in primo luogo, cercando di fornire l'accesso, nel vero senso
della parola virtuale, ad un certo numero di luoghi e di beni culturali. In seconda
istanza, semplicemente mettendo a disposizione la documentazione e le immagini disponibili
nei musei per i bisogni di tutti i cittadini e, in modo particolare, per i bisogni
dell'educazione e della formazione. Si è costituita una rete che ha iniziato a lavorare,
dal lato francese, con un centro di risorse che sarà inaugurato alla fine del mese di
ottobre. Il centro permetterà agli insegnanti di venire a cercare un certo numero
d'informazioni e, soprattutto, di partecipare ad una specie di opera collettiva, di
costruzione, di globalizzazione del materiale che si trova oggi nei musei e che, spesso,
non è accessibile neanche ai ricercatori.
Domanda 3
Questo significa che una volta digitalizzati i contenuti delle opere del Louvre saranno
resi accessibili alla scuola?
Risposta
E' uno degli obiettivi perseguiti
Spero che si arriverà, nelle settimane prossime,
ad un accordo che vada oltre il Louvre e le grandi istituzioni, visto che ora il
progetto è ancora in discussione tra il ministero dell'educazione e i responsabili del
Louvre. Un progetto di rete di musei come questo si auspica di far conoscere i piccoli
musei e l'insieme delle ricchezze del patrimonio al quale la gente è molto affezionata.
Mi permetto solo di segnalare una cifra, che si è riscontrata questo week-end in Francia:
dieci milioni di persone si sono interessate all'operazione e si sono mosse per andare a
vedere questi luoghi. Si tratta, dunque, di dare a tutte queste persone la possibilità di
utilizzare le immagini in modo didattico. I problemi, naturalmente, ci sono, ma oggi siamo
un certo numero di colleghi, in Francia, disposti a prenderci cura di queste
problematiche.
Domanda 4
Ma la riunione dei Musei di Francia non ha già prodotto dei CD ROM e delle opere
multimediali per fare conoscere i beni culturali nei musei?
Risposta
Certamente! Molte cose sono state realizzate e in questi due anni sono stati prodotti dei
CD ROM di grande levatura culturale. Oggi ci si rende conto che rimane difficoltoso
trovare un mercato per queste opere multimediali. Non esiste un vero mercato per questi CD
ROM culturali, in Francia; esistono un certo numero di titoli che sono conosciuti e che
vengono venduti tra cui la serie che ha iniziato il lavoro sul Louvre. Ora si
tratta di trovare un vero mercato per l'insieme di questa produzione culturale. D'altra
parte, bisogna tenere sempre sotto controllo anche le necessità didattiche, alle quali
non si pensa abbastanza, ad esempio affiancando immagini al testo in modo da fare emergere
certi temi. Non si è tenuto abbastanza conto di questi metodi, in Francia, e, per questa
ragione, rimane molto lavoro da fare.
Domanda 5
Uno dei progetti della vostra associazione è Arenodex. Ce lo può descrivere?
Risposta
Arenodex è un progetto molto ambizioso volto alla sperimentazione delle arti
on-line. A partire dal fatto che non si è più soddisfatti di quello che gli altri ci
propongono occorre tentare un apprendimento diversificato, e Internet offre tante
possibilità per quanto riguarda la storia dell'arte, c'è già tanto materiale importante
a disposizione. Purtroppo il materiale francofono è scarso. Anche da questo punto di
vista la cooperazione europea è importante. Mi permetto di ricordare che solo la Francia
e l'Italia sono state incaricate, da parte del G7, di tutti i progetti in materia di
dimostrazione delle arti. Bisognerà andare ulteriormente avanti insieme su questo
progetto. Dopo aver riflettuto sui modi di arrangiare questo tipo di sito abbiamo
raggruppato molto materiale che sarà disponibile a partire dall'8 ottobre prossimo.
Domanda 6
Qual è la situazione generale in Europa rispetto allo sviluppo delle università
virtuali?
Risposta
Molte cose sono state provate e studiate, poche sono giunte a buon termine. Ci sono molti
siti in materia realizzati soprattutto da università americane. In Spagna e in Germania i
tentativi sembrano molto interessanti, mentre da parte francese e italiana restano molte
cose ancora da realizzare. Si fanno dei siti spesso troppo istituzionali che non
permettono un incontro fra le persone che si occupano della multimedialità e delle nuove
tecnologie e quelle che si occupano delle questioni pedagogiche relative alla didattica.
Queste persone, viceversa, devono incontrarsi realmente attraverso il lavoro di
elaborazione dei siti. Abbiamo un progetto in corso nell'ambito di Mosaic, con i nostri
amici del Cineca. Nelle settimane prossime speriamo di raggruppare l'insieme dei materiali
relativi al sito dell'università virtuale per lavorarci presso il centro.
Domanda 7
Bologna è molto attiva come città, per quanto riguarda le reti civiche, ed anche in
Francia il numero delle città che si connettono e offrono dei servizi digitali è in
crescita. Qual è la situazione attuale?
Risposta
Permettete al Segretario Generale dell'Associazione delle città digitalizzate di dirvi
che Bologna è, per noi, l'esempio assoluto in Europa! Ultimamente si è molto parlato
delle Smart Community citando San Diego e Toronto, ma ci sembra che l'esperimento
di Bologna vada ben oltre! Un progetto di museo elettronico sotto l'egida del comune di
Bologna e il fatto di mettere a disposizione, gratuitamente, Internet per i cittadini, è
fondamentale per noi. Ancor più per noi francesi che non beneficiamo di simili vantaggi
nella maggioranza delle nostre città. Inoltre, i costi delle connessioni sono ancora
relativamente elevati in Francia; ecco perché esperienze come quelle di Bologna sono
importanti. Altre esperienze italiane delle quali si parla molto sono Siena e Modena. In
Francia ci sono, globalmente, 350 progetti in via di realizzazione, più o meno
importanti. Sono numerosi quelli che vogliono imitare l'esempio di Parthenay, considerato
un successo sul piano nazionale.
Domanda 8
Può raccontarci l'esperienza "digitale" della città di Arnedo, in Spagna?
Risposta
Sono andato a Arnedo e ora torno a Parthenay; sono entrambe città digitali. Quello che è
successo ad Arnedo è molto interessante, perché si tratta di un vero laboratorio. Si è
cercato di capire quello che un cittadino si aspetta da una città digitalizzata,
permettendo l'accesso nell'ambito dell'educazione, della sanità, della cultura e dei
rapporti con l'amministrazione. I rapporti con l'amministrazione di Bologna sono ben
visibili e presto anche tutti gli altri ambiti permetteranno al cittadino di beneficiare
realmente delle migliorie nella vita quotidiana. In questo modo si pensa anche al
miglioramento della democrazia locale e all'arricchimento della vita politica. Quel che
succede ad Arnedo è frutto dell'operato del sindaco che è un perfetto umanista. Grazie
alla sua piccola squadra di tecnici, che lavora venti ore su ventiquattro, sono riusciti a
valutare i bisogni e i desideri degli abitanti e, di conseguenza, hanno creato un Intranet
che partirà questo autunno. Hanno determinato in modo abbastanza preciso tutti i bisogni
dei cittadini tramite l'adesione ad un altro progetto europeo chiamato "Medsat",
mettendo in applicazione tutti i desideri degli abitanti.
Domanda 9
I cittadini saranno tutti connessi? E in che modo?
Risposta
Nel caso di Arnedo si tratta di una connessione ad Internet in modo locale. Nella città
di Villena (nella regione di Valencia), i cittadini saranno connessi con fibre ottiche
visto che sono già stati posti tredici chilometri di cavi. Esiste, però, un tipologia
diversa tra Helsinki, Amsterdam, o Tampere; le sperimentazioni sono molto diverse da una
città all'altra. Facendo un primo bilancio siamo venuti a conoscenza che esistono 52
città digitalizzate, e perfino in un paese come l'Albania esiste un esempio in questo
senso. Tutto il continente è dunque agitato, sia dal lato degli operatori sia dei
responsabili delle collettività locali. Sembra che tutto questo mondo si agiti per il
bisogno di rinnovare in profondità la vita delle regioni e delle collettività, per
esempio costruendo una "casa del sapere" come a Strasburgo o delle "case
della multimedialità". Oggi, gran parte delle collettività si pongono la domanda
sull'effettiva introduzione ed utilizzazione delle tecnologie nella vita degli abitanti.
Domanda 10
Che opinione ha dell'idea di Umberto Eco a proposito delle "arcade multimedia"?
Risposta
Umberto Eco ha già avanzato delle proposte tramite i sui progetti e le sue realizzazioni
multimediali. Il problema della formazione è basilare per quanto riguarda l'universo del
multimediale, ed è un problema molto legato ai progetti di città digitali perché non si
possono determinare realmente i bisogni degli abitanti se questi non possiedono una
conoscenza minima di quello che le nuove tecnologie possono dar loro. La mia è una
constatazione di base; rimane da sapere come utilizzare i nostri potenziali per apportare
queste conoscenze minime in materia di multimedialità. Le "case del sapere"
possono ricoprire questo ruolo così come le università virtuali o come i siti pedagogici
e didattici; tuttavia, non sono sufficienti. Si è pensato, in Francia, di utilizzare gli
edifici scolastici negli orari disponibili. Dobbiamo trovare un modo per fare capire ai
cittadini che le nostre concezioni di spazio e tempo sono mutate. Dietro alla
realizzazione del materiale multimediale e delle città digitali appaiono degli obiettivi
da raggiungere. Ad una conferenza mi resi conto con sorpresa - essendo mancato ad alcune
riunioni su discussioni tecnologiche- di quanto le mie conoscenze fossero inadeguate
rispetto all'evoluzione tecnologica, eppure mi ero assentato per poche settimane. Si
discuteva della Web-tv e di cablaggio, mentre prima i tecnici ritenevano ciò una
fantasticheria; una specie di neolitico accorciato si sta' producendo sotto i nostri
occhi, e spesso neanche noi ce ne rendiamo conto! Anche se ci chiamiamo società
dell'informazione, tale società non è ancora una realtà operativa. Si parla troppo di
cronaca e di fatti politici, e si parla poco di quello che sta' cambiando
fondamentalmente, radicalmente e rapidamente la nostra società. Si stanno verificando
mutazioni anche di spazio, per noi europei, che per via del commercio elettronico. Quello
che sta accadendo ci obbligherà a pensare altrimenti l'urbanesimo, un urbanesimo al quale
non si potrà pensare senza avere una chiara visione di quello che si vuole fare con il
commercio sulla rete o con il lavoro a distanza. Al punto in cui siamo giunti, dovremmo
cercare di riflettere sulle questioni di produttività in un certo numero di settori delle
imprese e poi pensare che bisognerà trovare, a questo livello, delle soluzioni alla
disoccupazione. In particolare, la Francia, è pericolosamente toccata dalla
disoccupazione dei giovani. Come fare per evitare che generazioni di studenti dei corsi di
storia dell'arte non siano definitivamente votati alla disoccupazione? Come fare per dare
anche a loro una formazione importante nel multimediale e sulla rete?
Domanda 11
A Suo avviso le tecnologie possono contribuire alla creazione di posti di lavoro?
Risposta
Bisogna essere sinceri e credo che la vostra trasmissione abbia questo obiettivo. Le nuove
tecnologie contribuiscono sia alla creazione di nuovi ambiti professionali, ma anche alla
mutilazione di alcune professioni. Sappiamo molto bene che le nuove tecnologie, oggi,
distruggono il lavoro. Ho un'amica giornalista che mi diceva che nella sua agenzia
fotografica si lavorava in nove ed ora sono rimasti in tre, anche se lavorano molto di
più. Questa è una constatazione e non bisogna perderla di vista. Anche l'inverso è
vero: si possono creare delle professioni totalmente nuove. Penso all'esempio tedesco dove
sta' partendo un progetto, aiutato dalla Deutsche Telekom, per aprire dei negozi virtuali;
penso ai creatori di siti che dovranno disegnare le pagine. Ci sono dei mestieri nuovi che
appaiono sul mercato del lavoro, ma bisognerà svilupparli e, soprattutto, offrire una
formazione adeguata alle persone che cercano lavoro in queste attività.
Domanda 12
Il museo virtuale e le reti dei musei possono offrire occasioni di lavoro?
Risposta
Certamente! Dobbiamo utilizzare tutte le possibilità che abbiamo a disposizione; noi
abbiamo un patrimonio totalmente sotto utilizzato - e l'esempio francese è molto chiaro,
in questo senso- sebbene la domanda sia considerevole: la Francia, quest'anno, ha ricevuto
sessanta milioni di turisti. Ci sono mestieri da sviluppare intorno al turismo ma anche in
termini di documentazione; nell'ambito del turismo il Web può essere utilizzato in modo
considerevole in una serie di campi molto interessanti.
Domanda 13
In qualità di educatore, cosa pensa delle potenzialità didattiche offerte dalla rete?
Risposta
L'intelligenza collettiva di cui parla Pierre Levy è una delle direzioni che seguiranno
le nostre società; Internet sarà come una nuova lingua. In quanto lingua bisogna
assolutamente pensare ad una rete che sia plurilinguistica e non solo per difendere la
propria lingua nazionale; in questo caso il Consiglio Europeo deve essere preso in
considerazione, poiché l'Europa deve essere totalmente attiva e partecipare ai fenomeni
della rete. Il contenuto europeo deve essere forte così come quello americano. In secondo
luogo la lingua deve essere anche considerata nel senso della formazione. Qualcuno
addirittura sostiene che il Web non serve a niente se non c'è interattività e un lavoro
collettivo intorno ad un certo numero di temi. Questa riflessione mette in luce un nuovo
modo di lavorare e di pensare il lavoro stesso. Si parla molto di scrittura multimediale,
ma cosa vuol dire? Durante gli ultimi secoli abbiamo sviluppato una visione molto lineare
degli eventi; mi riferisco, per quanto riguarda la Francia, al periodo del positivismo.
Noi avevamo una visione molto matematica e rigorosa delle cose. Oggi - non smetto di
sottolinearlo- siamo in presenza dell'emergere di una "logica sfocata", una
visione molto meno lineare degli eventi, pur rimanendo rigorosa. Un'idea deve
immediatamente connettersi ad un'immagine o ad un'altra idea. Questa è l'immagine stessa
della rete, che deve impregnare la nostra vita quotidiana e non solo essere l'oggetto di
teorie filosofiche. Bisogna rendersi conto che siamo tutti attori del cambiamento e non
vittime; nessuno dei nostri compatrioti deve sentirsi spettatore, dobbiamo tutti essere
attori. Per quanto mi riguarda sono occupato, per gran parte delle mie giornate,
all'interno di progetti europei e penso che l'Europa sia un'occasione assolutamente
importante da vivere. Alcuni hanno denominato questa fase storica e sociale, considerando
l'evoluzione tecnologica, "nuovo rinascimento". Mi ricordo un discorso tenuto da
Bill Gates di fronte al senato a Parigi, a proposito del manoscritto di Leonardo Da
Vinci; egli affermava che gli Stati Uniti apportavano una buona conoscenza delle
tecnologie ma che gli attori del contenuto erano in Europa. Penso che si possa dare
ragione a Bill Gates, in questo senso.
Domanda 14
Ma l'Europa non è in ritardo rispetto agli Stati Uniti?
Risposta
Abbiamo un ritardo di connessione evidente. In Francia stiamo capendo i meccanismi
sociologici di questo ritardo. Ma una rottura fondamentale si è prodotta in Francia dalla
fine della primavera scorsa, e dall'estero, i francesi sono stati visti come attori di un
cambiamento politico; in realtà, si tratta di molto più di un cambiamento politico: si
è verificata una specie di scossa interna, specialmente nell'ambito delle nuove
tecnologie e di Internet. In primo luogo abbiamo deciso di connettere tutte le scuole
entro un anno; molte cose si stanno muovendo, specialmente per quanto riguarda i Net Day,
nel mese di ottobre, ed un certo numero di costruttori pensa di equipaggiare le scuole. Il
ritardo francese è reale, e quello europeo, globale in rapporto agli Stati Uniti, sarà
presto colmato. Ora, resta da sapere se saremo sempre in ritardo o se la situazione si
ribalterà.
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