INTERVISTA:
Domanda 1
Lei è il creatore di Sophia Antipolis. Qual è lo spirito, la filosofia di questo parco
tecnologico?
Risposta
Il suo scopo è essenzialmente quello di stabilire dei contatti per incentivare una
creatività come quella che esisteva nel Quartiere Latino o nelle grandi città antiche:
favorire quell'incontro di culture - di uomini e di donne - di profilo diverso, che io ho
chiamato la "partecipazione incrociata". La fonte della creatività è il
contatto. Per me è importante che ci siano occasioni di contatto sia sul piano locale che
sul piano internazionale.
Domanda 2
Che cosa si fa nel parco? Ci sono iniziative, centri di ricerca? Qual è la fisionomia del
parco?
Risposta
La finalità del parco è essenzialmente quella di mettere a contatto competenze diverse:
i centri di ricerca con i corsi di formazione delle università, delle scuole di
ingegneria, delle scuole di commercio, e rendere possibile l'impiego di queste competenze.
Nel nostro mondo c'è una trasformazione delle strutture industriali classiche, dell'area
industrializzata, in direzione di una civiltà in cui l'intelligenza e l'impiego delle
competenze diventa sempre più importante. Sul piano locale, ho detto che vorremmo fare di
Sophia Antipolis niente meno che la Firenze del XXI secolo.
Domanda 3
E' vero che è la più grande tecnopoli d'Europa?
Risposta
Attualmente è la più antica e la più grande. Forse è la maggiore tecnopoli
internazionale del mondo. Vi si sta sviluppando veramente uno spirito internazionale.
Abbiamo società francesi e, insieme, varie società europee: italiane, tedesche, inglesi,
svedesi; ma anche società americane e qualche società giapponese. Realizza dunque quella
mescolanza di culture e di civiltà, che è un po' il ruolo che ha sempre avuto il
Mediterraneo: rendere possibile l'incontro delle culture, indispensabile all'innovazione e
alla creatività.
Domanda 4
Si può paragonare questo luogo a Silicon Valley?
Risposta
In un certo senso sì. Beninteso, è meno grande, meno importante, non è a misura del
continente americano. Ma la dinamica del suo sviluppo, la condizione di spirito che vi
regna è paragonabile a quella di Silicon Valley. Molte imprese americane si sono
stabilite qui e sviluppano una dinamica e una complementarietà interessanti. Molte
imprese californiane si sono stabilite qui e anche imprese di molte altre regioni, dove si
ritrovano le stesse dinamiche. E' la nozione di smart community: una comunità molto
aperta, molto reattiva, che permette la creatività.
Domanda 5
Nell'ultimo rapporto all'Ufficio parlamentare per le scelte scientifiche e tecnologiche,
Lei ha sostenuto che la Francia è in ritardo nella costruzione della società
dell'informazione, ma che, per colmare questo ritardo, non è tanto necessaria la
centralizzazione, quanto piuttosto che delle smart communities, a iniziativa locale, si
facciano carico di introdurre i nuovi sistemi tecnologici nella regione. Quali reazioni vi
sono state allo sviluppo di Sophia Antipolis?
Risposta
Indiscutibilmente, l'inserimento nella regione, nel dipartimento, è molto forte, molto
molto netto. La regione ha compreso che c'è una modificazione strutturale in corso. E
quando dico che la Francia è in ritardo, penso che, in realtà, tutta l'Europa sia in
ritardo, perché non ha colto l'ampiezza della rivoluzione che la società
dell'informazione rappresenta. E' una rivoluzione culturale perché permette a tutti e ad
ognuno di avere accesso al sapere universale e, al tempo stesso, una rivoluzione di natura
economica e sociale, perché molti posti di lavoro saranno distrutti o trasferiti e molti
posti di lavoro nuovi saranno creati. A mio avviso, l'aspetto essenziale, tenuto conto del
patrimonio europeo, tenuto conto delle nostre radici culturali profonde, è non cadere in
una condizione di vassallaggio rispetto alla cultura dominante, che evidentemente, nel
nostro caso è la cultura americana, e direi, anzi, quella forma degradata della cultura
americana, che è il basic american english. Dunque, bisogna assolutamente lottare perché
sia sulle reti, sia nei prodotti della multimedialità si trovino dei contenuti importanti
e di qualità, corrispondenti alle caratteristiche della cultura francese, della cultura
italiana, della cultura tedesca, della cultura greca, della cultura islamica, o di
qualsiasi altra, in modo che quella ricchezza dell'umanità che è la varietà delle
culture possa essere, in avvenire, preservata. Credo che questo problema meriti lo sforzo
di un maggiore impegno sia da parte degli Stati, sia da parte delle collettività locali.
So che in Italia alcune collettività locali hanno cominciato già a muoversi: la città
di Bologna o la città di Siena, per esempio, hanno preso molte iniziative in questo
senso. Credo che anche la RAI abbia coscienza che si tratta di un aspetto molto
importante. Abbiamo dei progetti multinazionali ai quali riteniamo che si debbano
associare diversi partner.
Domanda 6
E allora qual è il ruolo di Sophia Antipolis nella produzione di contenuti europei?
Risposta
Noi vorremmo avere una funzione di collegamento, di aggregazione, di coesione tra alcune
migliaia di imprese, e circa diciassettemila specialisti che gravitano intorno alla nostra
iniziativa, che è di natura, appunto, internazionale. Ci sono società che comprendono
fino a quaranta diverse nazionalità. Nei caffé di Sophia si sente parlare italiano,
tedesco, inglese, spagnolo, arabo. E' veramente un crogiuolo internazionale. Può avere
questa funzione di crogiuolo perché è uno snodo essenziale nello sviluppo della società
dell'informazione, in particolare del suo sviluppo in Europa e nel Mediterraneo. La vedo
quasi come un punto di incontro tra il Mediterraneo e l'Europa.
Domanda 7
Sul piano della creazione di posti di lavoro, qual è la lezione di Sophia Antipolis?
Risposta
La lezione di Sophia Antipolis è che larga parte della creazione di posti di lavoro è
legata all'apparato tecnico e al software che vi è connesso. Ma un maggior numero di
posti di lavoro può provenire dalla produzione di contenuti. I contenuti, i prodotti e i
servizi che saranno veicolati dalle autostrade informatiche, sono, a mio avviso, più
importanti della nazionalità degli organismi che li realizzeranno. Che sia France
Télécom, che sia la STET, che sia AT&T o altri, non è essenziale: essenziali non
sono gli apparati per la diffusione, ma i contenuti che veicolano il senso, che mettono in
contatto gli uomini e le donne, che permettono di sviluppare nuovi modi di pensare e di
insegnare, o nuovi modi di curarsi. Qui si presenta veramente la necessità di un'azione
dinamica e continua. A questo scopo, credo che Sophia possa essere utile. Abbiamo
stabilito già contatti con la "Cinquième", con la "Cité des
Sciences", con la "Open University" britannica e con la rete
"Nettuno", in Italia, di cui fa parte la RAI, e, di conseguenza, abbiamo la
possibilità di assumere il ruolo di catalizzatore affinché questo sviluppo si attui in
Europa in funzione di una volontà europea comune, che comprenda anche le rive meridionali
e orientali del Mediterraneo, perché non bisogna trascurare tutto il Medio Oriente e il
Mediterraneo del Sud.
Domanda 8
Che cos'è il progetto Medsat?
Risposta
Il progetto Medsat è un progetto che rende possibile la partecipazione di coloro che
saranno, in futuro, i fruitori, come, per esempio, i fellah egiziani o i contadini
dell'Anatolia o gli artigiani della Tunisia. Per ora, c'è un'offerta di servizi che
proviene prevalentemente dalla Francia, dall'Italia, dalla Spagna e dalla Germania, ma è
possibile contenere anche un'offerta di servizi turca, egiziana, tunisina o greca,
specialmente sul piano culturale. Gli interessi multiculturali di ogni uomo colto, possono
essere soddisfatti con il turismo culturale nei paesi del Sud; ma i servizi possono essere
intesi anche come sussidi didattici, come servizi medici. Su questo piano disponiamo anche
di servizi in materia di gestione dell'ambiente, sul modo di gestire correttamente
l'ambiente, di risolvere il problema dell'inquinamento nelle grandi città; per il
Mediterraneo, ciò rappresenta un fatto capitale. Essi sono una serie di servizi
attraverso i quali si possono rendere comuni le esperienze fatte da ognuno, e, di
conseguenza, per facilitare gli incontri. Credo che qui siamo di fronte ad una dinamica
almeno altrettanto importante di quella televisiva. Anche la domanda di televisione è
importante, ma in questo caso è insita una funzione, una missione: la facilitazione
dell'accesso al sapere. Io credo che l'accesso al sapere attraverso i mezzi moderni debba
essere facilitato in modo da evitare le fratture tra paesi ricchi e paesi poveri, e,
all'interno dei paesi ricchi, tra quelli che sanno e gli sprovveduti. Le nuove tecnologie
ci possono aiutare, ma perché ci aiutino dobbiamo indirizzarle nel modo giusto.
Domanda 9
Ma per veicolare contenuti e servizi esistono già delle reti molto importanti. Ce le può
descrivere?
Risposta
Il progetto Medsat copre la parte tecnica: l'attivazione di nuove reti o l'utilizzo di
quelle che esistono già. Abbiamo anche dei satelliti, quindi sarà possibile l'uso di un
certo numero di reti tanto via satellite quanto via terra. Dal momento che si offriranno
servizi veramente utili, l'attuale rete delle telecomunicazioni sarà rafforzata. Per
esempio, il Ministero dell'Agricoltura di Tunisi può chiedere dei servizi sul modo di
gestire le risorse idriche. Esiste un Ufficio Internazionale delle Acque che svolge anche
attività formative; queste attività formative potrebbero prendere uno sviluppo molto
maggiore grazie alle moderne reti di telecomunicazione. Questo è solo un esempio tra
molti. Ma ci sono anche gli ospedali: sono state fatte esperienze di collegamento tra
ospedali italiani e ospedali da campo in Bosnia, che mostrano come si possa portare aiuto
a distanza e sovvenire ai bisogni sanitari di una popolazione. Questo sistema dovrebbe
essere sviluppato, e per svilupparlo bisogna fare delle esperienze, comunicarle,
valutarle. Si vedrebbe allora che c'è una grande domanda in tutti i Paesi interessati, a
cui si potrebbe andare incontro con un finanziamento della Banca Mondiale, risultato di
accordi bilaterali; o con finanziamenti da parte degli industriali o dei dipartimenti
competenti, presso i ministeri dei Paesi interessati.
Domanda 10
Che cos'è la Telecom Valley?
Risposta
A Sophia Antipolis sono presenti una serie di associazioni, e la Telecom Valley è un
gruppo industriale, un'associazione tra grandi imprese, imprese minori e partner
associati. Per esempio, anche la Fondazione Sophia Antipolis fa parte della Telecom
Valley. Si svolge attività di informazione tecnologica per i loro aderenti e, al tempo
stesso, attività di formazione e di informazione sull'esistenza della stessa Telecom
Valley. E poi abbiamo altri club, come il "club Mitsa", che riunisce diverse
piccole società da una a dieci persone, e che le mette in contatto con eventuali utenti.
E poi abbiamo un'altra associazione che ha come scopo la messa in opera e l'uso di nuove
tecnologie nelle piccole e medie imprese e nelle collettività. Abbiamo un associazione
che è nata per studiare i problemi che pone l'uso dei contenuti sulla piattaforma ATM a
155 megabits al secondo che abbiamo su Sophia e sulle città confinanti. Tutte queste
associazioni costituiscono la base della reattività che contraddistingue la nostra
comunità. Sophia Antipolis è una smart community , una comunità reattiva, come dicevo
prima. Questa caratteristica mi sembra molto importante. I membri delle associazioni che
vi partecipano, hanno, del resto, le più diverse provenienze: nel Club Mitsa c'è gente
che viene da Berlino, gente che viene da Bordeaux, o gente che viene dalla Tunisia.
Dunque, attraverso queste associazioni, è possibile una grande apertura.
Domanda 11
Che cosa fa la Cinquième con Sophia Antipolis?
Risposta
La Cinquième ha appena firmato, con la Fondazione Sophia Antipolis, una convenzione per
farci avere un server capace di diffondere tutti i prodotti digitalizzati a partire da una
banca-dati, da un data base che la Cinquième ha costituito a Parigi e di cui qui c'è una
copia (mirror). Noi abbiamo firmato delle convenzioni anche con altri partner in modo da
implementare questo data base che comporterà, tra l'altro, la diffusione della nostra
cultura scientifica e tecnica, in collegamento con La Villette. Stiamo stipulando,
inoltre, convenzioni con diversi centri di insegnamento a distanza, come il Centre
National d'Enseignement à Distance di Poitiers e l'Open University di Londra. Abbiamo
delle convenzioni in corso con la rete "Nettuno" di Maria Garito in Italia di
cui ho già parlato. Dunque, abbiamo la volontà di costituire una grande banca-dati, il
programma Medsat, che potrà usare, appunto, sia le reti satellitari, sia le reti del tipo
ATM che abbiamo in corso di sperimentazione. Siamo già in contatto con gli studi
Badelsberg di Berlino e saremmo veramente molto felici di avere una partnership con la
Rai. Io penso che bisognerà procedere a una digitalizzazione di tutti i prodotti Rai, e
qui noi disponiamo di strutture per la digitalizzazione, disponiamo di apparecchi di
un'estrema potenza.
Domanda 12
Ma di tutti i cambiamenti sociali e culturali che saranno provocati dalla società
dell'informazione che state costruendo, che cos'è veramente che vi preoccupa e che cosa
vi dà più speranza?
Risposta
La società dell'informazione, come il linguaggio umano, è veramente ciò che abbiamo di
meglio e di peggio. Se i poteri politici non se ne occuperanno, si svilupperà una
dinamica di tipo essenzialmente commerciale e industriale, e ciò è allarmante. Questo da
una parte è bene, ma dall'altra rischia di lasciare molta gente, che non capirà,
emarginata rispetto al nuovo percorso; e perciò, si rischierà di allargare la frattura
sociale nei paesi industrializzati e di aumentare la distanza tra paesi sviluppati e paesi
sottosviluppati. Questa è una prima osservazione. Il secondo timore è che questo modello
di società dell'informazione continui ad essere ancora fortemente dominato dai nostri
amici americani. I nostri amici americani sono estremamente dinamici, ma per loro c'è una
sola lingua, una lingua unica, che tendono ad imporre da per tutto: l'inglese. L'inglese
è una lingua meravigliosa, l'inglese di Shakespeare è una lingua ricca e varia, ma non
è questa la lingua che stanno imponendo dappertutto; quando un thailandese parla con un
portoghese, o quando un indonesiano parla con un giapponese, in realtà, parlano un basic
english privo di sfumature. Di conseguenza, rischiamo di trovarci in una società che nel
giro di poche generazioni sarà ricondotta ad un linguaggio elementare, incapace di
cogliere le differenze, completamente infeudato all'uso più strettamente pragmatico: un
gergo essenzialmente finanziario e commerciale. Tutti gli aspetti culturali particolari,
tutte le acquisizioni, tutte le diversità culturali dell'umanità rischierebbero di
scomparire. Gli ecologisti sono spesso molto preoccupati di vedere che una certa specie
vegetale o una certa famiglia di animali rischia l'estinzione, ed hanno ragione. Ma se si
guarda l'evoluzione - io, che sono geologo, sono portato a considerare l'evoluzione nel
suo insieme- ci si rende conto che la sua parte più ricca è proprio quella che avviene
attraverso il canale dello spirito umano, attraverso la diversità delle culture. Questa
diversità è un patrimonio essenziale dell'umanità, che bisogna difendere. E bisogna
cominciare con il difendere le culture più grandi, che sono minacciate tanto quanto le
piccole. Sarebbe, per me, una catastrofe se la lingua di Dante o la lingua di Goethe o la
lingua di Molière o quella dei nostri amici spagnoli, di Camoens o degli altri grandi
poeti iberici, sparisse. Cervantes fa parte integrante del patrimonio dell'umanità.
Bisogna dunque fare in modo che sia conservata la diversità delle culture. L'Europa si
deve muovere verso questo obiettivo.
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