INTERVISTA:
Domanda 1
Può parlarci brevemente del suo libro La scimmia di Dio?
Risposta
Il libro racchiude l'emozione della guerra mediale, e parte da una teoria agnostica che
piaceva molto a Philip Dick, uno degli autori che, in qualche modo, attraversa
particolarmente questo libro congiuntamente a Pynchon stesso. Vale a dire che la realtà
nella quale noi viviamo è - in realtà - una grossa contraffazione. Dio ha creato pochi
elementi, tutto il resto è stato creato da una specie di demiurgo inferiore, satanico che
si è comportato come una scimmia di Dio. E' chiaro che questo discorso in Dick si sposa
immediatamente con il periodo di diffusione massima dei media e fa parte di questa visione
dispotica, non utopica del mondo che ha questo scrittore di fantascienza.
Domanda 2
In un momento di massima esposizione, di massimo accentuarsi dei media e del potere della
comunicazione, la decisione di un autore di sottrarsi, se non con la propria opera, a
tutti gli altri mezzi di comunicazione, da cosa può nascere?
Risposta
Questo aspetto è molto interessante in Pynchon dal momento che egli mostra chiaramente di
avere conoscenza precisa delle tecniche mediali. In Vineland c'è addirittura una
squadra della polizia che si chiama 'Never' che dovrebbe arrestare, impedire la diffusione
di un germe televisivo; coloro che sono affetti da una sorta di tossicodipendenza
televisiva, dovrebbero essere fermati da questo gruppo. E' strano che proprio in relazione
al reale problema mediale, e alla diffusione di Pynchon in rete, per esempio, egli abbia
scelto di sottrarsi, di sparire; ma è una scelta condivisa in America da molti operatori,
alcuni molto più versati sui media dello stesso Pynchon. Un esempio classico è quello
del quartetto dei 'Residence', quartetto californiano che dal 1972 incide dischi e le cui
identità sono tuttora ignote, presentandosi costantemente anche nei loro concerti con la
loro brava divisa, un frac sormontato da un enorme bulbo oculare, quasi a dire:
"guardate che siamo noi che vi stiamo guardando, non siete voi che guardate
noi".
Domanda 3
Questo è un problema molto interessante che conduce a riflettere sulla questione di un
eccesso di informazione, un eccesso di comunicazione...
Risposta
Neil Postman parla addirittura di una sorta di sindrome da mancanza di difese
dall'informazione. Io direi che il discorso sia più complicato ed ha a che fare con la
mutazione percettiva dell'essere umano in relazione alla diffusione dei media elettrici.
Si sta verificando una mutazione reale, concreta che secondo alcuni studiosi sta
investendo quello che era l'emisfero silente del cervello, l'emisfero destro. Con
l'introduzione delle nuove tecnologie digitali questo emisfero è chiamato maggiormente in
causa rispetto all'emisfero sinistro, quello in cui ha sede il linguaggio, l'alfabeto, la
stampa, insomma. Si tratta di una riflessione che fece per primo Marshall McLuhan, poi
successivamente ripresa da molti dei suoi discepoli, come De Kerckhove. C'è un romanzo di
Dick molto interessante in cui il personaggio principale, utilizzando una droga che non
esiste in natura ma che in questo mondo immaginario esiste, perde progressivamente l'uso
dell'emisfero sinistro ed in qualche modo sviluppa, bilancia il lavoro dell'emisfero
sinistro con l'emisfero destro. E' chiaro che, in questa traccia allegorica che Dick
segnala, probabilmente si riflette quello che sta avvenendo effettivamente con la
diffusione dei media. Si tratta semplicemente di un cambio di percezione che non deve
spaventare, stupire più di tanto; sicuramente, però, in una fase intermedia, quando
ancora abbiamo a disposizione la normale diffusione della cultura per l'emisfero sinistro,
e cioè la stampa, la lettura, l'alfabeto e, nel frattempo, si sta sviluppando questo
nuovo tipo di comunicazione. Per un periodo forse anche relativamente lungo ci sarà un
bilanciamento, forse, addirittura pericoloso, ci saranno dei problemi per l'essere umano,
per la sua percezione. Credo che questo sia successo già quando si è diffusa la stampa:
anche allora c'è stato un reale problema per l'essere umano per riuscire a trasformarsi
da quella creatura orale che era prima in una creatura, invece, tutta emisfero sinistro,
tutta razionalità, tutta geometria euclidea, e non è un caso che adesso tutto va nella
direzione opposta; le geometrie diventano non euclidee e la lettura del mondo è cambiata.
Domanda 4
Quindi, si avverte la necessità di difendersi da questo eccesso di informazione?
Risposta
Io non credo che ci sia necessità di difendersi; c'è necessità, semmai, di capire
quello che sta avvenendo per attrezzarsi in qualche modo. Si sottoutilizza, per esempio,
un supporto che diverrà probabilmente essenziale, come quello del CD ROM. Attualmente il
CD ROM, tranne per pochi giochi interattivi ben riusciti o per poche opere (non a caso si
citano ancora i Residence, e c'è un CD ROM, quello del Freak show, che ha una
interattività molto interessante), si utilizza per contenere le informazioni della
cultura alfabetica. Il CD ROM viene utilizzato come supporto ma solo parziale, visto che
la sua utilizzazione può consentire l'uso di immagini, di suoni. Quando si comincerà a
"scrivere" per il CD ROM, quando gli intellettuali e gli autori, i romanzieri
non scriveranno più romanzi ma scriveranno per il CD ROM, andremo incontro ad una forma
d'arte completamente nuova. Questo è avvenuto anche con la diffusione della stampa,
perché è la stampa che ha fatto nascere la prosa così come la immaginiamo noi. Prima la
prosa era molto diversa, addirittura andava letta ad alta voce e quindi doveva risuonare;
il romanzo, così come noi lo leggiamo, è figlio della stampa. Il CD ROM sarà
praticamente il figlio di questa nuova innovazione, quindi cambierà l'arte.
Domanda 5
C'è un nesso molto forte tra letteratura e tecnologia, dunque?
Risposta
Sicuramente. Credo che, forse, la giovane generazione e sicuramente la successiva, si
farà carico di queste nuove produzioni. Ci sarà un cambiamento epocale da questo punto
di vista e sicuramente aveva ragione McLuhan: si ritornerà, in qualche modo, ad una
percezione di tipo orale. Non è un caso che mentre il romanzo appare leggermente in
crisi, in qualche modo, la poesia continua a vivere tranquilla perché la poesia è
soprattutto oralità acustica, quindi suono.
Domanda 6
Ritiene che anche per Pynchon il tema della comunicazione orale sia considerata
fondamentale?
Risposta
Pynchon ha molto orecchio, la sua attenzione per la cultura orale, e per cultura orale
intendiamo la cultura metropolitana, diventa un motivo narrativo; Pynchon sembrerebbe
avere molta attenzione per questa sorta di seconda oralità. Non ci riferiamo alla cultura
orale di tipo contadino o di tipo folkloristico, ma alle grandi tradizioni orali della
città, basti pensare al grande mito degli alligatori nelle fogne di New York. Da qui a
dire che Pynchon scriva per le orecchie piuttosto che per gli occhi, forse ce ne corre;
però, ciò potrebbe anche avvenire. Io ho avuto modo di leggere solo la prima pagina,
purtroppo, di questo ultimo straordinario romanzo, e i giochi linguistici presenti
sembrerebbero maggiori; c'è una sorta di attraversamento della storia della lingua
inglese che, oggettivamente, va in questa direzione.
Domanda 7
Il problema dell'identità investe i processi comunicativi in rete. Ce ne vuol parlare?
Risposta
La rete è chiaramente non identitaria. La possibilità di apparire in spirito fragile,
con un messaggio che è soltanto luminosità e non è percezione del corpo, cancella
completamente l'identità. Cancella l'identità a tal punto che si sono anche studiati
casi di identità che cambiavano addirittura sesso pur non avendo nessuna deriva di tipo
omosessuale; questi soggetti cambiavano sesso proprio nell'assumere una identità da rete.
Sicuramente la rete cancella l'identità e questo ancora una volta va nella direzione
anti-stampa, perché il concetto di individuo nasce con la stampa; l'individuo è colui
che legge il libro, ed è allora che nasce l'idea di un individuo staccato dal sociale. In
un'epoca orale come il Medio Evo l'individuo si riconosceva soltanto in quanto
appartenente ad un gruppo, ad una religione, ad uno stato, ad una realtà;
successivamente, con la diffusione della stampa, l'individuo è isolato nella sua stanza.
Adesso si sta verificando una sorta di isolamento chiassoso, un isolamento che, però,
sfonda il concetto stesso di individuo.
Domanda 8
Come mai, a suo avviso, emerge questa esigenza di rompere con il concetto di identità?
Risposta
Il concetto di identità è legato ad una fase della cultura, nasce e si diffonde
moltissimo con la stampa; chiaramente, si diffonde in maniera ancora più drammatica,
possiamo dire, con l'Illuminismo. L'identità, avrebbero detto Horkheimer e Adorno ne La
dialettica dell'Illuminismo, un testo che, stranamente, sta tornando utile in questi
anni, è semplicemente la fungibilità universale, l'essere 'X' valore di variabile: io
sono qui ad accettare quello che, in qualche modo, mi è destinato, ma potrei anche non
esserci, potrei essere anche sostituito da qualcun'altro. Il crollo dell'identità
probabilmente va nella direzione di una diffusione del proprio sé altrove. La grande
trasformazione è avvenuta quando si è diffusa la telefonia, quando c'era la possibilità
per un individuo di occupare uno spazio fisico e contemporaneamente un altro. Dalla
telefonia in poi la disseminazione dello spazio dell'individuo ha cancellato l'idea
dell'individuo come unico.
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