INTERVISTA:
Domanda 1
Questo convegno "Filosofia e Informatica" tratta del rapporto tra filosofia e
informatica, che è un rapporto non facilissimo, perché sembrano due discipline
tradizionalmente agli antipodi: l'informatico che lavora con le macchine, il filosofo che
lavora col pensiero. In realtà questa opposizione non c'è. Come vedi il rapporto tra
queste due discipline?
Risposta
Il rapporto può essere duplice. Nel mio caso, è stato semplificato dal fatto, che io
insegno Logica a Oxford, quindi ho avuto un approccio privilegiato all'informatica, anche
legato alla didattica, in quanto utilizziamo molti software dedicati all'insegnamento
della Logica. Duplice rapporto, in quanto l'informatica può essere vista come uno
strumento per la filosofia, mentre la filosofia può essere vista come un modo di
interpretare l'informatica quale tecnologia di maggiore impatto nella nostra società di
oggi. Questo convegno non è stato pensato per promuovere la riflessione filosofica
sull'informatica, cosa possibile e anzi molto interessante da fare - e spero potremo farla
in futuro - ma in realtà per far conoscere tra loro i vari operatori, i vari ricercatori,
i docenti anche delle superiori, interessati all'informatica come strumento per la
filosofia, quindi per agevolare o migliorare lo studio, la ricerca e la didattica nel
settore delle discipline filosofiche. Il primo passo è far conoscere tra loro tutti gli
operatori. Fino ad oggi non ci si conosceva abbastanza bene, i vari progetti erano slegati
tra loro. La speranza è che, da oggi in poi, si abbia una maggiore collaborazione tra le
varie istituzioni e tra le varie persone interessate alle applicazioni informatiche per la
filosofia, come già avviene in altri paesi. Sappiamo appunto che nel mondo anglosassone
ci sono organizzazioni, che hanno come fine principale l'utilizzo dell'informatica nelle
discipline filosofiche. La seconda esigenza da conciliare, era quella di promuovere una
fase di riflessione filosofica sull'impatto che le varie applicazioni informatiche hanno
nel nostro settore. Mi era sembrato, in qualità di ideatore e organizzatore del convegno,
che, in termini di progressione logica delle due fasi, fosse necessario anzitutto avere un
primo incontro sulle applicazioni e quindi un secondo incontro di riflessione sull'impatto
che l'informatica sta avendo negli studi umanistici in generale. In realtà, le due cose
possono anche essere viste parzialmente distinte l'una dall'altra. Rimane il fatto che,
siccome fino ad oggi, non c'è stato un coordinamento unico dei vari progetti, fosse
interessante ricollegarle tra loro e promuovere in questo modo anche una successiva fase
di riflessione, di analisi concettuale.
Domanda 2
Questo incontro ha un'attenzione particolare per il mondo dell'insegnamento superiore,
quindi per l'insegnamento della filosofia nei Licei. Come vedi la situazione per quello
che riguarda l'utilizzo di tecniche informatiche per l'insegnamento della filosofia nei
Licei, a conclusione di questo incontro?
Risposta
La situazione mi sembra molto interessante, se paragonata a quella anglosassone. In Italia
l'insegnamento liceale della filosofia corrisponde al primo impatto con questa materia di
una persona non educata, e a un rapporto diretto tra docente e studenti. Nel mondo
anglosassone è invece il primo anno di università a rappresentare questo primo impatto.
Ci troviamo dunque in una situazione molto simile, cioè il rapporto di grande vicinanza
tra il docente e gli studenti e al contempo il primo impatto con la filosofia, visto che
nel mondo anglosassone la filosofia non è insegnata al Liceo. Su questo parallelismo, è
possibile sviluppare una prima riflessione: nello stesso modo in cui si può insegnare la
filosofia durante il primo anno di università in Inghilterra o negli Stati Uniti,
attraverso software didattici, sviluppati appositamente per le nostre discipline, così lo
stesso può avvenire nel nostro Liceo, nella nostra scuola superiore, cosa impossibile, o
quasi, nell'ambito universitario italiano, dove sappiamo che le classi non permetterebbero
un rapporto diretto tra docente e studenti. Rimane il fatto che, mentre nel mondo
anglosassone troviamo un orientamento di carattere analitico, legato quindi soprattutto
all'insegnamento della logica e a materie di carattere più tecnico, nel settore italiano,
a livello liceale, sappiamo appunto che l'insegnamento è di carattere eminentemente
storico. Ora software didattici, per la logica, ne esistono di ogni genere. Andiamo dalla
logica aristotelica fino alla logica matematica, o anche alla logica informale, per
esempio lo studio delle fallacie, e così via. Questi piccoli strumenti, che agevolano la
vita dello studente e del docente, nello svolgimento delle esercitazioni sono facilmente
implementati. Nel settore italiano invece, nel caso, ad esempio, di un Liceo Classico, in
cui si introduce un software dedicato all'insegnamento della filosofia, rimane il limite
contestuale, tracciato dal contesto storico. E' molto più difficile, molto più arduo,
fornire un valido strumento informatico per l'insegnamento della storia della filosofia o
anche dell'insegnamento di alcuni testi classici, durante gli ultimi tre anni,
nell'esempio tipico del Liceo Classico, senza sminuire, senza ritagliare, senza porre il
pensiero filosofico in un contesto che non gli appartiene. Ora questo può essere evitato
in vari modi. Si possono pensare strumenti articolati in maniera diversa. Ho visto
purtroppo che, fino ad oggi, le prime forme di carattere sperimentale sono legate molto
spesso al modello del test, con una varietà di risposte da selezionare, risposte che poi
finiscono per dare un'impostazione di vero o falso, corretto o sbagliato, all'approccio
dello studente, che sicuramente è molto limitante. Rimane comunque un'esperienza
positiva, sia come primo passo, sia come forma indiretta, nella sua funzione di
alfabetizzazione informatica, perché lo studente, per quanto possa non aver compreso a
pieno il pensiero filosofico, rimane tuttavia interessato e coinvolto nello sfruttamento
dello strumento. Questa esperienza fa sperare che, in breve tempo, si possano sviluppare
strumenti più adeguati.
Domanda 3
Tu utilizzi normalmente la rete Internet. Io ho presente, in particolare, un caso in cui
tu hai utilizzato la rete per cercare di costruire una lista di testi: i cento testi di
filosofia analitica, da acquistare per organizzare una biblioteca di filosofia analitica.
Puoi raccontarci un po' questa esperienza, come ha funzionato e se sei soddisfatto dei
risultati?
Risposta
Questo è stato veramente un piccolo esperimento, quasi uno scherzo. C'era la necessità
di costruire una sezione della biblioteca, credo dell'Università di Torino, dedicata alla
filosofia analitica, quindi di stampo anglosassone. Mi era stato richiesto di tracciare
una lista dei cento testi più diffusi, più utili, più letti in questo specifico settore
dei nostri studi, e la prima idea che è emersa dopo un breve dibattito all'Università di
Oxford, è stata quella di tracciare un'iniziale bibliografia di cento testi e poi farla
circolare su Internet, attraverso le cosiddette "news list". Farle circolare su
liste elettroniche dedicate allo studio della filosofia, e quindi avere un ritorno di
informazioni, un feedback dai vari partecipanti, attraverso il quale correggere di volta
in volta il testo, quindi reinserirlo nel circuito delle liste elettroniche, riavere un
nuovo "feedback", correzioni, un nuovo reinserimento, fino a raggiungere uno
stato sufficientemente stabile della lista, sia nei confronti della biblioteca, per poter
acquistare i testi, sia nei confronti del così detto "gopher", di un servizio
informatico, fornito dall'"American Philosophical Association" (APA), dove è
stata posta questa bibliografia per l'utilizzo di chiunque ritenga possa essere utile. Ho
trovato l'esperimento non solo molto divertente, ma anche gratificante per quello che sono
i termini limitatissimi dell'esperienza scientifica, nel senso che c'è stato un reale
coinvolgimento della comunità scientifica. Ovviamente si tratta di una comunità
scientifica molto parziale, di persone che, utilizzando la posta elettronica, sono
iscritte alle liste elettroniche, di lingua inglese, che hanno competenze nell'ambito
della filosofia analitica. In questo caso specifico, c'è stata la fortuna che molte di
queste cose si sovrappongono. Nell'ambito anglosassone, molti ricercatori docenti, ma
anche studenti, a livello di laureandi, utilizzano la posta elettronica e sono iscritti in
genere alle liste elettroniche, tra questi la maggior parte ha competenze in ambito di
filosofia analitica, e potevano dare suggerimenti o avanzare correzioni rispetto alla
bibliografia. Quindi in questo caso specifico è valsa la pena. Un esperimento durato non
molto, ma non ancora è terminato, perché ancora oggi, a distanza di un anno, continua a
ricevere di tanto in tanto suggerimenti da parte di coloro che leggono questa bibliografia
sul "gopher" dell'"APA.", sulla possibilità di aggiungere o togliere
un testo. In genere si tratta, a questo punto, di suggerimenti molto personali. Questa
bibliografia si è sviluppata dagli iniziali cento testi, testi di appoggio, testi
secondari, manualistica, si è andata arricchendo di vari altri settori, c'è stato anche
un dibattito breve, interessante, ricco soprattutto di parole forti, sulla possibilità di
introdurre Kant o meno tra i padri della filosofia analitica, proposta su cui io ero in
completo disaccordo. Comunque è stata dibattuta a lungo, non dico che si è arrivati alla
votazione, ma sostanzialmente l'idea poi è stata bocciata. Ma il mio ruolo è stato
esclusivamente quello di editore, cioè di "editor", nel senso inglese, di
curatore di questa bibliografia, ricevendo le informazioni, trasformandole nuovamente in
un nuovo file, rispedendo le informazioni e ricevendo nuovamente un feedback, fino,
appunto, al raggiungimento di una certa stabilità. Recentemente un collega spagnolo
diceva di aver fatto un lavoro simile per la filosofia analitica in lingua spagnola e
quindi voleva trovare un modo di accordarci, affinché si potesse costruire in questo caso
un ipertesto, in realtà soltanto un collegamento, semplicemente rimandare, utilizzando
uno strumento più potente, che è quello del World Wide Web, sempre della APA, rimandare
dalla bibliografia dei cento testi analitici più importanti, che io a un certo punto ho
deciso di chiamare "patrologia analitica", per ovvie similtudini con altri
strumenti, rimandare dalla "patrologia analitica" alla bibliografia di filosofia
analitica in lingua spagnola. Con questo non c'è né desiderio di completezza né
ambizioni da bibliotecomane impazzito, semplicemente uno strumento utile per chi ne abbia
bisogno. Il risultato finale, nei confronti della biblioteca, è stato quello di ottenere
una lista completa, adeguata e dettagliata su un compact disk, con le varie indicazioni -
casa editrice, prezzo, e così via - nel giro di poche settimane. Ci sono diverse banche
dati che raccolgono i testi attualmente in commercio, naturalmente sempre orientate molto
alla lingua inglese, ma siccome eravamo in ambito anglosassone, non c'è stato alcun
problema.
Domanda 4
Tu hai scritto il testo "Informatica e Filosofia", che discute dell'utilità
dell'informatica per la filosofia. Di cosa tratta il tuo libro?
Risposta
Il libro nasce da una serie di articoli, che mi erano stati commissionati dalla rivista
"Informazione filosofica". L'idea era originariamente quella di raccogliere
semplicemente in un opuscoletto questi articoli, che molti continuavano a richiedere a
"Informazione filosofica". Poi, come al solito, le idee sono cresciute, un po' a
valanga, ed è nato questo libro: una semplice guida, abbastanza modesta in termini di
ambizioni scientifiche, di presentazione di quello che oggi è disponibile. Per i dati nei
vari settori, che ho potuto raccogliere, è organizzata in quattro capitoli centrali, che
rappresentano la vera e propria guida all'informatica per filosofi, uno dedicato,
ovviamente, a Internet, uno alle banche dati, uno ai testi elettronici e uno alla
didattica elettronica, il tutto sempre orientato alla filosofia. A questo si uniscono due
capitoli iniziali su come comprare un computer, come acquistare un modem, la possibilità
di acquistare un computer e una stampante usati, i software che uno dovrebbe avere nel
proprio hard-disk e così via. Il primo e l'ultimo capitolo sono di carattere introduttivo
e conclusivo. Il primo parla della rivoluzione informatica, ma in termini non estremamente
ambiziosi, vuole soltanto essere un'introduzione a chi non ha competenze nel settore.
L'ultimo capitolo invece parla dei possibili scenari che si aprono nei prossimi anni. A
tutto questo si unisce poi la solita bibliografia e la solita prefazione.
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