Biblioteca digitale (intervista) RAI Educational

Hans Magnus Enzesberger

Milano, 2 ottobre 1997

"Il mago dei numeri"

SOMMARIO:

  • Enzesberger presenta il suo ultimo libro "Il mago dei numeri" (1).
  • La matematica non è così difficile e noiosa come molti credono. Il suo libro è un po' una favola: un libro che evidenzia la parentela che esiste tra matematica e la letteratura (2).
  • L'intervistato non riconosce in Internet un mezzo che fa risparmiare tempo nella ricerca di informazioni; inoltre lo sforzo dell'utente nello scegliere le informazioni da selezionare è maggiore dell'utilità del mezzo stesso (3).
  • I bambini della nuova generazione sono molto più "passionali" nel loro approccio al computer (4).
  • La novità offerta dall'ipertesto, come nuovo genere letterario, non è affatto garanzia della sua qualità. Anche l'ipertesto collaborativo, in fondo, offre qualcosa di già detto dalle avanguardie di inizio secolo (5).
  • La televisione agisce come una specie di sonnifero sugli utenti. Teoricamente potrebbe svolgere un ruolo educativo, in realtà, però, essa ha altre intenzioni (6) (7).
  • Pensare che le nuove tecnologie potranno automaticamente migliorare il mondo è un'illusione (8).

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INTERVISTA:

Domanda 1
Di che tratta il Suo ultimo libro?

Risposta
Il titolo del libro è Il mago dei numeri. E' un libro per le persone che hanno paura o che hanno orrore della matematica, perché ho l'impressione che tante, tante persone giovani, ma anche adulti, per tutta la vita abbiano deciso di essere negati alla matematica. Io conservo dei seri dubbi sulla veridicità di questa idea, perché penso che la maggior parte dell'umanità possieda l'intelligenza sufficiente per capire la matematica.

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Domanda 2
Ci parla della sua passione per la matematica?

Risposta
E' una mia vecchia passione la matematica, che non ha a che fare, ad un primo sguardo, con la letteratura. E mi fa un po' pena il fatto che la maggior parte della gente abbia deciso di essere troppo stupida per capire la matematica, perché ciò non può essere. Le ragioni emotive per questo rigetto della matematica si trovano nel modo di insegnare, perché, in fondo, la matematica è una cosa di un grande fascino, di una grande attrazione, che non ha niente a che fare con la routine, lo schematismo e la noia. Bisogna trovare il modo di presentare la matematica nella sua vera natura, che è altrettanto difficile o facile, come per esempio la musica. La matematica come la musica sono conoscenze che debbono essere aperte a tutti. In questa prospettiva io ho scritto un libro che si presenta come un piccolo romanzo, un racconto che rientra un poco nella tradizione del Carroll di Alice nel Paese delle Meraviglie. Carroll fu, del resto, anch'egli un matematico, ossessionato dalla matematica. Insomma, la letteratura e la matematica non sono tanto differenti tra loro come si crede, ma, a mio avviso, hanno qualcosa in comune.

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Domanda 3
Lei usa Internet per il Suo lavoro?

Risposta
Ho trovato poca economia dal punto di vista del tempo, anche a causa della sovrabbondanza dell'informazione. In Internet esiste il problema del filtraggio; in genere si può dire che tutti i media elettronici comportano questo problema di selezione, e a volte lo sforzo che l'utente investe nello scartare delle informazioni è maggiore dell'utilità del mezzo stesso. In questo senso non mi risulta comodo e, a mio avviso, in ogni media, qualsiasi tipo esso sia, implica anche la questione di chi è servo e di chi è padrone. Io preferisco il medium nel quale è il discorso a fare da padrone.

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Domanda 4
Lei ha parlato di una difficoltà nel presentare la matematica, nell'insegnarla ai bambini. Non si può dire la stessa cosa per quanto riguarda l'approccio al computer?

Risposta
No, non direi. Piuttosto, forse, sono gli stessi insegnanti che hanno certi dubbi e reticenze, perché per i bambini, secondo la mia esperienza, il computer è piuttosto un giocattolo del quale si servono senza problematizzare, anche sperimentando, senza procedere metodicamente con il manuale. E' una generazione, questa, che ha una specie di mutazione che riguarda la civilizzazione. Per i bambini di oggi è molto meno drammatico il cambio tra medium-tradizionale e medium-nuovo. In questo senso loro sono più capaci dei professori.

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Domanda 5
Secondo alcuni studiosi l'ipertesto si adatterebbe meglio alla poesia, attraverso sperimentazioni di ipertesto collaborativo. Cosa pensa in proposito?

Risposta
Questo è il discorso dell'avanguardia di sempre: l'idea di partire da zero, fare la cosa completamente inedita, totalmente nuova, la rivoluzione di una forma e via dicendo. Ma questo è un discorso in se stesso molto vecchio e a mio avviso anche un poco antiquato, perché questa idea di originalità o del valore dell'innovazione in sé mi pare pericoloso: il fatto che una cosa sia nuova non dice nulla sulla sua qualità. Il valore estetico, in questo senso, è relativo. Il nuovo, per essere nuovo, non dice un granché. L'originalità è relativa perché anche il più allarmista continua un lavoro millenario dell'umanità. Questa idea eroica del nuovo risale al 191O-1920. Ripetere questo discorso oggi non ha senso. Rispetto all'ipertesto collaborativo, i dadaisti hanno fatto questo tipo di operazione con i risultati all'epoca molto sorprendenti, ma oggi già ascoltati.

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Domanda 6
E la TV?

Risposta
E' troppo complesso l'argomento per essere chiarito in poco tempo. Innanzi tutto considero la televisione come un farmaco, come una specie di Valium che permette al pubblico di "to stop the brain-action", di "frenare l'azione del cervello", un sonnifero calcolato per non far pensare l'umanità. E questo è anche un bene, perché una persona molto stanca ha bisogno di un tranquilizzante. A parer mio, questo è l'effetto più importante della televisione e anche l'effetto desiderato dalla maggior parte degli utenti.

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Domanda 7
Lei crede che la televisione potrebbe avere un ruolo educativo per l'umanità?

Risposta
Teoricamente, credo di sì. L'industria della televisione, però, ha altre intenzioni. L'educazione, la cultura, tra loro non sono secondarie, ma è proprio l'ultima cosa a cui pensare. E' sufficiente spendere due ore davanti a un programma normale alla televisione per rendersene conto. Non credo che la mia sia una opinione apocalittica. La televisione è funzionale all'individuo, nel senso che la gente ha bisogno di ciò; in questo senso essa serve, anche prescindendo dall'informazione che potenzialmente può offrire.

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Domanda 8
Crede che Internet, ma anche gli altri mezzi di informazione possano migliorare il mondo?

Risposta
Mi pare un poco ingenuo credere che un cambiamento profondo porti ad un miglioramento della qualità della vita. Credo che sia troppo pretendere da questi poveri ingegneri che producono queste macchine, queste tecnologie di salvare il mondo. Non sono Cristo, non è loro il compito di salvare il mondo. Loro inventano uno strumento migliore, più veloce, più sofisticato, ma il bene dell'umanità non lo fa la Sony.

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