INTERVISTA:
Domanda 1
La Sua conferenza al Milia prendeva il titolo provocatorio di: "C'è una vita dopo
Internet?" Che cosa ha voluto dire?
Risposta
Ho voluto dire che Internet cambierà completamente nei prossimi quattro o cinque anni, e
non sarà più l'Internet che noi conosciamo: sarà come una crisalide che si trasforma in
farfalla o acqua che, riscaldata, dallo stato liquido diventa vapore. Sarà un altro
spazio, qualcosa di completamente diverso, che nascerà dalla fusione di diversi settori,
di Internet e della televisione, per esempio, o dalla potenza dei nuovi motori di ricerca
con l'arrivo di agenti intelligenti.
Domanda 2
Ci può spiegare, attraverso anche delle cifre, questo fenomeno dell'esplosione di
Internet?
Risposta
Le cifre sono facili da citare: ci sono oggi cinquanta milioni di internauti: trenta
milioni negli Stati Uniti, sei milioni in Europa, quattro milioni nel sud-est asiatico e
il resto nelle altre parti del mondo. Esistono, oggi, dodici milioni di host, cioè di
server collegati, e in tre anni si passerà da dodici milioni a centodieci milioni. Si
contano, inoltre, centocinquanta milioni di pagine Web, ed entro l'anno Duemila si
passerà da centocinquanta milioni a un miliardo di pagine Web, dunque in tre anni. Si
tratta di una vera esplosione quella a cui stiamo assistendo. La grande domanda è: può
continuare? Non può continuare. Per tale ragione io mi chiedo se c'è una vita dopo
Internet. Che cosa ci sarà dopo Internet? Poiché Internet, nella sua forma attuale, non
può più continuare a vivere.
Domanda 3
Allora gli intermedia saranno o no il futuro di Internet?
Risposta
Ho usato il termine di intermedia per metterlo in relazione con ciò che viene chiamato
oggi multimedialità. Ma la multimedialità, per me, sono soltanto dei media giustapposti:
si accostano i media del cinema, della televisione, delle pagine Web, e tutto questo lo si
chiama multimedialità. In realtà è semplice giustapposizione dei media. La
digitalizzazione dell'informazione, che è il linguaggio comune a tutti i computer,
permette di creare ciò che ho chiamato, con Nicholas Negroponte, l'Unimedia: un solo tipo
di media con un linguaggio che i calcolatori possono trattare, e le reti ad alto flusso
possono trasportare. Ma io penso che con la fusione di Internet e della televisione, che
in inglese si chiama webcasting, termine coniato sul modello di broadcasting, il
messaggio, invece di essere trasmesso dall'emittente televisiva è trasmesso da Internet,
secondo lo slogan del webcasting "don't serve the web, we'll serve it to you";
non bisognerà più fare del surfing per cercare l'informazione, perché l'informazione ci
sarà inviata già personalizzata. Questo si chiama push-media. Con il pull-media, sono io
che devo estrarre il messaggio che mi interessa, dall'oceano di informazioni che si chiama
Internet. Con il push-media l'informazione viene verso di me. Tutte queste parole inglesi
le ho tradotte in francese con "intermedia". L'intermedialità è un nuovo
spazio, il cyberspazio futuro, che non ha niente a che vedere con il surfing che si fa
oggi su Internet.
Domanda 4
Non crede che con questa enorme quantità d'informazione che ci arriva in casa, anche se
non l'abbiamo scelta, andiamo incontro ad una nuova forma di passività o di
specializzazione che ci porterà sempre sulle stesse piste e ci farà perdere la visione
d'insieme?
Risposta
C'è sempre il rischio di chiudersi in una equazione di parole da cercare o in una serie
di temi da trovare. Ma non dimentichiamo che dietro le pagine che arrivano in casa nostra
c'è l'interattività: ogni pagina che ci porta delle informazioni, è interconnessa con
altri siti. In una finestra appare la pubblicità, in un'altra appaiono le news: si può
cliccare sulla pubblicità, cliccare sulle news e andare verso altri siti. Dunque non si
è passivi come davanti alla televisione, si è anche attivi poiché si possono creare
ipertesti con altre persone, si possono creare connessioni con altri siti. Questa è una
forma di interattività che permette di selezionare le informazioni e di usarle in maniera
pertinente.
Domanda 5
Come in Point Cast. E adesso ce ne sono degli altri?
Risposta
C'è Point Cast, c'è Web Pack, Arrive, Marrimba: questi sistemi sono stati i primissimi,
i pionieri in fatto di cambiamento. Sull'Internet di domani avremo una nuova dimensione,
Internet diventerà multidimensionale. Per esempio su un channel, su un canale di
webcasting potremo vedere un film in screen-video, senza bisogno di caricarlo sulla
televisione. Viene trasmesso, e se noi siamo interessati da qualcosa che succede nel film,
possiamo cliccare sull'immagine, anche sull'immagine animata, e dall'interno dell'immagine
saltare in un altro sito, che contiene, per esempio, dei suoni, una musica che vogliamo
ascoltare o ordinare il CD ROM; mentre oggi ci muoviamo ancora nell'universo di Gutenberg,
ci muoviamo all'interno di testi scritti, di pagine a stampa, cliccando su link
bidimensionali. Tutto questo sta per cambiare completamente. Quello che oggi si chiama
fare del surfing su Internet -lo posso dire io che sono un surfer, che pratico il surf
nella realtà- ci apparirà come praticare surf nelle onde artificiali di una piscina. Il
vero surf del futuro su Internet, nei prossimi tre o cinque anni, sarà come andare sulle
onde delle Hawaii, in piena natura.
Domanda 6
Sì ma ci sono anche le 3 D.
Risposta
Precisamente. Ci sono adesso parecchi strumenti che permettono di ottenere la
tridimensionalità e di fare dell'animazione VRML, che dà la possibilità di spostarsi
all'interno di uno spazio, sotto il controllo del mouse. Ci sono dei programmi, come Java,
che permettono di manipolare immagini in 3 D, degli oggetti, dei prodotti che vogliamo
comprare, come un vestito o una falciatrice elettrica: tutti questi oggetti li possiamo
manipolare in 3 D. Prima era impossibile, perché ci volevano delle bande passanti, dei
cavi troppo grossi. Ora, con la compressione dell'informazione si può metterla nel
proprio hard disk, e poi, con programmi come Java, manipolare certe informazioni off line.
Domanda 7
E' vero che tutto questo è molto più affascinante della televisione tradizionale, ma
c'è anche il problema che nelle case, nelle famiglie, la maggior parte della gente deve
ancora scoprire Internet. Lei che cosa pensa della fusione nel televisore di Internet e
degli altri media, attraverso la Web TV e le reti cablate o i satelliti che portano
Internet sui televisori.
Risposta
Ci sono diversi aspetti. Innanzi tutto la fusione di Internet e della televisione è
inevitabile e si produrrà in diversi modi. In primo luogo si comprano molti più
calcolatori che televisori: centodiecimilioni di calcolatori nel mondo l'anno scorso
contro cento milioni di televisori. Dunque c'è un aumento dei computer. I giovani hanno
quasi più voglia di trascorrere il tempo su Internet, davanti allo schermo del loro
computer, che davanti al televisore. Questo è un primo aspetto. In secondo luogo ci sono
dei box, come la Web TV, che permettono di collegare il telefono con la televisione e di
fare del surfing su Internet. Si può già fare con un telecomando - a cui la gente è
abituata - e si aprirà così un campo enorme alle persone che non intendono servirsi del
computer con il mouse e la tastiera. In terzo luogo faranno la loro comparsa tra quattro
anni, dal 2001, i satelliti a orbita bassa, che si chiamano low orbiting earth satellites.
Il più spettacolare è il progetto "Teledesic" costituito da 840 satelliti, che
cominceranno ad essere lanciati dal 1999. Si tratta di una iniziativa promossa da Bill
Gates che permetterà di ricevere Internet sul computer. Si chiama direct PC ed ha una
velocità di trentaquattro milioni di bit al secondo, quindi, un flusso enorme e non
soltanto in ricezione. Si potrà anche trasmettere, si potrà comunicare con i satelliti
per mettere informazione sulla rete. E questa è una autentica e integrale forma di
interattività. Dunque, io credo che questi tre elementi faranno sì che i prossimi tre o
cinque anni l'incontro della televisione e di Internet sarà uno dei fattori più
impressionanti e spettacolari dell'evoluzione della comunicazione, come lo sono stati la
stampa, il telefono e la televisione.
Domanda 8
Ma allora il fenomeno della information over load, l'eplosione dell'informazione che ci
può sommergere non sarà ancora più forte?
Risposta
Io credo che questo sia già successo con la stampa, quando è apparso il libro. Ci sono
stati dei filosofi, dei chierici, degli scienziati, che hanno detto: il libro è la più
diabolica delle invenzioni, perché così non si eserciterà più la memoria e si perderà
il ricordo di quello che avremo messo sui libri. E si è detto anche che il libro non
avrebbe permesso più agli uomini di comunicare tra loro, se non con lo scritto. Di fronte
ad ogni nuovo rapporto si sviluppano delle resistenze. Anche per il libro è stato detto
che si sarebbe rimasti sommersi da un oceano di informazioni che non si sarebbero potute
più controllare. Oggi si dice la stessa cosa delle reti interattive multimediali. E
tuttavia Lei ha ragione: esiste un pericolo reale, dunque occorre gerarchizzare
l'informazione, classificarla, vagliarla, e perciò ci sono sempre più agenti
intelligenti che ci aiutano a cercare l'informazione sulle reti, a metterla sul proprio
hard disk e a vagliarla. Io penso che si debbano educare i bambini ad esercitarsi in
quella che chiamo "dietetica dell'informazione", ad una dieta dell'informazione,
information diet, come si dice in inglese. Secondo la dietetica odierna non ci si deve
nutrire con grandi pranzi che vanno avanti delle ore, ma in quindici minuti o mezz'ora al
massimo, mangiando cibi igienici. Così bisogna praticare una dietetica dell'informazione:
non passare troppo tempo su Internet, andarvi solo quando e come si deve in modo da
ottenere l'informazione più pertinente e più utile.
Domanda 9
Lei è al corrente che oggi gli adolescenti a volte hanno meno esperienza di vita reale
che di vita virtuale, e che questo fenomeno è destinato a diffondersi sempre più negli
anni a venire. Non ha paura che si verifichi una perdita dell'esperienza di vita?
Risposta
E' un rischio sempre possibile, lo stesso che per il libro, per la televisione, per il
telefono o per il cinema. Quando è apparso il cinema, si è detto: è spaventevole, si
vivrà in un mondo immaginario, che non esiste, si perderà il contatto con la vita reale.
Quando è stato inventato il telefono molti hanno detto: è una brutta cosa perché la
gente non si parlerà più direttamente, non avrà più l'emozione della comunicazione
diretta, la sensibilità ne risulterà impoverita. E invece sappiamo che il telefono può
essere un mezzo di comunicazione molto emotivo. Insomma, ad ogni nuovo inizio ci sono
questi timori, ma successivamente si impara ad integrare il mezzo in un uso che gli dà il
suo posto fra tutti gli altri. Io penso che sarà lo stesso con le reti interattive
multimediali. Credo, tuttavia, che qualche rischio si corra con la realtà virtuale. Tutte
le esperienze che ho potuto fare in questo campo mi hanno molto impressionato. Ne ho fatte
tre o quattro: me le ricordo ancora. Penso che un bambino di cinque o sei anni che facesse
quelle esperienze, con il casco e i guanti, rischierebbe di avere una visione falsata del
tempo, dello spazio, della realtà. Dunque, bisogna essere prudenti, spiegare i rischi e i
pericoli. Ma penso che sia ineluttabile e che, ad ogni modo, è meglio imparare a
servirsene piuttosto che temerli e rifiutare la realtà che ci si presenta oggi davanti.
Domanda 10
Ma si può credere a tutto quello che si trova su Internet? Non è soltanto una questione
di realtà virtuale, è in questione anche la verità delle informazioni o l'inquinamento
informatico, come Lei lo ha chiamato una volta?
Risposta
Uno dei grandi problemi di Internet consiste nell'affidabilità che hanno le informazioni
che ci fornisce. Qual è la credibilità delle informazioni che vi si trovano? Io ho
un'idea semplice, forse semplicistica, a questo proposito. Penso che la credibilità e
l'affidabilità delle informazioni siano legate alla marca, all'impresa emittente. Che
vuol dire questo? Vuol dire che una marca si consolida con la fiducia dei consumatori
attraverso gli anni: ci vuole tempo per creare un capitale di fiducia. Le grandi imprese
che hanno accumulato questo capitale le conosciamo: sono, per esempio, il Ministero della
Cultura in Francia, la Città delle Scienze, i grandi giornali come "Le Monde".
In Italia la RAI è una marca di fiducia, perché ha creato l'immagine della sua capacità
a trattare l'informazione in modo intelligente e sensibile. Io penso che su Internet sarà
la stessa cosa: nasceranno molte piccole officine capaci di fornire informazioni
interessanti, ma senza marca. Bisognerà essere prudenti perché non si può essere sicuri
della loro affidabilità.
Domanda 11
Guardando al futuro, l'esplosione delle tecnologie connettive cambierà sicuramente
l'educazione, il lavoro, ma potrà provocare soprattutto un cambiamento della società da
verticale a orizzontale. Ci può spiegare questo concetto?
Risposta
Ho terminato la mia conferenza proprio su questo tema. Ho detto che Internet rappresenta
il segno del passaggio da una società verticale, a modello piramidale, ad una società
orizzontale e reticolare, trasversale. E' una transizione difficile a compiersi, perché
quello che non si dice mai, la parola che non si pronuncia mai è la parola
"potere". In una società piramidale si sa chi esercita il potere su chi, e
quelli che ce l'hanno non vogliono perderlo, mentre nella società reticolare il potere è
distribuito orizzontalmente. L'espressione che ho usato è che per passare da una società
piramidale a una società reticolare bisogna passare dall'esercizio solitario
dell'intelligenza selettiva alla pratica solidale dell'intelligenza collettiva. Qui è in
gioco il nostro futuro.
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