Biblioteca digitale (intervista) RAI Educational

Ignazio Contu

Roma, 04/04/96

"Telèma"

SOMMARIO:

  • "Telèma" è la prima rivista italiana che affronta specificamente le problematiche, non solo strettamente tecniche, e le conseguenze connesse allo sviluppo della telematica la quale, in definitiva, consente di comunicare, senza limiti di spazio o di tempo, da tutte le parti del mondo (1).
  • La rivista si costituisce di due parti: una monografica ed una dedicata all'attualità, con particolare riguardo verso i rapporti tra arte e telematica (2).
  • Gli autorevoli collaboratori, sia italiani che stranieri, sembrano partecipare ad un dibattito, senza fini precostituiti, che si sviluppa gradualmente tra le pagine di questa rivista (3).
  • Per quanto riguarda il rapporto tra la società italiana e il mondo telematico, si può notare che, oltre ad ovvie prese di coscienza da parte di imprenditori e dei giovani, si è ancora ben lontani dalla situazione statunitense (4).
  • Una grave responsabilità cade sul mondo politico italiano, incapace di vivere il presente pensando al futuro. Questa mancanza si mostra in modo totale nel campo della ricerca scientifica, destinataria di sempre minori investimenti da parte dello Stato; così facendo l'Italia corre il rischio di essere tagliata fuori dal mondo industrializzato proprio in questa fase della storia in cui i tempi si sono notevolmente abbreviati ed il futuro è sempre più vicino (5).
  • Accanto alla carenza politica, l'Italia soffre di un inguaribile pressappochismo che, in prospettiva, escluderà i giovani dal mercato del futuro: in tal senso la scuola e i mass media dovrebbero educare ed indirizzare i ragazzi a studi specialistici (6).
  • Più in generale, la tecnologia deve servire per aiutare l'uomo a capire i propri interessi e a dare una soluzione ai problemi. Però il cattivo uso della tecnologia produce effetti negativi che i tecnici non hanno la capacità di prevedere e gestire: devono essere gli altri, ossia i filosofi, i politici, i sociologi e anche gli intellettuali, a cercare di mantenere il senso delle cose, il senso dei valori, riconoscendo le caratteristiche dell'esistenza e della realtà, per cercare di volgerle a un bene comune (7).
  • La telematica costituisce una riconquista di libertà, uno spazio straordinario nel quale bisogna però inoltrarsi avendo ben fermi alcuni princìpi. Bisogna individuare ciò che può essere vantaggioso non per la comodità, non per il consumo soltanto, né per l'interesse personale, ma per l'interesse della collettività (8).
  • Il problema della censura rispetto ad Internet è una questione seria non solo perché interferisce con la natura stessa della rete, ma soprattutto perché ripresenta l'eterno problema del censore: è un reazionario, nel senso peggiore del termine? E comunque, pur ammettendo la totale onestà ed intelligenza di scelte da parte del censore, chi lo sceglie? (9).
  • Un altro aspetto legato alla rivoluzione digitale è il telelavoro: da un lato rappresenta una soluzione a problemi quotidiani ed universali come l'inquinamento, il traffico; d'altro canto, tuttavia, bisogna tenere presente che telelavoro non è un sinonimo di occupazione , almeno nell'immediato (10).
  • Il problema del costo di esercizio rappresenta un notevole ostacolo che la TELECOM, anche per la sua stessa sopravvivenza rispetto alla concorrenza di altre grandi aziende straniere del settore, sta cercando di risolvere, agevolando così lo sviluppo e la diffusione della telematica (11).
  • La liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni , per come si prospetta in America, da un lato rappresenta un'ottima soluzione, ma dall'altro può diventare lo strumento attraverso il quale le grandi aziende si alleano, imponendo così i loro prezzi (12).
  • La società dell'informazione globale, che la telematica consente, deve far sì che non ci siano delle esclusioni, deve far sì che le connessioni siano possibili per tutti; tutto quello che sta accadendo fa sentire sempre di più l'esigenza, non tanto di un governo mondiale, ma quanto meno di un raccordo tra i maggiori Paesi del mondo. In altre parole, non bisogna dimenticare che le attuali tecnologie sono in grado di ridurre le differenze tra ricchi e poveri: quindi sarebbe un errore sfruttare la telematica per aumentare le distanze economiche e sociali (13).

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INTERVISTA:

Domanda 1
Nell'estate del '95 nasceva "Telèma", la prima rivista italiana del settore che, con cadenza trimestrale, affronta l'argomento tentando una riflessione approfondita sui nuovi media. Perché "Telèma"?

Risposta
"Telèma" perché in questo momento la telematica sta dominando la società e la dominerà sempre di più nei prossimi anni. Non si tratta di una semplice rivoluzione tecnologica. La telematica non si limita a fornire strumenti che possono migliorare la qualità della vita, le comodità, il lavoro, i trasporti: la telematica consente di comunicare, senza limiti di spazio, senza limiti di tempo, da tutte le parti del mondo. Questo comporta non soltanto un diverso modo di rapportarsi con gli altri, con le persone e con le cose, ma forse modifica stili di vita ed attitudini culturali; potenzialmente, può portare anche alla necessità di modificare assetti istituzionali. Quindi è un fenomeno veramente rivoluzionario di fronte al quale noi non possiamo limitarci a registrare passivamente le piccola utilità dello strumento, sia esso la televisione interattiva o il personal computer; dobbiamo capire come e in che misura questi mutamenti radicali debbano essere innanzi tutto definiti, identificati, e poi, in qualche modo anche guidati. La tecnologia è di per se stessa neutrale, come ben sappiamo, però l'uso della tecnologia può essere un cattivo uso o un buon uso. Allora "Telèma" nasce proprio dall'esigenza di affrontare questo problema.

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Domanda 2
Qual è l'idea dietro la rivista?

Risposta
L'idea dietro la rivista è quella di descrivere tutto ciò che sta accadendo in questi campi, di definirlo da tutti i punti di vista e con la massima serietà, senza nessun pregiudizio, cercando le persone che, a vario titolo, hanno qualche cosa da dire per segnalare il problema e per suscitare una riflessione. E' un modo anche per contribuire alla stessa ricerca scientifica. "Telèma" è una rivista di tipo particolare. L'editore di "Telèma" è la "Fondazione Ugo Bordoni", che da tempo si occupa di ricerca nel campo delle telecomunicazioni, delle telematica, dell'informatica e della multimedialità: divulgare ciò che sta accadendo in questi campi significa contribuire a un giusto indirizzo della ricerca. Il progetto nasce quindi dall'idea di svolgere un'opera di divulgazione e di sollecitazione di dibattiti. La rivista si costituisce di due parti. Una è monografica, dedicata a un tema. Per esempio, il primo numero era dedicato ai rapporti tra telematica e politica: più democrazia o meno democrazia? In sostanza ci rivolgiamo ai massimi esperti in quei campi nei quali la telematica provoca reazioni, connessioni, sollecitazioni. Valutiamo questi problemi da tutti i punti di vista: dal punto di vista tecnologico, descrivendo con esattezza le nuove apparecchiature tecnologiche; dal punto di vista politico, dal punto di vista sociale, dal punto di vista giuridico e dal punto di vista economico. La rivista è, pertanto, organizzata in modo che ogni numero dia una risposta più esauriente possibile, partendo dal principio che si tratta di un dibattito senza un fine precostituito. La seconda parte della rivista è dedicata all'attualità, focalizzando le connessioni della telematica non soltanto con la vita quotidiana, ma anche con i problemi della cultura ed evidenziando i rapporti tra l'arte e la telematica. "Telèma" nasce con la convinzione che la complessità del mondo moderno, una complessità dalla quale possono derivare molte opportunità ma anche qualche rischio, non possa essere affrontata soltanto dai tecnici. Deve essere affrontata anche da coloro che, per la loro cultura umanistica o per il loro impegno sociale, siano in grado di vedere se questa tecnologia può essere assecondata senza limiti, oppure se, in qualche misura, vada guidata o, per lo meno, in che misura ne possono essere attenuati i possibili effetti negativi, i rischi delle esclusioni, i rischi delle differenziazioni. Internet e tutte le possibilità di connessioni hanno creato qualcosa che prima non esisteva: una democrazia culturale. Però ci sono anche troppe informazioni, quindi si corre il rischio che qualche operatore fazioso possa trasmettere delle mezze verità attraverso l'nformatica, rendendo ancora più difficile il discernimento del vero dal falso e a tutto svantaggio dei corretti operatori dell'informazone.

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Domanda 3
Può delineare un bilancio del primo anno di attività di "Telèma" e proiettare uno sguardo al futuro?

Risposta
Noi veniamo da un anno di successo, sia di vendite, che di apprezzamento. Ci siamo resi conto che, attraverso la nostra rivista, abbiamo dato il via ad un maggiore approfondimento di questi temi. Prima di "Telèma" c'era soltanto un giornale che saltuariamente dedicava una pagina fissa, "Repubblica", ai problemi della telematica, a Internet. Soltanto dopo l'esordio del nostro periodico, tutti i giornali hanno scoperto che la telematica è un argomento su cui bisogna informare i cittadini, perché cambia la loro vita. Questo può essere un primo positivo bilancio dopo un anno di vita. Per il futuro speriamo di continuare a svolgere questo tipo di lavoro con la stessa qualità di interventi, con dibattiti sempre più approfonditi, tenendo comunque fede allo schema in cui è ripartita la rivista, e tenendo sempre costante questo obiettivo: scegliere i massimi esperti, italiani e stranieri, nei singoli settori. Ribadisco che il nostro unico scopo è quello di mantenere viva la discussione attraverso le pagine del nostro rotocalco: per questo motivo, spesso, pubblichiamo opinioni diverse. Personalmente penso, e molti collaboratori condividono il mio punto di vista, che il futuro sarà come è stato il passato, ossia pieno di problemi, per affrontare i quali ci vuole la conoscenza delle varie realtà, una seria raccolta di dati su cui riflettere. La tecnica non può avere soltanto il fine di risolvere qualche problema di carattere pratico: deve essere messa al servizio dell'uomo, perché l'uomo possa ricavarne il maggior benessere possibile, benessere individuale e benessere collettivo. Spesso ci si chiede se questo progresso tecnologico potrà favorire la diffusione del benessere o piuttosto non creerà nuove ragioni di esclusione tra ricchi e poveri, all'interno dello stesso Paese e, all'interno della comunità mondiale, tra un Paese e l'altro, tra anziani e giovani. Sono convinto che chi non è in grado di impadronirsi della tecnologia telematica, corre il rischio di entrare nella grande area degli esclusi o di coloro che non potranno svolgere attività né creative e neppure remunerative dal punto di vista intellettuale o morale. L'artigianato del futuro sarà prevalentemente, ne sono convinto, un artigianato telematico che potrà essere sorretto anche dalla capacità della telematica di contribuire a diffondere il sapere, la conoscenza.

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Domanda 4
Entriamo appunto nel rapporto tra telematica e società. In Italia, per esempio, non si tratta ancora di un fenomeno di massa, ma si sta diffondendo in modo piuttosto capillare. Come sta cambiando il rapporto tra la società italiana e le nuove tecnologie?

Risposta
Sta cambiando con marce diverse. Tra i giovani sta cambiando con grande velocità. I giovani, soprattutto i disoccupati, hanno capito che, se non sanno usare bene il computer e se non conoscono molti programmi, le loro possibilità di trovare il lavoro si riducono. Tra gli anziani ci sono atteggiamenti diversi. Ci sono alcuni incapaci di entrare nella cosiddetta mentalità digitale, soprattutto per una questione di cultura, per una questione di educazione, per una questione di carattere psicologico. Altri anziani, invece, anche se hanno difficoltà ad usare il computer perché non hanno elasticità di apprendimento né la manualità indispensabile per potere usare questi strumenti, ne capiscono l'importanza. Un esempio è costituito da alcuni grandi imprenditori che, pur odiando il computer, hanno telematizzato le loro aziende. Secondo me ci vorrà ancora del tempo per poter far sì che in Italia l'uso degli strumenti telematici sia un uso di massa. E' sufficiente osservare che il rapporto tra noi e gli Stati Uniti è di uno a dieci per quanto riguarda il possesso dei personal computer.

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Domanda 5
La classe politica italiana ha maturato la consapevolezza di quanto sta avvenendo grazie alla telematica?

Risposta
La mia esperienza di giornalista politico mi induce ad affermare che .soltanto alcuni politici italiani abbiano acquisito tale consapevolezza. Il difetto dell'Italia sta nel fatto che ogni anno ci troviamo di fronte a una emergenza da affrontare. In altri termini, manca alla classe politica italiana quella che viene definita la "capacità duale", ossia la capacità di pensare al presente preoccupandosi del futuro. C'è un dato, secondo me, inquietante ed allarmante: per la ricerca scientifica in Italia si spende l'1,1-1,2% del prodotto interno lordo, ed è un dato in diminuzione, dato che nel 1991 era 1,3%. La media europea è del 2,5%, in America il 2,8%, in Giappone il 3%. La classe politica forse avverte questa necessità, ma ha l'affanno di inseguire i problemi dell'immediato. Purtroppo spesso ci si limita a parlare o di grandi schemi o di grandi riforme, che non si possono mai fare, oppure di grandi promesse. In Italia dobbiamo pensare che, se non ci metteremo al livello degli altri Paesi, verremo espulsi non soltanto dall'Europa, ma da tutto il mondo industrializzato. La telematica è l'espressione di una rapidità straordinaria del progresso, per cui il futuro che prima i nostri nonni o i nostri zii immaginavano in termini di generazione, adesso arriva ogni tre-cinque anni. Tra cinque anni, nel 2001, saranno cambiate moltissime cose. Saranno cambiate le realtà nazionali, saranno cambiati i confini, avremo forse una lingua universale. Di fronte a questo possibile scenario ormai prossimo, cosa stiamo facendo? Poco. "Telèma" lo segnala costantemente, ricoprendo il ruolo di coscienza critica.

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Domanda 6
Non dovrebbe essere compito della scuola fornire ai ragazzi un'istruzione telematica?

Risposta
Sì, io direi che il problema della scuola sia fondamentale. Da più parti c'è la convinzione che il problema italiano non sia di natura essenzialmente politica, ma culturale. La storia nel nostro Paese è una storia affascinante e straordinaria, perché abbiamo conquistato l'indipendenza poco più di un secolo fa, mentre tutti gli altri grandi Paesi erano Stati nazionali da molti secoli. In Italia non ci si è mai preoccupati di trasmettere una cultura che non fosse soltanto una cultura umanistica, accanto alla quale si è sempre diffuso il principio che nella vita ci si possa arrangiare e che, in definitiva, lo studio non è necessario al fine di un'occupazione. Purtroppo questa idea si è ben radicata anche a causa di un certo modo, piuttosto diffuso, di fare televisione. Il messaggio da lanciare dovrebbe essere l'opposto, ossia bisogna prepararsi. Quando intendo studio, non mi riferisco più all'idea della laurea. Bisogna specializzarsi, bisogna impadronirsi del saper fare qualche cosa, e non pensare che poi alla fine ci sarà una soluzione o una pensione di invalidità, o una raccomandazione. Tutto questo modo di pensare è perdente dal momento che ci dovremo confrontare, per esempio, con i giovani americani. Per giovani americani intendo tutti quei ragazzi emigrati negli Stati Uniti e che, nell'arco di qualche settimana, hanno già acquisito la mentalità americana, secondo la quale devono imparare, devono lavorare, devono competere, devono imparare un mestiere. In tal senso abbiamo bisogno di una scuola che dia la possibilità ai giovani di capire le loro capacità, eliminando facili ed irrealizzabili chimere, indirizzandoli verso traguardi più concreti.

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Domanda 7
In questa fase di cambiamento, da qualcuno definita rivoluzione digitale, il futuro è in mano ai tecnici, agli inventori tecnologici o ancora ai filosofi?

Risposta
Ritengo che questi inventori geniali, straordinari, siano dei tecnici che sono riusciti a cogliere con una straordinaria acutezza le opportunità di queste innovazioni tecnologiche. Ma questo è, in un certo senso, il loro compito, creando prodotti nuovi e vendendoli bene come stanno facendo. Quello che, a parer mio, non debbono e non possono fare, è cercare di trasformare le loro innovazioni tecnologiche in linee-guida di una nuova moralità, di un nuovo futuro, di un nuovo modo di essere. Questo è assurdo. La tecnologia deve servire per aiutare l'uomo a capire quali sono i suoi interessi e a dare una soluzione ai problemi. Però il cattivo uso della tecnologia produce effetti negativi e i tecnici, proprio perché sono tecnici, non hanno la capacità di Conoscere il senso delle cose. Devono essere i filosofi, i politici, i sociologi e gli intellettuali a cercare di riconoscere le caratteristiche dell'esistenza e della realtà, per cercare di volgerle a un bene. A me sembra francamente eccessivo che il compito di indicare tutto ciò venga affidato a dei tecnici, straordinariamente bravi per fare dei prodotti ed invadere il mercato, convincendo la gente che, attraverso la telematica, noi avremo la felicità.

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Domanda 8
Si può chiamare Neoilluminismo o c'è un'altra definizione che si adatta meglio a questo scenario globale a cui stiamo andando incontro?

Risposta
Possiamo anche chiamarlo Neoilluminismo, però dobbiamo cercare di distinguere tra le diverse accezioni o definizioni dell'Illuminismo. Se per Illuminismo vogliamo intendere la capacità di attribuire alla ragione una qualche onnipotenza in grado di attribuire al progresso tecnologico anche un progresso dal punto di vista morale, questo sarebbe un grave errore. Se invece noi intendiamo per Illuminismo, e quindi per Neoilluminismo, la capacità di fornire all'uomo i mezzi, gli strumenti intellettuali, e non soltanto intellettuali, per poter essere, facitore del proprio destino, senza avere necessariamente la guida di altri, se Illuminismo significa rischiarare, cioè aiutare a capire meglio, allora, secondo me, la telematica usata bene, cioè la telematica che ci mette in grado di accedere alle fonti, alla conoscenza, la sua definizione è corretta. Questa è una riconquista di libertà, è uno spazio straordinario, nel quale bisogna però inoltrarsi avendo ben fermi alcuni principi. Bisogna individuare le cose che possono essere utili, non per la comodità, non per il consumo soltanto, né per l'interesse personale, ma per l'interesse della collettività.

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Domanda 9
Visto che la telematica consente a tutti l'accesso alla fonte, che cosa ne pensa di questo inizio di censura in rete o, comunque, della volontà di alcune istituzioni di porre il problema della censura all'interno di Internet?

Risposta
Questo è uno dei classici problemi che vanno valutati con la totale apertura, nel senso che non bisogna negare l'esistenza di una questione culturale, educativa e morale. Non è ammissibile, secondo me, che in Internet, come del resto nella televisione, in qualsiasi ora del giorno e della notte, in qualsiasi ambiente, vengano trasmesse immagini di violenza di ogni tipo. Dobbiamo accettare il nuovo con una grande apertura, ma nello stesso tempo con molta vigilanza, quindi bisogna individuare le regole. Al tempo stesso la censura evoca sempre ombre sgradevoli, perché sappiamo che cosa è stata la censura nei secoli passati e anche nei secoli più recenti, nei regimi totalitari all'Est e all'Ovest: quindi, no censura, ma vigilanza. Negli Stati Uniti, ad esempio, hanno trovato questa piccola regola nella nuova riforma nel campo delle telecomunicazioni, suscitando delle eccezionali polemiche. E' stato previsto il ricorso ad alcuni segnali che indicano in che misura trasmettere un programma, oppure se in Internet va qualche cosa che i giovani non possono vedere. Si presenta così il solito problema: chi è che decide quali sono le cose che i giovani possono vedere? Il problema della censura è un problema terribile, è questo: che un censore intelligente, onesto, responsabile, che non sia un reazionario nel senso deteriore del termine, forse potrebbe essere anche utile. Ma chi lo sceglie?

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Domanda 10
Un altro tema che voi avete ospitato è quello del telelavoro: come lo vedete? Come un pericolo o come una grande opportunità o come tutte e due le cose insieme?

Risposta
Noi abbiamo ospitato diversi punti di vista. Il telelavoro è una realtà. E' una realtà che ha degli aspetti estremamente positivi, perché, per esempio, attraverso il telelavoro si può risolvere, nelle grandi città, il problema del traffico. Il telelavoro può significare, per esempio, il recupero di spazi personali nella propria abitazione, la possibilità di dedicarsi al tempo libero, la possibilità, per i Paesi poveri, di produrre. Ovviamente tutto questo ha anche dei risvolti negativi, perché, per esempio, dal punto di vista della difesa degli interessi commerciali di un Paese, il telelavoro in tutto il mondo dilaterà il problema della manodopera a basso costo, già motivo di crisi nei Paesi ricchi. Quindi c'è il problema che il telelavoro, almeno inizialmente, non creerà nuovi posti di lavoro. Però il telelavoro può sprigionare nuove energie. Forse dal telelavoro potranno venire posti di lavoro nuovo se qualcuno avrà la capacità di inventare nuovi servizi, nuovi prodotti. Secondo alcuni il telelavoro rappresenta un grande ostacolo alla socializzazione e alla cura dei rapporti interpersonali che, invece, nascono e si sviluppano nelle tradizionali sedi occupazionali. Il telelavoro non l'abolirà mai il posto di lavoro, però potrà veramente modificare gli assetti, i rapporti tra l'azienda e il lavoratore. Siamo ancora agli inizi. Dobbiamo valutare con molta serietà, senza pregiudizi, i dati, le analisi che vengono da queste prime sperimentazioni. In altri Paesi del mondo si è in fase avanzata, in Italia ancora no. Però, per esempio, TELECOM Italia, d'accordo con il Comune di Roma e anche con molti Comuni del Sud, sta dedicando energie e attenzione a questo problema.

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Domanda 11
Un aspetto importante da affrontare è quello del costo del "bit". Questo rappresenta un ostacolo assai penalizzante nei confronti di coloro che, per esempio, devono arrivare al "server" attraverso una telefonata con più scatti continuativi. Non si corre il rischio di creare una situazione molto penalizzante per gli utenti e di porre le grandi aziende di telecomunicazione in una posizione privilegiata?

Risposta
Il rischio ci sarebbe, se non ci fosse, da parte dei dirigenti di TELECOM, sia la consapevolezza di questo ostacolo, sia, soprattutto, la consapevolezza che TELECOM tra poco sarà in concorrenza con altre compagnie. Il progresso politico rappresentato dall'Unione Europea ed il progresso tecnologico fanno venire meno queste preoccupazioni. Certamente sono problemi che devono essere affrontati. Però c'è l'intenzione di risolverli. Le aziende hanno il problema di fare utili, quanto meno di ottenere remunerazione dai propri servizi, perché devono fare altri investimenti per non uscire dal mercato e non essere sostituite da aziende straniere. Tra un po' di tempo potremmo pensare di comprare addirittura le linee telefoniche, come avviene in America. In America sono i cittadini a scegliere la società telefonica alla quale affidare la propria utenza. Tra un po' di tempo si dovrà fare in Europa e si dovrà fare anche in Italia. Quindi le aziende serie non possono non preoccuparsi del futuro per la propria sopravvivenza e anche per garantire il posto di lavoro ai propri dipendenti.

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Domanda 12
In America è stata creata una legislazione che ha aperto il mercato creando una concorrenza libera. In Italia invece siamo ancora in una situazione di monopolio. Questa sostanziale differenza rispetto al Paese trainante nei confronti del futuro, può risultare penalizzante?

Risposta
In primo luogo in America questa riforma è partita da poche settimane, perciò ritengo prematuro fare dei commenti prima di vedere i primi concreti risultati. Sono fermamente convinto che la sola direzione da prendere, non per una scelta politica, ma per una scelta di necessità, sia quella di una liberalizzazione sempre maggiore. Da questo punto di vista l'America ha dato un segnale forte, percepito in Europa e di cui non si potrà non tenere conto. Però bisogna tenerne conto anche domandandosi dove potrà portare questa liberalizzazione, bisogna, oltre ai sicuri vantaggi, individuare anche gli eventuali pericoli connessi alla grande liberalizzazione. Il rischio più evidente è che le grandi compagnie si possano consorziare tra di loro. Rispetto al passato in cui si formavano alleanze come Santa Alleanza, la Triplice, l'Occidente contro l'Oriente, adesso ci sono coalizioni tra le multinazionali. E' sufficiente ricordare quello che è accaduto nel mondo del petrolio, quando le multinazionali avrebbero continuato a imporre i loro prezzi, non sempre a vantaggio del mondo occidentale che usufruiva di questa ricchezza e a danno, nella maggior parte dei casi, dei Paesi arabi che producevano il petrolio e che si ribellarono. L'America è sempre all'avanguardia in queste situazioni, però non sempre l'avanguardia americana ha dato degli effetti del tutto positivi: preferisco a questi eccessi di libertà, una libertà regolamentata.

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Domanda 13
La Morgan Stanley prevede che nel 2000 ci saranno circa 250.000.000 di computer, 200.000.000 di questi useranno la posta elettronica e 170.000.000 saranno collegati al "world wide web": chi saranno questi 250.000.000? Il mondo subirà un'ulteriore divisione Nord-Sud o ricco e povero? La telematica unirà o corre il rischio di separare ulteriormente?

Risposta
In realtà è una sfida. Di fronte a una sfida è difficile sapere se la sfida si vince o si perde. La sfida della telematica è quella di far sì che la società dell'informazione globale, verso la quale stiamo andando, in concreto non lo sia. Se accadesse questo, sarebbe un fallimento. La società dell'informazione globale, che la telematica consente, deve far sì che non ci siano delle esclusioni, deve far sì che le connessioni siano possibili per tutti. Per fortuna la tecnica spesso risolve i problemi che la tecnica stessa crea: in questo caso, produrre strumenti, apparecchi sempre migliori, a costi sempre più bassi. Nel momento in cui questo accadrà, potremo dire che la società dell'informazione globale non ha esclusioni, per lo meno tra i Paesi. All'interno dei singoli Paesi ci saranno veramente le differenze tra gli analfabeti informatici e coloro che sapranno usare la telematica perché avranno studiato, perché avranno avuto la fortuna di appartenere o a famiglie o a comunità o ad ambiti nei quali, avvertito questo problema, si sarà fatto di tutto affinché i giovani siano in grado di impadronirsi della manualità dei sistemi telematici. Naturalmente c'è il problema della esclusione degli anziani, ovvero di quegli anziani che sono nella età di produrre. Questo è un problema politico mondiale. Tutto quello che sta accadendo fa sentire sempre di più l'esigenza di un raccordo tra i maggiori Paesi del mondo, con una particolare attenzione per gli altri. Non per carità o per interesse, ma per difendere una parte dei privilegi che il mondo ricco ha sempre avuto. Per difendere una parte di questi privilegi bisogna distribuire il benessere. Non si può continuare a immaginare una società nella quale i ricchi, i forti, i belli possono permettersi tutto e gli altri devono rimanere ai margini. Non è un ragionamento di carattere morale, ma è un ragionamento basato sull'interesse: la sopravvivenza nel mondo, potrà essere garantita soltanto creando le condizioni affinché le tecnologie riducano queste differenze, anziché accentuarle.

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