INTERVISTA:
Domanda 1
Nel suo ultimo libro Lei si è occupato del ruolo e dell'aspetto visivo di un testo nel
trasmettere il contenuto del testo stesso. Una serie di convenzioni sociali permettono
quindi di cogliere il significato di una forma visiva assunta dal testo. Vuole farci degli
esempi che possano aiutare chi ci segue da casa che cosa significa tutto questo?
Risposta
L'esempio più tipico di distinzione di grafica fra due tipi di testi è quello fra poesia
e prosa. Noi, istintivamente, distinguiamo tra un testo poetico e un testo prosastico,
perché il testo poetico ha una forma grafica particolare. Non solo, ma all'interno di un
testo a stampa, per esempio, come fanno i futuristi, è possibile sottolineare la forza di
una parola, il tono di una parola attraverso la grafica usando, per esempio, le lettere
maiuscole piuttosto che uno stile.
Domanda 2
Rispetto alla comunicazione su Internet, esiste già questo riconoscimento di una serie di
convenzioni legate alla forma visiva di un testo? La comunità dei navigatori le ha già
individuate?
Risposta
Internet, proprio per il suo formato legato al monitor e quindi alla schermata, si è
abituata ben presto ad usare un riconoscimento grafico particolare. Tutta la comunicazione
via computer ha la necessità di configurarsi come pertinente rispetto alla logica dello
schermo. Deve essere tutta nello schermo, codificata nello schermo, e questo formato si
può espandere anche alle riviste che si occupano di Internet, le quali spesso riproducono
il formato dello schermo, del monitor all'interno della propria pagina.
Domanda 3
Una forma grafica di cui ci si serve poi per arricchire di informazioni la comunicazione
su Internet, è quella degli "smiles", per esempio. Cosa sono e come si usano?
Risposta
Per quanto sia difficile parlare degli "smiles", sono delle faccine che vengono
create attraverso alcuni tasti della tastiera del computer e che si leggono inclinando la
testa. Sono faccine che ridono, faccine che piangono, faccine con gli occhiali. Sono un
po' il sostituto del tono della voce, servono ad indicare l'ironia con cui si scrive una
certa cosa, piuttosto che l'ilarità, piuttosto, anche, che la sofferenza e sono la parte
orale della comunicazione tradotta in piccole icone, in piccole immagini.
Domanda 4
Ma allora questo significa che il modo di comunicare sulla rete si sta caratterizzando
secondo i modelli espressivi tradizionali? C'è qualche cosa di nuovo su Internet nel
comunicare?
Risposta
C'è molto di nuovo su Internet: gli "smiles" sono stati inventati su Internet e
questo dimostra che all'interno di un'ottica sempre tradizionale, perché ogni tipo di
comunicazione ha poi obiettivi comuni, c'è però della novità; e la novità è legata al
codice particolare, in questo caso al fatto di non potere usare la propria voce, i propri
gesti, e di dover tradurre tutto questo nella linearità della scrittura. Il modo in cui
questa linearità viene spezzata, riadattata e così via, è la novità di Internet.
Domanda 5
Un'altro argomento interessante legato alla forma visiva del testo è quello della sua
memorizzazione. Lei ricorda, nel suo libro, che già Aristotele parlava della necessità
che la lunghezza di un testo fosse proporzionale alla sua memorabilità. I nuovi media, i
CD ROM, gli ipertesti, considerata l'enorme quantità di informazione che contengono,
rompono questa regola?
Risposta
Se noi immaginiamo un uomo che percepisce tutta la quantità di informazione presente nel
suo ambiente, allora quest'uomo non può ricordare nulla. Ma quest'uomo non esiste,
nessuno di noi riceve tutte le informazioni che gli sono intorno. Nessuno di noi sta
attento, contemporaneamente, a tutte le informazioni 24 ore su 24. Ognuno di noi fa una
scelta e questa scelta, nella percezione, si traduce o si dovrebbe tradurre anche in una
scelta di memoria. La memoria della nostra vita è tutta memorabile nel senso che noi
sappiamo o dovremmo sapere che cosa è importante, che cosa ricordiamo. E forse, non
necessariamente riguarda la comunicazione quello che dobbiamo ricordare, ma riguarda le
persone che amiamo, le persone che detestiamo, gli atti che abbiamo compiuto e che
vogliamo modificare. Questo è ciò che rende memorabile, non solo quello che riceviamo,
ma anche la nostra vita.
Domanda 6
Attraverso la realtà virtuale tridimensionale, quali arricchimenti si possono prevedere
di realizzare nella forma visiva di un testo?
Risposta
La realtà virtuale non è esattamente un luogo per il testo. Il testo è una duplicazione
dell'esperienza, è una simulazione dell'esperienza, sempre. La realtà virtuale è
un'esperienza, anche se guidata da un meccanismo comunicativo. Quando sono all'interno di
un sistema di realtà virtuale compio dei gesti che non significano soltanto dei gesti ma
lo sono anche. Io tocco degli oggetti, li sposto anche se questi oggetti sono particolari.
Non credo che la realtà virtuale sia il luogo della poesia, se mai è il luogo di una
nuova percezione del visivo, di una nuova percezione del mondo inteso come via di mezzo
tra l'immaginario e la realtà.
Domanda 7
La combinazione dell'universo visivo e di quello sonoro, resa sempre più semplice e
diffusa grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, potrà rivoluzionare le forme espressive
tradizionali del testo scritto, accompagnarlo rivoluzionandone il modo di veicolare un
messaggio?
Risposta
Questo è già avvenuto a partire dalla fine dell'Ottocento, quando ai testi scritti si è
cominciato ad accompagnare il visivo. Poi, con il cinema muto, si è accompagnato il
visivo in movimento. Poi con il cinema sonoro, si è cominciato ad accompagnare anche la
parola detta alla parola scritta e all'immagine in movimento. E' un processo per cui, da
un lato, la parola si perde e si integra nel resto dei codici, e dall'altro, però, a
volte rivendica una sua forte autonomia. I poeti non smettono di esistere, i poeti
tradizionali che scrivono le poesie a mano, non smettono di esistere perché la parola
può essere integrata dall'audiovisivo. Anzi, semmai il loro ruolo è ancora più forte,
perché testimoniano uno stadio puro del linguaggio, uno stadio puro del codice verbale.
|
|