INTERVISTA:
Domanda 1
Cos'è il Virtual Center for Communities of the Future?
Risposta
Il "centro virtuale per le comunità del futuro", in termini programmatici, è
imperniato sull'idea che nessun gruppo o organizzazione sia ormai in grado di risolvere
autonomamente i problemi complessi con cui si confronta, e che abbiamo dunque bisogno di
una rete di gruppi in cooperazione, e di centri che si concentrano su alcuni aspetti del
problema in questione. Stiamo costituendo ad esempio un Democracy Center destinato a
focalizzare nuovi modi di utilizzare la tecnologia per risolvere i problemi delle
amministrazioni locali, e di creare nuove strategie di gestione dei problemi civici. Altri
gruppi che fanno capo al nostro Centro si rivolgeranno ai processi di lavoro in gruppo,
all'economia digitale, e ad altre questioni connesse alle sfide del ventunesimo secolo.
Domanda 2
Ritiene o meno che si possa essere soddisfatti delle tecnologie di comunicazione
esistenti, in relazione al futuro delle comunità?
Risposta
Credo che da un punto di vista tecnologico i materiali a nostra disposizione oggi siano
pessimi. Tanto il software quanto l'hardware che ci si chiede di utilizzare è prodotto
male, non è adeguato allo scopo, soprattutto per quanto riguarda le reti civiche e le
amministrazioni locali, ma spesso anche per il comune lavoro d'ufficio, e ritengo che in
futuro noi in quanto consumatori dovremo chiedere a gran voce un software migliore e
computer meno costosi. A livello di amministrazioni locali, la gran parte dei prodotti
disponibili commercialmente proprio non funziona, ed è parte dei nostri obbiettivi presso
Democracy Center e il Center for Communities of the Future il definire quali strumenti
siano necessari per promuovere le reti civiche, e gestire i problemi delle amministrazioni
locali attraverso un network globale.
Domanda 3
Alcuni prevedono che le comunità virtuali rimpiazzeranno le comunità geografiche, e che
Internet cancellerà la comunicazione in presenza fisica. Cosa pensa di questo scenario?
Risposta
Nonostante molti si preoccupino di questa possibilità, la nostra esperienza ci insegna il
contrario. Quando la gente entra in un network, all'atto
pratico, la rete di contatti sociali aumenta, la gente esce di più, è più coinvolta
nella comunità, e credo che la cosa più interessante del futuro sia il fatto che
assisteremo a una sovrapposizione fra comunità virtuali e comunità fisiche. Non temo
affatto lo scenario di una popolazione alienata che non si rivolge mai la parola. Non ci
rinchiuderemo nello stanzino, tutti davanti a uno schermo di computer, né ci cresceranno
piccole antenne sulla testa. Ci incontreremo ancora nei bar, nelle occasioni di incontro
pubblico, e probabilmente avremo un maggior coinvolgimento nelle attività civiche
rispetto a prima dell'avvento di Internet.
Domanda 4
Quali effetti ritiene possano avere in futuro la Information Technology e le tecnologie di
comunicazione sulla democrazia?
Risposta
Penso che potenzialmente, quando si inizia ad avere un numero significativo di persone nel
network, ci siano più opportunità per la gente di essere impegnata nei vari problemi, di
ascoltare più punti di vista. E quando si capisce di cosa stiano parlando gli altri, e
quale siano le loro opinioni, e si ha accesso a un'informazione migliore, si ha la
potenzialità di iniziare a risolvere i problemi secondo modalità prima non disponibili.
Con ciò avremo anche, credo, la possibilità di lavorare meglio insieme; e quando si
conoscono meglio le vicende del proprio vicino, e quelle degli altri gruppi che fanno
parte della comunità, si può più verosimilmente raggiungere un accordo, un consenso
all'interno della comunità su come affrontare i vari problemi, il che è positivo tanto
per la comunità quanto per la democrazia.
Domanda 5
Ritiene che la partecipazione via network darà concretamente più potere al comune
cittadino?
Risposta
Ritengo che ciò sia dimostrato dalle esperienze che abbiamo già fatto in molte
comunità, e in molte parti del mondo. Non appena accede alla rete, la gente inizia a
raccontare le proprie vicende, spesso piccoli episodi che sono però importanti per chi li
ha vissuti: il network, in sostanza, elimina il filtro d'informazione fra le persone. Non
credo a ogni modo che spariranno i tradizionali media popolari che agiscono appunto da
filtro; avremo ancora bisogno dei giornalisti, di televisione, radio, giornali e riviste,
ma avremo a disposizione un nuovo modo di disseminare informazione, di raccontare la
nostra storia direttamente ad alcuni o a molti. Avviene già ora sul Web: la gente si
racconta, e si diverte nel farlo, con risultati spesso sorprendenti e meravigliosi; non
possiamo prevedere quale sarà l'utilizzo di questo mezzo di comunicazione, quali sono le
storie che si racconteranno, ma sono fiducioso nel fatto che il suo utilizzo sia destinato
a incrementare.
Domanda 6
Pensa che in futuro chiunque avrà accesso alle comunità virtuali, oppure che si avrà
una nuova forma di privilegio e dunque di esclusione, quale quella fra haves e have nots,
coloro che "hanno" opposti a coloro che "non hanno"
competenza o accesso tecnologico?
Risposta
Negli Stati Uniti ci si interroga molto sulla questione degli haves e have nots, che
ritengo essere un problema estremamente serio. Il modo di affrontarlo non passa
necessariamente attraverso sovvenzioni governative, o programmi di intervento pubblico,
bensì attraverso l'orientamento del mercato verso una nuova forma di computer, che chiamo
"computer globale", che costa pochissimo, magari 100 dollari, con il software
che costi una cifra irrisoria, che tutelerebbe l'impresa privata perché se ne
venderebbero non milioni bensì miliardi di esemplari. Sappiamo che ciò è possibile: se
si vendesse un numero sufficiente di computer e di programmi software, si potrebbe
parallelamente ridurre enormemente i costi e dunque i prezzi. Tutti, in tutto il mondo,
dovrebbero avere un computer e una connessione in rete, e penso che ci è possibile
realizzare questo scenario da un punto di vista tecnologico ed economico, già entro i
prossimi 5-10 anni.
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