INTERVISTA:
Domanda 1
La sua ultima ricerca prende il nome de "Lo strabismo telematico". A chi si può
maggiormente attribuire questo strabismo nella valutazione degli aspetti positivi e di
quelli negativi della società dell'informazione?
Risposta
Generalmente si tratta anche di un fatto ideologico: si pensa sempre che quando esiste una
tecnologia, quest'ultima verrà usata e, di conseguenza, produrrà alcuni effetti. Questa
consequenzialità è assolutamente ideologica, perché, poi, nei fatti, molto spesso così
non è. Molti studiosi cui credo sia da attribuire la responsabilità, si sono uniformati
a questa ideologia e lo hanno fatto in modo particolare, a volte, perché, naturalmente, a
coloro i quali producono queste tecnologie, ovviamente, conviene che certe conseguenze
siano previste.
Domanda 2
Una delle maggiori aspettative rispetto alle nuove tecnologie è sempre stata quella di
una crescita notevole del progresso economico come conseguenza inevitabile dello sviluppo
tecnologico. Rispetto a questo aspetto, quale è stato l'errore di valutazione
fondamentale?
Risposta
Uno degli errori fondamentali è stato quello di trasferire all'intera società alcune
previsioni che potevano essere pensate per l'economia aziendale: dall'azienda alla
società nel suo complesso. Evidentemente, nella società esistono una serie di fattori
che concorrono al risultato che nell'azienda non sono presenti.
Domanda 3
Tra quelle che lei chiama "profezie" rispetto al futuro della comunicazione,
risultano molto affascinanti tutte le previsioni relative al mondo del lavoro. Le nuove
tecnologie ridurranno davvero l'orario di lavoro sindacale?
Risposta
Anche in questo caso, fare una previsione sicura equivarrebbe a pensare in termini
profetici, e, naturalmente, io non sono d'accordo. Bisogna dire che uno dei rischi che si
corre è quello che, in realtà, per una parte aumenti il lavoro, e per gli altri aumenti
tanto il tempo libero ma in termini di disoccupazione. Questo è uno dei rischi che si
prevedono. In realtà, si tratta di applicare quello che la World Future Society, una
associazione internazionale dei ricercatori sul futuro, ha sostenuto qualche anno fa: se
si vogliono fare delle previsioni bisogna usare il metodo "se-allora". Se, in
realtà, si cercherà di equilibrare il tempo di lavoro e il tempo di non lavoro,
probabilmente le nuove tecnologie possono aiutare; ma, da questo punto di vista, una
determinazione non ci sarà mai.
Domanda 4
Crede che il telelavoro rappresenti un rischio di perdita di controllo, da parte del
telelavoratore, sul suo tempo quotidiano? Il cieco perseguimento della massima efficienza,
renderà, chi telelavora, una macchina esecutrice incapace di concedersi delle pause?
Risposta
Io credo che questo sia un rischio molto forte e molto reale, perché, in realtà, con il
telelavoro s'intreccia il tempo cosiddetto libero con il tempo di lavoro. Il fatto che si
lavori a casa, e si lavori sistemicamente a casa, fa prevedere una conseguenza di questo
genere. Naturalmente, finché il telelavoro favorisce il decentramento delle aziende,
allora, il discorso è diverso, perché, naturalmente, invece di essere tutti in un
ufficio si è in più uffici, ma il luogo di lavoro è separato dal luogo di non lavoro.
Per quanto riguarda il lavoro svolto a casa, noi abbiamo già oggi delle immagini, come
quella della donna che lavora al computer con il bambino in braccio, che non sono così
esaltanti.
Domanda 5
Dunque crede che il telelavoro si presti, per definizione, ad invadere la sfera privata
dell'individuo?
Risposta
Credo che questo sia un problema e, quindi, si porrà in forme nuove. E non è facile dire
come lo si possa risolvere. E' certo che, a mio avviso, l'intreccio fra rapporti di lavoro
e rapporti familiari, per esempio, crea un problema serio per quanto riguarda la tutela
dei diritti dei lavoratori, che sono diritti dei lavoratori in quanto lavoratori. Nel
vecchio artigianato o nella piccola e media impresa di oggi - nel nord est del Veneto, per
esempio- esiste un intreccio fra rapporti familiari e rapporti di lavoro; la tutela della
salute, in questi casi, diventa un problema molto serio.
Domanda 6
Tra le profezie che non si sono avverate, di cui lei parla analizzando questi trenta anni
di società della comunicazione, qual è quella che giudica più infondata?
Risposta
Direi che molte sono infondate. Però, potremmo dire che la profezia più infondata, fino
ad ora, è quella della democrazia. Si è dato per scontato che il progresso tecnologico e
la rete delle reti, cioè Internet, portasse ad una diffusione dell'uguaglianza, e,
quindi, della possibilità di intervento di tutti su tutto. In realtà, questa
possibilità, in qualche modo, esiste; ma è vero che esiste anche la tendenza opposta: al
controllo di tutto e anche alla sorveglianza. Sono stati scritti dei libri rispetto al
problema della sorveglianza. Se, effettivamente, questo problema vogliamo risolverlo verso
una determinata direzione, bisogna che lavoriamo perché si avverino certe condizioni.
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