INTERVISTA:
Domanda 1
L'artista di solito crea con le proprie mani, ma di Mario Canali, artista elettronico, si
conosce soprattutto la mano virtuale. Che cosa significa essere un artista elettronico?
Risposta
Io vengo dalla pittura, quindi la mano la usavo veramente ed è stato un grandissimo
cambiamento il fatto di non guardare più la propria mano mentre si crea. Inizialmente
avevo anche dei problemi, era come se mi mancasse qualche cosa. Poi invece ho scoperto che
comunque si creava un collegamento più diretto tra quello che era l'idea, l'intenzione,
l'intuizione e la creazione. Quindi se qualche cosa si è perso da una parte, molto si è
acquistato dall'altra. Avere uno strumento che rende in modo più diretto e più completo
quella che è la propria idea, sicuramente è un guadagno.
Domanda 2
L'arte può rappresentare anche un punto di vista privilegiato per capire le tecnologie e
la loro evoluzione, il loro impatto sul mondo?
Risposta
L'essere artista consente di muoversi senza il vincolo e il limite di una disciplina.
Ormai le discipline sono talmente fissate, che per un ricercatore è difficilissimo fare
degli "excursus" al di fuori della propria disciplina, perché non ha proprio le
parole per poterlo fare. L'artista invece si può muovere molto più liberamente e quindi
utilizzare le tecnologie a pieno raggio. Non dimentichiamo che il computer serve a tutti e
per qualsiasi cosa, per cui non può essere collocato all'interno di una disciplina. Serve
allo scienziato, al matematico, all'astrofisico, come serve al ragioniere, allo scrittore,
e così via. L'artista, proprio per il suo non essere fissato in nessuna disciplina, trova
finalmente uno strumento per potersi muovere alla pari con gli altri, però in modo molto
più libero.
Domanda 3
E la realtà virtuale, per l'artista, che cos'è?
Risposta
E' proprio un nuovo modo di fare arte. Tanti mi dicono: "Sì , ma in questo modo
l'artista non può più esprimere veramente se stesso". E' vero, ma è proprio questo
il guadagno, nel senso che l'artista diventa veramente creatore. Il poter creare un nuovo
mondo, quindi non solo le architetture, gli scenari, ma anche le regole di comportamento,
i giudizi, che avvengono in questo nuovo mondo, fa dell'artista un vero e proprio creatore
di mondi, che è il massimo che un artista può immaginare.
Domanda 4
Ci può parlare del suo "Progetto Ulisse"?
Risposta
E' un vero e proprio azzardo. L'esperienza che abbiamo avuto con la realtà virtuale,
soprattutto del pubblico che provava la realtà virtuale, ci ha fatto capire che potevamo
affrontare e tentare qualche cosa di più, e cioè collegare la macchina-computer
direttamente al corpo e quindi in qualche modo anche alle emozioni della persona. Adesso
ci sono dei sensori potentissimi e molto precisi, che individuano la tensione superficiale
della pelle, che varia a seconda dell'emozione, o il battito cardiaco, che è quello che
abbiamo usato, o i movimenti che si hanno sulla poltrona, di postura, di cambio di peso, o
le vibrazioni di una mano. Possiamo insomma cogliere non solo i moti volontari di una
persona, ma anche quelli involontari, e quindi possiamo cogliere di una persona non solo
la sua azione, ma veramente il suo modo d'essere. Nel momento in cui restituiamo alla
persona, con musica e immagine, il suo modo d'essere, in effetti gli stiamo dando la
possibilità di accedere a un mondo che è il proprio sé. L'installazione è stata creata
come un trono, appunto perché ci sembrava giusto sottolineare il fatto che ognuno è re
all'interno del proprio mondo, e che così deve essere, perché questo è alla base di
ogni possibile libertà. La persona si siede su un trono e vede davanti a sé un percorso,
un mondo, che si trasforma a seconda di come cambia la sua emozione, quindi il suo battito
cardiaco, i suoi movimenti, anche involontari, e questo gli dà la possibilità di sapere
molto di più di se stesso, perché è una specie di specchio, molto più elaborato e
oltre tutto interiore, non solamente esteriore.
Domanda 5
Interagire con se stessi, quindi, attraverso le macchine. E' un filone di ricerca
artistica, questo, perché anche Monika Fleishmann ha ripreso il mito di Narciso.
Risposta
Se da un lato le nuove tecnologie vanno verso la comunicazione globale - quindi Internet,
le reti - dall'altro però consentono di accedere agli spazi interiori, che sono
altrettanto vasti. Se da un lato l'astrofisica si occupa di big-bang, di buchi neri,
dall'altro lato la neuro-fisiologia sta scoprendo che è altrettanto vasto, altrettanto
insondabile lo spazio interno, il che ripropone la divisione, che c'è sempre stata nella
nostra tradizione occidentale, tra macrocosmo e microcosmo.
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