INTERVISTA:
Domanda 1
Nel Suo libro individua una serie di rivoluzioni parallele che incidono profondamente
sull'evoluzione politica, sociale ed economica americana, in un momento in cui l'America
si avvia a celebrare tre date cruciali: il Cinquecentenario, la fine del Secolo americano
e l'ingresso nel terzo Millennio. Fra queste rivoluzioni, un ruolo importante è
riconosciuto alla rivoluzione digitale. Ci può spiegare quali sono, a Suo avviso, le
principali modificazioni economiche e sociali introdotte dalla rivoluzione digitale?
Risposta
Sono le più dirompenti fra tutte le rivoluzioni che in questo momento stanno avvolgendo
l'America ed il mondo intero. Il fatto epocale di cui forse qualcuno non si rende conto -
e quando dico qualcuno mi riferisco soprattutto alle persone che sono radicate nel loro
status quo, nel vecchio sistema, nelle vecchie regole, nelle vecchie tradizioni -, è che,
ad un certo momento, succedono delle cose nel mondo che cambiano radicalmente il nostro
modo di vivere. La rivoluzione genetica, per esempio: è chiaro che la rivoluzione
genetica introdurrà delle medicine, dei nuovi modi di curare la gente che andranno ad
alterare completamente il nostro modo di vivere. La rivoluzione demografica: la gente
vivrà molto più a lungo, cambia lavoro più spesso, studia cose diverse. Ecco qual è
quella che noi chiamiamo "rivoluzione digitale", che ha cambiato il modo di
lavorare, il modo di pensare. C'è una pubblicità che dice: "Internet (che è una
delle espressioni della rivoluzione digitale) non unisce due punti, ma unisce tutti i
punti". Che cosa significa: "tutti i punti"? Significa che non c'è più
"qua" e non c'è più "là", ma soltanto "essere insieme";
quindi, è una espressione ancora più avanzata, se vogliamo, di quella che è la
globalizzazione. Se una persona scrive un libro non ha importanza dove egli sia perché
può avere accesso a tutte le librerie del mondo: il libro può essere stampato in India,
tradotto in Irlanda e poi distribuito negli Stati Uniti. Si riducono i costi, si riducono
i modi di gestire le operazioni di marketing, e così via; si tratta di una rivoluzione
che provoca un impatto proprio nella nostra vita di ogni giorno. La rivoluzione digitale
è quella che ha l'impatto maggiore sulla confluenza di quelle che noi chiamiamo, nel
nostro libro, le rivoluzioni parallele; esse sono una serie di rivoluzioni: genetica,
demografica, economica e, appunto, digitale, che arrivano nel momento in cui il mondo sta
cambiando radicalmente subito dopo la fine della guerra fredda. Il confluire di questi
eventi sta provocando lo scardinamento del vecchio sistema che in qualche modo ci ha
governato. Dove ha il suo impatto la rivoluzione digitale? Direi che investe ogni livello.
Nel momento in cui gli studiosi di genetica devono ricostruire il progetto Genoma, hanno
bisogno di computer, di software e di studi informatici sempre più potenti e più
importanti perché si tratta di ricostruire il codice genetico dell'umanità; si tratta di
eseguire miliardi e miliardi di calcoli, e più le macchine sono potenti più si può
lavorare. Ecco che la rivoluzione digitale ha una sua influenza sulle altre rivoluzioni,
diventa il mezzo attraverso il quale le altre rivoluzioni possono progredire. Inoltre, la
rivoluzione digitale ha un'influenza diretta sul nostro modo di vivere giorno per giorno;
in Italia, forse, succede meno, ma negli Stati Uniti, i bambini di 4-5 anni manovrano dei
computer, hanno dei programmi specializzati, si abituano a lavorare col computer fin da
piccolissimi, li hanno nelle scuole. Clinton ha dato una dimostrazione (era una mossa
elettorale forse, ma ha un suo significato reale): è andato nelle scuole ad installare,
in tuta da operaio molto sofisticato, i cavi sotto il tetto di una scuola e poi diceva:
"questa sarà la grande autostrada informatica". L'autostrada informatica esiste
già, la rivoluzione digitale è già in corso, i computer saranno sempre più potenti e
sempre più piccoli. Posso fare un esempio: c'è un computer montato su una macchina, una
macchina che si può prendere anche a noleggio; mentre si sta guidando, sullo schermo, che
è installato di fianco al volante, si vede un puntino e quel puntino sei proprio tu. Un
satellite ti ha già identificato, ti proietta una mappa della città che tu non conosci,
ti proietta questo puntino lampeggiante su una strada, e tu, stupito, guardi intorno, vedi
il nome della strada, e ti accorgi che sei stato identificato ed hai un po' di paura
perché pensi che se qualcuno ti vuole lanciare un missile, ti colpisce in un secondo.
Questo è un altro esempio: la tecnologia militare trasferita sulla tecnologia civile.
Domanda 2
La globalizzazione del mercato economico si intreccia con la smaterializzazione, il punto
di arrivo di un lungo processo economico-culturale in cui il sistema economico sembra
basato sull'informazione. Alcuni vedono nella smaterializzazione dell'economia un
cambiamento epocale che deve ancora avvenire; per altri, invece, l'economia è già
smaterializzata. Qual' è la prospettiva più corretta: rivoluzione ormai avvenuta oppure
rivoluzione appena agli inizi? In quest'ultimo caso quali saranno le prime e le prossime
tappe?
Risposta
Come sempre, quando si va a toccare il portafoglio, la gente, in genere, reagisce molto
più in fretta e sui mercati finanziari ha agito con una rapidità sorprendente. E'
successo già agli inizi degli anni '80 che i mercati finanziari, valutari e di borsa
hanno cominciato il processo della globalizzazione proprio grazie alle reti informatiche
ed alla possibilità di avere accesso in tempo reale ad informazioni, ed a scambiarsi
pagamenti in tempo reale. Questo, però, non significa che la rivoluzione sia già
avvenuta e sia completata perché i mercati finanziari rappresentano, in fondo, solo una
piccola parte in confronto a quello che è tutto il nostro modo di vivere. Ciò che sta
succedendo, però, è che, lentamente, questa rivoluzione sta andando a colpirci
direttamente. Oggi ci troviamo in un momento di transizione in cui il nostro vecchio
sistema (quando mi riferisco a sistema mi riferisco non soltanto alle nostre abitudini e
al nostro modo di vivere, ma proprio al modo in cui sono pensati gli orari di lavoro, le
regole, le norme sindacali, i rapporti fra lavoratori ed imprenditori, ecc.), il nostro
vecchio modo di vivere viene scardinato dalla rivoluzione digitale. Questo scardinamento
è oggi in corso, ma ci vorranno molti anni per poter arrivare ad una deregolamentazione
del sistema. La rete digitale è di per sé, in qualche modo, anarchica e priva di regole:
quando qualcuno si collega ad Internet, si collega a qualunque ora del giorno e della
notte, e può lavorare quando gli pare. In futuro avremo un fenomeno che ci darà molte
più persone che lavoreranno in modo autonomo, ciascuno sarà molto più imprenditore di
se stesso; anche i lavori di catena diventeranno con un valore aggiunto, da un punto di
vista di conoscenza delle tecnologie informatiche, molto più elevati. Per quanto riguarda
la smaterializzazione dell'economia, certamente, oggi, possiamo fare transazioni in tempo
reale: comprare dollari a Tokyo e venderli a Francoforte in mezzo alla notte e cercare di
giocare di anticipo sulle notizie; esistono dei programmi di vendita automatica che
consentono di andare a dormire e di dare degli ordini elettronici di vendite o di acquisti
di titoli e di valute, in modo da poter evitare il rischio, per esempio, di un tracollo
improvviso a causa di un dato economico che viene comunicato, ad esempio, dal governo di
Tokyo o dal dipartimento del commercio di Tokyo. Detto questo, la globalizzazione dei
mercati finanziari è già ampiamente collaudata: ci sono miliardi e miliardi di dollari
che corrono sui cavi elettronici ogni giorno, ogni ora, ogni minuto ed ogni secondo. Per
ciò che riguarda la smaterializzazione dell'economia, di quell'economia che ci tocca più
da vicino, ancora non ci siamo arrivati, ma c'è già una grande quantità di esempi e di
esperimenti che ci consentono di immaginare come sarà il nostro futuro. Sono stati messi
a punto dei programmi attraverso i quali è possibile, mediante un computer, ordinarsi su
misura un vestito; si ha un accesso virtuale al negozio: il negozio non esiste più, è
smaterializzato; però, attraverso il video, si ha come la sensazione di entrare in questo
negozio; si guida con un comando il proprio cammino, si arriva ad una porta, si parla con
una commessa virtuale, la quale, però ha una voce che non è metallica o digitalizzata,
bensì una voce suadente, accattivante e molto bella, con la quale si dialoga come se si
fosse davvero nel negozio; in realtà, si è seduti in poltrona. Poi, sul video, scorrono
dei modelli che indossano dei vestiti, si sceglie il vestito, il colore, si dà la propria
taglia, si può addirittura inviare una fotografia, e si vede la propria immagine col
vestito addosso; dopo di che lo si ordina con la propria carta di credito, non si ha
bisogno di usare denaro (è il Cashless World, il mondo senza contanti). Infine, il
vestito viene inviato direttamente a casa. Questo è un esempio di smaterializzazione alla
quale andiamo incontro; ancora non siamo arrivati a questa fase dell'economia anche
perché ci sono delle resistenze da parte dei negozi di tipo tradizionale, da parte delle
persone che sono abituate a lavorare nel modo più vecchio, e che cercano di resistere a
questi cambiamenti, i quali, però, sono, ovviamente, inevitabili.
Domanda 3
A livello di macro economia, qual è la rivoluzione? C'è ancora una rivoluzione da fare
oppure è già in atto?
Risposta
C'è una rivoluzione da mettere in atto, per la quale, le banche centrali sono molto
preoccupate. Allan Greenspan, il governatore della Federal Reserve, ha osservato più
volte che, davanti ad un mercato globale, le banche centrali, che rappresentano gli
interessi di governi nazionali, si trovano in una posizione di debolezza. Il segnale di
questa svolta storica sono rivoluzioni che avvengono ogni giorno, ma che sono avvenute
soprattutto nella seconda metà degli anni '90, per essere precisi nel'92, quando i
mercati hanno attaccato le valute europee: prima la lira e poi la sterlina. Le banche
centrali europee insieme alla banca centrale americana non sono riuscite a contenere
questo attacco; hanno speso decine di miliardi di dollari, ma il volume e la massa di
centinaia e centinaia di miliardi di dollari che è in grado di mobilitare il mercato è
talmente forte, talmente potente che va addirittura contro queste banche centrali. Il
globale è più grosso e più importante del nazionale. Attraverso l'introduzione di
regole potrebbe presentarsi una via di uscita; le regole, però, vanno contro il futuro
perché, di nuovo, tenderebbero a rinchiudere i mercati all'intorno dei loro confini,
mentre da parte delle banche centrali c'è molto incoraggiamento per la globalizzazione.
Stanno cercando di capire come sia possibile favorire questa globalizzazione che è un
sintomo di efficienza, perché i quattrini ed il capitale si muovono laddove può essere
più produttivo e più efficiente, laddove ci può essere un ritorno maggiore per il
consumatore. Quindi, si cerca di avvantaggiare questo movimento pur tenendo sotto
controllo il rischio di speculazioni illegali o di movimenti che possono mettere in crisi
sistemica le grandi economie industrializzate.
Domanda 4
L'era dell'informatica e delle reti telematiche sembra portare ad un mondo in cui
le relazioni economiche si svolgono a dimensione temporale sempre più breve, ed io
aggiungerei quasi annullata. Gli investimenti stessi sono eseguiti sempre più spesso da
programmi anziché da persone. In tutto questo esiste, come molti temono, il rischio di
una perdita di controllo sull'economia?
Risposta
Si correrebbe il rischio di una perdita di controllo, come dicevamo prima, nel momento in
cui le autorità di vigilanza si lasciassero scappare delle gravi situazioni di crisi; e
ci sono state: abbiamo visto la Baring Bank, una delle più solide, delle più antiche e
prestigiose banche inglesi, una banca britannica di grandissime tradizioni, che, per colpa
di un signore, di un trader che si chiamava Leeson che stava a Hong Kong, ad un certo
momento è fallita. E' fallita perché questo signore ha cominciato a fare delle
speculazioni su tempi molto molto brevi, che gli andavano male, e che era costretto a
coprire con sempre più quattrini. Questo signore era riuscito ad ottenere delle linee di
credito manipolando dei documenti, e l'aspetto incredibile è che questa banca si è
ritrovata, all'improvviso, scoperta, per una posizione, mi pare, di 2000/2500 miliardi di
lire (per l'equivalente di una cifra di questo genere). Ed ecco che la crisi diventa
sistemica. La banca centrale britannica è intervenuta e nel giro di poche ore: ha chiuso
la banca e l'ha messa sul mercato. Le conseguenze, dunque, possono essere realmente
disastrose, come in questo caso specifico.
Domanda 5
Nel libro parlate dei "Digerati", ovvero la Digital Generation, che sembra
sentirsi, insieme, avanguardia e già classe dirigente. E' di questi giorni la notizia che
Wired, la rivista manifesto del movimento digitale, ha fallito due successivi tentativi di
quotarsi in borsa e vessa in notevoli difficoltà economiche. Come interpreta questa
situazione un po' paradossale? I Digerati saranno davvero la classe dirigente dell'America
del 2000?
Risposta
Dunque: intanto, la definizione di "Digerati" è di Luis Rossetto, il fondatore
di Wired. Sono una nuova generazione. Abbiamo avuto la Beat Generation, la Pop Generation,
la Generation X, la più recente, quella senza nome. I Digerati sono una nuova
generazione, paradossalmente, senza età; la Digital Generation è formata da tutte quelle
persone senza volto, senza possibilità di identificazione razziale, senza possibilità di
identificazione per età o per cultura che si incontrano su un computer e che
inevitabilmente parlano la stessa lingua, che è sempre più spesso l'inglese, sviluppano
un dialogo e portano avanti, insieme, delle idee. L'idea è che questa grande generazione
possa crescere e possa addirittura scardinare quelli che sono stati i parametri
tradizionali di identificazione delle diverse generazioni. L'idea era che questa
generazione potesse diventare talmente potente da divenire la generazione dominante del
nostro tempo. In realtà, questi fatti avvengono molto più lentamente di quanto possiamo
immaginare; quindi, questa generazione, che per ora si da appuntamento sul computer,
quando, poi, spegne il computer, finisce per vivere la propria vita in modo molto normale.
Il caso di Wired è diverso: è un settimanale che, proprio grazie a questa generazione
senza età e senza razza, in qualche modo, senza tempo, è riuscito a diventare il più
importante successo editoriale degli Stati Uniti. I fondatori di Wired, Metcalf e Rossetto
-che sono stati aiutati da Negroponte- sono andati a bussare a molte porte quando avevano
questa loro idea in cantiere, e le grandi istituzioni dei media americani non credevano
molto nell'investimento e gli hanno chiuso la porta in faccia. Loro sono andati avanti lo
stesso, hanno trovato pochi capitali ed hanno creato una rivista che ha avuto un successo
straordinario dal punto di vista economico. In seguito, hanno creato anche un loro sito
Internet ed immaginavano di poter sviluppare i loro affari in modo esponenziale, così
com'era successo con la rivista. Sulla base di queste idee si sono presentati al mercato
che, viceversa, ha preso più prudentemente le loro proiezioni. In sostanza, Wired voleva
andare a collocarsi in borsa vendendo le sue azioni ad un prezzo forse più elevato di
quello che il mercato giudicava reale, puntando sul fatto che ci potesse essere un aumento
esponenziale, come era avvenuto per Netscape. La differenza è molto sostanziale, perché
Netscape vendeva un progetto software che andava ad un mercato di milioni e milioni di
persone, e possedeva davvero possibilità economiche di crescita esponenziale. Wired, in
fondo, rimane un settimanale circoscritto nelle sue possibilità di crescita.
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