INTERVISTA:
Domanda 1
Può descriverci la nuova legge sulla protezione dei dati personali?
Risposta
Questa legge rappresenta, innanzitutto, un grande cambiamento di costume, uno dei più'
significativi di questo fine-millennio, ed è una disciplina che permette al cittadino di
sapere quali sono le informazioni che lo riguardano che sono custodite nelle banche dati.
In questa società dell'informazione non è più possibile basare sul consenso la
circolazione di tutte le informazioni; allo stesso tempo, proprio perché le informazioni
servono e circolano più velocemente, è necessario dare al cittadino il diritto di poter
intervenire, di correggere le informazioni erronee, di difendere la sua identità. Questo
diritto di accesso può essere esercitato nei confronti di chi gestisce le banche dati e
anche nel mondo telematico.
Domanda 2
Come viene applicata, tale legge, nel mondo dell'informatica?
Risposta
Questa legge italiana è arrivata tardi: è l'ultima in Europa assieme a quella della
Grecia; per uno straordinario effetto, però, è oggi, a mio avviso, all'avanguardia. Ne
abbiamo avuto conferma alla conferenza di Montreal, del mese di settembre, dove questa
legge è stata oggetto di grande attenzione da molti paesi. La legge si compone di alcuni
principi generali di tutela che si applicano orizzontalmente a tutte le banche dati e
anche a quelle dei provider; reca, inoltre, una previsione - l'unica, sicuramente, in
questo momento in Europa - che impone al nostro governo di adottare, entro il luglio del
prossimo anno, un decreto che dovrà chiarire più precisamente quali sono gli obblighi
dei fornitori di accesso e di servizi, quali sono i diritti degli abbonati e degli utenti;
impone, inoltre, di chiarire alcuni adempimenti per assicurare che i dati che vengono
forniti anche ai provider siano utilizzati in termini esatti.
Domanda 3
Chi autorizza il costituirsi di una banca dati?
Risposta
Questa di cui parliamo è una legge di quarta generazione, che evita di sottoporre ad
autorizzazione la costituzione di una banca dati, e, quindi, sposta l'accento sui
presupposti. In alcuni casi, per certe informazioni sensibili che attengono alla salute,
al sesso, alla politica, c'è bisogno di un consenso scritto degli interessati, e anche di
una specifica autorizzazione del garante. Tuttavia, in prospettiva, sarà possibile anche
rilasciare delle autorizzazioni generali che varranno per tutti i fornitori di accesso e
di servizi. Per altri aspetti, quando esiste un rapporto contrattuale fra l'abbonato,
l'utente e il provider, sarà possibile raccogliere questi dati per eseguire gli obblighi
che legano il provider all'utente. Il provider, naturalmente, ha degli obblighi di
confidenzialità nei confronti dell'utente, deve mantenere un certo riserbo sui dati
relativi al traffico della fatturazione, deve rispettare la segretezza della posta
elettronica e deve anche fornirgli alcune informazioni sull'uso che viene fatto dei dati
che riguardano l'utente.
Domanda 4
Cosa pensa delle tecniche di criptografia per tutelare maggiormente la protezione dei
dati?
Risposta
Esiste una divergenza fra l'approccio europeo e l'approccio americano, perché negli Stati
Uniti c'è stata una tendenza sfavorevole allo sviluppo di queste tecniche e si è
spostato l'accento sulle autorizzazioni alle esportazioni. In Europa c'è una tendenza
molto diversa, e proprio una raccomandazione importante dell'OCSE del mese di marzo di
quest'anno, impone agli Stati membri di favorire l'uso di questi sistemi. Occorrerà
trovare un punto di bilanciamento, perché in Europa c'è una tendenza più accentuata che
negli Stati Uniti a basare gli strumenti di investigazione penale sulle intercettazioni.
Questo è un problema molto delicato che non può essere banalizzato. Tuttavia, ciò non
deve significare che non sia possibile favorire ciò che off-line è possibile: e cioè un
uso di sistemi sicuri di cifratura.
Domanda 5
A Suo avviso questi tentativi di dare una regolamentazione alla rete e, in generale, al
mondo della comunicazione telematica e informatica, possono compromettere la natura
libertaria, da molti rivendicata, delle comunicazioni telematiche?
Risposta
L'idea italiana in fatto di regolamentazione delle comunicazioni telematiche, in questo
momento, è tra le più interessanti d'Europa, e ciò è noto anche all'estero. In passato
si opponevano due concezioni: l'una libertaria e contraria a ogni regolamentazione, e
un'altra che portava quasi ad un controllo poliziesco delle telecomunicazioni. C'è una
terza via che si va affermando, una tendenza ulteriore che mira a valorizzare soprattutto
le tecnologie, le cosiddette privacy enhancing technologies. Si stanno proponendo
anche incentivi che possono essere offerti alle imprese e ai provider per risolvere, già
sul piano della tecnica, alcuni usi non autorizzati di dati. Pensiamo, ad esempio, ad
alcune piattaforme che sono allo studio negli Stati Uniti - ci sono state mostrate nelle
conferenze internazionali- che permettono agli utenti di collegarsi con dei siti Web che
assicurano un determinato diritto all'informazione o che tutelano meglio la privacy degli
utenti. La privacy può diventare anche un fattore di incentivo alla concorrenza, alla
competizione fra provider, perché a parità di costo si può scegliere un provider che
assicura più privacy. Occorre, poi, fare in modo che si dia uno spazio maggiore ai codici
di autoregolamentazione e favorire sia al livello italiano sia al livello europeo un
codice equilibrato di regole trasparenti, che potrebbero essere rese applicabili anche
agli utenti attraverso il contratto stipulato tra il provider e l'abbonato.
Tuttavia, la conferenza internazionale di Montreal ha mostrato tutti i limiti di un
approccio solo di autoregolamentazione, perché essa non vincola nessuno se non le parti
che aderiscono a questo codice; è necessaria, dunque, una legge che favorisca e dia un
valore giuridico a questi strumenti. Quanto più si valorizzeranno questi strumenti di
autoregolamentazione, tanto meno sarà necessario codificare delle regole, le quali, dopo
pochi mesi, potrebbero essere superate sul piano tecnologico
Dopo la conferenza di Bonn di ministri delle comunicazioni, si è concluso che non può
esserci sviluppo della rete senza una confidenza e senza una garanzia degli utenti di una
solidità e sicurezza delle comunicazioni. Ma non basta solo il profilo della sicurezza,
bisogna rendere tranquilli gli utenti rispetto all'utilizzazione corretta dei dati che li
riguardano.
Domanda 6
Un'ultima domanda: l'Italia, rispetto all'Europa, in questo tentativo di regolamentare le
nuove telecomunicazioni informatiche, manifesta un ritardo?
Risposta
L'Italia è un paese curioso, perché sul piano tecnologico forse non siamo
all'avanguardia, tuttavia, per una straordinaria coincidenza, su questo specifico tema è
tra i paesi che sta elaborando in campo giuridico la prospettiva tra le più avanzate
d'Europa. Credo, quindi, che il modello italiano che si potrà affermare nel '98, che
dovrà essere attento a quello che si stabilisce negli altri paesi europei, darà i suoi
frutti.
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