INTERVISTA:
Domanda 1
Oggi si parla molto di informazione personalizzata, che può essere orientata alle realtà
locali, alle culture regionali, ai diversi tipi di amministrazione, ai problemi politici,
sociali ed economici. E' veramente necessaria questa informazione personalizzata?
Risposta
Molte persone vogliono avere informazioni personalizzate, ma quando cercano di definire
ciò che vogliono, non sanno farlo molto bene. In generale noi vogliamo quello che
vogliono molte altre persone. Molti leggono lo stesso giornale: se un giornale non ci va
bene ne compriamo un altro, senza cercare di parlare con chi lo scrive. Molti dicono che
tante cose non gli interessano; se però si vuole essere una persona completa, in grado di
andare a casa e parlare con il coniuge o di andare al lavoro e parlare con i colleghi, si
devono sapere alcune cose che succedono nel mondo, anche se non si sapeva di aver bisogno
di saperle, ed è per questo che si vede la televisione di massa, che si ascolta la radio
di massa o che si leggono i giornali di massa.
Domanda 2
Da dove arriveranno a suo parere i temi più interessanti per i servizi di informazioni
personalizzate?
Risposta
Roma, Aprile 1996 I contenuti, quello che si vede, che si sente, che si legge, proviene da
società piccole. Non c'è bisogno di grandi capitali: una sola persona può scrivere un
testo, un solo attore può interpretare un film, una commedia o un lavoro radiofonico. Non
servono grandi infrastrutture per produrre contenuti, e infatti le grandi società hanno
dimostrato di non essere affatto capaci di produrre contenuti. D'altra parte, la
distribuzione ha lunghi tempi di lavorazione, richiede grandi capitali, interventi
governativi, presenta rischi tecnologici e non consente di distinguere un veicolo di
prodotto dall'altro. Qui entrano in gioco le grandi società, qui si concentra
l'investimento. Alla fine non importa come si ottiene l'informazione: il computer su cui
si trova o il televisore su cui si vede non ti dicono se ci è arrivata dalla linea
telefonica, via cavo, via satellite o via etere. La parte della distribuzione richiede
ingenti capitali, ed è interessante solo per le grandi società. La parte creativa non è
interessante per il capitale ma lo è per il singolo, quindi in genere se ne occupano
piccole società, ed è lì che io credo si guadagnerà tutto il denaro strada facendo.
Domanda 3
A proposito delle differenze tra la cultura europea e quella americana, come vede la
differenziazione dell'evoluzione di queste nuove tecnologie e di questi nuovi contenuti?
Risposta
Roma, Aprile 1996 La tecnologia è assolutamente trasferibile. Non ha importanza se il
segnale televisivo viene captato con un televisore fabbricato all'altro capo del mondo o
nella vostra città: il contenuto, invece, è locale ed è per questo che esistono inviati
locali, film per il mercato locale, giornali pubblicati localmente. Non è solo una
differenza di linguaggio, è una differenza di cultura e le culture sono molto difficili
da capire da lontano. Per questo non credo che chi lavora su scala locale dovrà mai
preoccuparsi di essere messo fuori gioco da qualcuno che lavora a livello internazionale.
Se pensate alle persone che vedete per la strada con un telefono cellulare all'orecchio,
non sapete dove è stato fabbricato quel cellulare, probabilmente non conoscete neanche il
nome della società che l'ha prodotto, ma con quel telefono cellulare parlate una lingua
locale e probabilmente parlate con una persona del posto.
Domanda 4
Vede in Europa un atteggiamento diverso da quello degli Stati Uniti in relazione alle
promesse della nuova tecnologia, forse una specie di paura di perdere i valori
tradizionali?
Risposta
Roma, Aprile 1996 Si ha sempre paura di perdere la propria cultura. L'America è un paese
molto grande, con 250 milioni di persone e un territorio vastissimo. Abbiamo molta paura
di perdere la nostra cultura, ma questo non si vede perché il paese è così grande che
non accade facilmente. Leggiamo sui giornali che per esempio in Francia molti pensano che
l'inglese stia prendendo il sopravvento e il francese venga meno usato. Non credo che gli
americani la pensino diversamente per l'inglese; è chiaro che in America si vuole
conservare l'inglese come lingua nazionale, ed è lo stesso fenomeno per cui in Francia
non si vuole perdere il francese: l'unica differenza è che le dimensioni dell'America
rendono più difficile la perdita della lingua madre e la presa di piede altre culture.
Detto questo, le persone sono molto diverse e vengono da parti molto diverse del mondo e
pensano diversamente, tuttavia hanno tutte qualcosa in comune: "Baywatch" ha 250
milioni di spettatori ogni settimana. E' qualcosa che supera le culture: gli hamburger di
McDonald superano la cultura, la televisione supera la cultura, come pure i telefoni
cellulari: si vedono più telefoni cellulari in mano agli europei di quanti non se ne
siano mai visti negli Stati Uniti. E' incredibile quante persone qui più che in America
telefonino per la strada con un telefono cellulare. L'Europa ha le sue paure come
l'America. Entrambi i continenti sono molto recettivi alle nuove idee, e in realtà, anche
se andiamo nel Terzo Mondo, in una gran parte non troviamo l'elettricità, la gente magari
vive in capanne di fango, ma il villaggio ha un generatore, un televisore, un VCR e
un'antenna parabolica con cui si vede la televisione di tutto il mondo, che arriva fino
lì, e quando vedi immagini di terroristi sulle montagne dell'Europa Orientale, hanno
tutti un telefono cellulare in mano, e molti di loro hanno ricevitori GPS. La gente adotta
la tecnologia che si presenta in una forma facile da accettare, perché è simile a quello
che c'era prima e perché è molto necessaria, ma se è difficile da usare o non è
estremamente necessario, neanche tutta la pubblicità del mondo riuscirà a convincerla ad
acquistarla.
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