Biblioteca digitale (intervista) RAI Educational

Gaetano Benedetto

Roma, 22 settembre 1997

"L'inquinamento elettromagnetico"

SOMMARIO:

  • Gaetano Benedetto spiega in cosa consiste l'inquinamento elettromagnetico (1)
  • e prosegue illustrando i rischi dell'esposizione ad un campo elettromagnetico (2).
  • L'intervistato spiega in che modo si può intervenire per eliminare i rischi di campi elettromagnetici (3)
  • riadattando, per esempio, gli impianti elettrici già esistenti (4).
  • Esiste, a livello europeo e mondiale, una normativa che considera il "principio precauzionale" rispetto ai rischi provocati dai campi elettromagnetici (5),
  • ed in alcuni paesi europei, come anche negli Stati Uniti si stanno svolgendo delle ricerche rispetto all'inquinamento elettromagnetico (6).
  • L'intervistato illustra i rischi di inquinamento elettromagnetico provocati dalla telefonia cellulare (7);
  • nonostante ciò, la telefonia cellulare è in espansione, anche se la più grande azienda produttrice di telefoni cellulari si sta preoccupando di svolgere delle indagini sulla pericolosità dell'apparecchio (8).
  • L'intervistato spiega come ci si può difendere da una esposizione prolungata davanti al monitor di un computer (9)
  • e da altri elettrodomestici, come la televisione (10);
  • spiega, inoltre, in cosa consiste il "decreto Ronchi" in materia di riciclaggio del materiale con cui è composto un computer (11).
  • Benedetto conclude offrendo consigli pratici di difesa dall'inquinamento elettromagnetico (12).

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INTERVISTA:

Domanda 1
In cosa consiste, esattamente, l'inquinamento elettromagnetico?

Risposta
Quando si parla di inquinamento, generalmente ci si riferisce a sostanze già presenti in natura che, però, a causa dell'attività dell'uomo, aumentano sino ad alterare completamente tutti gli equilibri naturali. Mi spiego con un esempio che tutti comprendono: quando parliamo di inquinamento nelle città ci riferiamo alla presenza di anidride carbonica; l'anidride carbonica esiste in natura, soltanto che l'uomo ne produce in eccesso! L'elettricità è uno degli elementi che esiste in natura e che, dal dopoguerra in avanti, è fortemente aumentata sul nostro pianeta a causa, soprattutto, degli elettrodotti e degli impianti di trasmissione radio e televisiva.

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Domanda 2
Quali sono i danni fisici, per l'uomo, che provoca l'esposizione ad un campo elettromagnetico?

Risposta
Bisognerebbe partire dal fatto che l'uomo è una macchina elettrochimica e, in quanto tale è in equilibrio con un certo tipo di magnetismo, di elettricità esistente nel pianeta; a causa delle nuove scoperte tecnologiche, però, questa macchina elettrochimica che si è adattata nel corso dei millenni, oggi si trova esposta a ben altra elettricità, che viene emessa dai campi elettromagnetici, dai tralicci di trasmissione elettrica; ciò, se si considerano le basse frequenze che provengono dagli impianti di trasmissione radio e televisiva. In questo caso si parla, come conseguenze, soprattutto di problemi tumorali e di leucemia. Molte ricerche svolte in Danimarca, in Svezia, negli Stati Uniti, dimostrano che l'incidenza di rischio che si riscontra per le basse frequenze, si potrebbe avere anche per le alte frequenze. Il problema è che abbiamo a che fare con malattie che si sono attestate nel corso di decenni, ed è perciò difficile riuscire a capire oggi quello che può succedere da qui a dieci anni. Quando si incominciò a sospettare che l'amianto fosse cancerogeno era oltre venti anni fa; dunque, ci sono voluti venti anni per mettere al bando l'amianto!

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Domanda 3
Come si possono eliminare i campi elettromagnetici eventualmente dannosi?

Risposta
La questione è un poco complicata. Sicuramente si possono togliere i campi elettromagnetici derivanti dagli elettrodotti a bassa e media frequenza, che potrebbero essere interrati. Un po' più difficile, invece, è intervenire sulle antenne, sia televisive che radiofoniche; sarebbe importante concentrarle, tenendole tutte assieme, non disperdendole; più difficile ancora è intervenire sulla telefonia cellulare per come oggi è strutturata: bisognerebbe evitare, quantomeno, che le antenne venissero messe su palazzi di persone particolarmente esposte, come ad esempio nelle scuole, o in palazzi in vicinanza delle scuole. Ma esistono anche campi elettromagnetici forse meno pesanti, che, però, sommati a questi altri che ho elencato, possono dare dei problemi; penso, ad esempio, ai campi elettromagnetici che derivano dagli elettrodomestici che tutti noi abbiamo in casa: bisognerebbe tentare di avere meno elettrodomestici possibile nelle stanze in cui maggiormente viviamo.

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Domanda 4
E' possibile riadattare impianti elettrici già esistenti per ridurne l'impatto ambientale?

Risposta
E' possibile riadattare gli impianti elettrici già esistenti, tentando di schermarli il più possibile; abbiamo detto prima che, nel caso degli elettrodotti, basterebbe interrarli; oggi esistono tecnologie per cui gli impianti possono essere ben schermati, e l'inquinamento trasmesso sull'uomo verrebbe fortemente ridotto.

E' sicuramente possibile interrare gli impianti a bassa e media tensione ed è altresì possibile spostare ad una distanza maggiore dalle abitazioni gli impianti esistenti; il problema principale è la vicinanza dai centri abitati. Noi abbiamo a che fare con una legge - un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, del 1992- che consente una distanza sino a 32 metri dall'abitazione. Noi riteniamo che questa legge sia inadeguata poiché tale distanza è inadeguata; il WWF si sta molto logorando affinché venga emessa una normativa particolare che consideri tutte queste forme di inquinamento, obbligando, quindi, il rispetto delle distanze dai centri abitati; per quanto riguarda le linee di alta tensione la distanza da mantenere è di almeno 150 metri lontano dalle abitazioni; inoltre, l'autorità pubblica non dovrebbe accettare di collocare queste antenne sugli edifici pubblici o sugli edifici frequentati da personale esposto; la legge dovrebbe, inoltre, obbligare le televisioni a consorziarsi per fare in modo che tutte le antenne siano su un unico traliccio e non siano, quindi, disperse su una collina, come attualmente vediamo sulle colline prospicienti alle nostre città; abbiamo bisogno di una normativa che obblighi, infine, la valutazione dell'impatto ambientale per qualunque tipo di elettrodotto venga costruito, anche piccolo; e a tale proposito, che obblighi anche le Regioni, non soltanto lo Stato, a fare delle valutazioni e, soprattutto, a dare informazioni concrete alla popolazione sui rischi, emettendo anche alcune regole cautelative rispetto a questo problema.

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Domanda 5
La legge ancora stabilisce limiti di esposizione a campi elettromagnetici molto elevati fissati sulla base degli effetti immediati; eppure, sembra ormai accertato che sono gli effetti a lungo termine quelli più pericolosi: cancro e leucemia infantile. Come commenta questa incongruenza?

Risposta
Il principio richiamato dalla nostra normativa europea e anche dall'Organizzazione Mondiale della Sanità - il principio precauzionale- non è recepito pienamente nel nostro ordinamento, per cui non si proibisce di fare qualcosa se non si è più che certi che questa stessa cosa sia dannosa per l'uomo. Se non si proibisce una cosa perché non si è certi che sia pericolosa, chiaramente si consente di farla, e, allora, tutti quegli effetti che avvengono in un tempo molto, molto lungo - quando parliamo di patologie tumorali parliamo di situazioni che possono verificarsi da dieci a venti anni -, di fatto, non vengono previsti; questo è realmente un grave problema. Noi sappiamo che chiunque viaggi in aereo sa che non si possono usare i telefoni cellulari, perché potrebbero innescare, nell'apparato elettrico, qualche conseguenza che potrebbe alterare comandi; sappiamo anche che, su alcuni voli di linea, soprattutto su quelli internazionali, si può telefonare; la domanda è: perché si può telefonare in un modo e non in un altro? Evidentemente, quest'ultimo tipo di tecnologia è più "schermata", più protetta, ma non c'è una documentazione che affermi che l'uso del cellulare può essere pericoloso; si pensa possa esserci un rischio, e pensando che possa succedere si previene mettendo in atto un comportamento precauzionale, in questo caso invitando la gente a non usare l'apparecchio cellulare sull'aereo. Per quale ragione lo stesso comportamento precauzionale non si assume rispetto alla possibilità che alcune malattie tumorali subentrino là dove si è esposti a campi elettromagnetici? Noi vorremmo che questo principio che non è assunto solo degli ambientalisti - non si tratta solo del buon senso -, ma è assunto anche dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre che dall'Unione Europea, sia applicato nella nostra normativa.

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Domanda 6
A che punto è la ricerca medico-scientifica in questo ambito?

Risposta
La ricerca medica scientifica è molto avanzata; in tutto il mondo, e in particolare negli Stati Uniti, ma anche in Svezia, in Danimarca ed in Italia, si stanno svolgendo ricerche più pignole rispetto all'inquinamento elettromagnetico; addirittura, alcune ricerche sono svolte da grosse aziende che producono alcuni di questi apparecchi, solo che sono ricerche che "scottano", sulle quali si tenta di minimizzare le conseguenze, si cerca di guardare più il lato statistico; intendo dire che anziché amplificare i reali rischi che potrebbero esserci a lungo termine, si minimizza su quelli a breve termine, e l'atteggiamento precauzionale non viene applicato. Staremo ad aspettare, comunque, i risultati; ma già sono emersi dati che documentano come nel campo delle basse e medie frequenze noi abbiamo un incidenza molto alta di forme di leucemia e alcune altre forme tumorali.

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Domanda 7
Che rischi di inquinamento elettromagnetico si accompagnano al fenomeno della telefonia cellulare?

Risposta
Alcuni studi documentano che utilizzare un telefonino cellulare per oltre cinque minuti porti al cervello un surriscaldamento di almeno un grado; va da sé che tale surriscaldamento sia un processo innaturale, che ripetuto più volte al giorno, come spesso avviene per chi vi lavora, potrebbe portare delle conseguenze dannose alla salute. Ma non si pensi che il problema della telefonia cellulare sia derivante solo dall'uso dei telefonini; alcune aziende stanno già predisponendo di apparecchi sempre migliori, sempre più sofisticati. Il problema dell'inquinamento della telefonia cellulare è derivante anche dalla distribuzione del sistema di antenne necessario per la telefonia cellulare; essa non funziona via cavo. D'altra parte, basta guardarsi in giro, per vedere, nella propria città, con il naso all'aria, ripetitori che sino a ieri non si vedevano: sono dei ripetitori circolari con delle specie di antenne che sembrano le vecchie casse degli impianti stereo; quelle sono le antenne predisposte per la telefonia cellulare; e si pensi che anche per la telefonia cellulare esiste un rischio di pericolosità analogo a quello delle altre frequenze. Si tratta, comunque, di surriscaldamento a lungo periodo, con il rischio di cancro, leucemie e quant'altro.

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Domanda 8
Nel settore della telefonia cellulare c'è la tendenza, da parte dei gestori, a sminuire i danni provocati dalla telefonia mobile...

Risposta
Basti pensare che nei libretti illustrativi delle avvertenze, il produttore, quando parla degli effetti sulla salute, dice che l'apparecchio è "idoneo all'uso". La formula non vuol dire assolutamente niente, "idoneo all'uso" non vuol dire che non fa male, vuol dire che si può telefonare, si può ricevere. D'altra parte, la telefonia cellulare è in assoluta espansione, in questo momento, in Italia; ma si pensa che anche in altre parti del mondo ci sarà un espansione simile a quella che si sta verificando in Italia, e per un uso non necessariamente professionale. La più grande azienda produttrice di telefonini mobili, la "Motorola", si sta preoccupando molto di svolgere indagini, anche mediche, per verificare le possibilità (e la realtà) di rischio del telefono cellulare, e, certamente, l'interesse di questa azienda è verificare che non sia dannoso! Tuttavia, i produttori della telefonia cellulare sono molto allertati.

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Domanda 9
Parliamo dei danni di un prolungato lavoro davanti allo schermo del computer. Quali sono e come ci si può difendere?

Risposta
I danni che provoca la prolungata esposizione al computer sono gli stessi di cui abbiamo parlato a proposito dell'inquinamento; la legge cosiddetta "626" stabilisce una serie di criteri cautelativi, come il numero di ore massime che un operatore può trascorrere davanti allo schermo, o la distanza minima che deve essere rispettata. E' vero che un tipo di professione che necessita delle nuove tecnologie implica una maggiore esposizione a questa nuova forma di inquinamento, ma è altrettanto vero che, oggi, tutti i datori di lavoro sono obbligati, da una normativa dello stato, a preservare la salute del lavoratore con dei tempi di esposizione, con delle modalità di lavoro che mantengano entro certi limiti i rischi ai quali essi sono sottoposti.

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Domanda 10
Quando io ero bambino si diceva che faceva male stare troppo tempo davanti al televisore. Oggi non si dice più! Qual è la verità?

Risposta
L'affermazione, naturalmente, è valida oggi come lo era allora, e non solo rispetto alla televisione, ma anche al forno a microonde, e a tutto quel sistema di elettrodomestici da cui noi, oggi, siamo circondati; alcune forme precauzionali sarebbero utili e sono esattamente quelle di allora: vedere la televisione lontani, utilizzare il computer almeno a un metro di distanza, e così via. Le nostre mamme facevano bene a imporci delle regole comportamentali rispetto all'uso delle tecnologie del passato, e dovremmo imparare noi a fare altrettanto con pari rigore nei confronti dei nostri figli, ed anche nei confronti di noi stessi. Quanti di noi dormono in una camera con la televisione? Dovremmo stare il meno possibile in ambienti con capacità di trasmissione elettromagnetica, evitando quelli che contengono molti elettrodomestici.

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Domanda 11
I computer invecchiano sempre più rapidamente e sono sostituiti da nuovi modelli; ciò provoca un impatto ambientale? Come difendersi, eventualmente?

Risposta
Attualmente non c'è una normativa specifica sullo smaltimento dei computer, sul loro riciclaggio; probabilmente bisognerà provvedere ed è possibile mettere in pratica un provvedimento andando ad applicare il cosiddetto "decreto Ronchi", che prevede una serie di formule per il riciclaggio e per la raccolta differenziata. Sicuramente si tratta di un materiale che dovrebbe andare in discariche speciali, non dovrebbe essere ammassato ai rottami normali e finire nelle discariche comuni.

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Domanda 12
Può darci dei consigli pratici rispetto a tutto ciò di cui abbiamo parlato?

Risposta
Sulla nostra rivista "Panda" abbiamo pubblicato un decalogo che offre alcuni consigli pratici, come, ad esempio, guardare la televisione o il monitor dei computer ad almeno un metro di distanza; le televisioni grandi vanno viste, invece, a ben altra distanza; non coprirsi con coperte elettriche con la spina inserita, specialmente durante il periodo di gravidanza; e poi, ancora, non tenere la radiosveglia e le segreterie telefoniche oppure altri apparecchi alimentati elettricamente sul comodino, perché è stradocumentato che questi possono dare dei mal di testa; non stazionare a lungo davanti, o nei pressi dei forni a microonde, oppure di lavastoviglie, oppure di lavatrici, oppure di altri elettrodomestici mentre sono in funzione; cercare di non abitare a meno di 50 metri da elettrodotti a media tensione, o a meno di 150 metri da elettrodotti ad alta tensione, specialmente se si hanno dei bambini, o, comunque, se si è in condizioni precarie di salute, o se si è persone anziane; utilizzare i telefoni cellulari il meno possibile, sempre con l'antennina aperta, cioè alzata; evitare che sul proprio palazzo vengano installati impianti di trasmissione di qualunque tipo.

Come vedete si tratta solo di consigli intelligenti, di buon senso; tuttavia, noi stiamo tentando di far sì che questo buon senso diventi legge. Esiste già un decreto recentemente approvato dal Parlamento che non solo prevede la distanza minima di sicurezza dai centri abitati per gli elettrodotti, per le antenne televisive, radio e quant'altro, ma anche l'obbligo, ad esempio, per i produttori di apparecchi e di elettrodomestici, di dire al consumatore a che distanza deve stare quando questi apparecchi sono in funzione. Se riusciremo a mettere insieme tutte queste iniziative, probabilmente avremo una vita meno inquinata dai campi elettromagnetici.

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