INTERVISTA:
Domanda 1
In cosa consiste, esattamente, l'inquinamento elettromagnetico?
Risposta
Quando si parla di inquinamento, generalmente ci si riferisce a sostanze già presenti in
natura che, però, a causa dell'attività dell'uomo, aumentano sino ad alterare
completamente tutti gli equilibri naturali. Mi spiego con un esempio che tutti
comprendono: quando parliamo di inquinamento nelle città ci riferiamo alla presenza di
anidride carbonica; l'anidride carbonica esiste in natura, soltanto che l'uomo ne produce
in eccesso! L'elettricità è uno degli elementi che esiste in natura e che, dal
dopoguerra in avanti, è fortemente aumentata sul nostro pianeta a causa, soprattutto,
degli elettrodotti e degli impianti di trasmissione radio e televisiva.
Domanda 2
Quali sono i danni fisici, per l'uomo, che provoca l'esposizione ad un campo
elettromagnetico?
Risposta
Bisognerebbe partire dal fatto che l'uomo è una macchina elettrochimica e, in quanto tale
è in equilibrio con un certo tipo di magnetismo, di elettricità esistente nel pianeta; a
causa delle nuove scoperte tecnologiche, però, questa macchina elettrochimica che si è
adattata nel corso dei millenni, oggi si trova esposta a ben altra elettricità, che viene
emessa dai campi elettromagnetici, dai tralicci di trasmissione elettrica; ciò, se si
considerano le basse frequenze che provengono dagli impianti di trasmissione radio e
televisiva. In questo caso si parla, come conseguenze, soprattutto di problemi tumorali e
di leucemia. Molte ricerche svolte in Danimarca, in Svezia, negli Stati Uniti, dimostrano
che l'incidenza di rischio che si riscontra per le basse frequenze, si potrebbe avere
anche per le alte frequenze. Il problema è che abbiamo a che fare con malattie che si
sono attestate nel corso di decenni, ed è perciò difficile riuscire a capire oggi quello
che può succedere da qui a dieci anni. Quando si incominciò a sospettare che l'amianto
fosse cancerogeno era oltre venti anni fa; dunque, ci sono voluti venti anni per mettere
al bando l'amianto!
Domanda 3
Come si possono eliminare i campi elettromagnetici eventualmente dannosi?
Risposta
La questione è un poco complicata. Sicuramente si possono togliere i campi
elettromagnetici derivanti dagli elettrodotti a bassa e media frequenza, che potrebbero
essere interrati. Un po' più difficile, invece, è intervenire sulle antenne, sia
televisive che radiofoniche; sarebbe importante concentrarle, tenendole tutte assieme, non
disperdendole; più difficile ancora è intervenire sulla telefonia cellulare per come
oggi è strutturata: bisognerebbe evitare, quantomeno, che le antenne venissero messe su
palazzi di persone particolarmente esposte, come ad esempio nelle scuole, o in palazzi in
vicinanza delle scuole. Ma esistono anche campi elettromagnetici forse meno pesanti, che,
però, sommati a questi altri che ho elencato, possono dare dei problemi; penso, ad
esempio, ai campi elettromagnetici che derivano dagli elettrodomestici che tutti noi
abbiamo in casa: bisognerebbe tentare di avere meno elettrodomestici possibile nelle
stanze in cui maggiormente viviamo.
Domanda 4
E' possibile riadattare impianti elettrici già esistenti per ridurne l'impatto
ambientale?
Risposta
E' possibile riadattare gli impianti elettrici già esistenti, tentando di schermarli il
più possibile; abbiamo detto prima che, nel caso degli elettrodotti, basterebbe
interrarli; oggi esistono tecnologie per cui gli impianti possono essere ben schermati, e
l'inquinamento trasmesso sull'uomo verrebbe fortemente ridotto.
E' sicuramente possibile interrare gli impianti a bassa e media tensione ed è altresì
possibile spostare ad una distanza maggiore dalle abitazioni gli impianti esistenti; il
problema principale è la vicinanza dai centri abitati. Noi abbiamo a che fare con una
legge - un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, del 1992- che consente una
distanza sino a 32 metri dall'abitazione. Noi riteniamo che questa legge sia inadeguata
poiché tale distanza è inadeguata; il WWF si sta molto logorando affinché venga emessa
una normativa particolare che consideri tutte queste forme di inquinamento, obbligando,
quindi, il rispetto delle distanze dai centri abitati; per quanto riguarda le linee di
alta tensione la distanza da mantenere è di almeno 150 metri lontano dalle abitazioni;
inoltre, l'autorità pubblica non dovrebbe accettare di collocare queste antenne sugli
edifici pubblici o sugli edifici frequentati da personale esposto; la legge dovrebbe,
inoltre, obbligare le televisioni a consorziarsi per fare in modo che tutte le antenne
siano su un unico traliccio e non siano, quindi, disperse su una collina, come attualmente
vediamo sulle colline prospicienti alle nostre città; abbiamo bisogno di una normativa
che obblighi, infine, la valutazione dell'impatto ambientale per qualunque tipo di
elettrodotto venga costruito, anche piccolo; e a tale proposito, che obblighi anche le
Regioni, non soltanto lo Stato, a fare delle valutazioni e, soprattutto, a dare
informazioni concrete alla popolazione sui rischi, emettendo anche alcune regole
cautelative rispetto a questo problema.
Domanda 5
La legge ancora stabilisce limiti di esposizione a campi elettromagnetici molto elevati
fissati sulla base degli effetti immediati; eppure, sembra ormai accertato che sono gli
effetti a lungo termine quelli più pericolosi: cancro e leucemia infantile. Come commenta
questa incongruenza?
Risposta
Il principio richiamato dalla nostra normativa europea e anche dall'Organizzazione
Mondiale della Sanità - il principio precauzionale- non è recepito pienamente nel nostro
ordinamento, per cui non si proibisce di fare qualcosa se non si è più che certi che
questa stessa cosa sia dannosa per l'uomo. Se non si proibisce una cosa perché non si è
certi che sia pericolosa, chiaramente si consente di farla, e, allora, tutti quegli
effetti che avvengono in un tempo molto, molto lungo - quando parliamo di patologie
tumorali parliamo di situazioni che possono verificarsi da dieci a venti anni -, di fatto,
non vengono previsti; questo è realmente un grave problema. Noi sappiamo che chiunque
viaggi in aereo sa che non si possono usare i telefoni cellulari, perché potrebbero
innescare, nell'apparato elettrico, qualche conseguenza che potrebbe alterare comandi;
sappiamo anche che, su alcuni voli di linea, soprattutto su quelli internazionali, si può
telefonare; la domanda è: perché si può telefonare in un modo e non in un altro?
Evidentemente, quest'ultimo tipo di tecnologia è più "schermata", più
protetta, ma non c'è una documentazione che affermi che l'uso del cellulare può essere
pericoloso; si pensa possa esserci un rischio, e pensando che possa succedere si previene
mettendo in atto un comportamento precauzionale, in questo caso invitando la gente a non
usare l'apparecchio cellulare sull'aereo. Per quale ragione lo stesso comportamento
precauzionale non si assume rispetto alla possibilità che alcune malattie tumorali
subentrino là dove si è esposti a campi elettromagnetici? Noi vorremmo che questo
principio che non è assunto solo degli ambientalisti - non si tratta solo del buon senso
-, ma è assunto anche dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre che dall'Unione
Europea, sia applicato nella nostra normativa.
Domanda 6
A che punto è la ricerca medico-scientifica in questo ambito?
Risposta
La ricerca medica scientifica è molto avanzata; in tutto il mondo, e in particolare negli
Stati Uniti, ma anche in Svezia, in Danimarca ed in Italia, si stanno svolgendo ricerche
più pignole rispetto all'inquinamento elettromagnetico; addirittura, alcune ricerche sono
svolte da grosse aziende che producono alcuni di questi apparecchi, solo che sono ricerche
che "scottano", sulle quali si tenta di minimizzare le conseguenze, si cerca di
guardare più il lato statistico; intendo dire che anziché amplificare i reali rischi che
potrebbero esserci a lungo termine, si minimizza su quelli a breve termine, e
l'atteggiamento precauzionale non viene applicato. Staremo ad aspettare, comunque, i
risultati; ma già sono emersi dati che documentano come nel campo delle basse e medie
frequenze noi abbiamo un incidenza molto alta di forme di leucemia e alcune altre forme
tumorali.
Domanda 7
Che rischi di inquinamento elettromagnetico si accompagnano al fenomeno della telefonia
cellulare?
Risposta
Alcuni studi documentano che utilizzare un telefonino cellulare per oltre cinque minuti
porti al cervello un surriscaldamento di almeno un grado; va da sé che tale
surriscaldamento sia un processo innaturale, che ripetuto più volte al giorno, come
spesso avviene per chi vi lavora, potrebbe portare delle conseguenze dannose alla salute.
Ma non si pensi che il problema della telefonia cellulare sia derivante solo dall'uso dei
telefonini; alcune aziende stanno già predisponendo di apparecchi sempre migliori, sempre
più sofisticati. Il problema dell'inquinamento della telefonia cellulare è derivante
anche dalla distribuzione del sistema di antenne necessario per la telefonia cellulare;
essa non funziona via cavo. D'altra parte, basta guardarsi in giro, per vedere, nella
propria città, con il naso all'aria, ripetitori che sino a ieri non si vedevano: sono dei
ripetitori circolari con delle specie di antenne che sembrano le vecchie casse degli
impianti stereo; quelle sono le antenne predisposte per la telefonia cellulare; e si pensi
che anche per la telefonia cellulare esiste un rischio di pericolosità analogo a quello
delle altre frequenze. Si tratta, comunque, di surriscaldamento a lungo periodo, con il
rischio di cancro, leucemie e quant'altro.
Domanda 8
Nel settore della telefonia cellulare c'è la tendenza, da parte dei gestori, a sminuire i
danni provocati dalla telefonia mobile...
Risposta
Basti pensare che nei libretti illustrativi delle avvertenze, il produttore, quando parla
degli effetti sulla salute, dice che l'apparecchio è "idoneo all'uso". La
formula non vuol dire assolutamente niente, "idoneo all'uso" non vuol dire che
non fa male, vuol dire che si può telefonare, si può ricevere. D'altra parte, la
telefonia cellulare è in assoluta espansione, in questo momento, in Italia; ma si pensa
che anche in altre parti del mondo ci sarà un espansione simile a quella che si sta
verificando in Italia, e per un uso non necessariamente professionale. La più grande
azienda produttrice di telefonini mobili, la "Motorola", si sta preoccupando
molto di svolgere indagini, anche mediche, per verificare le possibilità (e la realtà)
di rischio del telefono cellulare, e, certamente, l'interesse di questa azienda è
verificare che non sia dannoso! Tuttavia, i produttori della telefonia cellulare sono
molto allertati.
Domanda 9
Parliamo dei danni di un prolungato lavoro davanti allo schermo del computer. Quali sono e
come ci si può difendere?
Risposta
I danni che provoca la prolungata esposizione al computer sono gli stessi di cui abbiamo
parlato a proposito dell'inquinamento; la legge cosiddetta "626" stabilisce una
serie di criteri cautelativi, come il numero di ore massime che un operatore può
trascorrere davanti allo schermo, o la distanza minima che deve essere rispettata. E' vero
che un tipo di professione che necessita delle nuove tecnologie implica una maggiore
esposizione a questa nuova forma di inquinamento, ma è altrettanto vero che, oggi, tutti
i datori di lavoro sono obbligati, da una normativa dello stato, a preservare la salute
del lavoratore con dei tempi di esposizione, con delle modalità di lavoro che mantengano
entro certi limiti i rischi ai quali essi sono sottoposti.
Domanda 10
Quando io ero bambino si diceva che faceva male stare troppo tempo davanti al televisore.
Oggi non si dice più! Qual è la verità?
Risposta
L'affermazione, naturalmente, è valida oggi come lo era allora, e non solo rispetto alla
televisione, ma anche al forno a microonde, e a tutto quel sistema di elettrodomestici da
cui noi, oggi, siamo circondati; alcune forme precauzionali sarebbero utili e sono
esattamente quelle di allora: vedere la televisione lontani, utilizzare il computer almeno
a un metro di distanza, e così via. Le nostre mamme facevano bene a imporci delle regole
comportamentali rispetto all'uso delle tecnologie del passato, e dovremmo imparare noi a
fare altrettanto con pari rigore nei confronti dei nostri figli, ed anche nei confronti di
noi stessi. Quanti di noi dormono in una camera con la televisione? Dovremmo stare il meno
possibile in ambienti con capacità di trasmissione elettromagnetica, evitando quelli che
contengono molti elettrodomestici.
Domanda 11
I computer invecchiano sempre più rapidamente e sono sostituiti da nuovi modelli; ciò
provoca un impatto ambientale? Come difendersi, eventualmente?
Risposta
Attualmente non c'è una normativa specifica sullo smaltimento dei computer, sul loro
riciclaggio; probabilmente bisognerà provvedere ed è possibile mettere in pratica un
provvedimento andando ad applicare il cosiddetto "decreto Ronchi", che prevede
una serie di formule per il riciclaggio e per la raccolta differenziata. Sicuramente si
tratta di un materiale che dovrebbe andare in discariche speciali, non dovrebbe essere
ammassato ai rottami normali e finire nelle discariche comuni.
Domanda 12
Può darci dei consigli pratici rispetto a tutto ciò di cui abbiamo parlato?
Risposta
Sulla nostra rivista "Panda" abbiamo pubblicato un decalogo che offre alcuni
consigli pratici, come, ad esempio, guardare la televisione o il monitor dei computer ad
almeno un metro di distanza; le televisioni grandi vanno viste, invece, a ben altra
distanza; non coprirsi con coperte elettriche con la spina inserita, specialmente durante
il periodo di gravidanza; e poi, ancora, non tenere la radiosveglia e le segreterie
telefoniche oppure altri apparecchi alimentati elettricamente sul comodino, perché è
stradocumentato che questi possono dare dei mal di testa; non stazionare a lungo davanti,
o nei pressi dei forni a microonde, oppure di lavastoviglie, oppure di lavatrici, oppure
di altri elettrodomestici mentre sono in funzione; cercare di non abitare a meno di 50
metri da elettrodotti a media tensione, o a meno di 150 metri da elettrodotti ad alta
tensione, specialmente se si hanno dei bambini, o, comunque, se si è in condizioni
precarie di salute, o se si è persone anziane; utilizzare i telefoni cellulari il meno
possibile, sempre con l'antennina aperta, cioè alzata; evitare che sul proprio palazzo
vengano installati impianti di trasmissione di qualunque tipo.
Come vedete si tratta solo di consigli intelligenti, di buon senso; tuttavia, noi
stiamo tentando di far sì che questo buon senso diventi legge. Esiste già un decreto
recentemente approvato dal Parlamento che non solo prevede la distanza minima di sicurezza
dai centri abitati per gli elettrodotti, per le antenne televisive, radio e quant'altro,
ma anche l'obbligo, ad esempio, per i produttori di apparecchi e di elettrodomestici, di
dire al consumatore a che distanza deve stare quando questi apparecchi sono in funzione.
Se riusciremo a mettere insieme tutte queste iniziative, probabilmente avremo una vita
meno inquinata dai campi elettromagnetici.
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