Biblioteca digitale (intervista) RAI Educational

Lewis Baltz

Napoli, 22 gennaio 1998

"Soggetti e oggetti della nuova cultura tecnologica"

SOMMARIO:

  • Baltz sostiene che la tecnologia digitale andrà gradualmente sostituendo la vecchia cultura della tecnologia analogica (1),
  • e nel suo ambito artistico, cioè la fotografia, questa tecnologia supererà le antiche questioni sulla rappresentazione della realtà (2).
  • Questa tendenza ha aumentato il valore della cosiddetta realtà virtuale, mettendo in crisi l'idea ottocentesca della realtà, e l'accelerazione delle innovazioni tecnologiche ha solo facilitato un progetto già in atto (3).
  • All'idea di realtà è legata quella di temporalità che ha subito analoghe trasformazioni (4).
  • L'intervistato introduce, in linea generale, il progetto, ideato con Jean Nouvell, in cui si vuole integrare la tecnica architettonica con quella dell'immagine fotografica (5),
  • e sostiene che le nuove tecnologie digitali permettono la presenza esponenziale del soggetto in opposizione all'idea postmodernista della scomparsa del soggetto stesso (6);
  • inoltre, il luogo fisico concepito architettonicamente, diviene lo spazio da cui vengono veicolate le immagini (7).
  • Ad eccezione del pittore, l'artista moderno utilizza più mezzi per esprimere la propria creatività (8);
  • inoltre, per le giovani generazioni è ormai in atto un mutamento genetico che incide sulla gestione dei nuovi strumenti, e ciò influirà sulla formazione etico-politica degli individui (9).
  • A proposito dei problemi legati al copyright, l'intervistato prevede un enorme ed interessante sviluppo delle questioni inerenti ad una legislatura che regoli lo scambio di dati e informazioni immessi nella rete (10).

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INTERVISTA:

Domanda 1
Qual è il motivo che l'ha spinta ad utilizzare le tecnologie digitali, per la fotografia?

Risposta
Il mio rapporto con le fotografie analogiche, in effetti, non è mai stato di estrema lealtà all'idea della fotografia come mezzo, ma piuttosto come strumento efficiente per memorizzare un'immagine. Questo atteggiamento è cambiato negli ultimi anni. Adesso, la maniera più efficiente di lavorare è in ambito digitale, o digitale-analogico, o anche tra i due ambiti. Sono sicuro che, andando avanti, il digitale sostituirà l'analogico, semplicemente perché la tecnologia digitale è più disponibile di qualche tempo fa. Inoltre, credo che, nel futuro, non avremo neanche più possibilità di scelta, perché la tecnologia digitale prevarrà su quella analogica.

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Domanda 2
Una fotografia analogica sembra mantenere un forte legame con l'oggetto reale che rappresenta, per il fatto di avere un negativo, che rappresenta il segno tangibile del passaggio dalla realtà alla sua rappresentazione in formato fotografico. Nel caso delle foto digitali non abbiamo a che fare con nessun segno materiale, ma solo con una sequenza di numeri. Pensa che questo significhi che ci stiamo allontanando troppo dalle cose che vediamo e che vogliamo ritrarre in foto?

Risposta
Penso che sia interessante notare che alcune questioni teoriche sulla fotografia come il suo rapporto con la realtà o l'interrogativo sulla rappresentazione, la famosa crisi della rappresentazione, hanno avuto luogo prima dell'avvento dell'era digitale. La tecnologia digitale non rappresenta un atteggiamento travisato, ci offre semplicemente un'altra dimensione. Non sono sicuro che ciò significhi un ulteriore allontanamento dalla realtà rispetto al processo analogico. Se esiste una realtà, se possiamo parlare di realtà, se realtà e rappresentazione possono essere espresse nello stesso periodo, il processo digitale è semplicemente un'altra maniera di codificare tale realtà. Non penso, inoltre, che la questione della "materialità" sia il punto chiave di questa riflessione. La fotografia è meno materiale della pittura, e il digitale è un procedimento meno materiale degli altri. Ma la "dematerializzazione" dell'arte è un processo, anche questo, iniziato trent'anni fa come movimento concettuale, molto prima che la gente realizzasse che non si trattava solo di una possibilità, ma di quella che, in effetti, sarebbe diventata la tecnologia dominante.

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Domanda 3
Tuttavia, le tecnologie digitali alterano la relazione che c'è tra il reale ed il virtuale. Ora esiste una realtà virtuale all'interno della quale è rintracciabile un altro mondo, diverso da quello reale...

Risposta
Penso che il bilancio penda a favore del virtuale a scapito del reale. Tuttavia, la "bilancia" aveva già iniziato a pendere anche prima dell'introduzione delle tecnologie digitali. La presenza di queste ultime non ha altro effetto che accelerare il cambiamento, e non solo la loro presenza, ma anche la loro disponibilità. Tutti, oggi, possono lavorare con qualche tipo di procedimento digitale; la gente naviga su Internet, lavora con macchine fotografiche digitali. Quasi tutto, adesso, ha la possibilità, forse anche la necessità, di un qualche tipo di interfaccia digitale o di intervento nello stesso ambito. Nel senso in cui questa tecnologia prolifera ed è presente ovunque nella società, penso che la gente si distaccherà ancora di più dall'idea ottocentesca della realtà, del mondo fenomenico, e del rapporto che ha al suo interno e nei confronti di questa realtà. Anche se il cambiamento è ormai un fatto assodato, è veramente impossibile dire se si tratta di un'evoluzione positiva, oppure se stiamo entrando in un nuovo, pericoloso, mondo per i più audaci. In ogni modo, questa è la realtà, questo è il mondo che stiamo affrontando, il mondo nel quale siamo già immersi.

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Domanda 4
Siamo, infatti, di fronte ad una diversa dimensione spazio-temporale...

Risposta
Questo secolo ci ha dato un buon numero di paradigmi spazio temporali sconosciuti. La fotografia appartiene, più esattamente, al 19° secolo, anche se, certamente, quella particolare idea di spazio fotografico è stata, poi, trasportata nel cinema. Il cinema ha strutturato il tempo in maniera assolutamente diversa da quello che avevano fatto tutti gli altri mezzi di comunicazione fino a quel momento. Con i video abbiamo una doppia struttura: si ha la stessa struttura temporale che c'è nel cinema, con l'aggiunta della possibilità di fare zapping. Il regista, dunque, non è più colui che stabilisce, in ultima istanza, la sequenza e la velocità delle immagini che vogliamo vedere, poiché possiamo portare a casa qualsiasi film in cassetta e "decostruirlo" a nostro piacimento. Credo che, grazie al digitale, ci stiamo avvicinando sempre più ad un modello di tipo molto aperto, contrapposto, per esempio, ad un CD-ROM, che ha una sequenza di accesso prestabilita. Ci può essere una sequenza prestabilita, ma ci può essere anche un accesso casuale che viene strutturato e completato dall'utente. Ciò implica un altro tipo di tempo ed un altro tipo d'intervento, poiché si tratta di un intervento operato dall'utente in tempo reale. Questo avviene anche quando si lavora su Internet. Ci stiamo allontanando da un paradigma lineare per andare verso un paradigma a tutto campo. Voglio, però, farvi notare, ancora una volta, che tutto questo non rappresenta alcuna novità, visto che McLuhan scriveva già a proposito di questo nel 1963. Ultimamente, egli è stato riabilitato: non è stato, come si è creduto, un uomo che mirava ad impressionare, ma piuttosto uno scrittore visionario.

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Domanda 5
Con Jean Nouvell avete pensato alla possibilità di ottenere una costruzione trasparente utilizzando delle scatole di luce. Può descrivere questo progetto spiegando il ruolo che la fotografia vi assume?

Risposta
Credo che Jean Nouvell sia tra i due o tre architetti più interessanti oggi, sia dal punto di vista dell'esperienza pratica, ma specialmente dal punto di vista concettuale. La visione dell'architettura di Nouvell è fluida, e il suo interesse è realizzare costruzioni che rispondano ai cambiamenti. Fino ad ora gli architetti hanno ideato costruzioni che si adattano ad alcuni tipi di cambiamenti, come quello della luce, per esempio. Jean, invece, è interessato a qualcos'altro: un edificio che possa rispondere, trasformandosi, al variare della temperatura, del tempo, del tipo di utilizzo. E' sempre stato affascinato dall'idea di integrare lo spazio architettonico con lo spazio dell'immagine, del segnale. Il progetto di edificio che attualmente stiamo discutendo è simile a molti altri suoi progetti per quello che riguarda la questione della trasparenza. Jean vuole che le sue costruzioni siano trasparenti, che possano continuamente mutare anche grazie all'uso che le persone ne fanno. Non è fisicamente possibile costruire un edificio assolutamente trasparente; fisicamente, in termini ingegneristici, l'edificio deve avere degli ancoraggi, i quali devono essere realizzati in materiali opachi. Per poter giocare un poco su questo, Jean ha proposto di realizzare delle colonne di immagini, e così abbiamo iniziato a parlare sul tipo di immagini da usare, su come realizzare la costruzione di queste colonne, se dovessero essere illuminate autonomamente, o dovessero reagire alla luce all'interno dell'edificio, e sul tipo di soggetti che sarebbe stato interessante introdurre in questo particolare edificio. Non penso però di voler parlare ancora del progetto, poiché è ancora al livello di discussione, e non è stato concretizzato neanche in forma propositiva.

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Domanda 6
Pensa che il vostro sia un modo per ottenere un segno materiale di quella città invisibile che le connessioni stanno creando?

Risposta
Non so. Forse potremmo parlarne al contrario: dalla città invisibile di Calvino a quella sovraesposta di Virgilio. La tecnologia digitale potrebbe rendere possibile, almeno teoricamente, che ciascuno sia dovunque in ogni momento. Questo, in un certo senso, si oppone al "dictum" del post modernismo della scomparsa del soggetto, poiché si può parlare di molteplicità del soggetto: il soggetto non è più uno solo, ma è due o quattro o molti miliardi.

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Domanda 7
In questo modo la fotografia diventa parte interna dell'architettura...

Risposta
Il progetto di cui parliamo non consiste nel mettere il mio lavoro nell'edificio, piuttosto, si tratta di usare quell'edificio e le attività in quell'edificio come modo per generare un dialogo di immagini. Il lavoro non è specifico per un luogo, ma generato in base al luogo stesso, è qualcosa che viene fatto esclusivamente per quello spazio, con la sua attuale serie di funzioni. In questo senso esso diviene, come molti lavori oggi, effimero. Non è un lavoro senza tempo, non è un lavoro che può essere portato via da dove si trova e ammirato esteticamente. E' una cosa concepita per funzionare, ci si augura, nel suo spazio e in nessun altro luogo.

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Domanda 8
Lei è un fotografo, uno scrittore, realizza CD-ROM: dunque, è veramente vicino alla cultura multimediale. Pensa che lavorare in una dimensione multimediale rappresenti una trasformazione importante dell'artista?

Risposta
Recentemente mi è stato chiesto di essere uno dei molti consiglieri per una biennale che si svolgerà a Parigi il prossimo anno e che riguarda i giovani che lavorano con le immagini. Ho notato che tra gli artisti più giovani non ve n'è uno che si limiti ad usare un solo medium. Questi giovani artisti, che non superano i trentacinque anni, danno semplicemente per scontato che tutti questi mezzi siano disponibili e che abbiano le loro qualità particolari. Si muovono con naturalezza da un mezzo all'altro. Dunque, di nuovo, la questione del mezzo è qualcosa che ora, per fortuna, sembra stia scomparendo. Non penso che qualcuno si identifichi veramente con il mezzo, eccetto, forse, i pittori, i quali mi odieranno per averlo detto.

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Domanda 9
Cosa pensa dell'importanza di formare le persone per l'acquisizione delle capacità necessarie per lavorare con mezzi diversi?

Risposta
Spero non sembri una risposta troppo facile, ma credo che le persone si stiano formando da sole, e stiano formando noi. Qualche anno fa ero in California, a Los Angeles, stavo con degli amici che avevano una bambina di sette anni. Questa bambina, nel salutare un suo amico disse: "Ci vediamo più tardi, ti mando un messaggio tramite e-mail stasera". Questo è piuttosto stupefacente! Le persone sopra i trent'anni generalmente hanno bisogno che qualcuno insegni loro come manipolare questi mezzi. Ora sembra che un'altra generazione stia sorgendo: è quasi un cambiamento genetico. Ci sono tutti questi bambini in tutto il mondo che sembrano avere una capacità innata di prendere informazioni dallo schermo, di manipolare i simboli digitali, di essere a proprio agio con tutta questa tecnologia come se l'avessero conosciuta insieme con il latte materno. E' quasi la loro seconda natura. Forse un nuovo tipo di essere umano si sta evolvendo di fronte a noi e non sappiamo ancora come chiamarlo. Penso che la prossima generazione, che è già cominciata, avrà un potere infinitamente più grande. Intendo più di quanto immaginiamo, per manipolare simboli istantaneamente e a grandi distanze. Quello che faranno diventa una decisione etica, filosofica, sociale e politica. Non è prevedibile.

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Domanda 10
Vorrei sapere cosa pensa dei problemi legati al copyright ed in generale alla manipolazione digitale di un'opera d'arte.

Risposta
Penso sia un periodo stupefacente per questo ordine di problemi. Se dovessi consigliare a dei genitori una professione per i loro figli, direi loro di convincerli a divenire avvocati che si occupano di diritto d'autore nell'era digitale, perché questo è un campo nel quale tutti gli avvocati di tutto il mondo beneficeranno enormemente. Esistono, ad esempio, organizzazioni - penso alla Disney o alla Microsoft- che stanno cercando di guadagnarsi i diritti esclusivi e copyright su qualunque cosa e la proprietà delle immagini come mai prima d'ora. E contemporaneamente c'è la possibilità tecnica di duplicare le immagini con il digitale. Alla luce di ciò ritengo che quella che sarà la più impegnativa battaglia legale dei prossimi venti o trenta anni, consisterà nello stabilire dove questi diritti iniziano e dove finiscono. A questo proposito un dato immesso nella rete Internet dovrebbe divenire patrimonio di chiunque utilizzi questo strumento.

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