INTERVISTA:
Domanda 1
Come è nato il suo interesse per gli effetti speciali?
Risposta
Fin dall'inizio sono sempre stato interessato all'hobby della fotografia, ma ero anche
interessato alla tecnologia, tanto che all'università ho studiato scienze informatiche e
cinema. Ho incominciato a lavorare nelle animazioni prima come programmatore e ingegnere
software, poi come animatore; durante questi anni ho continuato a sviluppare le mie
capacità e sono così arrivato a possedere delle competenze nel settore degli effetti
speciali, fino a diventare supervisore. Ho lavorato sia con il digitale sia con gli
Animatronic ed ho realizzato modelli e miniature in ogni scala per Starship Troopers,
un film appena concluso; abbiamo utilizzato anche giochi pirotecnici ed effetti ottici,
come si faceva prima che il digitale prendesse il sopravvento su tutto. Ho combinato
l'educazione con la formazione in campo, per arrivare dove sono oggi.
Domanda 2
Lei ha recentemente lavorato con una squadra di 250 persone. Ci può spiegare com'è
possibile lavorare con un gruppo tanto numeroso?
Risposta
Credo che l'ultima squadra, quella di Starship, fosse di 250 persone. In questo
caso la troupe è dell'ordine di un film tradizionale nel quale io, il supervisore, sarei
regista. Ho un produttore, simile al produttore di un film, con il quale lavoriamo
organizzando l'intera troupe. In ogni dipartimento - che sia animazione, modellismo,
montaggio o 3D- abbiamo i nostri capi dei dipartimenti e i nostri supervisori; ho avuto,
quindi, un supervisore di montaggio, un supervisore CG e un supervisore modellista; queste
sono le mie figure di riferimento. Come in una struttura parallela, ognuno dei miei
referenti ha la sua troupe che io conosco, io lavoro con loro e li aiuto, guidandoli.
Dipendo però moltissimo dai miei più vicini collaboratori, che si possono contare sul
palmo di una mano, perché, a loro volta, mi aiutano a guidare tutti gli altri. Solamente
stratificando' tutti i gruppi di persone si riesce ad avere il controllo di una
troupe così numerosa. Il mio lavoro più impegnativo con un équipe simile consiste nel
riuscire a rendere consistente 'l'idea', ovvero i contenuti di cui parlo con il regista a
proposito di ciò che vogliamo fare; in questo caso, può consistere in come vogliamo
creare una "sensazione spaziale". Il messaggio deve essere comunicato all'intera
troupe. In seguito, ognuno dei miei capi dipartimento ci asseconda per assicurarsi che
tutto sia tecnicamente corretto e continua a confrontarsi con l'idea originaria.
Domanda 3
Ho letto che a Los Angeles grandi compagnie come la Boss Film sono andate in bancarotta
per la realizzazione di film molto spettacolari. Com'è possibile?
Risposta
Gli effetti visivi non sono mai stati un affare per fare soldi. Nel migliore dei casi, le
più grandi compagnie hanno realizzato il due, il tre, al massimo il dieci per cento di
beneficio. Si tratta di un'industria con margini di guadagno molto bassi, e per questa
ragione è facile commettere errori che possono escluderti dal mercato. L'anno scorso è
stato l'anno più spettacolare che ci sia mai stato per quanto riguarda l'industria degli
effetti speciali, sembrava di vivere un infinito 'successone estivo'; si è lavorato per
il film Vulcano e per Men in Black, e subito dopo per Titanic e Starship
Troopers. La scorsa estate, in America, ogni settimana c'era un film gigantesco con
tantissimi effetti speciali. Non solo i film avevano tanti effetti speciali, ma erano
anche molto impegnativi; per questa ragione è stato difficile trovare gente che fosse
esperta. Chiunque avesse un po' di abilità veniva impiegato, perché c'era bisogno di
molto personale, e si sosteneva un ritmo che l'industria non poteva sopportare a lungo. I
film per l'anno prossimo sembrano un po' meno numerosi, perché non sarà possibile
ripetere quel ritmo, e questo è il motivo per il quale alcune compagnie stanno valutando
di quanto personale avranno bisogno per l'anno prossimo. Ricordiamo che la "Boss
Film", dopo quindici anni di collaborazione, ha chiuso, in parte perché Richard
Edlin, che la dirigeva, era stanco di lavorare in questo settore; d'altra parte, i tempi
sono durissimi per questo tipo d'industria. La "Boss Film" ha avuto, comunque,
una storia piena di successi ed è uscita, con un suo ultimo buon contributo, Air Force
One. Anche altre compagnie nell'ambito del digitale, come la nostra, hanno dovuto
licenziare gente. D'altronde, come per una troupe cinematografica, si impiegano molte
persone per realizzare il film, ma quando il film è terminato il personale viene
congedato.
Domanda 4
Pensa che ci siano possibilità per le piccole compagnie e per poche persone creative di
lavorare in queste attività?
Risposta
Certo, moltissime. Prima di tutto c'è sempre posto per gente con molta creatività e
molto talento, e queste sono persone che lavorano sempre; anche le più piccole compagnie
vanno molto bene. Esse sono sempre ricercate perché sono più economiche delle grandi, e
le persone che vi lavorano sono molto brave dal punto di vista creativo. Il problema sorge
quando si cerca di girare film più complessi: i costi aumentano più in fretta, e le
piccole compagnie sono quelle che possono trarre più profitto, perché il lavoro che
svolgono oggi è frutto di software e hardware non più d'ultima uscita; non corrono i
rischi delle grandi compagnie, non hanno tutti quei dipendenti perciò è più facile
riempire le piccole depressioni del mercato. Viceversa, quando io o la mia compagnia
dobbiamo impiegare cento dipendenti extra, la somma di denaro spesa ogni settimana per
questi lavoratori diventa enorme. Se non possiamo lavorare per alcune settimane diventa
molto costoso. Una compagnia più piccola può controllare meglio tutto questo.
Domanda 5
Cosa pensa della creatività europea o, più in particolare, di quella italiana, nel campo
degli effetti speciali, anche in relazione alla enorme produttività americana?
Risposta
In America emergono sempre le due facce dell'affare; una di queste è il successone estivo
spettacolare. Poi, c'è il film più piccolo, che non può essere prodotto a Hollywood, ma
che rimane allineato a Hollywood, come Babe. Perfino il mercato all'interno della
nostra industria è diviso. I film più piccoli hanno un buon risultato anche negli Stati
Uniti, poiché la tecnologia è disponibile a tutti. Personalmente, sono entrato
nell'industria perché mi piaceva fare film, ma so che senza una storia non saprei dove
appendere le mie immagini. Inoltre, i registi con i quali ho lavorato meglio non erano né
americani né europei. Chris Noonan, che diresse Babe, è australiano; l'anno
scorso ho avuto l'opportunità di stare a Parigi e spero di fare un film con Roman
Polanski. Ho lavorato anche con Paul Verhoeven, che diresse Robocop. Il modello
europeo è più legato a quello dell'autore, e per quanto mi riguarda, riuscire a lavorare
in parità insieme al regista è un procedimento molto gratificante per l'integrità
dell'idea. Dal punto di vista tecnico, penso che in Europa il regista con un'idea possa
anche trovare delle piccole compagnie che producono piccoli pezzi di lavoro. E'
impossibile per una piccola compagnia di cinque persone svolgere lo stesso tipo di lavoro
che noi facciamo per i successoni estivi, ma in Europa non vengono realizzati. Ritengo che
in Europa il matrimonio tra piccole compagnie e registi europei che realizzano film più
piccoli di quelli americani, e, in qualche modo, intimisti, potrebbe essere molto felice,
poiché queste piccole compagnie possono essere molto creative; non si ha bisogno di
produrre dei successoni giganteschi. I registi europei realizzano spesso film più
semplici rispetto ai successoni hollywoodiani, e gli effetti di cui hanno bisogno sono, di
conseguenza, minori; un film molto personale con una "visione forte" non ha
bisogno di effetti speciali per avere successo. Se i costi degli effetti diminuiscono
allora anche il film al quale saranno applicati sarà più semplice. Nessuno avrebbe
rischiato di fare Babe solo cinque anni prima che uscisse perché sarebbe costato
troppo, per una storia di quel tipo. Nel frattempo i costi si sono abbassati a tal punto
che una storia gradevole poteva essere raccontata con l'aiuto degli effetti speciali
piuttosto che rimanere una fantasia.
Domanda 6
Pensa, dunque, che gli effetti speciali possano contribuire alla buona riuscita del film?
Risposta
Non è questo ciò che intendo dire! Gli effetti non fanno diventare buono un film. Mi
piace realizzare grandi immagini e grandi film, ma se non esiste una storia, gli effetti
speciali non compensano tale deficienza creativa. Ecco perché il mio lavoro, come
qualsiasi parte del processo di produzione, è molto legato al tipo di storie che si
raccontano. Ritengo che le migliori storie siano raccontate dai registi più forti. Credo
fortemente nell'individuo, il quale, volendo raccontare una storia, riesce a portare tutta
la troupe unanime sulla sua visione. In questo modo il mio lavoro risulta migliore così
come il film. Si può andare a vedere un film per vedere molte cose "saltare"
per aria, ma oggi possiamo fare esplodere qualsiasi cosa. La maggior parte della gente ha
già visto enormi esplosioni, dunque è difficile divertire solo con effetti speciali
puri. Speriamo, in definitiva, in una sinergia e un matrimonio tra la forza della storia e
gli effetti speciali.
Domanda 7
Lei ha vinto un Oscar con Babe. Ci può raccontare come è stato possibile dirigere
gli animali?
Risposta
Il regista Chris Noonan e Kenny Miller - la figura centrale della compagnia che produsse
il film-, mi chiamarono, dicendomi che erano interessati alla realizzazione di un film da
girare in Australia, con 250 riprese ad effetti. All'epoca si trattava di un progetto
fantastico, ed io pensavo fossero pazzi. Andai in Australia per parlare con Chris Noonan,
che mi spiegò l'idea; era una idea molto semplice: voleva fare un film che non fosse
diretto solo ai bambini; voleva utilizzare angolature e riprese degli animali simili a
quelle per gli umani per rendere la pellicola piacevole. Su queste premesse tutto il
nostro lavoro andò avanti; avemmo bisogno di sei mesi di preparazione del disegno, delle
scene e dei tipi di riprese. Aspettammo altri sei mesi per gli Animatronic che furono
realizzati da Jim Henson ed il suo "Creature Shop". In seguito a ciò tornai in
Australia per girare insieme agli animali per altri sei mesi e, come tutti sanno, girare
con degli animali fa perdere molto tempo: le riprese sono moltissime, non si sa mai quello
che si riesce ad ottenere; tuttavia, Karl Lewis Miller, l'addestratore degli animali,
molto bravo nel fare eseguire agli animali ogni tipo di trucchi, riuscì a guidare gli
animali da una parte all'altra come dettava il copione. Tutte le riprese furono messe
insieme, poi furono selezionate con il confronto vocale. Avevamo i dialoghi che chiamavamo
'la banda radiofonica', da potere ascoltare per l'intero film; mentre ascoltavamo
guardavamo le immagini e selezionavamo quelle che potevano andare con il dialogo.
Tuttavia, queste immagini non erano in Animatronic perché quel tipo di lavoro era,
ovviamente, già completo. In seguito, il film fu inviato a " Rhythm & Hues
", che ha realizzato i nostri effetti visivi. Le clip che andavano con il dialogo
erano mandate da loro per applicarci le "bocche" e dare cosi' l'impressione che
gli animali parlassero. Finite le riprese tornai in America per lavorare (nove mesi) sulla
post-produzione e sulla supervisione del lavoro, parlando con il regista ogni giorno per
sapere cosa voleva, come avrebbe cambiato le cose per rendere la storia fluida. Alla fine
ho lavorato tre anni sul progetto. E' stato un processo molto lungo fra la pianificazione,
la costruzione, le riprese e la post-produzione.
Domanda 8
E il suo ultimo film?
Risposta
Starship Troopers è stato il mio ultimo film e il più grosso al quale io abbia
lavorato, come per la maggior parte dell'équipe. La mia squadra, insieme alla Sony
Pictures Imageworks, ha realizzato gli effetti speciali spaziali e tutte le astronavi. La
squadra era composta di circa 250 persone. La "Boss film" e la "ILM"
hanno realizzato alcune riprese, la "Phil Tippet's Studios" ha realizzato le
animazioni dei mostri per altre 200 riprese. Nell'insieme sono state create più di 500
riprese ad effetti speciali, ad opera di ben sette compagnie. Il film è imponente ed ha a
che fare con qualsiasi tipo di effetto digitale. Il nostro lavoro era rivolto
particolarmente agli effetti per lo spazio; alcune delle astronavi più piccole, infatti,
sono digitali. In seguito abbiamo realizzato molti modellini di astronavi che vanno dai 55
cm circa ai 5,5 metri. Questi ultimi erano utilizzati per rappresentare astronavi di 1 km
di lunghezza, e tutti questi erano combinati con fuochi pirotecnici tradizionali ed
esplosioni in miniatura. In seguito, le astronavi sono state raccolte nel computer con le
riprese su fondo blu e su fondo verde e con le scene di azione dal vivo per realizzare una
battaglia spaziale epica. Abbiamo realizzato due sequenze principali nelle quali ci sono
due astronavi che si sfiorano e che infine volano l'una attraverso l'altra; ognuna
raggiunge il culmine ad un certo punto della sequenza, in un flusso molto intricato di
cause ed effetti. Per come lo descriviamo o lo pensiamo sembra la realizzazione di una
rincorsa tra auto a scontro: gli oggetti sono numerosi e tutto scorre anche se in modo
coreografico e molto attento all'azione. La visione d'insieme che stavamo cercando di
raggiungere è quello che io chiamerei 'claustrofobia epica', dove si hanno queste vedute
ampie e sconfinate della grande espansione dello spazio, ma dove si è sempre coinvolti
nel bel mezzo di una battaglia. Anche se si riesce a vedere aldilà, ci si sente immersi
nell'azione di quello che succede. Come ho detto, Starship Troopers è un film
imponente ed è quello che Paul Verhoeven, il regista, ha sempre desiderato realizzare.
Essenzialmente è un film di fantascienza basato, però, su un film di guerra degli anni
40. E' molto viscerale, vero e trasmette ansia per il ritmo incalzante di tutti gli
eventi.
Domanda 9
Quale sarà il futuro della produzione digitale?
Risposta
Penso che il futuro sia qui, per la produzione digitale. L'industria è molto maturata,
quando ho iniziato era poco più di un esperimento. Adesso non ci sono dubbi: il digitale
è qui per rimanere. Quello che il tempo ha insegnato alla gente sull'industria digitale
è che c'è molto da imparare, oltre al rispetto per i mestieri tradizionali. Adesso si
realizza un matrimonio tra il vecchio ed il nuovo, nel modo in cui siamo stati capaci di
combinare la tecnologia digitale e la fotografia. La tecnologia digitale permette alle
più piccole compagnie di fare sempre più cose: poiché il software diventa più
economico e più stabile, sempre più spesso piccole compagnie con un paio di persone
dotate possono farcela. L'aspetto più evidente che si nota quando la tecnologia diventa
matura è che si ritorna al talento, chiunque può andarsi a comprare SGI, Softimage,
Alias/Wavefront; oggi si possono perfino utilizzare 3-D Studio sul PC. Tuttavia, il
talento creativo ed artistico deve necessariamente essere all'altezza dei ritrovati
tecnologici. E' nel talento degli artisti che risiede il futuro, nel creare nuove visioni,
interessanti per gli altri.
Domanda 10
Pensa che gli "artisti tecnologici", coloro che utilizzano le nuove tecnologie,
saranno gli artisti del futuro?
Risposta
Molti grafici del computer sono anche bravi artisti, ma sono sicuramente più competenti
in qualità di tecnici. Man mano che gli strumenti si faranno più semplici si vedranno
artisti "puri" entrare in gioco. Penso che si verificherà una fusione fra le
due figure. Gli artisti tecnologici spingeranno le potenzialità della tecnologia sempre
oltre i limiti, così come un esperto di pittura attraverso la conoscenza della
metodologia per mescolare i colori arriva a raggiungere una nuova tecnica per applicarli.
Ci sarà sempre l'artista che spinge la tecnologia al limite. Poi, ci sono gli altri
artisti che sono solo pittori e che realizzano un'arte raffinata e bella, da soli. Le due
figure dell'artista, pur essendo in contatto, vicine fra loro, nel contempo sono separate.
Si vedrà il migliore nei due campi! Spero, tuttavia, che l'infatuazione per la tecnologia
pura venga scemando via per lasciare posto ad valutazione che tenga conto più della
reazione della gente rispetto al lavoro, piuttosto che al modo in cui il lavoro stesso è
realizzato.
Domanda 11
Una volta, la figura del grande eroe proveniva dal cinema. Ora, molti eroi sono creati dal
mondo digitale, come, per esempio, il caso del personaggio di Jessica Rabbit. Cosa pensa
in proposito?
Risposta
E' difficile esprimere un giudizio. Tutte le tecnologie, quelle digitali in particolare,
sono definitivamente applicate a Internet, ai CD-Rom, al multimediale. Penso che Internet
sia una tecnologia così nuova da non avere trovato il suo metodo per raccontare storie.
All'inizio, il modo di narrare una storia era quello della letteratura; poi, con il
cinema, la narrazione di una storia il cinema con le sue regole ferree sia nel sistema
europeo sia in quello hollywoodiano. Ci sono delle regole molto tradizionali su come
bisogna preparare le riprese e il montaggio per raccontare una storia. In Internet e nel
multimediale questo processo non è stato ancora realizzato. Ci saranno artisti che
troveranno un modo di presentare il loro lavoro, permettendo agli altri di esplorare la
loro creazione, i quali, che inventeranno queste regole. Mentre tutto questo si
svilupperà e la gente si abituerà, si vedranno le nuove star in quel formato. Poi esiste
il mondo degli affari - perché molto gira ancora intorno all'aspetto della
commercializzazione che è molto interessato ad Internet e che lo supporta insieme
al multimediale. Dove andrà, non lo posso predire con precisione, ma non si allontanerà
molto.
Domanda 12
Che ne pensa dell'idea di realizzare un film con attori del passato ora defunti, e di
poterli far rivivere per nuove storie?
Risposta
Si tratta di una operazione infelice, ma possibile. A mio parere non dovrebbe essere
fatto, non per un puro problema etico, ma perché questi attori classici non possono avere
il controllo di quello che accade e quindi non dovrebbero subire cambiamenti nella loro
immagine. Se un attore moderno lo volesse per il futuro, e la tecnologia ce lo
permetterà, in questo caso, trattandosi della volontà di un attore, non avrei nulla in
contrario a realizzare ciò. Noi raccontiamo storie con gli stunt men digitali perché
tali storie non si potrebbero raccontare in nessun altro modo. Ma essere un attore è
molto di più di questo, c'è una differenza enorme tra recitare e animare. Se dispongo di
un attore digitale, di fronte a me ho un'animazione, non un reale individuo. Quello che
fanno gli attori è talmente unico che dovrebbe essere amato e utilizzato con cura e non
dovrebbe essere rimpiazzato da qualcos'altro. Se gli attori di oggi vogliono la loro
immagine attiva, anche tra cento anni, in una storia futura, è loro diritto, lo possono
fare. Dobbiamo fare riaffiorare il passato di queste persone? La mia risposta è
"no", innanzitutto perché copiare semplicemente quello che è già stato fatto
equivale ad una affermazione di mancanza di creatività. Ma staremo a vedere che cosa
succederà.
Domanda 13
Pensa che la gente amerà sempre il cinema?
Risposta
Non penso che i CD-Rom e il multimediale distruggeranno il cinema, almeno lo spero. Sono
un enorme fan del cinema e della visione nelle sale, a mio avviso questa è una esperienza
unica. Parte dell'esperimento nel realizzare un film consiste nel cercare di creare e
controllare una risposta per il pubblico riunito nella sala. La televisione multimediale
non è destinata a questo obiettivo. Penso che il CD-Rom possegga delle possibilità
fantastiche non solo per l'educazione, per mostrare a tutti quello che non esiste più o
che forse non è mai esistito, ma anche per il puro divertimento; e non credo che
rappresenti una minaccia per il cinema. I dischi sono qualcos'altro dal cinema, i video
sono diversi dal cinema; anche se esiste una miscela tra i due strumenti, penso che tale
commistione possa influenzare il modo di divertirsi della gente, ma non potrà
condizionare la scelta rispetto al cinema.
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