Digital library (interview) RAI Educational

Mauro Wolf

Roma, 12/01/96

"The new information technology at the service of politics"

SUMMARY:

  • The cultural globalisation brought about by the new media will not destroy our cultural, social or political identity, whether national or local, but will cause new forms of identity to develop, which will exist alongside traditional forms (1).
  • The sense of local identity will change, because "local: will no longer be defined in spatial terms but in terms of shared interests and experiences (2).
  • The new media should improve the relationship between citizen and local government by improving communication. However, democracy is not simply consultation, it is also mediation and representation. The new media tend to cut the roots from under this aspect of representation by giving the impression that direct and constant consultation is possible. This would mean the majority would take all and the checks and balances of the traditional system would be ignored (3).

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INTERVIEW:

Domanda 1
Professor Wolf, sembrerebbe che negli Stati Uniti esistano meno problemi a utilizzare le tecnologie dei new media, mentre in Europa c'è una sorta di timore, giustificato dalla paura di perdere l'identità e il corpo della nostra cultura tradizionale. Lei vede davvero questo pericolo, per esempio in un sistema di reti globali, o vede comunque uno spazio per la nostra identità?

Risposta
Credo che si possa dire che ci sarà una possibilità ulteriore di costruzione di identità, che sarà parzialmente diversa dalle tradizionali modalità di costruzione delle identità culturali, sociali e collettive, e che renderà più complicata la questione, non più semplice. Faccio un esempio: attraverso la televisione prima e gli altri media successivamente, si sta creando una sorta di nuova forma di partecipazione e di identità politica, non più basata sul fatto di condividere un certo tipo di ideologia o di fare un riferimento comune a certi orientamenti, ma semplicemente sulla difesa, potremmo dire, della specie umana, attraverso cioè movimenti che hanno come proprio scopo la difesa dei diritti dell'uomo a qualunque gruppo etnico appartengano, di qualunque religione siano, di qualunque stato siano parte. Queste nuove forme di partecipazione politica, questi movimenti tipo "Amnesty International", non cancellano gli altri tipi di identità, ma si aggiungono ad essi. Ora, attraverso i nuovi media, questo nuovo livello globale di identità culturale viene molto favorito. Ma, ripeto, è un livello di identità che si aggiunge agli altri. Che tipo di rapporti si instaureranno - in quali momenti, su quali problemi, in quali stagioni della vita di ciascuno - fra le proprie parti di identità globale e le proprie radici di identità molto più spicciola, è un problema molto interessante. Voglio dire: è molto probabile che si crei un tipo di cittadino che si attiva tanto per la difesa dei diritti dell'uomo quanto contro la discarica nel proprio comune, di modo che vengano difesi i diritti della specie ed i diritti di vivere ciascuno nel proprio orticello in maniera decente. Quindi credo che non sia corretto vedere una forma di identità globale che cancella e annulla le altre forme storicamente più vecchie di identità nazionale e locale. Quello che vorrei sottolineare è che il gioco si fa più complicato, non più semplice.

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Domanda 2
L'informazione a contenuto tecnologicamente avanzato può essere anche una soluzione per la promozione delle realtà locali, delle culture regionali?

Risposta
L'informazione che passa attraverso i nuovi media è in qualche modo una possibilità di sviluppo e di innovazione che attraversa anche l'ambito locale, non necessariamente l'ambito globale. Ma lo attraversa con modalità che in qualche modo ridefiniscono, o forse si può dire anche snaturano, quest'ambito locale, nel senso che, attraverso i nuovi media, il localismo - quindi il definire e il condividere con alcune persone certi aspetti della propria identità - non passa più attraverso una definizione dello spazio fisico, ma passa attraverso la condivisione di alcuni tipi di interesse, magari anche molto parziali. Dunque il localismo, la cultura locale, attraverso le possibilità legate ai nuovi media, sostituisce, o forse è meglio dire aggiunge, alla variabile dello spazio, come aspetto di coesione e di costruzione di questa identità locale, un'altra variabile, che è quella dell'accessibilità, che non necessariamente è definibile, grazie ai nuovi media, solamente in termini di vicinanza. Non condivido più una parte della mia identità sociale con chi è vicino e condivide quella identità perché è vicino, ma la condivido anche con chi può essere lontanissimo, ma condivide con me il fatto di avere un certo tipo di interesse tematico, il fatto di avere fatto un certo tipo di esperienza. Dunque lo spazio diventa secondario rispetto a una legatura sociale.

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Domanda 3
Parliamo di politica. La pubblica amministrazione può essere tipicamente il primo utente di un nuovo sistema informativo basato sui nuovi media, quindi l'efficienza stessa della pubblica amministrazione può trarne vantaggio. Ma questo significa che è possibile, attraverso i nuovi media, toccare anche il cuore della politica?

Risposta
E' possibile toccare il rapporto fra cittadino e amministrazione, per quanto riguarda la correttezza e l'adeguatezza dell'amministrazione pubblica nel rispetto di certi criteri oggettivi e pubblici e per quanto riguarda la possibilità del singolo cittadino di accedere a tutto quello che lo riguarda. Diverso, a mio parere, è il discorso per quanto riguarda il rapporto cittadino-politica, rispetto all'impatto e alle conseguenze possibili dei nuovi media. E credo che da questo punto di vista si tenda a confondere la possibilità di un sistema sociale in cui, attraverso una consultazione in tempo reale su qualunque tema, si può organizzare una sorta di consultazione permanente con un altro aspetto fondamentale dei sistemi attuali di democrazia: ovvero con il fatto che sono fondati, storicamente su di un sistema di rappresentanza istituzionale. La politica è mediazione, la politica si svolge attraverso la rappresentanza. I nuovi media tagliano alla radice questo aspetto della rappresentanza, perché fanno apparire la possibilità di una consultazione diretta e costante. Questo ha delle conseguenze numerosissime e con forti capacità di incidere profondamente sugli assetti normali. Un'immediata consultazione in tempo reale su qualunque tipo di tema assomiglia a un gioco a somma zero. Chi vince, la maggioranza, prende tutto, chi perde perde tutto. Ora, questo non è il meccanismo del sistema tradizionale, basato sulla rappresentanza, sulla mediazione, sulla negoziazione, sulla conciliazione di interessi. Faccio un unico esempio, forse al quale non si pensa a sufficienza. L'unico sistema politico di democrazia diretta, anzi semidiretta, esistente, reale, concreta, è quello svizzero, dove i cittadini sono chiamati, molto di frequente, a decidere dall'aumento del prezzo della benzina all'acquisto di un certo tipo di aereo di caccia, alla possibilità di lasciare la pubblicità dei prodotti alcolici e così via. Quindi decisioni che incidono minutamente sulla vita di tutti, che non sono politiche in senso tradizionale, partitico. Allora, questo sistema, che è quello che più si avvicina alla possibilità della teledemocrazia, sia pure con tecnologie che non sono quelle di cui stiamo parlando, è un sistema che in realtà, proprio perché è di democrazia semidiretta, prevede un gioco rigorosissimo, molto complesso, di pesi e di contrappesi, di consultazioni di livelli istituzionali molto differenziati, che formano il supporto necessario di questa consultazione immediata, diretta del cittadino. Invece, quando si parla dell'apporto che i nuovi media, la nuova tecnologia dell'informazione consentono alla politica, spesso si pensa all'aspetto semplicemente più vistoso, più superficiale: cioè, alla possibilità di dire la propria in modo vincolante, dimenticando invece tutti gli aspetti di equilibrio di sistema, che credo siano fondamentali. Il mio suggerimento è di non dimenticare questi aspetti, perché, in realtà, è lì che si gioca la partita, non sul fatto di poter consultare o di stabilire in forma permanente dei sondaggi o delle cose simili a un sondaggio. Insomma, se l'applicazione di queste nuove tecnologie serve a migliorare la capacità di comunicazione e di rappresentanza fra il sistema politico, le istituzioni, i partiti, i gruppi e le domande che salgono dal corpo sociale, da quella che si chiama società civile, indubbiamente la direzione è positiva. Se invece questa problematica viene nascosta, si porranno una serie di conseguenze, probabilmente non volute, ma che presumibilmente andranno nella direzione di allargare la forbice, di allargare il solco. Voglio dire: chi deciderà quali sono i temi da sottoporre a consultazione in tempo reale e vincolante? Chi deciderà l'agenda politica, sulla quale poi la consultazione sarà fatta con le modalità consentite dalle nuove tecnologie? Se noi stiamo attenti solamente al fatto che sarà possibile, pigiando un bottone, dire la propria opinione su un tema, con un potere vincolante, e non stiamo attenti anche all'altro aspetto della questione, cioè a come si formeranno queste domande, a chi le presenterà, abbiamo una visione di puro determinismo tecnologico, che rischia di fare dei guasti.

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