INTERVIEW:
Domanda 1
Una nuova evoluzione della realtà virtuale viene chiamata "augmented reality",
"realtà aumentata". Di che si tratta?
Risposta
Con la realtà virtuale noi simuliamo degli ambienti tridimensionali in cui si può
entrare, essere immersi e agire. Con l'"augmented reality" il problema si
capovolge: noi continuiamo a restare nell'ambiente reale e a percepire l'ambiente reale,
ma a questo si possono sovrapporre, integrare, delle immagini prodotte dal computer, che,
grazie a degli occhiali che hanno caratteristiche speciali e diverse dai caschi della
realtà virtuale, vengono mescolate e sovrapposte alle immagini reali.
Domanda 2
La medicina si sta giovando molto di simili applicazioni. In che modo?
Risposta
L'"augmented reality" può servire al settore della riabilitazione e al settore
della chirurgia. Nel settore della riabilitazione consente, per esempio, a persone che
hanno dei problemi a muoversi nello spazio, di visualizzare, sovrapposto allo spazio
reale, dei punti di riferimento, come è stato sperimentato nella cura di certi disturbi
legati al morbo di Parkinson. Nel caso della chirurgia si possono sovrapporre al corpo del
paziente le immagini di alcuni esami, il che può consentire di progettare un intervento
chirurgico e poi vedere, mentre si svolge l'intervento chirurgico, sia la visualizzazione
tridimensionale dei dati degli esami clinici, sia la pianificazione dell'intervento. In
fase di studio c'è poi un'integrazione tra realtà virtuale e comunicazione in rete che
consentirà la chirurgia a distanza, cioè renderà possibile la consulenza da parte di un
medico che a distanza assisterà all'intervento e potrà dare indicazioni su cosa fare al
medico che lo sta svolgendo concretamente, il quale potrà vedere queste immagini o
sovrapposte al corpo del paziente o sul monitor o in un casco secondo l'interfaccia che si
sceglierà.
Domanda 3
Tutto ciò potrà servire un domani anche a comandare dei robot che faranno degli
interventi?
Risposta
Certo, questa è la prospettiva della telechirurgia, anche se la guida a distanza di robot
che svolgono degli interventi pone sempre un piccolo problema: l'abbandono del paziente
nelle mani semplicemente del robot. Per questo si è pensato a una consulenza a distanza
che preveda anche la presenza di un altro chirurgo, che assista il robot e che lo guidi, o
che comunque gestisca la situazione dell'intervento concreto.
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