INTERVIEW:
Domanda 1
Le nuove tecnologie digitali di comunicazione hanno sconvolto il rapporto con il
territorio. Ce ne può parlare?
Risposta
Hanno sconvolto il rapporto dell'uomo con il territorio perché esse sono un territorio
nuovo. Le nuove tecnologie digitali hanno creato un altro territorio, nuovo, e noi
dobbiamo imparare a muoverci in esso come abbiamo appreso a muoverci sui nostri territori
consueti. Dobbiamo imparare a muoverci in questo nuovo ambiente e, quindi, attraverseremo
un periodo di difficoltà in cui ci sarà facile commettere errori; poi, di nuovo,
cominceremo a muoverci su questo territorio come ci muoviamo su quelli conosciuti. Ogni
volta che entra in campo una nuova tecnologia noi dobbiamo compiere questo processo di
apprendimento: non è un'operazione nuova in assoluto questa del virtuale, delle reti, di
Internet, ma una delle tantissime istanze di rinnovamento che l'umanità ha dovuto
affrontare, a cominciare dall'invenzione della ruota, prima ancora dalla scoperta del
fuoco. Ogni volta che qualcosa di tecnologico arriva c'è qualcuno che grida al
cambiamento, alla fine del mondo, alla mutazione irreversibile: di fatto, si tratta
semplicemente di un cambiamento di territorio in cui noi dobbiamo di nuovo imparare a
muoverci, ma con le vecchie, praticamente invariate, regole.
Domanda 2
Lei crede che i ragazzi abbiano una maggiore attitudine ad imparare ad usare le nuove
tecnologie rispetto alle persone adulte?
Risposta
Certamente. I giovani sono molto più flessibili, molto più elastici, hanno molta più
facilità a rimappare il territorio rispetto agli adulti e in questo territorio nuovo
sarà molto più semplice muoversi per un giovane che per un anziano. L'anziano è capace
di muoversi bene nel territorio conosciuto, lo conosce da molto tempo, possiede una lunga
esperienza; egli è quindi più abile a muoversi sul territorio noto ed è molto meno
abile ad apprendere nuovi modi di spostarsi su un territorio sconosciuto.
Lei parla di educazione: attenzione a non guastare la festa ai giovani! Chi ha la
responsabilità di educare è giusto che si occupi di nuove tecnologie, ma inviterei a
fare molta attenzione a non occuparsi delle nuove tecnologie in un modo vecchio perché,
altrimenti, riusciremmo a rendere noiosi persino i video game per i nostri ragazzi, così
come siamo riusciti a rendere noiose letture stupende di autori come Dante Alighieri,
Giovanni Boccaccio, Alessandro Manzoni. Rischiamo di ripercorrere la stessa strada. In
questa prospettiva, dobbiamo tenere molto presente i paradigmi di apprendimento che sono
quelli della Savana, luogo in cui si muovevano i nostri antenati. Tali paradigmi non sono,
praticamente, cambiati: il movimento, la scansione dei tempi, i ritmi.
Domanda 3
Dunque, ritmi veloci...
Risposta
Ritmi veloci che tengano conto - come fanno benissimo i nostri pubblicitari- di come è
fatto il nostro cervello: il nostro cervello è costituito da una grossa parte razionale,
ma chi comanda non è la parte razionale; essa propone, ma chi dispone è la parte
emotiva, o motivazionale. Un individuo può sviluppare un ragionamento bellissimo,
tuttavia, quando dovrà decidere, un grande peso lo avrà la sua parte emotiva: nella
scelta dell'automobile, nella scelta della casa, nella scelta del suo partner di vita,
nella scelta degli studi.
Domanda 4
Forse proprio perché Internet ha dei ritmi molto lenti che rimane ancora un fenomeno di
élite?
Risposta
Ha ritmi lenti, è un territorio nuovo un poco per tutti, anche per quelli che lo hanno
inventato, anche per chi lo ha creato; una cosa è nuova per chiunque: è più nuova per
chi non la conosce, ovviamente, ma è nuova anche per chi l'ha inventata. E' necessario
del tempo di maturazione per elaborare un utilizzo vantaggioso della tecnologia. In questo
senso, si può riprendere l'analogia con il cinema. Da pochi anni abbiamo festeggiato il
centenario del cinema dei fratelli Lumière e tutti hanno detto, giustamente, che solo da
pochissimo tempo - quindi, dopo quasi un secolo- si comincia ad utilizzare il cinema nella
pienezza delle sue possibilità. Io mi auguro che non sia necessario un altro secolo per
utilizzare Internet nella pienezza delle sue possibilità, però, certamente, non sarà
breve questo lasso di tempo.
Domanda 5
In qualità di psicologo, crede che i videogiochi possano produrre effetti negativi sui
bambini?
Risposta
Ogni cosa è buona e cattiva, dipende dall'uso che se ne fa: un coltello può servire per
affettare il salame oppure per accoltellare il vicino! I video giochi possono essere uno
strumento utile, di training per l'accesso alle nuove tecnologie, oppure possono
rappresentare qualcosa di estremamente negativo nella misura in cui vengono proposti come
sostitutivi di qualunque altro tipo di divertimento.
Domanda 6
Che effetti può produrre, dal punto di vista psicologico, la simulazione di identità in
rete?
Risposta
Anche in rete, l'identità può essere simulata e un individuo può crearsi mille
identità diverse, sperimentando l''Uno, Nessuno e Centomila' di Pirandello; Internet può
essere, da una parte, qualche cosa di salvifico, terapeutico, nel senso che in virtuale un
individuo può trasferire tutta una serie di identità e colmare dei vuoti nella sua vita
affettiva o professionale; viceversa, può rappresentare uno strumento che facilita
l'emergere di situazioni patologiche; anche in questo caso, dipende dal contesto
individuale: non c'è solo l'individuo e la macchina; c'è l'individuo e la macchina ma,
soprattutto, c'è il contesto in cui individuo e macchina si incontrano, e ciò è
determinante.
Domanda 7
Si è spesso detto che il telelavoro può isolare il lavoratore che si ritrova per ore a
casa, senza vedere nessuno.
Risposta
Questo è un problema serio e molto dibattuto. In effetti, il telelavoro può costituire
una forma di lavoro svantaggiosa per un individuo, soprattutto per un genitore, proprio
perché lo confina nella propria casa privandolo di una serie di possibilità faticose ma
anche salvifiche di rapporti con gli altri. In Inghilterra esistono locali dove i
telelavoratori possono incontrarsi e toccarsi, possono socializzare, proprio per limitare
questa forma di isolamento dal resto del mondo che il telelavoro stesso produce. Oggi, in
Internet, si può svolgere qualsiasi operazione: acquisti, lavoro, vendite e così via. Si
può, dunque, rimanere in casa propria vivendo l'esterno in modo virtuale. Il problema
nasce sul territorio casa propria: le case che si costruiscono oggi non sono fatte per
essere vissute tutta la vita; esse sono dei residence, fondamentalmente, dei luoghi dove
si mangia e si dorme, soprattutto si dorme poiché spesso si mangia nella mensa aziendale,
nel bar vicino al lavoro. Le case, dunque, non sono più le case di una volta, con il
cortile, con il giardino, con tutta una serie di spazi dove si ha la possibilità di
esprimersi e le città non sono più come quelle di una volta dove uno scende nella piazza
e incontra qualcun altro. Il telelavoro, in questa prospettiva, può davvero rappresentare
un fenomeno estremamente negativo, proprio perché non c'è più un ambiente domestico
tale per il quale il rimanere a casa sia un fatto positivo.
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