INTERVIEW:
Domanda 1
Potrebbe illustrare i progetti dell'Istituto Gramsci su Internet: l'inserimento di
"Studi Storici" nella Biblioteca del progetto Manuzio e poi gli altri progetti
dell'Istituto?
Risposta
"Studi Storici" è la più antica rivista dell'Istituto Gramsci ed è una
rivista di storia generale, molto prestigiosa; il suo inserimento in Internet è avvenuto
attraverso la collaborazione con il progetto Manuzio. Entro un mese su Internet ci sarà
la disponibilità anche dell'altra rivista trimestrale che l'Istituto pubblica,
"Europa, Europe". E' una rivista di studi europei. Inoltre saranno inserite
anche altre attività ed altre pubblicazioni dell'Istituto, per lo meno quelle più
rilevanti per la qualità del prodotto e per la vita dell'Istituto. Per esempio la guida
agli archivi dell'Istituto Gramsci, uno strumento di lavoro realizzato in collaborazione
con l'Archivio Centrale dello Stato, essenziale per gli studiosi che vengono a consultare
la nostra ingentissima mole di documenti riguardanti la storia del Movimento Comunista,
sia la bibliografia gramsciana, che è una bibliografia internazionale, riguardante un po'
tutto quello che si è pubblicato, e si pubblica nel mondo, su Antonio Gramsci. Per quanto
riguarda le attività correnti, uno spazio particolare riguarda la convegnistica. Noi
abbiamo un paio di convegni l'anno di grande rilievo, per la destinazione per la
partecipazione, e di carattere internazionale. Internet è diventato un elemento
essenziale, ormai indispensabile, per la lavorazione di questi appuntamenti, cioè per la
diffusione dei materiali preparatori e per la successiva circolazione dei risultati dei
convegni medesimi, prima ancora della loro pubblicazione a mezzo stampa. Questa attività
è in linea con il progetto archivi del Novecento, ossia la messa in rete dei nostri
archivi, con la loro informatizzazione, unitamente alla già avviata messa in rete, nel
sistema ISDN, della nostra biblioteca.
Domanda 2
Per un filosofo della politica come Lei, che possibilità offre Internet come strumento di
dibattito, di discussione?
Risposta
E' noto a tutti che in questi giorni c'è un affollamento dei partiti politici su Internet
a causa delle imminenti elezioni politiche anticipate. L'interesse delle forze politiche
per la loro attività ordinaria, ossia quella di concorrere alle elezioni politiche,
Internet si rivela uno strumento essenziale. Sicuramente si può pensare che Internet
sostituisca, se non la piazza - perché questa è stata già largamente sostituita dalla
televisione generalista, cioè dal più tradizionale tipo di televisione unidirezionale -,
sicuramente le attività più specificamente dedicate, anche attraverso il dibattito a
categorie, ceti, gruppi di interesse, cioè quelle attività che tradizionalmente si son
fatte con forme di propaganda più "ad hominem".
Domanda 3
E c'è anche qualche cambiamento nel linguaggio della politica grazie all'uso di queste
tecnologie?
Risposta
Penso di sì, anche se non ho affrontato specificamente questo problema. In prospettiva,
credo che anche l'uso di questi mezzi nei luoghi più tradizionali della politica,
determinerà una tendenza alla internazionalizzazione del lessico, già molto presente
come si vede dall'alfabetizzazione elettronica dei più giovani, che sono i più
alfabetizzati all'uso del calcolatore. Sicuramente sarà necessario un linguaggio
migliore, meno enfatico di quello tradizionalmente impiegato dagli attori politici.
Domanda 4
A questo punto si prospetta il problema delle differenze: d'informazione; nelle capacità
di accesso alle reti; nelle capacità di saper impegnare ed utilizzare questi strumenti
tecnologici. Queste diventano le diversità che finiranno per pesare sulle possibilità di
sviluppo di un Paese. Questa nuova differenziazione di capacità informatiche, per cui i
ricchi di informazione, i poveri di informazione, i ricchi di capacità tecnologica, i
poveri di capacità tecnologica, sembra in parte sostituire la tradizionale distinzione
tra ricchezza e povertà economica: in altre parole, come verrà modificata la dinamica
dei rapporti economici e sociali nel prossimo futuro?
Risposta
Che le diseguaglianze sociali siano sempre più connesse al rapporto fra potere e sapere
è un'esperienza ormai largamente avvertita da molto tempo. In qualche modo è stato
sempre vero, ma è particolarmente reale nella cosiddetta società dell'informazione,
nella quale bene o male siamo entrati ormai da un decennio e nella quale si avverte una
trasformazione verso la produzione di merci che contengono in maniera prevalente
informazione, all'interno di un contesto storico-politico di globalizzazione. Il problema
che Lei pone lo vedo immediatamente connesso alla necessità e alla difficoltà di
ripensare due strumenti classici dell'eguaglianza: il primo è lo Stato, nel senso di
Stato territoriale, ossia l'insieme delle risorse e delle condizioni entro le quali era
possibile, attraverso la regolazione politica, aggiustare, correggere le diseguaglianze e,
più in generale, i rapporti fra i singoli e fra i gruppi; il secondo è la scuola, il
processo formativo, che è l'ambito nel quale forse c'è più sperimentazione, ma che
richiede maggiormente invenzione, perché questo passaggio alla società delle
informazioni avviene in un contesto, in uno scenario nel quale già da tempo si vive una
crisi organica della scuola e che chiede di essere profondamente ripensato. L'impatto
della società dell'informazione con gli annessi della globalizzazione, sconvolge
definitivamente questo paesaggio e necessita di una innovazione teorico-politica, al
momento inesistente.
Domanda 5
Abbiamo imparato, un po' sulla nostra pelle, i rischi della società dell'informazione nel
senso di società dell'immagine e dell'informazione televisiva. Questo stadio ulteriore
dell'informazione telematica ha degli altri rischi: potremmo evitarli, prevedendoli?
Risposta
Per quanto riguarda la società dell'immagine, nel senso delle società di massa dominate,
dal punto di vista della comunicazione, dalla televisione generalista, i rischi non
interessavano la televisione generalista, ma quella commerciale, cioè un determinato
modello organizzativo. In Europa abbiamo avuto per alcuni decenni un'esperienza
straordinaria grazie all'epoca d'oro dei modelli nazionali di sistema misto, cioè di
televisione-servizio pubblico. A quel periodo, com'era prevedibile, è seguita la fase
attuale che domina ormai da quindici anni, ossia il trionfo del modello televisivo di
carattere commerciale: questo è avvenuto perché, viviamo l'epoca del superamento della
centralità dei mercati nazionali rispetto alla diffusione dello sviluppo, in favore della
cosiddetta mondializzazione. E quindi il peso del mercato, con la conseguente
conformazione al mercato dei mezzi di comunicazione è molto più forte di quanto potesse
essere fino a che i contrafforti dello stato nazionale di tipo europeo reggevano. Ma, da
questo punto di vista, questo passaggio è caratterizzato anche da una complicazione
dell'universo dei media: grazie a Internet, per esempio, c'è una riduzione, o la
possibilità di una riduzione, se non addirittura un vero e proprio affievolimento, della
società dell'immagine a favore di una ripresa della parola scritta, sia pure scritta e
comunicata non più solo attraverso la carta stampata, ma attraverso i mezzi elettronici.
Domanda 6
Questo ritorno dello scritto rispetto all'immagine è un ritorno all'antico sotto forme
nuove?
Risposta
No, anche perché si presenta un problema. Per indovinarne le conseguenze dell'impatto,
bisogna capire come si riorganizza la società: cioè, chi informa deve conoscere il suo
pubblico e su che cosa dare notizie, altrimenti si rischia, come sempre, l'estrapolazione
della tecnica o di spezzoni e segmenti della tecnica, cadendo involontariamente in un più
o meno povero e cattivo determinismo tecnologico.
Domanda 7
Quale sarà esattamente l'ambito indagato dal Convegno su "Multimedialità,
prospettive italiane" al quale Lei sta lavorando?
Risposta
Questa rappresenta un'iniziativa un po' inconsueta. L'idea è nata dal lavoro di un
seminario, in fase di svolgimento, sugli anni Ottanta; inoltre, personalmente mi sono
occupato in passato di questi problemi, in particolare nei primi anni Ottanta, quando ero
Consigliere d'Amministrazione della RAI. In quell'occasione, quindi, ho anche lavorato e
scritto su queste problematiche, avendo inserito nella ricerca sugli ultimi vent'anni il
tema dei mezzi di comunicazione, della loro dinamica, delle loro trasformazioni
sistemiche. Dunque questa unione di esperienze, di competenze, ci ha portato ad affrontare
l'aspetto di quali potranno essere gli scenari culturali in cui ci si avvia, in Italia,
alla convergenza multimediale. Del resto questo è ormai il tema all'ordine del giorno
dell'attenzione politica, anche se con un ritardo di circa dieci anni rispetto agli altri
Paesi occidentali: ma appunto quello degli scenari culturali in cui questo passaggio
interviene e su come culturalmente vada affrontato, rappresenta un tema fondamentale.
Quando dico culturalmente non intendo parlare dell'aspetto ideologico, ma è un
riferimento all'armatura flessibile di cui questo Paese è dotato e dovrebbe dotarsi, dal
momento che questo è il terreno sul quale l'Italia è stata più colpita dalla nequizia
delle sue classi dominanti e dirigenti, in particolare nell'ultimo ventennio.
Domanda 8
In questo c'è anche una responsabilità degli uomini di cultura? Gli uomini di cultura
cosa dovrebbero fare?
Risposta
Questo mi rifiuto di dirlo, nel senso che non credo al pensiero normativo, essendo uno
storicista; tuttavia preferisco glissare su quello che non hanno fatto in questi
vent'anni, anche perché poi non so se è giusto prendersela con loro e non col fatto che
sono stati l'intellettualità di un Paese che perdeva progressivamente connotati,
dignità, autonomia e su questo amava baloccarsi, anziché riflettere seriamente.
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