Digital library (interview) RAI Educational

Carlo Ubertazzi

Pavia, 04/10/96

"Advertising on the Internet"

SUMMARY:

  • The Internet has focused attention on the problem of intellectual rights. Some believe that copyright limits the freedom of information but as the tertiary sector of the economy grows, and in particular the products of man's intellect, the question of encouraging creativity by protecting the author's rights becomes more important (1).
  • There is as yet no way to completely protect author's rights, particularly on the Internet, but work is being done on developing a digital footprint which will identify the author of works on the Net (2).
  • Advertising also has to be controlled. Many advertisers deceive consumers and it is particularly difficult to control advertising on the Internet. In Italy the problem is not so much of adding new legislation but of simplifying existing laws (3).

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INTERVIEW:

Domanda 1
Vorremmo parlare di libertà di espressione e diritto d'autore su Internet. Come è possibile, a Suo avviso, tutelare il diritto d'autore nel flusso delle comunicazioni e delle informazioni di Internet?

Risposta
Questo è un tema in questo momento caldo. Il fenomeno di Internet è relativamente recente ed ha avuto varie stagioni; c'è stata una lunga discussione tra i Cyberpunkda una parte e i fautori dei diritti d'autore dall'altra. I Cyberpunkpuntano ad una completa liberalizzazione della circolazione di informazioni, notizie e opere di ingegno sulle reti di Internet; i cultori tradizionali del diritto d'autore ritengono, viceversa, che il diritto d'autore debba essere tutelato in modo particolare nella società di oggi e in modo particolare di fronte alle sue possibili utilizzazioni in Internet. Io credo che bisogna vedere il problema, come sempre, in chiave possibilmente storica, di lungo periodo; se noi guardiamo in prospettiva storica a quello che è avvenuto nella nostra società occidentale, vediamo che c'è stata una lunga evoluzione che va dalla caccia, all'agricoltura, alla produzione industriale; dopo l'attività della produzione industriale, con la rivoluzione industriale, spazi importanti acquistano il commercio, prima, il terziario poi. Nella società di oggi cresce la dimensione, l'importanza economica del mondo del terziario, in modo particolare dei prodotti dell'intelligenza dell'uomo. La società dell'informazione globale deve vivere specialmente di prodotti e risultati dell'intelligenza. Allora il problema è come incentiviamo sufficientemente i possibili creatori di prodotti dell'intelligenza in modo che questi sviluppino la propria creatività. Il sistema collaudato in Europa negli ultimi 200 anni è il diritto d'autore, e cioè attribuiamo un'esclusiva agli autori sull'utilizzazione delle proprie opere; poi sarà il mercato a decidere se le loro opere saranno sufficientemente appetibili oppure no, dunque sarà il mercato a decidere se rimuovere o meno gli autori. Questa è l'ottica del diritto d'autore, ed è un'ottica che è stata progressivamente costituzionalizzata, dalla dichiarazione della Rivoluzione Francese - secondo cui il diritto d'autore, la proprietà dell'autore sull'opera da lui creata è la più sacra delle proprietà-, alle dichiarazioni dei diritti dell'uomo internazionali, al trattato istitutivo della Comunità Europea e anche alla costituzione Repubblicana Italiana. Io ho fatto recentemente una causa alla corte costituzionale in cui, per la prima volta, la corte costituzionale ha sostanzialmente affrontato in modo centrale e diretto il problema se la costituzione italiana tuteli e in base a quali norme garantisca costituzionalmente una tutela del diritto d'autore; questa garanzia esiste. Allora, nella ricostruzione dei rapporti tra interesse dell'autore nel vedere remunerata la propria attività e l'interesse di chiunque ad accedere liberamente all'opera dell'ingegno di altri, bisogna tenere conto di questa collocazione costituzionale del diritto d'autore e della necessità, credo io, del diritto d'autore in un sistema di economia di mercato per incentivare la creatività, che è un punto centrale del nostro sistema economico e in particolare della società dell'informazione globale. Lo dicono tutti i documenti sull'informazione globale, quelli statunitensi piuttosto che quelli giapponesi o tedeschi o francesi o canadesi: il centro del problema è incentivare la creatività perché se non ci sono opere da immettere in rete, a che cosa ci serve la rete? Bisogna avere grandi gamme di prodotti per poter diffondere una rete. Allora, nella contesa tra i Cyberpunkda una parte e i cultori dei diritti d'autore dall'altra io credo che debbano vincere ampiamente i titolari dei diritti d'autore. Certo, c'è un problema di equilibrio tra gli interessi degli uni e gli interessi degli altri, ma bisogna tenere conto di questa garanzia costituzionale dei diritti degli autori. Il punto di equilibrio si trova nel fenomeno delle utilizzazioni libere; in altre parole possono esserci delle regole che consentano, in certi casi, una utilizzazione libera dell'altrui opera -per esempio da parte della stampa per le necessità delle informazioni, o ancora, per la produzione giudiziaria di un'opera protetta- perché quell'opera deve costituire la prova di un illecito di terzi oppure di un proprio diritto. Allora qui ci sono dei limiti al diritto d'autore e ci sono già effettivamente nelle norme in Italia, piuttosto che nelle convenzioni internazionali sulla materia che dicono quando il diritto d'autore deve fermarsi. Queste regole, però, a mio parere, sono di interpretazione restrittiva: bisogna interpretarle strettamente perché è importante nella nostra società privilegiare gli interessi dell'autore.

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Domanda 2
Lei si colloca come difensore del diritto d'autore, del diritto del proprietario dell'opera di ingegno, ma la proprietà intellettuale è storicamente un diritto vulnerabile. A questo proposito Lei ritiene sufficiente l'applicazione e l'applicabilità, soprattutto nelle nuove tecnologie su Internet, delle norme che lei puntualmente ha descritto e ci ha spiegato?

Risposta
Questo è un problema di difficile natura. Il mondo di Internet è relativamente recente, le riviste arrivano sempre tardi, e qui, in particolare, occorrerà verificare se e quanto tempo occorrerà per mettere a punto innanzitutto degli strumenti tecnici per consentire l'identificazione della liceità o illiceità delle cose che circolano su Internet e dalla loro provenienza. Ci sono evidentemente degli studi in corso, e altrettanto evidentemente le comunità, non solo italiane, ma internazionali, stanno studiando il problema e stanno mettendo a punto progressivamente degli strumenti di identificazione digitale dell'opera in modo che ognuna di esse che circola su Internet contenga in sé una impronta digitale attraverso la quale si possa ricostruire la sua provenienza, e si possa ricostruire ulteriormente se abbia o non abbia pagato i diritti d'autore al titolare dei diritti. E' un problema complesso e credo che occorreranno ancora non pochi anni per mettere a punto un sistema di protezione delle opere d'ingegno, ma ci arriveremo.

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Domanda 3
Un altro argomento scottante della comunicazione su Internet è quello della pubblicità legata ad un uso commerciale dei prodotti. Internet è diventato anche un grande mercato. Lei ritiene possibile una regolamentazione delle forme di questa pubblicità?

Risposta
Da molto tempo, in realtà, cerco di pensare il diritto in temi liberistici, per una scelta di campo che ciascuno di noi deve fare. Io sono uno studioso di diritto industriale, e il diritto industriale è il diritto della concorrenza, per giunta coltivato da privatisti; e i privatisti che studiano il diritto alla concorrenza lo studiano, evidentemente, con animo tipicamente liberista. Quindi, se mi si chiede se lo stato debba intervenire a regolare questo settore, io devo dire, per coerenza, il meno possibile; devo, però, anche chiedermi se c'è già oggi giorno una normativa sufficiente a regolare il fenomeno della pubblicità, ed in particolare a regolare il fenomeno della pubblicità veicolata su un particolare mezzo di comunicazione di massa che è Internet. Per la verità, il problema nostro in Italia non è quello di regolare, ma di ridurre il numero di regole che esistono e di ricondurle sostanzialmente al sistema. Abbiamo, nel nostro paese, forse un eccesso di disciplina stratificatosi progressivamente nel tempo. Credo che i tre grandi gruppi di norme che riguardano la pubblicità e riguardano anche la pubblicità su Internet siano, in questo momento, il sistema dell'autodisciplina pubblicitaria, una normativa statale emanata in attuazione di una direttiva comunitaria sulla pubblicità ingannevole e la norma generale italiana sulla concorrenza sleale. Le prime due sono le più applicate: la prima, quella del codice dell'autodisciplina pubblicitaria è quella a me più familiare, anche perché sono membro della giuria autodisciplina pubblicitaria, e quindi sotto questo profilo la applico, non dico quotidianamente, ma abbastanza in funzione giudiziale. Il sistema di autodisciplina pubblicitaria è un sistema molto ampio che regola molte cose, ed uno dei suoi cuori è quello del divieto della pubblicità ingannevole. Io credo che questa disciplina sia giusta, sufficiente a capire ampi spazi della pubblicità che circola su Internet; il problema che può manifestarsi specificamente in questo settore è quello dell'inforcement, di come si farà a dare esecuzione coattiva sulla pubblicità ingiusta, illegittima, perché inganna il consumatore. Questo è un problema che si pone sempre di fronte a qualsiasi pubblicità anche veicolata su altri mass-media, ma in particolare su Internet i problemi della esecuzione coattiva di ordini e di esistenza della pubblicità illecita possono essere più difficili perché i punti di possibile diffusione del messaggio sono più capillarmente diffusi.

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