INTERVIEW:
Domanda 1
Vorremmo parlare di libertà di espressione e diritto d'autore su Internet. Come è
possibile, a Suo avviso, tutelare il diritto d'autore nel flusso delle comunicazioni e
delle informazioni di Internet?
Risposta
Questo è un tema in questo momento caldo. Il fenomeno di Internet è relativamente
recente ed ha avuto varie stagioni; c'è stata una lunga discussione tra i Cyberpunkda una
parte e i fautori dei diritti d'autore dall'altra. I Cyberpunkpuntano ad una completa
liberalizzazione della circolazione di informazioni, notizie e opere di ingegno sulle reti
di Internet; i cultori tradizionali del diritto d'autore ritengono, viceversa, che il
diritto d'autore debba essere tutelato in modo particolare nella società di oggi e in
modo particolare di fronte alle sue possibili utilizzazioni in Internet. Io credo che
bisogna vedere il problema, come sempre, in chiave possibilmente storica, di lungo
periodo; se noi guardiamo in prospettiva storica a quello che è avvenuto nella nostra
società occidentale, vediamo che c'è stata una lunga evoluzione che va dalla caccia,
all'agricoltura, alla produzione industriale; dopo l'attività della produzione
industriale, con la rivoluzione industriale, spazi importanti acquistano il commercio,
prima, il terziario poi. Nella società di oggi cresce la dimensione, l'importanza
economica del mondo del terziario, in modo particolare dei prodotti dell'intelligenza
dell'uomo. La società dell'informazione globale deve vivere specialmente di prodotti e
risultati dell'intelligenza. Allora il problema è come incentiviamo sufficientemente i
possibili creatori di prodotti dell'intelligenza in modo che questi sviluppino la propria
creatività. Il sistema collaudato in Europa negli ultimi 200 anni è il diritto d'autore,
e cioè attribuiamo un'esclusiva agli autori sull'utilizzazione delle proprie opere; poi
sarà il mercato a decidere se le loro opere saranno sufficientemente appetibili oppure
no, dunque sarà il mercato a decidere se rimuovere o meno gli autori. Questa è l'ottica
del diritto d'autore, ed è un'ottica che è stata progressivamente costituzionalizzata,
dalla dichiarazione della Rivoluzione Francese - secondo cui il diritto d'autore, la
proprietà dell'autore sull'opera da lui creata è la più sacra delle proprietà-, alle
dichiarazioni dei diritti dell'uomo internazionali, al trattato istitutivo della Comunità
Europea e anche alla costituzione Repubblicana Italiana. Io ho fatto recentemente una
causa alla corte costituzionale in cui, per la prima volta, la corte costituzionale ha
sostanzialmente affrontato in modo centrale e diretto il problema se la costituzione
italiana tuteli e in base a quali norme garantisca costituzionalmente una tutela del
diritto d'autore; questa garanzia esiste. Allora, nella ricostruzione dei rapporti tra
interesse dell'autore nel vedere remunerata la propria attività e l'interesse di chiunque
ad accedere liberamente all'opera dell'ingegno di altri, bisogna tenere conto di questa
collocazione costituzionale del diritto d'autore e della necessità, credo io, del diritto
d'autore in un sistema di economia di mercato per incentivare la creatività, che è un
punto centrale del nostro sistema economico e in particolare della società
dell'informazione globale. Lo dicono tutti i documenti sull'informazione globale, quelli
statunitensi piuttosto che quelli giapponesi o tedeschi o francesi o canadesi: il centro
del problema è incentivare la creatività perché se non ci sono opere da immettere in
rete, a che cosa ci serve la rete? Bisogna avere grandi gamme di prodotti per poter
diffondere una rete. Allora, nella contesa tra i Cyberpunkda una parte e i cultori dei
diritti d'autore dall'altra io credo che debbano vincere ampiamente i titolari dei diritti
d'autore. Certo, c'è un problema di equilibrio tra gli interessi degli uni e gli
interessi degli altri, ma bisogna tenere conto di questa garanzia costituzionale dei
diritti degli autori. Il punto di equilibrio si trova nel fenomeno delle utilizzazioni
libere; in altre parole possono esserci delle regole che consentano, in certi casi, una
utilizzazione libera dell'altrui opera -per esempio da parte della stampa per le
necessità delle informazioni, o ancora, per la produzione giudiziaria di un'opera
protetta- perché quell'opera deve costituire la prova di un illecito di terzi oppure di
un proprio diritto. Allora qui ci sono dei limiti al diritto d'autore e ci sono già
effettivamente nelle norme in Italia, piuttosto che nelle convenzioni internazionali sulla
materia che dicono quando il diritto d'autore deve fermarsi. Queste regole, però, a mio
parere, sono di interpretazione restrittiva: bisogna interpretarle strettamente perché è
importante nella nostra società privilegiare gli interessi dell'autore.
Domanda 2
Lei si colloca come difensore del diritto d'autore, del diritto del proprietario
dell'opera di ingegno, ma la proprietà intellettuale è storicamente un diritto
vulnerabile. A questo proposito Lei ritiene sufficiente l'applicazione e l'applicabilità,
soprattutto nelle nuove tecnologie su Internet, delle norme che lei puntualmente ha
descritto e ci ha spiegato?
Risposta
Questo è un problema di difficile natura. Il mondo di Internet è relativamente recente,
le riviste arrivano sempre tardi, e qui, in particolare, occorrerà verificare se e quanto
tempo occorrerà per mettere a punto innanzitutto degli strumenti tecnici per consentire
l'identificazione della liceità o illiceità delle cose che circolano su Internet e dalla
loro provenienza. Ci sono evidentemente degli studi in corso, e altrettanto evidentemente
le comunità, non solo italiane, ma internazionali, stanno studiando il problema e stanno
mettendo a punto progressivamente degli strumenti di identificazione digitale dell'opera
in modo che ognuna di esse che circola su Internet contenga in sé una impronta digitale
attraverso la quale si possa ricostruire la sua provenienza, e si possa ricostruire
ulteriormente se abbia o non abbia pagato i diritti d'autore al titolare dei diritti. E'
un problema complesso e credo che occorreranno ancora non pochi anni per mettere a punto
un sistema di protezione delle opere d'ingegno, ma ci arriveremo.
Domanda 3
Un altro argomento scottante della comunicazione su Internet è quello della pubblicità
legata ad un uso commerciale dei prodotti. Internet è diventato anche un grande mercato.
Lei ritiene possibile una regolamentazione delle forme di questa pubblicità?
Risposta
Da molto tempo, in realtà, cerco di pensare il diritto in temi liberistici, per una
scelta di campo che ciascuno di noi deve fare. Io sono uno studioso di diritto
industriale, e il diritto industriale è il diritto della concorrenza, per giunta
coltivato da privatisti; e i privatisti che studiano il diritto alla concorrenza lo
studiano, evidentemente, con animo tipicamente liberista. Quindi, se mi si chiede se lo
stato debba intervenire a regolare questo settore, io devo dire, per coerenza, il meno
possibile; devo, però, anche chiedermi se c'è già oggi giorno una normativa sufficiente
a regolare il fenomeno della pubblicità, ed in particolare a regolare il fenomeno della
pubblicità veicolata su un particolare mezzo di comunicazione di massa che è Internet.
Per la verità, il problema nostro in Italia non è quello di regolare, ma di ridurre il
numero di regole che esistono e di ricondurle sostanzialmente al sistema. Abbiamo, nel
nostro paese, forse un eccesso di disciplina stratificatosi progressivamente nel tempo.
Credo che i tre grandi gruppi di norme che riguardano la pubblicità e riguardano anche la
pubblicità su Internet siano, in questo momento, il sistema dell'autodisciplina
pubblicitaria, una normativa statale emanata in attuazione di una direttiva comunitaria
sulla pubblicità ingannevole e la norma generale italiana sulla concorrenza sleale. Le
prime due sono le più applicate: la prima, quella del codice dell'autodisciplina
pubblicitaria è quella a me più familiare, anche perché sono membro della giuria
autodisciplina pubblicitaria, e quindi sotto questo profilo la applico, non dico
quotidianamente, ma abbastanza in funzione giudiziale. Il sistema di autodisciplina
pubblicitaria è un sistema molto ampio che regola molte cose, ed uno dei suoi cuori è
quello del divieto della pubblicità ingannevole. Io credo che questa disciplina sia
giusta, sufficiente a capire ampi spazi della pubblicità che circola su Internet; il
problema che può manifestarsi specificamente in questo settore è quello
dell'inforcement, di come si farà a dare esecuzione coattiva sulla pubblicità ingiusta,
illegittima, perché inganna il consumatore. Questo è un problema che si pone sempre di
fronte a qualsiasi pubblicità anche veicolata su altri mass-media, ma in particolare su
Internet i problemi della esecuzione coattiva di ordini e di esistenza della pubblicità
illecita possono essere più difficili perché i punti di possibile diffusione del
messaggio sono più capillarmente diffusi.
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