INTERVIEW:
Domanda 1
Ci può parlare di come è nata la TV via cavo?
Risposta
La televisione via cavo è uno strumento di trasmissione delle immagini televisive, che
nasce negli Stati Uniti alla fine degli anni Quaranta, quando, in alcuni paesi che per
ragioni geografiche non ricevevano bene i segnali televisivi, i commercianti di
elettrodomestici si accorsero che potevano far arrivare le immagini televisive delle
città vicine collocando una potente antenna sulla collina o la montagna vicina a questo
paese, e far discendere da quest'antenna un cavo elettrico o un cavo telefonico, che
congiungeva questa antenna centrale alle case, alle abitazioni. In questo modo la
televisione poteva arrivare anche nelle cosiddette zone d'ombra. Questa iniziativa
cominciò a portare la televisione in molti piccoli villaggi degli Stati Uniti che prima
non potevano aver televisione. E questo significò per i commercianti di elttrodomestici
la possibilità di vendere televisori. Per buona parte degli anni Cinquanta, però, la
televisione via cavo fu un fatto marginale, poco interessante, ed era impiegata solo nelle
piccole concentrazioni urbane. Il grande boom della televisione via cavo si ha a partire
dal 1957, quando negli Stati Uniti si incomincia a diffondere la televisione a colori. E
la coesione cavo-televisione a colori diventa molto importante perché quest'ultima
riusciva ad arrivare nelle case con una maggior qualità se si usava il cavo. Soprattutto
nelle grandi città, dove c'erano alti grattacieli che facevano da schermo a molte
abitazioni e quindi impedivano che le trasmissioni della televisione a colori arrivassero
in modo qualitativamente accettabile. Il cavo diventa dunque uno strumento molto adatto
per portare la qualità televisiva del colore nelle grandi città. Questa è anche la fase
in cui il cavo entra in modo molto più diffuso nei grandi mercati televisivi americani.
Una terza fase del cavo, importante, è quella in cui esso diventa un potente strumento di
comunicazione sociale, al livello di quartiere, al livello di città. Questa terza fase si
sviluppa in Canada, dove nella regione del Quebec, che ha una tradizione culturale e una
lingua diversa dal resto del Canada - perché nel Quebec si parla il francese - nasce il
desiderio di utilizzare la televisione come strumento di rivitalizzazione culturale, di
riaggregazione sociale nei quartieri periferici delle grandi città, dove i rapporti
sociali e la vita culturale del quartiere si stavano disgregando. In quegli anni, la
televisione via etere non permetteva di avere molti canali, e la disponibilità delle
frequenze via etere erano utilizzate soprattutto per i tre, quattro canali a livello
nazionale; era impensabile avere delle frequenze sufficienti per far televisione locale.
Il cavo diventa, quindi, l'unico strumento adatto a creare dei canali televisivi di
dimensioni locali, che nel Canada incominciano ad essere dati in gestione a delle
comunità di base. Nasce in Canada, con la televisione via cavo, la prima idea di
televisioni comunitarie: televisioni dove le comunità locali, i gruppi culturali, i
gruppi sociali di base trovano l'occasione di informare gli altri delle proprie attività,
di riflettere insieme sui problemi del quartiere, sui problemi della città, e anche di
produrre alcune cose di tipo culturale sulla storia locale, sulla geografia, sugli aspetti
più interessanti anche dal punto di vista espressivo e artistico, legati alla capacità
produttiva locale. In questa prospettiva, le comunità locali delle grandi città mettono
a disposizione dei cittadini e dei gruppi di base anche le strutture per produrre. E
questo avviene grazie al fatto che il processo di miniaturizzazione elettronica e di
riduzione dei costi porta sul mercato dei mezzi di produzione televisiva che oggi sono
largamente diffusi, ma che iniziano a essere presenti sul mercato nella seconda metà
degli anni Sessanta. Questi sono i videotape, i video-registratori portatili, che
permettono di decentrare la produzione televisiva, e quindi di alimentare la televisione
via cavo anche a livello locale. La televisione via cavo è, insomma, utilizzata come una
sorta di specchio, dove i gruppi sociali locali e individui riflettono insieme sugli
aspetti anche di carattere culturale e politico, di partecipazione politica,
dell'attività politica. Sull'onda della televisione comunitaria canadese, anche in Europa
si incomincia a scoprire la televisione via cavo come veicolo per creare televisioni
locali regionali. E nel corso degli anni Settanta la televisione approda in Europa: prima
in Belgio, poi in Francia, in Inghilterra e in Germania, però a livello sperimentale, e
poi in Italia. Da questo momento degli anni Settanta lo sviluppo della televisione via
cavo avverrà a marce forzate in alcuni paesi europei, come l'Olanda, il Belgio e la
Svizzera. Si svilupperà con maggiori difficoltà in Inghilterra e in Francia, e il paese
dove avrà più successo è la Germania, dove oggi circa diciassette milioni di famiglie
sono allacciate ad una rete via cavo. Si può dire che la storia del cavo è la storia
attuale delle autostrade dell'informazione. L'aspetto interessante dello sviluppo del cavo
attraverso diverse epoche è da cercare nelle sue diverse funzioni che ha svolto: la
prima, tecnologica, poi quella sociale e poi ancora la funzione di comunicazione a fianco
della televisione tradizionale.
Domanda 2
Come è nato il satellite?
Risposta
Il primo che ebbe l'idea di poter creare una rete di comunicazione globale intorno alla
terra fu Arthur Clarke, che è ancora oggi un noto scrittore di fantascienza, il quale,
nel 1943 scrisse un saggio su una rivista scientifica americana, presentando l'ipotesi di
utilizzare le tecnologie di guerra a disposizione in quegli anni, i V2, che erano i razzi
inventati da von Braun per permettere ai Tedeschi di bombardare Londra, e la tecnica di
utilizzazione delle radio frequenze per i radar. Clarke presentò, dunque, la possibilità
di unire i radar e i V2 per mettere in orbita degli apparati, che sarebbero stati poi i
satelliti. Questa ipotesi di Clarke, per trovare una realizzazione concreta, dovette
aspettare però almeno quindici anni, perché la prima realizzazione concreta di un
satellite artificiale intorno alla terra arriva solo nel 1957, quando l'Unione Sovietica
riesce, con grande stupore del mondo occidentale, a mettere in orbita lo Sputnik, il primo
satellite artificiale che consisteva in una sfera d'acciaio del diametro di qualche decina
di centimetri; questo satellite lanciava verso la terra soltanto un segnale, simile ad un
bip. I primi usi commerciali dei satelliti sono invece dovuti agli Americani, che, presi
di sorpresa dall'avanzamento tecnologico dell'Unione Sovietica, investirono grandi cifre
nei progetti spaziali e arrivarono, nel 1962, a mettere in orbita il primo satellite
commerciale, e che permise, tra l'altro, la prima trasmissione televisiva in diretta tra
Stati Uniti ed Europa. Prima non era possibile trasmettere in diretta, perché le
frequenze delle trasmissioni televisive anziane non attraversavano l'Atlantico. Nel 1963
viene messo in orbita il primo satellite geostazionario, che è il tipo di satelliti più
adatti per comunicare con la terra, perché ruotano intorno alla terra alla stessa
velocità con cui la terra ruota intorno al proprio asse, e quindi sono virtualmente fissi
su una porzione di terra. E, sulla base di questo satellite viene ipotizzato il primo
grande consorzio di trasmissione via satellite mondiale: Intelsat. Intelsat è un
consorzio che nasce su iniziativa degli Stati Uniti a cui partecipano, all'inizio, altri
dodici paesi. Questo consorzio costruirà la prima grande rete mondiale di
telecomunicazione via satellite. Con la nascita di Intelsat si incomincia a porre il
problema di come usare i satelliti anche per le trasmissioni televisive. E a questo punto
nascono i primi problemi, perché in ambito dell' O.N.U. ci si pone il problema di come
garantire la sovranità nazionale delle trasmissioni televisive: nel momento in cui un
paese può utilizzare un satellite per trasmettere segnali televisivi, questi ultimi
possono invadere grandi porzioni di territori e quindi possono entrare anche nei territori
di altri paesi, che sono invece gelosi della propria sovranità culturale e televisiva. Si
apre, in questo senso, un grande dibattito in sede O.N.U., che porterà poi a garantire,
attraverso delle regole precise, questa sovranità nazionale. Nel frattempo si apre anche
un grande dibattito in un'Agenzia delle Nazioni Unite, l'U.N.E.S.C.O., sul modo in cui si
possa utilizzare il satellite dal punto di vista della cultura e dell'istruzione.
L'U.N.E.S.C.O. mette in forma, alla fine degli anni Sessanta, il primo grande progetto
educativo che utilizza i satelliti e che troverà una prima grande sperimentazione in
India, dove in duemila villaggi sarà creata una struttura educativa, alimentata da
trasmissione via satellite, che permetterà di far avanzare un progetto di
alfabetizzazione, forse il più importante nella storia dell'uomo.
Domanda 3
Ci può parlare del telegrafo ottico.
Risposta
La prima grande infrastruttura di comunicazione fissa della storia dell'uomo, nell'epoca
moderna, nasce nella Francia rivoluzionaria del 1793 con il telegrafo ottico. Si trattava
sostanzialmente di una serie di torri, su cui erano piazzate delle antenne dotate di
bracci snodati, che potevano assumere diverse posizioni e ognuna di queste posizioni
assunte dalle antenne corrispondeva a dei gruppi di lettere o a delle parole intere. Su
ogni torretta era piazzata una persona, che con un binocolo osservava la torretta
precedente e la torretta successiva, per riuscire a captare segnali e ritrasmettere e
vedere se erano stati ricevuti in modo corretto. La prima rete del telegrafo ottico fu
creata tra Parigi e la frontiera fra il Belgio e la Germania, perché costituiva il luogo
da cui stavano arrivando le maggiori minacce di guerra per il governo rivoluzionario. E
quindi da Parigi si voleva poter comunicare rapidamente con l'esercito francese, che era
situato al confine con la Germania, al fine di ricevere rapidamente le informazioni.
Quindi tra Parigi e Lille e la frontiera tedesca fu creata questa serie di torrette a
distanza media di undici, dodici chilometri, che consentivano di comunicare un messaggio
tra Parigi e Lille nel giro di poche ore. Usufruendo di un messaggero a cavallo lo stesso
messaggio avrebbe richiesto, per poter essere trasportato, circa due giorni. In seguito al
successo di questo uso del telegrafo ottico, il governo di Parigi decise di collegare
tutte le frontiere francesi, dalla frontiera spagnola a quella italiana, e di collegare
anche i porti più importanti, per permettere all'amministrazione pubblica dello stato di
comunicare rapidamente con i prefetti di ogni città. Nel momento in cui Napoleone vinse
le battaglie e la guerra in Italia, creando quindi la Repubblica Cispadana, il telegrafo
ottico fu adottato anche in Italia giungendo verso il 1809 a Torino e, successivamente, da
Torino venne esteso fino a Mantova da una parte e Venezia dall'altra. Ciò vuol dire che
anche in Italia, nella Pianura Padana, si costruiscono queste torri e si dota il sistema,
diciamo, di infrastrutture adatte a trasmettere anche in Italia questi servizi rapidi. Si
tratta però di servizi che nella prima fase di sviluppo del telegrafo ottico furono solo
dei servizi pubblici. Soltanto negli anni Venti e Trenta del secolo scorso anche i privati
iniziarono ad usare questo strumento per trasmettere notizie economico-finanziarie da una
città all'altra. Ovviamente questa rete possiede una struttura centralizzata, perché
tutte le reti arrivano e partono da Parigi, non ci sono collegamenti tra indipendenti, tra
una città e l'altra. La cosa interessante da osservare è che questa infrastruttura
diventerà la base organizzativa per il successivo telegrafo elettrico. Non solo, ma
l'esistenza di questa infrastruttura pesante ritarderà lo sviluppo del telegrafo
elettrico in Francia, perché il telegrafo elettrico incominciò a svilupparsi in
Inghilterra e negli Stati Uniti nel 1840, mentre solo nel 1850 saranno realizzate le prime
reti di telegrafo elettrico in Francia, poiché in Francia si riteneva che la propria rete
ottica fosse efficiente per soddisfare le esigenze di comunicazione rapide fra una città
e l'altra.
Domanda 4
A questo punto dell'evoluzione tecnologica si giunge al telegrafo elettrico.
Risposta
Il telegrafo elettrico inizia la sua storia, abbastanza rapida, in Inghilterra, perché
l'inventore del telegrafo, riesce ad abbinare lo sviluppo delle reti del telegrafo
elettrico a quello delle ferrovie e quindi il telegrafo marcia rapidamente, seguendo il
percorso ferroviario e collegando tutte le stazioni, perché le imprese ferroviarie hanno
interesse a avere un sistema rapido, di comunicazione tra una stazione e l'altra. Due anni
prima, negli Stati Uniti, Morse aveva progettato un sistema telegrafico, che risulterà in
seguito il più efficace ed efficiente, ma che all'inizio non trovava un grande interesse
nell'amministrazione pubblica americana. A tal punto che Morse, dopo aver bussato alla
porta di alcune grandi città americane, e avendo ricevuto delle risposte negative, si
trasferì in Europa, dove fece un grande viaggio attraverso l'Inghilterra, la Francia,
l'Italia, la Germania, addirittura la Russia, per convincere gli amministratori, i
principi, gli imperatori dell'epoca a dotarsi della propria invenzione.
Domanda 5
E allora, cosa avvenne?
Risposta
In particolare in Italia la situazione era complessa, perché si era ancora in un'epoca
precedente all'Unificazione e quindi i diversi stati adottavano sistemi in alcuni casi
incompatibili. Per esempio lo Stato di Sardegna adottava lo standard inglese, mentre
invece il Granducato di Toscana e successivamente gli Stati Pontifici prediligevano il
telegrafo Morse. Il telegrafo quindi incominciò ad estendersi in Europa tra gli anni
Quaranta e Cinquanta del secolo scorso. La seconda tappa importante del telegrafo fu
quella dell'utilizzo dei cavi per via marina, poiché nessuno aveva imparato a creare,
diciamo, degli isolanti sufficienti a proteggere il cavo sottomarino mentre la questione
si dimostrava relativamente più facile quando si trattava di stendere un cavo sulla
superficie terrestre. Il primo cavo sottomarino venne steso nella metà degli anni
Cinquanta tra l'Inghilterra e la Francia. Ma la grande scommessa fu quella di stendere un
cavo telegrafico sottomarino attraverso l'Oceano. Vennero fatti numerosi tentativi e
soltanto negli anni Sessanta si riuscirà, dopo, ripeto, tentativi, fallimenti, grandi
cifre investite perse, solo negli anni Sessanta si riuscirà a stendere sul fondo
dell'Oceano un cavo che colleghi l'Inghilterra con gli Stati Uniti. E, per la prima volta
quindi, si riuscì a trasmettere alla velocità dell'elettricità informazioni tra i due
grandi continenti. E da questo momento si incomincia a costruire una grande rete
transoceanica e transcontinentale, che nel giro di qualche anno collegherà tutto il
mondo, da una parte all'altra, e permetterà quindi alle grandi potenze di coordinare i
propri possedimenti extraterritoriali. Questo è il grande momento dell'impero inglese,
dei suoi possedimenti, soprattutto in Asia. Ed è grazie al telefono che la Regina
Vittoria potè governare il suo grande impero e coordinare tutte le attività da Londra.
La grande scoperta di Marconi determinerà per il telegrafo una decisiva tappa nel suo
sviluppo tecnologico. Lo scienziato italiano riuscirà a mettere a punto un sistema di
trasmissione dei segnali telegrafici via etere, liberando il telegrafo dal vincolo dei
cavi rendendo quindi, diciamo, molto più facile la sua applicazione e consentendo un
utilizzo molto più economico perché si tratterà soltanto di inviare dei segnali
telegrafici via etere senza dover collegare ogni punto attraverso il cavo. E quindi dagli
ultimi anni del secolo scorso, il telegrafo diventerà un sistema a rapidissima diffusione
in tutti i paesi, anche in quelli in via di sviluppo.
Domanda 6
Invece il telefono come nasce?
Risposta
Il telefono è un'invenzione che si attribuisce a Graham Bell, che nel 1876 mise a punto
un primo apparecchio che permetteva di trasmettere a distanza, attraverso il collegamento
di un cavo, la voce. In realtà questa invenzione è contestata perché alcuni sostengono
che Bell abbia copiato un brevetto inventato da un toscano, da Meucci, che poi per ragioni
varie, che qui non ci interessano, venne praticamente privato di questa invenzione da
Bell. La cosa interessante per noi è che all'inizio della sua presentazione -Bell
presenta il telefono ad una fiera internazionale a Filadelfia- nessuno del pubblico si
incuriosisce a questa invenzione. Non solo, ma anche le grandi imprese telegrafiche, che
ormai avevano creato un servizio che copriva tutta l'America, rifiutarono la proposta di
Bell di vendere a loro il telefono perché non credevano in questo servizio. Quindi
all'inizio ancora del 1876-77-78 il telefono è visto come una cosa curiosa, un
giocattolo, ma nessuno riteneva potesse avere un grande sviluppo. E' soltanto a partire
dal 1880, che la Western Electric, che diventerà poi Bell Company, incominciò a
investire massicciamente sullo sviluppo del telefono, pensando che potesse diventare uno
strumento molto utile, soprattutto per gli uffici, per le imprese; ma non immaginandosi
che lo diventerà presto anche per le famiglie. Il telefono arrivò in Europa intorno al
1880. Le prime cronache sono quelle dello sviluppo del telefono a Parigi e in queste
cronache ci sono dei fatti, degli aspetti di tipo sociale abbastanza interessanti. Le cose
curiose riguardo il telefono si riscontrano ad esempio nella definizione di una nuova
etichetta sociale riguardante l'uso dell'apparecchio che prevedeva il divieto alle signore
di rispondere direttamente perché questo le avrebbe messe in contatto con sconosciuti. E
quindi, nelle case dotate di telefono, che all'epoca erano ancora poche centinaia,
soltanto il maggiordomo era tenuto a rispondere ed a filtrare le telefonate. Altra cosa
curiosa all'inizio della sua diffusione, quando si telefonava e si chiedeva un
interlocutore telefonico, alla centralinista o al centralinista era sufficiente fornire il
nome dell'interlocutore, perché gli abbonati al telefono erano un numero talmente scarso,
che potevano identificarsi con il nome. Nel momento in cui il numero di abbonati aumenta,
da rendere necessario l'identificazione con un numero, la società telefonica deve
sviluppare un intervento di pubbliche relazioni molto delicato, perché gli abbonati si
rifiutano di essere associati ad un numero. Fin dall'inizio del Novecento il telefono
comunque rimane una curiosità: è molto poco diffuso sia negli uffici che nelle famiglie
e, diciamo, gli stati non si interessano particolarmente allo sviluppo di questo servizio.
E' solo a cavallo del secolo che si pone il problema di rendere pubblico questo servizio,
perché si ritiene che sia un servizio abbastanza importante per lo sviluppo economico e
che quindi debba essere garantito in modo diffuso nel territorio. E quindi, in particolare
in Francia e in Italia, c'è un dibattito parlamentare molto interessante, che è
concentrato sulle ragioni e le modalità per permettere allo Stato di riacquistare dalle
società telefoniche private le infrastrutture per poter fare del telefono un servizio
pubblico. Da questo momento ogni paese seguirà poi una strada diversa nello sviluppo del
telefono. In Italia la strada sarà quella, a partire dal 1921, di privatizzare il
telefono, riprivatizzarlo e darlo in concessione a cinque società, che si spartiranno il
servizio e alcune di queste società ritorneranno in mano pubblica, dopo la crisi del '29,
con la creazione dell'I.R.I., che acquisterà le azioni di tre di queste società. Questo
nuovo mezzo di comunicazione diventerà pian piano uno strumento sempre più diffuso, ma
in Italia solo a partire dagli anni Sessanta, diventerà uno strumento accessibile anche a
centri sociali meno privilegiati per poi diffondersi in maniera quasi capillare negli anni
Settanta. Quindi possiamo dire che il telefono per diventare un mezzo di comunicazione
veramente popolare, un mezzo di comunicazione veramente diffuso nella maggior parte delle
case, impiegherà circa novant'anni. Quindi, nonostante sia così importante, la
penetrazione sociale è stata molto, molto lenta.
Domanda 7
Parliamo della telematica? Come nasce la telematica?
Risposta
Dunque, il termine telematica nasce molto recentemente nel 1976 e viene coniato in
occasione della redazione di un rapporto sulla informatizzazione della società,
realizzato in Francia da due esperti, su incarico del Presidente della Repubblica
dell'epoca, che era Valery Giscard d'Estaing. Il termine telematica è la combinazione dei
due termini: telecomunicazione e informatica e sta a indicare la convergenza tra questi
due settori delle tecnologie e della comunicazione. In quell'epoca l'informatica ha fatto
grandi passi avanti ed è diventata sempre più miniaturizzata, sempre meno costosa e
sempre più pervasiva, e quindi si ipotizza la possibilità che l'informatica diventi uno
strumento di cui la maggior parte dei luoghi di lavoro e, in prospettiva, anche le case
possano dotarsi e le telecomunicazioni hanno avuto un progresso molto rapido, grazie alla
miniaturizzazione e a tutto il settore della microinformatica e sono in grado di mettere
in collegamento i vari computer. Quindi le telecomunicazioni, combinandosi con
l'informatica, creano delle reti di collegamento tra i diversi computer. Quest'ipotesi
apre nuove prospettive dal punto di vista della cultura, dal punto di vista economico. Dal
punto di vista della cultura questa prospettiva consiste nel fatto di poter offrire alle
università, alle scuole, ma anche agli uffici, l'accesso a grandi giacimenti di dati, di
informazioni, di notizie, anche a lunga distanza. Il fatto è che sulle reti di
telecomunicazione, le informazioni viaggiano quasi alla velocità della luce e quindi
l'ipotesi di collegarsi dall'Italia a una Banca Dati negli Stati Uniti e di chiedere
informazioni e dati a questa Banca Dati è un'ipotesi praticabile, perché la trasmissione
di questi dati avviene in pochi secondi. Questo tipo di prospettiva, aperto appunto dalla
telematica, pone però dei problemi di tipo politico, che sono messi in evidenza
soprattutto in Francia. I problemi di tipo politico e di politica economica sul terreno
della telematica, nascono in quanto la Francia, ma più in generale l'Europa, si trova
molto arretrata rispetto al Giappone e agli Stati Uniti. Quindi la telematica diventa un
terreno di formazione di politiche nazionali in Europa, tese a recuperare il gap
tecnologico dell'Europa rispetto appunto agli Stati Uniti e al Giappone. Dall'altra pone
il problema della concentrazione della conoscenza e del sapere negli Stati Uniti. Gli
Stati Uniti sono già molto avanzati nella costituzione di Banche Dati e il timore di
alcuni paesi europei è che, grazie alla telematica, si formi l'abitudine ad accedere alle
Banche Dati americane, senza investire le risorse necessarie per creare Banche Dati in
Europa. E quindi si crei la condizione per cui il sapere progressivamente si concentri
sempre di più negli Stati Uniti. Anche per gli Stati Uniti c'è una maggiore
disponibilità di grande potenzialità di calcolo e quindi c'è il timore che la
telematica, diciamo, crei le condizioni per delocalizzare tutto il lavoro di produzione
del sapere della conoscenza dall'Europa agli Stati Uniti. Da questo tipo di preoccupazione
negli anni Ottanta nasceranno molti progetti volti a dotare l'Europa sia di grandi
infrastrutture, capaci di sviluppare l'uso di queste tecnologie di comunicazione anche in
Europa, di creare delle industrie delle tecnologie di comunicazioni e volte anche alla
formazione di grandi giacimenti di informazione, di dati, in Europa, in modo tale da
garantire l'autonomia europea rispetto agli Stati Uniti. E da questo tipo di progetti
nascerà, poi, tutta una serie di iniziative, anche a livello della Comunità Europea,
volte appunto a sviluppare la tecnologia della comunicazione e la telematica. Il risultato
più importante nella diffusione dei mezzi e dei servizi telematici comunque si ottiene
nel corso degli anni Ottanta in Francia, quando il governo sollecita il monopolista, la
Società che gestisce il monopolio, le telecomunicazioni, che si chiama France Telecom, a
distribuire nelle case degli abbonati telefonici un apparato che si chiama Minitel, che
permette di accedere a Banche Dati, nazionali e estere, e permette anche di scambiarsi
informazioni tra un apparecchio e l'altro. E questo è il caso più importante, a livello
mondiale, di creazione di servizi telematici e di diffusione nelle famiglie degli apparati
necessari ad utilizzare questo in famiglie. Tant'è vero che oggi la Francia è l'unico
paese dove c'è un parco di famiglie, abbonate ai servizi telematici, che supera i sei
milioni e mezzo.
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