Digital library (interview) RAI Educational

Alessandro Portelli

Rome, 23/11/97

"Pynchon: anticipating Net culture"

SUMMARY:

  • Pynchon is appreciated by a wide public because his works construct a poetic of uncertainty, one of the principal themes of postmodern culture (1).
  • Pynchon can no longer be considered marginal to the canon of American literature but rather the founder of a new canon. It is this uncertainty in the borders of reality which unites Pynchon with other American authors such as William Gibson and Toni Morrison (2).
  • Pynchon describes events in the lives of members of the white middle-class unable to define the margins of their identities (3).
  • In "Gravity's Rainbow" in particular, there is frequently a connection between the local and the global, and in this sense he anticipated the possibilities offered by the Internet (4).
  • The possibility of choosing one's identity is one of the crucial narrative elements in Pynchon's poetic, just as it is in the dynamics offered by the Internet. However, this does not really mean the possibility of being anyone, but rather of being nothing (5).
  • It is this theme of "absence", as well as his passion for mass culture and the game of abolishing socio-cultural differences between individuals that appeals to netsurfers (6).
  • Isolation is a subjective personality trait which cannot be attributed to the new technologies. However, the new technological instruments render physical contact between individuals unnecessary (7).
  • In Gravity's Rainbow the theme of the physical absence of individuals is combined with the continual presence of "voices" which completely enfold the individual through the telephone wires. Thus Pynchon removes the certainty that the world can be known through communication, but only to make us reflect on the possibility that the world is, paradoxically, knowable and definable (8).

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INTERVIEW:

Domanda 1
In questi ultimi tempi si sta rivalutando l'opera di Thomas Pynchon. Quali sono i motivi?

Risposta
Non so se sia il caso di usare il termine 'rivalutazione'; ho l'impressione che Pynchon si sia assicurato un posto assolutamente stabile nel canone della grande letteratura contemporanea. Non si tratta di una riscoperta, una rivalutazione ma di un ulteriore momento nella conoscenza di uno scrittore del quale non si può fare a meno. Le ragioni, a me sembra che siano riposte soprattutto nella capacità che Pynchon ha avuto di mettere in crisi i canoni attraverso i quali percepiamo o siamo abituati a percepire ed a rappresentare l'esperienza quotidiana. C'è un punto in The Crying of Lot 49 (L'incanto del lotto quarantanove), dove lo scrittore parla delle sensazioni che sono appena al margine della coscienza, appena ai limiti della percezione; in qualche misura, in questa sfera della percezione sfuma quello che sappiamo e quello che non sappiamo, quello che vediamo, quello che sentiamo e quello che non vediamo; a me sembra che questo alone di incertezza sia, paradossalmente, uno dei punti fermi della poetica post-moderna: la costruzione dell'incertezza. In questo senso Lei, forse, sostiene che Pynchon è nuovo al grande pubblico, per il mistero che lo circonda; egli è noto perché è ignoto, è una presenza costituita da un'assenza; e questo mi sembra proprio un paradosso che trasferisce nella vicenda biografica di Pynchon, che a me non interessa particolarmente, il filo costante della sua opera creativa.

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Domanda 2
Qual è la collocazione di Thomas Pynchon tra le tante voci fuori dal coro della letteratura contemporanea americana? Pensiamo alla letteratura di origine cyber-punk come William Gibson o autori come Toni Morrison, che si fanno portavoci di una condizione di emarginazione particolare...

Risposta
Se esiste un coro nella letteratura americana, Pynchon è il primo tenore; a questo punto non mi pare più fuori del canone, fuori del coro, ma quello che ha fondato un canone differente, uno dei protagonisti, insomma, una delle voci differenti ma che non possiamo più chiamare marginali. Rispetto a Gibson a me pare che ci siano dei contatti, dei rapporti abbastanza intensi, soprattutto questa incertezza sulla definizione di realtà e l'attenzione agli aspetti dell'oscurità del notturno, delle strade, del margine, dei rifiuti, degli emarginati, degli esclusi; questi elementi sono fortemente presenti anche in Pynchon. Inoltre, c'è un rapporto molto forte con la cultura di massa, con la televisione, per esempio, assunta in un'ottica di riuso. Rispetto ad autrici come Toni Morrison, la mia sensazione è che questa autrice non sia portatrice, voce di una condizione particolare di emarginazione; se c'è una scrittrice che, con un termine che non mi piace, possiamo chiamare 'universale' in questo momento negli Stati Uniti è proprio Toni Morrison; secondo una tradizione che da molto tempo seguono gli artisti afro-americani, partendo da una esperienza storica specifica, Toni Morrison costruisce un discorso che parla un poco per tutti. In Beloved, ma anche nell'ultimo Paradise, troviamo un paradigma dell'incertezza; in Beloved c'è questo confine tra vita e morte che viene varcato, in Paradise c'è un altro confine essenziale per la vita americana: il confine razziale tra bianchi e neri che viene messo in discussione. Mi sembra, quindi, che anche se Morrison è meno riconducibile al canone della post-modernità, tuttavia, questo canone dell'incertezza dei confini del reale è centrale in entrambi questi autori che Lei ha citato nella sua domanda. Incertezza dei confini che non significa, naturalmente, che la realtà non esiste, ma mette in evidenza una difficoltà che stimola l'obbligo morale alla ricerca, per poterla definire.

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Domanda 3
Quali settori della realtà sociale americana rispecchiano le storie di Pynchon?

Risposta
Non userei il termine 'rispecchiano'. Direi che Pynchon prende i suoi personaggi da fasce di soggetti che cercano di non rispecchiare, ma di tirarsi fuori, di stare ai margini. Certamente sono figure, se gli vogliamo fare un identikit sociologico, prevalentemente di classe media bianca; però una classe media bianca che è molto incerta sui contorni della propria identità e di tutte le identità.

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Domanda 4
Può fare riferimento ai confini sociali e geografici che i processi di globalizzazione favoriti dalla rete e dai nuovi mezzi di comunicazione aboliscono?

Risposta
La biografia dei romanzi di Pynchon, non tanto quello che io amo di più, il The Crying of Lot 49, ma Gravity's rainbow, o V., le storie che vi racconta avvengono in California ma cominciano in Belgio, cominciano in Italia; c'è una connessione frequente fra il locale ed il globale. Noi percepiamo le potenzialità che ci offre la rete anche grazie al fatto che Pynchon, prima che la rete esistesse, ci ha preparato uno sguardo capace di pensarle come possibilità. Contemporaneamente, una delle figure centrali di Pynchon, che è quella dell'entropia, è proprio retta dalla preoccupazione che una espansione illimitata ed indifferenziata di una globalizzazione senza controlli finisca per essere, poi, una stasi totale: se tutto è comunicabile con tutto c'è una preoccupazione in Pynchon che, in realtà, non passi nessuna comunicazione.

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Domanda 5
La possibilità di perdere o acquistare sempre nuove identità a seconda del contesto in cui ci si trova, tipica del navigatore della rete, non rispetta, a Suo avviso, anche una caratteristica dei protagonisti dei romanzi di Pynchon?

Risposta
Si e no. Mi spiego; questa possibilità di acquisire sempre nuove identità è l'altra faccia del rischio che qualunque identità acquisita non significhi nulla e non sia un'identità perché è instabile, perché ti può essere sottratta non solo per tua scelta, ma anche perché qualcuno violentemente te la toglie. Il gioco dei travestimenti dei nomi, degli spostamenti, dei cambiamenti, è un gioco contemporaneamente di possibilità e di rischio che all'interno ha anche l'euforia. Possiamo essere qualunque cosa e la preoccupazione è: potremmo non essere niente. Questo elemento c'è in Pynchon, si trova in Gibson, è presente nel cyber-punk, perché rende molto più seria la loro scrittura e la proposta che fanno. La proposta che fanno è: "anything goes". Possiamo essere qualunque cosa, e la proposta è: se possiamo essere qualunque cosa non è detto che possiamo rimanere quello che desideriamo rimanere, che potremmo anche desiderare di essere qualcosa. Ma questa possibilità rischia di essere continuamente sottratta, nel senso che potremmo essere costretti ad essere qualunque cosa. Questa dimensione dà spessore al gioco di Pynchon, al cyber-punk e, forse, anche alla rete.

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Domanda 6
Pynchon è uno degli scrittori più celebrati dalla cultura di Internet. Esistono numerosi siti dedicati alla sua opera. Come si spiega questo interesse dei navigatori?

Risposta
In Pynchon c'è la suggestione critica della possibilità. Io ho fatto l'esempio, in una relazione, di un brano di Pynchon che funziona esattamente come un ipertesto; questo testo è stato scritto prima che gli ipertesti ci fossero, negli anni sessanta: la possibilità proprio di navigare attraverso diverse storie possibili, che si sposa ad un'idea molto forte della smaterializzazione, della comunicazione come processo non materiale, della costruzione dell'identità attraverso la comunicazione che è un processo non materiale, quindi della non materialità delle identità. Contemporaneamente, c'è una resistenza in Pynchon che non sempre vedo nei navigatori acritici della rete; una resistenza alla indifferenzazione; c'è l'idea che da qualche parte, forse, un mondo materiale continua a sussistere. Ed è questo il dialogo che si svolge intorno a Pynchon. Però non c'è dubbio che, anche proprio per la vicinanza generazionale e di formazione culturale, la passione per la cultura di massa, per la cultura di consumo, per i consumi culturali, è presente il gioco dell'abolire la differenza fra la cultura alta, la cultura bassa che accomuna un poco tutta la cultura della così detta post-modernità. E, chiaramente, Pynchon è una figura, per la sua assenza, che non può non appassionare i soggetti dell'immaterialità.

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Domanda 7
A proposito di assenza, un argomento che può essere legato a questo tema è anche quello della solitudine e dell'isolamento. Lei trova che il rischio delle tecnologie sia proprio quello di isolare gli individui?

Risposta
Non sono uno specialista, né un particolare partecipe di questi processi. Tutte le tecnologie della comunicazione sono, contemporaneamente, comunicazione ed isolamento, ma questo vale pure per la scrittura, nel senso che è una straordinaria macchina per comunicare; tuttavia è perfettamente possibile chiudersi in camera con un libro e sostituire i libri alle persone. Lo stesso processo si può mettere in moto con il computer, con il telefono: ogni strumento che ti permette di comunicare allo stesso tempo ti permette di non toccare gli altri; l'unica forma di comunicazione che impone il contatto è la comunicazione interpersonale orale, tutte le altre forme di tecnologizzazione della comunicazione vanno verso la strada dell'allargare i contatti e, allo stesso tempo, di rendere questi contatti non necessari. L'isolamento dipende veramente dalla volontà soggettiva, personale, dei soggetti individuali e collettivi della comunicazione.

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Domanda 8
Come ha affrontato, Pynchon, il tema della comunicazione?

Risposta
Io ho l'impressione che Pynchon si muova in questo spazio, in queste due possibilità. C'è un punto, in Gravity's rainbow, dove la protagonista vede i fili del telefono e pensa a tutte le voci che stanno nell'aria; in questo passo emerge l'idea che siamo tutti avvolti nella comunicazione, perché queste comunicazioni passano attraverso vibrazioni dell'aria, in questo momento l'aria che ci sta intorno sta vibrando di voci, di persone che parlano; non riusciamo a parlare ma le voci vibrano, ci entrano dentro, le onde passano attraverso il corpo; siamo tutti immersi in questo flusso di comunicazione e questo flusso di comunicazioni espresso attraverso i fili del telefono, in qualche misura, ci attraversa, ci rende trasparenti, ci toglie il corpo. E ci dà una quantità sterminata di voci possibili. Sostanzialmente, in Gravity's rainbow, questo tema dell'incertezza, dello sfumarsi, dei contorni della conoscenza è reso ancora più complesso dal fatto che Pynchon non ci permette nemmeno di dire: "benissimo, il mondo è conoscibile". Dopo averci immerso in questo flusso di comunicazione intercambiabile, molteplice, in cui tutto può essere qualunque cosa, alla fine, ci dice: "e se non fosse così? Se in realtà, invece, il mondo fosse conoscibile?" Da una parte, dopo averci sottratto la certezza, ci sottrae pure il dubbio, pure la certezza del dubbio: non ci possiamo adagiare nella tranquillità del dire che tutto è relativo, forse non è vero.

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