INTERVIEW:
Domanda 1
Possiamo notare, dagli studi o dalle sue esperienze, un cambiamento nelle
qualità e nelle modalità dell'apprendimento degli allievi che sono in classi
informatizzate o che vengono educati con le nuove metodologie?
Risposta
Sicuramente, l'introduzione delle nuove tecnologie, in modo particolare delle tecnologie
informatiche e quindi qualsiasi uso di computer, introduce dei cambiamenti notevoli. Noi,
già da alcuni anni, abbiamo lavorato con delle scuole elementari e medie che hanno
introdotto i computer per le attività di scrittura dei bambini e dei ragazzi. Quello che
si vede è che l'introduzione del computer sviluppa molto una attività di collaborazione,
di scambio, di comunicazione, e modifica, direi, il modo in cui i bambini e i ragazzi
apprendono a scrivere. Quindi, sicuramente ci sono delle modifiche sostanziali. Più
recentemente, avendo sviluppato due ipertesti ipermediali, uno relativo all'educazione
ambientale e un altro, che è ancora in corso di sviluppo, relativo alla storia, abbiamo
potuto osservare che la dinamica dell'apprendimento rispetto ai temi che sono proposti
dall'ipertesto, modifica radicalmente, e si modifica, in modo particolare, la motivazione
degli allievi. Questi ultimi sono assai più motivati a lavorare con queste tecnologie, e
credo perché si tratta di qualcosa che è molto lontano dalla scuola, se vogliamo, o, per
lo meno, è molto vicino a quello che si fa nel mondo, nella vita di tutti i giorni,
perché, ormai, i computer sono presenti anche nella vita quotidiana di tutti noi. E
quindi i ragazzi hanno la sensazione di impadronirsi di qualcosa che serve, di qualcosa
che servirà dopo, che potranno utilizzare, che sta nel mondo. Il programma a cui faccio
riferimento si chiama "Ecolandia"; è un programma di educazione ambientale. Il
problema che viene posto ai ragazzi è quello dello smaltimento dei rifiuti; quindi, un
problema poi tecnico perché, ovviamente, c'è una parte di chimica, di fisica, di scienze
sociali, di studio delle leggi, c'è tutta una gamma di contenuti di apprendimento rivolta
ai ragazzi dai 12 anni in su, ma può essere anche utilizzato dei ragazzi più piccoli.
Però, quello che noi vediamo è che attraverso questi strumenti, queste che sarebbero
conoscenze, normalmente, non particolarmente appassionanti, acquistano rilievo.
Ovviamente, i ragazzi sono motivati non solo perché c'è il computer, ma perché il modo
in cui è presentato il problema dal computer ha una rilevanza notevole. E un
problema quello di come risolvere, per esempio, lo smaltimento dei rifiuti in una
situazione sociale come quella italiana, anche geografica, in cui non ci sono larghi spazi
da utilizzare; quindi, bisogna trovare una soluzione compatibile con delle costrizioni.
Per cui io non credo che siano solo le tecnologie, è il modo in cui le tecnologie sono
utilizzate nella scuola, sono proposte da chi elabora questi materiali software e il modo
in cui gli insegnanti sono capaci di introdurle in una misura motivante, con una modalità
che sollecita il lavoro dei ragazzi.
Domanda 2
Un bambino che ha alle spalle una famiglia che non può comprargli il computer, crescerà
in maniera svantaggiata, da un punto di vista educativo, rispetto ad un bambino che può
disporre delle moderne tecnologie?
Risposta
Sicuramente ci sono differenze nella disponibilità dei computer nelle famiglie. E' molto
più facile che una famiglia compri uno strumento tecnologicamente avanzato, che uno
strumento musicale, è più nella cultura di oggi. Però, io credo che la scuola possa
veramente compensare notevolmente. Noi abbiamo svolto, per esempio, delle sperimentazioni
in istituti professionali in cui i ragazzi non avevano una alta motivazione allo studio.
Avere introdotto questo software didattico, questo materiale in cui i contenuti di
insegnamento erano presentati attraverso un computer multimediale, quindi con fotografie,
animazioni, e così via, è stato estremamente motivante, indipendentemente dalla classe
sociale dei ragazzi. Non abbiamo fatto queste esperienze in licei del centro della città,
ma in scuole normali, anche periferiche. Quindi, io credo che la rapidità con cui i
ragazzi di oggi si impadroniscono di questi strumenti, compensa, sicuramente, un eventuale
svantaggio iniziale, cosa che non avviene sempre con gli insegnanti. Vediamo che è molto
più facile arrivare, utilizzare questi strumenti da parte dei ragazzi, che farli
utilizzare agli insegnanti. E devo dire che, in questo caso, esiste anche una correlazione
negativa con l'età: i bambini più piccoli se ne appropriano con molta più facilità. Le
scuole elementari sembra che non abbiano fatto altro. Perché? Perché queste tecnologie
sono nate con loro. Non c'è nessun elemento di distanza temporale. Invece, i ragazzi più
grandi hanno meno familiarità. Credo che il fattore sociale possa essere ampiamente
compensato, però è molto importante che la scuola offra del materiale motivante. Quindi
non basta lo strumento, ci vuole il materiale: il software, che è oggetto di un grosso
lavoro di elaborazione, e poi la capacità, da parte dell'insegnante, di creare la
situazione didattica. Noi abbiamo sperimentato, in questo progetto di Telecomunicando, la
produzione di un ipertesto ipermediale da parte dei ragazzi per comunicare un cosiddetto
bene culturale, una cosa interessante nel loro ambiente di vita. Abbiamo dei ragazzi di
Palermo, di Firenze, di Milano: insomma, di vari contesti, molto diversi tra loro.
L'aspetto interessante è che dopo la fase di apprendistato, e avendo prodotto questo tipo
di ipertesto, sono stati interessati ad entrare in Internet, a trovare in Internet il
materiale che poteva nutrire ulteriormente questo loro ipertesto. Poi hanno scambiato con
gli altri studenti, usando la video conferenza: sono diventati bravissimi ad usare la
lavagna condivisa! Quindi, hanno utilizzato vari strumenti piuttosto sofisticati che molti
adulti, molti professori universitari non sanno nemmeno cosa sono.
Domanda 3
Ma gli insegnanti sono preparati alle nuove tecnologie? Dobbiamo riqualificare una nuova
classe insegnanti, o dobbiamo aspettare una futura classe di insegnanti che verrà insieme
alle nuove tecnologie?
Risposta
Sarà sicuramente importante introdurre i nuovi insegnanti alle nuove tecnologie e,
quindi, inserire massicciamente le nuove tecnologie nell'università, per esempio. Sono,
per adesso, molto poco presenti nell'università. Io sono stata colpita dai miei studenti
di questo anno, di questo corso: ho chiesto quanti avevano familiarità con l'uso del
computer per scrivere, e in una classe di 150 allievi si saranno alzate nemmeno dieci
mani. Quindi, in realtà, ancora nell'università c'è molto bisogno di questa
introduzione. Però io credo che gli insegnanti possono molto bene essere qualificati sul
campo, svolgendo queste attività di ricerca, sperimentazione e imparando ad utilizzarle.
E, in qualche modo, non credo che per le nuove tecnologie noi dobbiamo immaginare una
sequenza a cascata: prima formiamo gli insegnanti, poi introduciamo il nuovo materiale, e
poi insegniamo ai bambini. In realtà questo si può fare nello stesso tempo, a mio
avviso, con delle procedure adeguate, dando agli insegnanti dei suggerimenti su come
introdurre il lavoro con i bambini, quindi dei suggerimenti operativi. Adesso io mi
riferisco in modo particolare all'ipertesto, e una cosa fondamentale per l'ipertesto è il
ragionamento analogico e il ragionamento per reti concettuali. Ecco: questa è un tipo di
attività che, al di là dell'uso specifico delle tecnologie, gli insegnanti afferrano
subito e ne capiscono il valore per l'apprendimento. Quindi, io credo che è più lunga la
procedura di familiarizzazione da parte degli insegnanti con le nuove tecnologie, per
tutti noi adulti è stato così. Però, poi possono essere immessi nel campo direttamente,
senza bisogno di immaginare dei momenti di formazione separati dalla sperimentazione.
Domanda 4
E' pedagogicamente corretto censurare i siti per difendere i minori, oppure rischiamo, in
realtà, di compiere un'azione più dannosa che positiva? Ed eventualmente, chi è che si
occupa di decidere cosa far vedere o non far vedere ai bambini su Internet?
Risposta
Onestamente non ci ho pensato, non ho riflettuto su questo tema. In realtà, credo che un
po' di controllo ci voglia su quello che viene trasmesso attraverso Internet. Perché per
un adulto normale è una autocensura molto facile da attuare, perché, in realtà, sono
cose che non interessano, che non hanno nessuna forma di appello. Ma per un bambino può
essere molto difficile decidere. Quindi, io credo che qualche forma di controllo ci
voglia. Chi possa farlo? E' un discorso che, per esempio, negli Stati Uniti, in questo
momento, si sta molto dibattendo. Io vengo dagli Stati Uniti, sono tornata ieri, e sui
giornali si discute proprio di questo argomento. Credo che dovrebbero essere coloro che si
preoccupano di che cosa insegnare ai bambini -i ministeri, i gruppi regionali, al livello
più generale-, ad intervenire su questo problema, perché è difficile intervenire sulle
singole scuole, è ovvio. In qualche modo è necessario, a mio avviso, un tipo di
controllo, perché è qualche cosa rispetto a cui noi siamo completamente sprovveduti. E,
d'altra parte, cose del genere sono già avvenute attraverso le reti telefoniche normali.
Ad un certo punto è stato, poi, impedito, l'accesso normale a queste reti telefoniche.
Domanda 5
La famiglia è importante nel consentire una navigazione completa o parziale?
Risposta
La famiglia è, indubbiamente, importantissima nel costruire le strutture critiche dei
soggetti, dei bambini, degli adolescenti, e, quindi, ha un ruolo importantissimo. Non vedo
però un ruolo diretto della famiglia nell'impedire l'accesso ad Internet. Lo stesso
discorso per la televisione. Anche questa idea di suggerire, di dare alla famiglia una
simbologia in modo che escludano certi programmi dalla visione dei bambini, è del tutto
utopistica. Io faccio ricerca nell'ambito della famiglia, perché studio l'interazione a
tavola tra genitori e figli, e quindi entriamo nelle famiglie con una videocamera. Molto
spesso, in queste famiglie medie, non particolarmente facoltose, c'è più di una
televisione. Quasi tutti i bambini hanno una televisione autonoma. Non è possibile un
controllo diretto. A mio avviso bisogna che ci sia un controllo sociale più generalizzato
ed una responsabilità sociale. Non a caso, questi sono mezzi di comunicazione di massa,
hanno una dimensione tipicamente extrafamiliare.
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