INTERVIEW:
Domanda 1
L'Olivetti è una società italiana, leader nel campo dell'elettronica, ma per
sperimentare la televisione interattiva e gli sviluppi multimediali è andata in
Inghilterra. Come mai?
Risposta
Ci sono due ragioni. La prima è che abbiamo un centro di eccellenza tecnologica a
Cambridge, Centro Olivetti, collegato all'Università di Cambridge, in cui abbiamo
sviluppato tecnologie per telecomunicazioni molto avanzate, non solo in termini
multimediali, ma anche in termini di tecnologie trasmissive. La seconda è che
l'esperimento si fa con chi capisce a cosa serve l'esperimento stesso ed è convinto di
dover fare degli esperimenti. In Italia si pensa che basti cablare il paese, raggiungere
con il cavo dieci milioni di case, e poi qualcosa succederà. Si ritiene cioè che il
passaggio dal cablaggio all'applicazione sia una cosa automatica. Non lo è, e se ne
accorgeranno. Secondo me noi in Italia rischiamo di investire molti soldi senza avere
risultati a breve termine. In paesi come l'Inghilterra, ma anche in paesi come l'America e
come la Germania, ci si è resi conto che non sono così ovvie le applicazioni di
multimedialità alternativa. Bisogna sperimentarle, capire cosa vuole l'utenza, quanto
l'utenza è disposta a pagare, che tempo dedica, quali sono i servizi più interessanti. E
noi abbiamo trovato in Cambridge un ambiente pronto a fare questa sperimentazione. Tra
l'altro, a breve termine, annunceremo una serie di sperimentazioni proposte in Europa. Per
quanto riguarda l'Italia, abbiamo fatto delle proposte ad alcune città - perché noi
riteniamo che la multimedialità interattiva appartenga alle città, alle municipalità -
e forse qualcuna accetterà la nostra proposta.
Domanda 2
Perché il passaggio dal cablaggio all'applicazione non è automatico? Per quali motivi?
Risposta
Perché bisogna fare una distinzione. Quando si parla, ad esempio, di cavo e di
multimedialità interattiva, ci sono fondamentalmente tre classi di applicazione. Una
prima classe di applicazione è il telefono. Il cavo può servire per il telefono, e
questo qui è ovvio, ma il telefono c'è già. Può servire per la televisione. Ma la
stessa Telecom Italia dichiara che non vuole mettere il cavo per la televisione, perché,
se così fosse, diventerebbe di fatto la monopolista televisiva italiana. E quindi vuol
parlare di multimedialità interattiva ed è appunto questa l'applicazione del futuro, un
futuro che va dal commercio elettronico all'educazione a distanza, che va in molte
direzioni. Però il problema fondamentale non è la tecnologia, ma capire quello che
l'utente è disposto a pagare. Abbiamo visto, anche in Italia, che la televisione a
pagamento - leggiamo TelePiù - ha raggiunto, tutto sommato, dopo moltissimi anni, appena
settecentomila abbonati. Siamo veramente certi che la gente è disposta a pagare una certa
cifra al giorno o al mese per avere questi servizi? Molto probabilmente le nuove
generazioni saranno pronte a pagarla, ma quelle attuali saranno pronte? E poi c'è un
altro fattore importante: che è il tempo. Grosso modo una persona normale passa di fronte
alla televisione tre ore, alcuni un po' di più, alcuni un po' di meno. I soldi, al
limite, uno può anche decidere di spenderli, ma il tempo non è una variabile. Non è che
uno se ha più servirzi, attraverso i canali multimediali, passi davanti alla televisione
cinque ore invece di tre. Ne ha sempre tre, solo che le ripartirà in maniera diversa, tra
i film o piuttosto che tra alcune informazioni, e così via. E allora il problema
fondamentale è, da un lato capire cosa l' utente vuole, capire la domanda, e questo si
può fare solo sperimentando; dall'altro, capire poi in quale modo questa nuova offerta
può diventare fruibile, perché molto probabilmente non abbiamo ancora imparato in che
modo questi nuovi servizi vadano presentati alle utenze; e infine, soprattutto, capire
ciò che l' utente è disposto a spendere in termini di tempo e di soldi. Tenga presente
che oggi al mondo non esiste una attività di televisione o di multimedialità interattiva
che abbia raggiunto un numero rilevante di abbonati. Non solo, ma tutti gli esperimenti
sono praticamente gratis. Questo è importante da considerare. C'è poi da considerare un
altro fatto importante, e cioè che, mentre si parla di tecnologie del futuro, del cavo,
del satellite, nel frattempo è sorta, nel giro di pochi anni, una rete informativa, che
è Internet, che in fondo ha consentito di dare le cose che veramente servono, che sono
interessanti, all'utenza. A questo punto anche il discorso del cavo deve essere fatto e
valutato in concorrenza con Internet. E' chiaro che tecnologicamente le due cose possono
convergere. Ma dal punto di vista dell'utente, perché l'utente deve aspettare gli
investimenti e i costi del cavo, quando le cose a cui è più interessato - accedere ad
alcune informazioni, navigare nello spazio cibernetico - gli sono già possibili oggi con
Internet? Insomma, abbiamo di fronte un mondo che ha queste caratteristiche. Da un lato,
il discorso della multimedialità, dell'interattività delle comunicazioni, è accettato,
e lo dimostrano i milioni di utenti che operano oggi su Internet. Dall'altro, esistono
promesse di tecnologie future, con la tecnologia via cavo, a fronte a grossi investimenti,
che evidentemente offrono tutta una serie di servizi per cui ancor non si è verificata la
reale esigenza dell'utente. In alcuni casi a me sembra di ricordare la barzelletta del boy
scout che, volendo avere il premio, cercava di aiutare la vecchina ad attraversare la
strada. Ma la vecchina non voleva attraversare la strada, voleva restare dov'era. Il modo
corretto, a nostro avviso, per affrontare il problema della multimedialità è quello di
vedere Internet e il problema cavo come due facce della stessa medaglia che fa riferimento
alle comunità. Non bisogna non fare grandi programmi nazionali, ma creare sulle città le
reti informatiche, usando città per città le tecnologie migliori per soddisfare i
bisogni che i cittadini di una certa località hanno, bisogni che possono cambiare,
perché una città che ha un'università avrà alcune esigenze diverse da una città che
ha un orientamento tipicamente agricolo, o da quelle di una città piena di piccole e
medie aziende. Quindi è la città il baricentro, e noi ci proponiamo, in Italia, di
sollevare questo problema, di affrontare a livello di città esperimenti come quello di
Cambridge, anche se sino ad oggi abbiamo trovato spesso un muro nel convincere le
municipalità che questo è il programma più serio che loro possono fare per sviluppare
la qualità di vita della città stessa.
Domanda 3
Che cosa avete proposto in concreto a queste città? Può fare un esempio?
Risposta
Noi fondamentalmente proponiamo alle città interessate di avviare un esperimento. Diciamo
loro: invece di fare grossi investimenti, facciamo investimenti limitati, cerchiamo di
legare questi investimenti alle infrastrutture che esistono - come quelle legate al gas -
sfruttiamo le reti che già esistono e ampliamole, non in maniera totale, in maniera
parziale e con fibre ottiche. La città a questo punto può attrezzarsi per raggiungere
dei cittadini o per raggiungere dei punti nevralgici, e su questo si possono avviare
alcuni servizi. Innanzi tutto, priorità assoluta deve andare ai servizi al cittadino,
come, ad esempio, l'ottenimento a distanza di certificati, l'accesso a banche dati del
Comune, l'accesso a tutti gli eventi che capitano la città. Insomma, bisogna far partire
l'esperimento su servizi che non hanno rischio di accettazione o di rifiuto da parte
dell'utente, dato che non sono servizi di intrattenimento, ma di pubblica utilità. Fatto
questo - supponiamo che l'esperimento venga esteso - ci si può muovere in due direzioni.
Uno: collegare in rete le piccole e medie aziende locali, fornendole un'opportunità di
commercio elettronico, che può essere una delle prime applicazioni importanti: cioè, una
città, tramite la sua rete, mette in evidenza le aziende che operano nella città, e
quindi i prodotti che offrono, i servizi che propongono. Due: avviare un discorso di
intrattenimento verso un numero limitato di utenti individuali. Questo cosa consente? Di
contenere gli investimenti in maniera molto limitata, avendo un campione che consente di
studiare come la città si comporta.
Domanda 4
BScusi, chi dovrebbe pagare i costi? Le municipalità, i cittadini?...
Risposta
L'esperienza di Cambridge è molto significativa. L'esperienza di Cambridge si basa su dei
cavi già esistenti, quelli della "Cambridge cable", e sul contributo che ogni
singola azienda (la banca, il post-office) versa per pagare una quota del costo legata ai
servizi che lei offre. Tutto sommato, si riesce a gestire l'esperimento con cifre modeste.
Se ci caliamo nella realtà italiana, ritengo che dobbiamo individuare due stadi. Lo
stadio iniziale di formazione dell'esperimento, e lo stadio di sviluppo. Nello stadio di
formazione dell'esperimento i costi andrebbero, a mio avviso, così ripartiti: chi ha
l'infrastruttura, l'impresa elettrica locale, l'impresa del gas, affronterà i costi del
collegamento in fibra ottica, perché ciò rappresenta, in effetti, un arricchimento
dell'infrastruttura che già si possiede. Poi si fa un consorzio, tipo Cambridge, nel
quale le aziende di tipo tecnologico, come ad esempio la nostra, contribuiscono con la
parte di costo relativa alle tecnologie, ed altre aziende, come quelle che offrono i
servizi, contribuiscono in termini monetari in funzione dei servizi che offrono. Per una
città di medie dimensioni, alla fine si tratterebbe di un investimento di uno o due
miliardi. E' chiaro che, per allargare l'esperimento all'intera città, gli investimenti
dovranno necessariamente farsi più ingenti, bisognerà creare dei consorzi, creare delle
strutture finanziarie. Ma si tratterebbe di un progetto da sviluppare in termini graduali,
e che comunque partirebbe da una concreta verifica degli utenti e delle loro esigenze,
oltre che dalla messa in atto di una serie di servizi al cittadino che hanno già di per
se stessi una loro remuneratività.
Domanda 5
Sul piano tecnologico, abbiamo parlato di fibre ottiche. Ci sono alternative valide,
credibili, anche con tecnologie "wireless", "senza fili"?
Risposta
Non c'è dubbio. Da molte parti si dichiara che l'unico modo per fare la multimedialità
interattiva è di farla con il cavo. Questa è una cosa non vera. Perché? Perché la
multimedialità è per definizione asimmetrica. Ad esempio, se io trasmetto un film, invio
miliardi di bit, ma se devo esprimere un'opinione sul film, ne invio solo alcune
centinaia. Allora, io posso aver benissimo la televisione interattiva, ricevendo via
satellite, con il cosiddetto "sector box", cioè la "scatola di
decodifica", collegata alla linea telefonica, che trasmette l'informazione di ritorno
via linea telefonica. E' una soluzione molto meno costosa di quanto non sia il discorso
del cavo, perché praticamente utilizzo il telefono che esiste. In questo momento, in
America, alcune aziende, ad esempio la Bell Atlantic, che è stata tra i primi ad avviare
un discorso via cavo, stanno sperimentando delle soluzioni "wireless" per la
trasmissione su banda larga di film e di altro...
Domanda 6
Cosa significa "a banda larga"?
Risposta
Si tratta della portata. E' come se fosse un tubo. Con il telefono normale abbiamo un tubo
piccolo, non può passare più di tanta acqua. Invece, quando si parla di reti tipo il
cavo in fibra ottica, bisogna immaginare come un tubo che porta molta acqua. Quindi la
fibra ottica ha la possibilità di portare molti bit in un secondo, mentre invece il rame
ne porta molto pochi. Nel satellite lo spazio è a banda larga. Attualmente ci sono anche
altri sistemi a banda larga oltre a quello della fibra ottica. Per cui nel caso di
trasmissioni a banda larga, di grande portata, si può pensare di trasmettere via etere
informazioni accedendo direttamente alla case. Tra l'altro il confronto tra
"wireless", cioè "senza filo", e "filo" è un confronto che
rimane aperto anche se si sceglie il cavo. Perché? Perché un conto è far arrivare la
fibra ottica al condominio, ma un altro è fare i collegamenti nell'ambito del condominio,
raggiungere i singoli appartamenti. Vi è chi sostiene che conviene di più mettere
un'antenna in cima al tetto e collegare i singoli appartamenti via "wireless",
invece che avere collegamento via filo, anche molto probabilmente attraverso collegamenti
tipo "wireless" si riesce a indirizzare meglio le singole unità che compongono
il singolo appartamento (PC, televisori, eccetera). Insomma si tratta di una tematica
tecnica tutta in divenire. Tant'è vero che un'obiezione che si può fare al progetto
Telecom Italia è anche questa: che fretta c'è, visto che non c'è ancora la domanda, di
cablare in tre anni? Se agisce in maniera più graduale, si può, di volta in volta,
valutare quelle che sono le tecnologie migliori in quel momento. Siamo di fronte a
un'ardua evoluzione, notevolissima. L'Italia, che parte in svantaggio rispetto a altri
paesi, perché non ha ancora il cavo installato, partendo però da zero, può molto; anche
essere teoricamente più libera nella scelta di tecnologie per il futuro. La realtà è
questa: l'unica applicazione che, in un certo qual senso, non può essere fatta senza
cavo, in termini di interattività, è il telefono. Tant'è vero che il sospetto che
circola è che Telecom Italia voglia cablare per fare in modo per svuotare la
possibilità, da parte di futuri concorrenti, di operare via cavo per servizi telefonici
di alto livello. Prendiamo l'Inghilterra, ad esempio. Lì la rete via cavo ha avuto
notevole diffusione, ma non tanto per la multimedialità interattiva, quanto per gestire
il telefono.
Domanda 7
Finora è stato giustificato l'investimento in fibre ottiche soprattutto per il
"video on demand", che non è la vera televisione interattiva. La televisione
interattiva si sta sviluppando, nel frattempo, anche su Internet, con altre forme. Qual è
la vostra visione della televisione interattiva?
Risposta
L'esperimento di Telecom Italia porterà la televisione ad un grado di interattività
molto bassa. Per quanto riguarda la televisione interattiva, io, più che usare il termine
"televisore interattivo", userei il termine "video interattivo". Video
interattivo significa trasmettere immagini via video a cui posso interagire. Il tipico
caso è il commercio elettronico. E lei ha ragione. Il commercio elettronico si può
benissimo fare anche via Internet.
Domanda 8
E che cosa state realizzando voi per questo settore del commercio elettronico sulle reti?
Risposta
Da una parte noi abbiamo messo in piedi una serie di iniziative che ci consentono di
essere all'avanguardia nel gestire alcune tecnologie di base. Per esempio, abbiamo creato
un'azienda che fa apparecchiature, tipo terminali, per dei punti di vendita, ma
soprattutto fa le carte intelligenti, cioè carte che contengono "bank
processor", "banca processore", come se fossero calcolatori elettronici su
carta di credito.
Domanda 9
In questo chip c'è l'equivalente di una quantità di denaro?
Risposta
Questo chip si presta anche ad essere un borsellino elettronico. In questo caso, avendo
questa apparecchiatura, tramite il telefono ci si può collegare con la propria banca e
chiedere che ci mettano sulla nostra carta, supponiamo, centomila lire, che possono essere
spese per comprare il giornale, per il taxi, e così via. Nei prossimi mesi, a Torino, l'
Olivetti sperimenterà appunto questo concetto di borsellino elettronico.
Domanda 10
Ma non ci sono già le carte di credito? Qual è il vantaggio rispetto a una carta di
credito?
Risposta
Facciamo un esempio. Lei ha una figlia di dieci anni. Non le dà in mano la carta di
credito, ma gli può dare il borsellino elettronico. Con questo, la bambina può comprarsi
la brioche - infila nella macchina per la brioche la carta ed estrae la brioche - può
telefonare, può comprare i libri alla cartoleria. Cioè, cosa succede? Che si ricrea, a
livello carta di credito, l'equivalenza tra assegni e moneta, per cui si sostituisce la
moneta con il borsellino elettronico. Un altro aspetto importante è la sicurezza. Per
esempio: se lei accede a una macchina tipo il Bancomat per avere dei soldi a distanza,
questa deve avere caratteristiche abbastanza complesse per fare la transazione, per
garantire la sicurezza. Se lei invece utilizza un borsellino elettronico, può pensare di
avere delle macchine non più collegate in linea, perché la carta è la garanzia: se lei
vuole dei contanti, può andare in un negozio, che avrà un dispensatore, infilare la
carta e avere i soldi. Noi stiamo sperimentando tutto questo con le Casse di Risparmio di
Bolzano, e, come le ho detto, tra poco, a Torino, svilupperemo il discorso. Inoltre, nel
campo del commercio elettronico, contemporaneamente al problema della
"monetica", come pure della sicurezza legata alle modalità di fatturazione e
spedizione della merce e così via, stiamo discutendo, con alcuni operatori italiani,
della possibilità di uno "shopping-center" virtuale, per offrire merci e
servizi via Internet.
Domanda 11
I sistemi di sicurezza si basano sulla criptazione?
Risposta
Sì, ma non solo. Qual è una delle maggiori preoccupazioni? Che il numero della mia carta
di credito, una volta inviato in linea, per acquistare qualcosa, poi possa essere
sfruttato da altri per ordinare della merce o per fare transazioni a mio nome. Allora,
oltre alla crittografia delle informazioni, stan nascendo dei meccanismi di convalidazione
tramite "broker", intermediari virtuali. Ovvero, supponiamo che io voglia
comprare dei fiori "online", servendomi dello "shopping center"
virtuale di cui abbiamo parlato . Bene, io do ad un terzo il numero della mia carta di
credito e questi, che lo registra in maniera sicura, mi dà un numero tramite il quale
ordinare i fiori. Quando ordino i fiori, arriva al fiorista un numero che non dice nulla.
Il fiorista andrà a chiedere al "broker" se a quel numero corrisponde qualcuno
che è veramente in condizione di pagare, il "broker" dice di sì, ma non gli
dà il numero della carta di credito. Insomma, è il "broker" che prenderà la
transazione e farà in modo che poi venga addebitata alla carta di credito relativa.
Domanda 12
Per concludere, che cos'è il progetto Infostrada?
Risposta
Infostrada è l'altro operatore in telecomunicazione italiana oltre a Telecom Italia.
Infostrada può e deve rappresentare, per chi oggi usa telefono, telecomunicazione e dati,
una possibilità alternativa a Telecom Italia, alternativa che noi pensiamo di giocare non
tanto sul piano del prezzo delle tariffe, quanto sul piano della qualità e della
innovazione dei servizi.
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