INTERVIEW:
Domanda 1
Com'è strutturato il sito in rete di "La Repubblica"?
Risposta
(Zambardino) Il sito è nato come iniziativa elettorale; naturalmente, abbiamo svolto
degli studi prima di aprirlo. Eravamo stati anche negli Stati Uniti, al Media Lab, presso
il gruppo "News in the future", per capire come si muovono gli altri giornali e
come si muove il Media Lab di Negroponte. Quando ci è stato chiesto, all'improvviso, di
mettere su questo sito elettorale nel giro di ore, per noi è stata l'occasione per fare
una prova su strada di un serie di idee teoriche per un servizio telematico di un
giornale. Si trattava di prenderne una fetta e di tematizzarla sulle elezioni. Il primo
aspetto sul quale abbiamo puntato è stato quello di differenziare l'iniziativa
elettronica dal giornale cartaceo, perché la nostra convinzione è che tutto ciò che è
cartaceo, in elettronica non vende da solo. Ha infatti bisogno di un differenziale di
informazione, che noi abbiamo concretizzato in informazioni statiche - leggi elettorali,
costituzione, tutte le informazioni che possono essere utili a chiunque abbia bisogno di
conoscere le elezioni italiane- e in informazioni sulla situazione politica italiana:
quindi "link" ai partiti politici italiani e a tutte le istituzioni, una
selezione di quanto riportato dagli altri giornali italiani, e, soprattutto, un
collegamento all'agenzia A.N.S.A. e ad un suo notiziario selezionato, in modo tale da
poter offrire una panoramica completa. Noi siamo convinti che non si è attendibile come
nella concorrenza normale, nel mondo, se si esclude l'altro. Si è attendibile se si
comprende l'altro, se si offre la panoramica più completa di informazioni.
Domanda 2
Che tipo di risposta avete avuto?
Risposta
(Pierce) E' stata una risposta estremamente interessante, sia dal punto di vista dei
numeri che dal punto di vista delle sue caratteristiche. Abbiamo tenuto una media molto
alta, intorno ai sedici-diciassettemila contatti quotidiani, che complessivamente ci ha
portato oltre i 350.000 contatti nell'arco di quattordici giorni. Ciò che più conta è
che questa esperienza ci ha portato in contatto con i lettori di "Repubblica"
italiani all'estero, con un lettore planetario. Ci sono stati momenti emozionanti, nella
notte elettorale, in cui noi abbiamo tenuto un aggiornamento costante on-line di tutto
quello che accadeva, quando, intorno alle due, alle tre del mattino, sono arrivati i
messaggi dalla Cina, dai Caraibi, da tutta l'America e dall'Europa. La sensazione chiara
era quella di stare realizzando un meccanismo di informazione che arrivava dove il
giornale di carta, che è un prodotto diverso, in quel momento non poteva arrivare.
Abbiamo, in qualche modo, sperimentato la possibilità di una effettiva complementarità
tra i due mezzi. Non c'è concorrenza, come qualcuno può pensare; soprattutto, non ci
deve essere sovrapposizione, perché la carta ha dei vantaggi enormi sulla telematica, sul
video del computer, ma, evidentemente, ha anche dei limiti rispetto alle possibilità che
il computer offre.
Domanda 3
In un sito web si possono utilizzare, oltre a dei testi, anche voce e immagini. Voi che
cosa avete fatto in merito?
Risposta
(Zambardino) Abbiamo chiesto a quattro comici di primo piano - Paolo Rossi, Antonio
Albanese, Francesco Paolantoni e Alessandro Bergonzoni - di scrivere quattro testi sulle
elezioni, che poi abbiamo pubblicato sul giornale, e di interpretarli per il sito. Quella
con le loro voci è stata una delle pagine web più consultate nei giorni successivi!
Domanda 4
Qual è, a Vostro avviso, il futuro della editoria su Internet?
Risposta
(Zambardino) Si va verso prodotti differenziati, personalizzati e parzialmente a
pagamento. Differenziati perché sempre più tesi a rispondere ad una domanda che la carta
non soddisfa, con informazioni supplementari rispetto a quelle normalmente in
circolazione, e personalizzati perché si potrà chiedere sempre di più un pacchetto di
notizie secondo proprie preferenze. Chi vorrà offrire al lettore un prodotto che egli è
disposto a pagare, dovrà proporgli qualcosa che risponde esattamente alle sue esigenze.
Quindi, se si avrà a che fare con un agente di borsa che gioca a tennis, gli si dovrà
fornire la borsa e il tennis: è inutile parlare di ONU. In proposito, il professor
Umberto Eco fa una battuta: se una persona toglie dal suo elenco di novità da aggiornare
la politica, poi può perdersi anche la guerra atomica! E' un paradosso, ma rende l'idea.
Il grande problema, soprattutto italiano, qual è? Le grandi aziende editoriali non si
muovono - o si muovono poco- perché hanno paura di perdere del denaro. Ma negli Stati
Uniti già ci si muove verso un servizio a pagamento -il "Wall Street Journal"
in questi giorni ha inaugurato un servizio da 49 dollari l'anno-. Ma la verità è che
l'utente pagherà l'informazione quanto più l'informazione sarà approfondita e
trasversale. Vale a dire: quanto più gli renderai disponibile il passato delle annate del
quotidiano, tanto più gli offrirai la possibilità di fare ricerca su più archivi. Non
si paga ciò che si può avere dal televideo RAI, non si paga ciò che si può avere dal
giornale, che si paga 1.500 lire in edicola, ma si paga ciò che fa risparmiare tempo,
denaro e movimento.
Domanda 5
Torniamo per un momento al rapporto tra l'edizione cartacea e quella elettronica di un
giornale. E' chiaro che bisogna sviluppare nuovi modi di rappresentare l'informazione
giornalistica. Qual è, secondo voi, la strada da percorrere?
Risposta
(Zambardino) Io credo che il giornale dell'immediato futuro, in elettronica, oltre a
mettere insieme scritto, audio, immagini ferme e immagini in movimento, debba coniugare
anche altri modelli della telematica. Intendo un giornale che sia capace di gestire delle
liste di discussione, con i giornalisti che dialogano con i lettori-utenti. L'idea che si
è affermata nel mondo in questo ultimo anno è che Internet sia solo una serie di vetrine
da visitare. Dobbiamo, invece, sfondare questa vetrina e mettere in relazione chi c'è
dietro con chi sta dall'altra parte. Io il giornale elettronico lo penso come un
arcipelago di mezzi, altrimenti non si capisce perché la gente dovrebbe trovare
interessante visitare un'ombra elettronica di quello che c'è in edicola.
Domanda 6
Noi di Media/Mente abbiamo messo il nostro programma in rete. Ci può essere, a Suo
avviso, una integrazione fra la televisione e la grande rete?
Risposta
(Pierce) Al momento credo che la scommessa principale sia quella di aprire una mentalità.
Io me ne persuado ogni giorno di più, visto che mi pagano per guardare la televisione; la
televisione generalista è in coma, è morente, è in uno stato terminale, ed è in uno
stato terminale perché non c'è più margine per potere continuare a inseguire l'idea di
dare tutto a tutti. La stagione futura sarà una stagione di differenze: differenze di
pubblici, ma anche consapevolezza da parte del pubblico di conoscere la propria
differenza. Mi sembra che in questa fase Internet sia una bellissima occasione per
potersi, intanto, interrogare su che cosa ci piace, per poter recuperare un'attenzione di
consumo che trent'anni di televisione generalista hanno fatto perdere; noi la sera vediamo
quello che ci viene dato, crediamo di preferire una cosa all'altra, ma, in realtà, in
qualche modo, subiamo una scelta che viene operata al di fuori di noi. Auditel, in questo
senso, è stato il grande dio della cancellazione del gusto e delle differenze, perché è
stata un'unità di misura, nata, come sappiamo tutti, per misurare i consumi, per misurare
la capacità di acquisto del pubblico, e sulla base di questo (quindi sulla base della
capacità di acquisto dei detersivi), ha stabilito la produzione della macchina
dell'industria culturale più importante del paese, quale è la televisione. Ma questa
fase è giunta ad una parabola, perché, grazie al cielo, la società attuale è una
società articolata, dove non c'è soltanto un minimo comune denominatore fondato sui
grandi consumi. La stessa industria ha interesse a differenziare gli utenti, perché non
deve vendere solo detersivi, e quindi ha interesse ad identificare dei pubblici definiti,
ai quali offrire dei prodotti precisi.
Domanda 7
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una feroce lotta sulle frequenze televisive,
quando, con l'irrompere delle nuove tecnologie, lo scenario per il quale si combatteva
risultava già superato. Come è potuto succedere tutto questo?
Risposta
(Pierce) Questa è una tradizione nel nostro Paese. Se pensiamo che ci fu dibattito e
guerra parlamentare sulla televisione a colori, ci rendiamo conto che, forse, c'è un
problema fisiologico nell'attenzione a certe novità. Negli ultimi giorni ne abbiamo avuto
una prova straordinaria: dopo anni di dibattito sul terzo polo, Telemontecarlo è entrata
in Auditel e il programma di maggiore ascolto di Telemontecarlo, la domenica sera, nel
primo giorno, ha fatto 380.000 ascoltatori. Ciò significa che, probabilmente, per anni si
è inseguito un obiettivo sbagliato, nel senso che questo mercato è un mercato ormai
saturo. Tutto il pubblico della televisione generalista è stato già rastrellato, bisogna
fare altro. Se, invece, si continua a pensare che il terzo polo debba, in qualche modo,
trovare lo spazio per mettere la Parietti contro Castagna, si insegue una guerra
sbagliata, e lo dimostrano i risultati dello stesso Auditel, che ha consacrato questa
televisione negli ultimi quindici anni.
Domanda 8
Come cambierà il panorama televisivo italiano, quando finalmente si cominceranno a
sfruttare sul serio le nuove tecnologie?
Risposta
(Pierce) Probabilmente avremo un sistema dove, ovviamente, sopravviverà una grossa parte
di televisione generalista, ma in cui si svilupperanno -nella misura in cui, poi,
l'industria sarà capace di essere protagonista di questa trasformazione- anche varie
tivù delle differenze, a pagamento, via satellite, via cavo. Bisognerà vedere che ruolo
avrà la televisione pubblica rispetto a questa trasformazione, che cosa conserverà e
quanto, invece, probabilmente, vorrà trovare un suo diverso ruolo, anche rispetto al
pubblico delle differenze, al pubblico di nicchia.
Domanda 9
Da alcuni dati recenti emerge, però, che la televisione a pagamento, e quindi una
televisione più selettiva, una televisione più tematica, in realtà, non sta decollando
come tutti pensavano che avrebbe fatto. Qual è il motivo?
Risposta
(Pierce) Ho la sensazione che la televisione a pagamento decollerà solo quando qualcuno
metterà una diga nel consumo dei prodotti che si vogliono destinare ad una fruizione a
pagamento. Finché questa diga non si costruisce, succede ciò che è accaduto già in
Italia, dove abbiamo avuto una televisione a pagamento che offriva film, quando poi
c'erano undici film in media al giorno offerti gratis sulle reti generaliste.
Naturalmente, l'operazione non poteva essere vincente. Perché devo comprare un film se lo
trovo gratis sulle altre reti? Credo, però, facendo il discorso sul pubblico e sul gusto
del pubblico, che, in qualche modo, la televisione a pagamento - e spero che questo
principio passi, me lo auguro per il bene di tutti- sia un poco come l'analista, che deve
essere pagato. L'analista deve essere pagato perché è una cosa nella quale io scommetto,
e quindi investo anche denaro. Oggi, il rapporto con la televisione non è di questo tipo,
perché è un rapporto inerziale, non qualificato. La televisione a pagamento è una cosa
che scegli, che scegli a tal punto da volerla comprare. E' un meccanismo molto lontano dal
verificarsi, proprio perché siamo disabituati a scegliere e a comprare le cose che
vogliamo ogni sera.
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