INTERVIEW:
Domanda 1
Cosa sono le tecnologie didattiche?
Risposta
Quando si parla di tecnologie didattiche la maggior parte delle persone pensa all'uso dei
computer nella didattica, nell'educazione. In realtà, il concetto di tecnologia didattica
è molto più vasto. Ogni tecnologia - tecnologia chimica, tecnologia elettronica-
comprende due aspetti principali: uno che riguarda i cosiddetti processi - nella
tecnologia chimica i processi sono le reazioni chimiche - l'altro che riguarda i sistemi;
le apparecchiature trasformano questi processi in prodotti utilizzabili. Anche nelle
tecnologie didattiche consideriamo due aspetti: un aspetto riguarda i processi - quindi lo
studio di come avviene l'apprendimento, quali sono i mezzi per poterlo facilitare -, e
l'altro aspetto riguarda gli strumenti, i sistemi che consentono di realizzare questi
processi. Quindi, per tecnologie didattiche intendiamo lo studio dei processi e dei
sistemi per realizzare ambienti di apprendimento, ambienti che facilitino l'apprendimento
umano.
Domanda 2
Il CNR cosa sta realizzando in questo ambito?
Risposta
L'Istituto Tecnologie Didattiche di Genova conduce diverse ricerche in questo settore; una
ricerca riguarda la creazione di un'infrastruttura telematica per l'educazione ambientale:
l'idea è quella di creare una comunità per l'educazione ambientale, creando cinquanta
laboratori di educazione ambientale collegati fra di loro in rete telematica e promuovendo
attività di formazione, progetti cooperativi, iniziative di scambio di informazioni fra
questi centri di educazione ambientale. il progetto è finanziato dal Ministero
dell'Ambiente. L'altro progetto riguarda l'educazione linguistica: abbiamo in Istituto
diversi strumenti per l'educazione linguistica, uno si chiama Word Prof., che serve per
sviluppare le abilità di scrittura dei ragazzi; l'ultimo, il più recente, è un
dizionario che è stato, tra l'altro, distribuito con Repubblica che contiene degli
ambienti didattici con cui i bambini, i ragazzi possono imparare la lingua italiana
utilizzando questo dizionario. Abbiamo un settore che riguarda l'uso degli strumenti
informatici per la disabilità, un altro settore che si occupa della telematica per
l'apprendimento; in sintesi noi studiamo come la telematica, come gli ambienti di
comunicazione mediati dal computer possono modificare i processi di apprendimento. Questi
strumenti consentono ai partecipanti ai corsi di diventare loro stessi creatori della
conoscenza, non soltanto soggetti che ricevono la conoscenza. E ci occupiamo, in un altro
progetto ancora, dell'uso delle tecnologie con bambini in età prescolare. Abbiamo dei
servizi avanzati che riguardano l'uno la biblioteca del software didattico e un l'altro
l'edizione, la cura di una rivista che si chiama TD, che è l'unica rivista in Italia di
tecnologia didattica. Poi, ancora, partecipiamo a diversi progetti europei, come
Multimedia, che riguardano aspetti di formazione professionale supportati dalle nuove
tecnologie. Insomma: noi siamo presenti, in tutto quello che riguarda l'utilizzo,
l'impatto delle tecnologie, con progetti per studiare quelle potenzialità nuove offerte
dalle tecnologie per l'educazione.
Domanda 3
Come si configura il rapporto fra voi e le scuole?
Risposta
Le ricerche di cui ci occupiamo hanno sempre due connotati: il primo riguarda gli aspetti
teorici in relazione allo sviluppo di modelli, allo studio di modelli; l'altro, riguarda
la realizzazione di esperienze che inglobano queste idee per verificare l'impatto di
questi modelli nella realtà. Collaboriamo molto con le scuole, abbiamo partecipato in
diversi progetti anche organizzati dal Ministero della Pubblica Istruzione. In alcune
scuole noi lavoriamo costantemente a contatto con gli insegnanti per sviluppare progetti
comuni. Direi che l'interazione fra l'istituto e le scuole è molto forte perché la
scuola è uno dei campi principali in cui si esercita la nostra attività.
Domanda 4
Secondo le nuove decisioni del Ministro della Pubblica Istruzione entro il 2000
l'informatica e la multimedialità dovranno entrare massicciamente nella scuola italiana.
Crede che la scuola italiana sia pronta ad accogliere queste novità?
Risposta
Io non penso che sia una questione di prontezza o meno. Il problema con cui ci
confrontiamo oggi è un problema epocale, perché molti ragazzi cominciano ad avere in
casa il computer ed hanno a disposizione nuovi mezzi per apprendere, nuovi mezzi per
apprendere che molti docenti non hanno. Se la scuola non segue la dinamica
dell'innovazione della società rischia di rimanere definitivamente tagliata fuori,
rischia di crearsi un baratro fra la scuola e la società. Bisogna, dunque, intervenire.
In che modo? A mio giudizio bisogna intervenire tenendo conto che la scuola è un sistema
complesso, composto da tanti elementi; è necessario, dunque, riconsiderare tutti questi
elementi: la ridefinizione di che cosa dev'essere il cittadino di domani (quindi la
definizione degli obiettivi profondi), la ridefinizione di quali sono i nuovi strumenti
per apprendere, la riconsiderazione del curriculum, come queste tecnologie modificano
profondamente ciò che si può imparare, il problema del cambiamento del ruolo degli
insegnanti, il problema delle risorse. Come dotare le risorse? È inadeguato, a mio
avviso, pensare a dei laboratori informatici in cui tutti i ragazzi possono avere a
disposizione un computer. E allora come bisogna attrezzare la scuola? E anche le scuole:
come vanno riconsiderate le strutture fisiche? Vanno riconsiderate, perché tanti banchi
con una cattedra inglobano una concezione della conoscenza del sapere, dell'apprendimento
che oramai è inadeguato. È necessario, dunque, riconsiderare tutti questi fattori e le
correlazioni fra questi fattori, un problema che riguarda sostanzialmente la ricerca. I
piani di innovazione così importanti, così profondi hanno bisogno di molta ricerca che
può fornire delle risposte a problemi che ancora sono aperti, a cui nessuno oggi sa
rispondere. Il rischio che all'introduzione delle infrastrutture tecnologie non
corrisponda una adeguata innovazione didattica è notevole; tuttavia, io penso che chi ha
progettato l'intero programma di intervento abbia molto ben presente che non ci si può
più muovere in questo modo. I ragazzi cominciano ad usare a casa il computer come
strumento di lavoro, lo usano per scrivere, lo usano per far disegni, lo usano per far
grafici, indipendentemente dalla materia, lo usano come dizionari, lo usano anche per
imparare, lo usano perché ci sono i quotidiani che distribuiscono software didattico. Si
tratta di una tecnologia che pervade tutto; tutti i tentativi di isolarlo in un unico
laboratorio, a mio giudizio, vengono superati dai fatti.
Domanda 5
E i professori come si misureranno con queste nuove realtà?
Risposta
Io credo che come in tutti i settori del lavoro, anche quello dell'insegnante dovrà tener
conto dell'esistenza di nuovi strumenti. Non è pensabile che uno studente abbia più
strumenti per apprendere che non un'insegnante. Molti insegnanti sono terrorizzati da
questo fatto, e a mio giudizio ci sono modi per esorcizzare questo terrore. Innanzi tutto
mettendo in primo piano che il problema non è tanto un problema di apprendere la
tecnologia. Il problema importante è capire come cambia il ruolo dell'insegnante di
fronte ai nuovi modi di apprendere e alle nuove frontiere che si aprono per le discipline
e per le iniziative interdisciplinari. In Finlandia hanno fatto un'esperienza in cui i
bambini, i ragazzi insegnano agli insegnanti le nozioni base di computer. Sono proprio i
ragazzini di dieci-quindici anni ad insegnare ai loro insegnanti come si accende un
computer, come si lancia un programma, come si entra dentro un'applicazione. Parlando con
i colleghi finlandesi, mi pare che queste esperienze stiano cominciando a dare i loro
frutti. Il computer, a mio parere, deve diventare prima lo strumento di lavoro degli
insegnanti con cui si scrivono le relazioni, con cui preparano i compiti, con cui si
preparano i programmi, e poi deve diventare lo strumento per la didattica, che serve per
essere vicini ai ragazzi e per innovare profondamente il modo di imparare.
Domanda 6
Negli Stati Uniti, al MIT, stanno svolgendo degli studi in cui la didattica risulta
completamente rivoluzionata: la matematica si insegna in maniera completamente diversa dal
metodo tradizionale che ha come strumento il libro; ora, con il computer, si sta adottando
un tipo di insegnamento diverso, fatto di interconessioni, di relazioni, di rimandi. Crede
che possa essere, questa, una linea giusta da seguire? Sarà praticabile anche nelle
nostre scuole?
Risposta
Bisogna considerare due aspetti; il primo riguarda l'innovazione dei contenuti del
curriculum, perché l'uso della tecnologia impone di riconsiderare profondamente ciò che
viene insegnato. Tutte le abilità di calcolo, tutti gli algoritmi sono stati costruiti
perché non potevano essere automatizzati, mentre oggi possono essere lasciati alle
macchine. Non vale l'obiezione: "ma se poi la macchina si rompe tu non sai fare una
moltiplicazione"; se la macchina si rompe, non devo fare io l'operazione, ma devo
comprare un'altra macchina. In matematica il problema che si può porre è imparare a
considerare la giustezza di un risultato, imparare a valutare gli ordini di grandezza,
cose che oggi non si insegnano. Cambiano, quindi, i contenuti e questo stesso discorso si
può fare per le altre materie, per la storia, la geografia: avendo a disposizione
strumenti come le banche dati è possibile studiare dei fenomeni sociali che erano
difficilmente studiabili in precedenza senza l'ausilio di questi strumenti. Cito
un'esperienza che riguarda lo studio del concetto di povertà che è stata fatta in una
scuola media. Quando un paese si dice "povero"? I ragazzi hanno risposto che un
paese è povero quando ha il PIL basso. Hanno poi cominciato ad esaminare diversi paesi
con il loro PIL, e hanno visto che questi paesi, sì, avevano il PIL basso, però avevano
un'aspettativa di vita più alta. Allora è sorto il problema: è meglio che uno viva di
più e sia un po' più "povero" dal punto di vista del PIL, oppure è meglio
avere il PIL più alto e morire prima? Un altro parametro da considerare è
l'analfabetismo. Ci sono alcuni paesi in cui il PIL è alto e l'analfabetismo è alto.
Ecco che il concetto di povertà non è più riducibile a una sola variabile. Lo strumento
che hanno adottato gli insegnanti era lo strumento del database, hanno esplorato questo
concetto vedendo che il concetto di povertà è formato da tante variabili. In questa
prospettiva cambia profondamente ciò che si può insegnare e cambia anche come si
apprende. Oggi si può apprendere lavorando insieme con gli altri ragazzi, con gli altri
studenti. Con i vecchi metodi scolastici se un alunno parla col vicino di banco dà
fastidio perché interrompe il flusso di informazione che deve fluire dal docente verso la
classe. Oggi questi strumenti consentono di creare delle situazioni in cui il lavoro di
gruppo è lo strumento che consente di imparare, lavoro di gruppo locale e lavoro di
gruppo a distanza. L'apprendimento a distanza per lavorare insieme è una modalità nuova
di apprendimento. Un'altra modalità nuova di apprendimento consiste nella possibilità,
da parte dello studente, di utilizzare il computer per rimediare ad alcune: questo è un
tipo di apprendimento altamente individualizzato. Gli insegnanti devono essere coscienti
di questi modi di apprendere, e le strutture fisiche devono modificarsi per poter
permettere questi nuovi modi di apprendere.
Domanda 7
Sempre in America stanno cercando di anticipare proprio ai primi anni di età determinati
insegnamenti, anche grazie al computer, nella convinzione che proprio in età prescolare
si viva il momento migliore per una formazione culturale della persona...
Risposta
Vorrei fare una piccola premessa prima di centrare la riflessione che mi ha posto. Lei
cita spesso l'esperienza americana. Io non penso che in America il sistema scolastico
funzioni meglio che in Europa, anzi, penso esattamente il contrario! In Europa, i sistemi
formativi sono molto più attrezzati culturalmente che non i sistemi formativi negli Stati
Uniti, anche se, probabilmente, gli americani hanno più risorse. Fatta questa breve ma
importante premessa, io direi che alcune abilità che oggi vengono indotte in età scolari
più avanzate - sei anni, sette anni- siano acquisibili da ragazzi di età inferiore, come
imparare a leggere e a scrivere. Qualcuno sostiene che non sia possibile acquisire queste
abilità a livelli di età inferiore ai sei anni, ma l'esperienza dimostra che non è
vero. A mio avviso alcune abilità invece è possibile anticiparle, perché è più
facile: i bambini apprendono più facilmente e con opportune tecniche possono imparare a
leggere senza alcuno sforzo. Le nuove tecnologie, in questo gioco di apprendimento
precoce, possono giocare un ruolo? Di nuovo la mia risposta è positiva. I bambini di oggi
imparano molto presto a usare il computer, in età molto precoce. Noi abbiamo fatto, in
Istituto, delle esperienze con bambini di tre, quattro, cinque anni che imparano a leggere
e a usare il computer. Le scuole di Reggio Emilia, che sono famose in tutto il mondo, con
cui noi collaboriamo, stanno adottando il computer, i mezzi informatici per dare nuove
opportunità ai ragazzi. Non voglio dire che bisogna mettere i bambini davanti a un video
fin dalla precocissima età, ma è bene che tutti abbiano delle uguali possibilità, che
non ci siano bambini che possono accedere alle nuove tecnologie ed altri che ne rimangono
esclusi. Bisognerà trovare nelle scuole pubbliche i modi di fornire pari opportunità a
tutti. Per quello che riguarda alcune abilità, noi abbiamo visto che i concetti che si
pensavano al di fuori della portata non solo di bambini ma anche di ragazzi, come il
concetto della ricorsione, un concetto riservato una volta soltanto alle persone che si
occupavano di intelligenza artificiale, nasce spontaneamente in alcuni progetti; noi lo
abbiamo verificato con alcuni bambini che parlavano di ricorsione a sette anni, quando si
sono trovati davanti un problema che inerentemente poteva richiedere la ricorsione. In
alcune situazioni noi abbiamo notato che quando tutti si parte da uno stesso livello e si
fa un progetto che utilizza la tecnologia, quelli che sono ritenuti dei
"cattivi" studenti ottengono dei risultati a volte superiori a quelli dei
ragazzi ritenuti "bravi"; questo risultato positivo si ottiene realizzando una
situazione di uguaglianza di partenza tra gli studenti. Probabilmente ciò è dovuto
all'aumento della stima che un ragazzo ha di se stesso.
Domanda 8
Un altro elemento che è stato messo in discussione proprio con l'inserimento delle nuove
tecnologie informatiche nella scuola è quello della divisione in classi, e quindi della
divisione degli studenti per età. Qual è il Suo parere?
Risposta
Questo è un problema grossissimo. Indubbiamente, se si considerano i casi limite, ci sono
delle nozioni che si possono apprendere a una certa età e che è più difficile
apprendere ad altre età: un bambino di sei anni impara cose diverse rispetto ad un
giovane di diciotto anni. Tuttavia, io penso che sia possibile creare delle situazioni in
cui diverse classi intervengono contemporaneamente; in una scuola elementare abbiamo
sperimentato delle situazioni in cui i ragazzi più grandi diventano gli
"assistenti" dell'insegnante per l'apprendimento dei ragazzi più piccoli. Si
possono produrre delle situazioni di apprendimento dal gruppo - gli americani le chiamano
"situated learning"- in cui i più piccoli "rubano" la conoscenza dai
più grandi. Io non ho fatto altre esperienze oltre a questa che ho citato, ma a mio
avviso è un campo di ricerca che va approfondito. Questo è un settore in cui chi svolge
ricerca nel settore delle tecnologie didattiche o dei processi di apprendimento dovrebbe
impegnarsi per cercare di dare delle risposte e delle indicazioni.
Domanda 9
Le scuole orientali - mi riferisco soprattutto a quelle giapponesi- contano moltissimo sul
lavoro di gruppo, sulla consapevolezza delle classi di far parte di un gruppo attraverso
la responsabilizzazione, forse un poco eccessiva, degli studenti. Pensa che l'inserimento
delle nuove tecnologie della comunicazione nelle scuole possa favorire questo tipo di
didattica?
Risposta
Io sono un fautore del lavoro di gruppo, e di questo mi sono occupato negli ultimi anni.
Io penso che il lavorare in gruppo sia, per alcuni settori, l'unico modo di apprendere.
Nel settore dell'educazione ambientale, per esempio, il problema è sviluppare nei ragazzi
una capacità di vivere in armonia con l'ambiente fisico, ma anche con l'ambiente sociale
e con se stessi. L'educazione ambientale si occupa anche di sviluppare dei valori e di
comprendere i problemi di ambienti vicini gli studenti. Quindi, tipicamente, per ciò che
riguarda l'educazione ambientale si sceglie dapprima un problema che si vuole affrontare,
come l'inquinamento, il traffico , i rifiuti, e poi un ambiente che ingloba questo
problema; successivamente si da avvio allo studio. Come si studia? Non c'è scritto da
nessuna parte come si risolve un problema come l'inquinamento o il traffico di una certa
città. Bisogna studiarlo. Per studiare questo tipo di problemi l'unico modo è il lavoro
di gruppo; questi problemi, non soltanto a scuola, ma anche nella società, vengono
studiati da gruppi di esperti che hanno competenze diverse. I problemi di un'alluvione
vanno studiati da ingegneri idraulici, da botanici, da urbanisti, da storici. Anche gli
studenti devono organizzarsi in gruppo e studiare i singoli aspetti per affrontare una
ricerca su questi problemi. Poiché un solo studente non può studiare tutti quanti gli
aspetti, l'unico modo per poter lavorare in un progetto di educazione ambientale è quello
di suddividersi i compiti, darsi degli strumenti per avere una visione globale di quello
che stanno facendo gli altri membri del gruppo e di lavorare in particolare su un
problema. Usando gli strumenti multimediali è possibile ottenere questa visione generale
del lavoro di tutto il gruppo degli studenti - possono essere una classe o più classi che
lavorano sullo stesso problema- e nello stesso tempo approfondire un singolo problema.
Quindi, questi strumenti sono intrinsecamente adatti per supportare il lavoro di gruppo.
Questo è vero per gli strumenti come i sistemi multimediali e anche per strumenti di
comunicazione mediati dal computer: gli strumenti telematici che consentono a più scuole
di lavorare fra di loro. Ci sarebbe molto da dire sui circoli di apprendimento che sono
stati svolti negli Stati Uniti; per esempio, problemi planetari come la guerra del Golfo
sono stati studiati dai diversi gruppi di studenti: c'era un gruppo in Israele, un gruppo
in Siria, un gruppo negli Stati Uniti, un gruppo in Inghilterra. Ognuno di questi gruppi,
presso le scuole, descrivevano il problema dal proprio punto di vista; il problema della
guerra del Golfo per un americano era una specie di computer game, per un siriano era
un'invasione non accettabile dell'imperialista americano, per un israeliano era la paura
continua della bombe, per un inglese era una situazione piuttosto neutra. Confrontare
tutte queste situazioni diverse portava a una comprensione più profonda di quello che
stava succedendo in quelle scuole.
Domanda 10
Nelle scuole sta facendo il suo ingresso anche Internet: ormai sono moltissime le scuole
superiori, medie e, talvolta, anche elementari che hanno un proprio sito su Internet, che
fanno parte di Newsgroup e così via. L'esperienza comune è quella di mettere in rete i
propri progetti. Non le sembra un poco riduttivo questo tipo di uso di Internet?
Risposta
Certo, ma teniamo conto che sono le prime esplorazioni nella rete. Internet è un nuovo
giocattolo che viene reso disponibile e le persone cominciano ad assaggiare le
potenzialità di questo strumento; non ci dobbiamo certamente fermare a questi assaggi.
Bisogna capire come questi strumenti modificano le discipline e come modificano i modi di
apprendere queste discipline. In realtà, io penso che i modi di utilizzare la rete nella
didattica portino a tre grosse modifiche nel modo di apprendere: in primo luogo ampliano
tantissimo il campo in cui si possono ricercare informazioni; quindi, noi abbiamo una
vastissima disponibilità di accesso all'informazione. In secondo luogo questi strumenti
consentono di comunicare in tempo reale con persone che vivono all'altro capo del mondo
attraverso la electronic mail. In terza battuta, Internet consente di dar vita a progetti
senza tener conto dei vincoli di spazio e di tempo, quindi di collaborare.
Domanda 11
Per concludere: come vede la scuola del futuro?
Risposta
Io immagino, innanzi tutto, che ogni ragazzo avrà un suo strumento che potremmo
paragonare a quello che è oggi il computer, ma chissà se sarà un computer o qualche
altro strumento! Questo strumento lo studente lo porterà nello zaino e sostituirà
l'astuccio. Io immagino che succederà una cosa del genere, perché sarà lo strumento con
cui scriverà; lo studente non avrà più la penna, o se l'avrà, sarà come possedere un
gadget. Quindi, scriverà, farà i disegni, si collegherà in rete con questo strumento.
Sembra irrealistico ciò che sto immaginando, ma pensate che oggi mandare un figlio a
scuola media superiore costa sei-settecentomila lire ogni anno. Sei-settecentomila lire
moltiplicato cinque anni sono tre milioni e mezzo; con tre milioni e mezzo si compra, già
oggi, un portatile con, potenzialmente, il lettore CD-ROM che può supportare tutti i
programmi che oggi si fanno nella scuola. Quindi, già oggi, tecnicamente potrebbe essere
possibile. In futuro noi avremo schermi diversi, avremo facilità di accesso alla rete,
sicuramente lo studente avrà nella sua borsa questo nuovo strumento per l'apprendimento.
La scuola ci sarà ancora e dovrà fornire dei servizi, questa volta. Non tanto dei
computer ma dei servizi: stampanti di qualità con le quali lo studente che non vuol
leggere sul computer può stampare i suoi libri a scuola, oppure uno scanner di qualità,
oppure l'accesso alla rete. Poi, offrirà competenze, e sarà un luogo dove i ragazzi si
vedono per lavorare e studiare insieme. Il ruolo dell'insegnante sarà diverso; io non
immagino più l'insegnante che spiega, ma che facilita, che aiuta, che indirizza gli
studenti, e pianifica la loro attività. Non avremo più una cattedra con tanti banchi.
Probabilmente avremo una situazione in cui ci saranno tanti tavoli che si riconfigureranno
di volta in volta sulla base di ciò che gli studenti vorranno fare. Ci saranno aule
insonorizzate per permettere agli studenti di poter parlare senza darsi fastidio, perché
il parlare diventerà importantissimo. Io immagino una scuola in cui non si terrà più
conto soltanto dell'aspetto conoscitivo, ma anche degli aspetti che oggi vengono più
trascurati, come quelli emotivi, gli aspetti che riguardano tutta la sfera affettiva
dell'individuo; non so se andremo in questa direzione, non so se saranno previsti degli
spazi riservati allo sviluppo di queste intelligenze, che non sono soltanto intelligenze
razionali ma anche intelligenze emotive. Ci saranno probabilmente luoghi in cui si potrà
far musica, in cui si potrà far teatro; io immagino una scuola in cui una ognuno potrà
avere accesso a questi mezzi.
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