INTERVIEW:
Domanda 1
In futuro, grazie ad Internet, molto probabilmente i cittadini potranno intervenire sempre
di più sulle decisioni dei governanti esprimendo più spesso il loro parere. Crede che
stiamo andando verso una democrazia elettronica?
Risposta
Ci sono le potenzialità per far diventare queste tecnologie delle gambe che rafforzano i
processi di partecipazione alle decisioni, e quindi anche alle decisioni politiche.
Naturalmente, non bisogna farsi illusioni, perché, soprattutto in un paese come l'Italia
ancora parliamo di una tecno-élite che ha accesso a queste tecnologie, che le sa
utilizzare, che soprattutto le utilizza, appunto, anche per partecipare a processi di
formazione delle decisioni. Certamente, in prospettiva, potranno favorire una maggiore
democrazia, e credo che sia necessario che le forze politiche, tutti quei mediatori
sociali -partiti, sindacati, associazioni che operano nel tessuto democratico e sociale-
si preoccupino di utilizzare questi mezzi, di entrare in positiva relazione con la rete.
Naturalmente, possono esserci anche utilizzazioni di queste nuove possibilità: il
televoto, la partecipazione diretta dei cittadini ad alcune decisioni che si esprimono
solo con il "sì" o il "no" ad alcune domande che sono formulate, in
realtà, dai decisori. Intendo dire che il problema della partecipazione in rete non può
risolversi solamente in una affermazione di consenso o dissenso rispetto a domande o
interrogativi che vengono posti, e che sono stati predeterminati altrove. La
partecipazione significa contribuire a tutto il processo di formazione delle decisioni e
quindi anche al processo di formazione delle domande. Questo è molto importante perché
altrimenti si gerarchizza una procedura che invece, nella rete, può non essere
gerarchica.
Domanda 2
E un altro elemento che potrebbe essere interessante valutare è il fatto che, in realtà,
il cittadino potrebbe essere controllato al momento del suo intervento civile.
Risposta
Certo. Ma io credo che il dato anche affascinante, pure della fase di rapidissima
evoluzione delle tecnologie elettroniche e anche di Internet e della rete, sia che esse
stesse sono tecnologie che possono essere, in prospettiva, tecnologie di libertà, che
aumentano il grado di libertà degli individui, che aumentano il grado di partecipazione
nei processi di formazione delle decisioni sociali e politiche; possono, però, essere
anche tecnologie di controllo. Credo che la struttura che prenderà lo sviluppo della
società dell'informazione e anche dell'uso di queste tecnologie dipenderà molto dalle
scelte politiche, innanzi tutto, e dal grado di capacità dei cittadini di utilizzare
questi strumenti in un modo piuttosto che in un altro.
Domanda 3
Quando si parla della rete si pone il problema della censura. Lei cosa ne pensa?
Risposta
A me ha molto colpito che la Corte Suprema degli Stati Uniti d'America abbia considerato
non compatibile con il primo emendamento, il Decency Act, quella legge che,
appunto, negli Stati Uniti era stata introdotta per porre dei limiti ed un controllo
anche, una censura a Internet. E credo che sia stata una scelta saggia, questa della Corte
Suprema, la condivido nel suo spirito, poiché penso che la rete sia di per sé un luogo
anarchico, in cui la funzione di controllo non può essere svolta da uno stato censore. Ci
sono meccanismi di alta regolamentazione della rete che possono essere esplorati anche
positivamente, però sempre affidandoli ad operatori, al mercato, ai soggetti che la
utilizzano, mai immaginando di calare dall'alto procedure, prescrizioni, vincoli e
controlli. Questa sentenza della Corte Suprema americana è una sentenza storica,
esemplare, che credo farà riflettere molto e riconferma quel carattere libero e non
censurabile della rete, che credo sia anche uno dei suoi aspetti più importanti.
Domanda 4
Un elemento fondamentale della politica è la comunicazione. Come cambia la comunicazione,
il messaggio politico nell'era delle nuove tecnologie?
Risposta
La comunicazione politica è cambiata moltissimo con l'affermarsi della televisione
generalista come media prepotentemente al centro dei sistemi della comunicazione. Ed è
cambiata anche in negativo, non solo in positivo. Vorrei persino dire che, forse, Internet
potrà riportare la comunicazione politica, quando sarà più diffusa di oggi, ad un grado
di argomentazione, di agio dialettico che spesso la televisione comprime. I famosi sette
secondi, otto secondi per comunicare un messaggio politico, sette secondi oltre i quali il
telespettatore comincia a distogliere lo sguardo, (i tempi dello spot commerciale non si
adattano bene alla politica), non permettono una riflessione quando la politica deve anche
e riflettere su questioni che sono più complicate. Da questo punto di vista la
televisione ha cambiato immensamente, anche in negativo, la comunicazione politica e,
forse, queste nuove forme di comunicazione potranno, viceversa, concorrere a ridare alla
comunicazione politica quel respiro di cui ha bisogno.
Domanda 5
Tramite Internet si potrebbero fornire più informazioni? Come potrebbe essere, per
esempio, un sito di un partito?
Risposta
In questo caso è necessaria un'autocritica anche rispetto al PDS, al mio partito; fino ad
oggi questi strumenti sono stati utilizzati in Italia anche perché, non
dimentichiamocelo, sono pochi i cittadini che l'utilizzano; essendo Internet ancora una
tecno-élite, come dicevo prima, è evidente che i partiti abbiano accumulato dei ritardi
ad attrezzarsi per il dialogo con questa élite. Devo aggiungere, però, -e qui pongo
l'accento autocritico- che fino ad oggi i partiti hanno usato Internet, hanno usato la
rete spesso prevalentemente come una vetrina, con un utilizzo monodirezionale, magari
mettendo sui siti i propri documenti, le proposte di legge, gli atti; sempre meglio di
niente, esse sono sempre forme, comunque, di trasparenza, nel rapporto coi cittadini, che
va incoraggiato; non abbiamo ancora imparato, tuttavia, -noi stiamo attrezzandoci a farlo
adesso- ad utilizzare la rete in una forma bidirezionale, offrendo notizie, rendendo
trasparenti gli atti pubblici, gli atti politici di un partito, ma anche utilizzandola
come strumento di ascolto e di protagonismo diretto dei cittadini.
Domanda 6
Lei sostiene che la tecnopolitica può crescere le potenzialità della democrazia, però
può anche creare delle classi di esclusi. Cosa si può fare per evitare ciò?
Risposta
Noi abbiamo approvato, nell'ultimo congresso del Partito Democratico della Sinistra, nello
statuto del Partito, nella Carta d'Identità del Partito, una norma importante che prevede
la possibilità di organizzare sezioni -le vecchie sezioni, luoghi di aggregazione,
d'incontro dei partiti- virtuali, tutte funzionanti nel cyberspazio. Questa è una
possibilità in positivo. Naturalmente, bisogna stare attenti a non costruire una società
duale anche nelle forme di accesso alla partecipazione politica. Io penso che il problema,
il rischio del dualismo, il rischio di una società divisa in due -una élite
alfabetizzata che sa entrare in relazione con queste tecnologie e un'altra porzione di
cittadinanza che invece non è in grado di farlo- sia uno dei problemi che la Sinistra si
deve porre in maniera radicale nei prossimi tempi. E' il problema dell'esclusione a tante
facce, che non è solamente legato all'accesso alla macchina -avere o non avere il
computer-; questo è un presupposto, e da questo punto di vista ritengo che sia stato un
provvedimento molto importante quello che il governo ha assunto stanziando più di mille
miliardi per l'informatizzazione delle scuole italiane. Ciò, però, non basta, perché
può esserci esclusione anche nell'accesso ai contenuti! Avere la macchina ma non essere
in grado di accedere ai contenuti, non essere in grado di selezionare i percorsi, i
processi di apprendimento nella rete, non elimina la discriminazione.
Domanda 7
Lo stesso problema si potrebbe porre anche nel sistema delle pay Tv?
Risposta
A ben vedere, tutti gli sviluppi consentiti dallo sviluppo della tecnologia digitale
presentano questa doppia faccia: grande potenzialità, grande opportunità per lo sviluppo
economico, industriale, sociale del paese e rischio di formazione di nuove esclusioni. La
pay TV è certamente una di queste applicazioni, perché anche nella televisione digitale
a pagamento, per il cui accesso i cittadini italiani devono spendere delle risorse
aggiuntive rispetto all'accesso alla televisione generalista, c'è il rischio che anche
questultima rimanga una televisione di élite. Poiché io sono convinta che la
televisione digitale a pagamento sia una grande occasione di innovazione del sistema della
comunicazione televisiva italiana, anche se rimane un'offerta proporzionalmente molto più
limitata della televisione generalista, è un'occasione importante e significativa perché
rompe il monopolio di un genere, il monopolio del genere della televisione generalista
differenziata, che si assomiglia tutta un po'. Bisogna, dunque, immaginare delle forme di
sostegno allo sviluppo di questa televisione, che favoriscano la riduzione di quel
dualismo di cui anche Lei parlava. Ci sono tanti strumenti, tante possibilità. Si è
parlato di incentivi alla multimedialità, per esempio. Credo che il governo può
utilmente e positivamente elaborare e proporre riforme di incentivazione alla
multimedialità. Naturalmente, anche un altro grande incentivo per ridurre questo
carattere elitario della televisione a pagamento è la possibilità di affittare il
decoder invece di comprarlo; peraltro, l'acquisto comporta sempre il rischio di una rapida
obsolescenza della tecnologia e, di conseguenza, l'affitto non solo graverebbe in misura
inferiore sui bilanci delle famiglie, ma potrebbe essere anche utile per non introdurre
nelle case italiane tecnologie che rapidamente invecchiano.
Domanda 8
E che ruolo potrebbe assumere, nel settore della Pay tv, la RAI?
Risposta
Io sono convinta da tempo che la RAI abbia un ruolo fondamentale, strategico da svolgere
in questa fase di ristrutturazione del sistema televisivo italiano. Penso che il ruolo del
servizio pubblico non possa più caratterizzarsi o identificarsi con i canali generalisti;
non solo, non esclusivamente. Giudico assai positivamente questa sperimentazione che la
RAI sta facendo di questi primi canali tematici, anche se sono non a pagamento, free,
e, soprattutto, sono convinta che sia estremamente importante che la RAI partecipi a pieno
alla definizione della piattaforma digitale italiana e quindi al bouquet dei nuovi
canali tematici a pagamento, digitali, che saranno offerti sul bouquet della
piattaforma italiana.
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