INTERVIEW:
Domanda 1
Il futuro sarà digitale: porterà a un'evoluzione dei modelli ricreativi e culturali?
Risposta
Io credo che sia necessario parlare del presente per poter proiettare verso il futuro. Il
presente è già digitale. Molte delle nostre abitudini, molte delle nostre attività,
soprattutto quelle dei ragazzi e dei bambini, sono collegate ad un ambiente di esperienza
già digitale per molti aspetti. Stiamo vivendo una fase di trapasso. Si tratta di vedere
che cosa c'è già di nuovo nel nostro presente e come, questo "nuovo", potrà
diventare paradigma per il futuro.
Domanda 2
In che termini il multimedia può creare nuove modalità di apprendimento rispetto alla
lettura di un libro?
Risposta
Credo che sia importante distinguere, intanto, tra la multimedialità come fenomeno
digitale e multimedialità come fenomeno semiotico. Penso che questo secondo aspetto sia,
in una prima fase, più interessante: come si va configurando l'esperienza e
l'intelligenza dell'individuo, rimbalzando continuamente da un medium all' altro, da un
codice all'altro, da un sistema di conoscenza ad un altro. Poi, sulla base di questa
considerazione, si può passare a considerare la multimedialità digitale. Però il primo
aspetto è il più importante, perché è anche quello che consente di recuperare
l'identità del libro. Il libro ha oggi un suo spazio all'interno del sistema dei media;
si tratta di rinforzare questo spazio attraverso la creazione delle "alleanze".
Io non credo che la multimedialità uccida la lettura, metta in crisi il libro. Credo
invece che sia il libro a diventare un fantasma della multimedialità. Il libro, in questa
fase, è ancora una struttura forte, può ancora negoziare dei rapporti, deve negoziare
dei rapporti. In caso contrario verrà travolto; ma la colpa sarà del libro.
Domanda 3
Fino a che punto, secondo Lei, le tecnologie digitali riusciranno ad essere funzionali
alla sensibilità dell'uomo che cambia, che sta cambiando?
Risposta
Credo non ci sia niente di più costrittivo del libro, che, come qualcuno diceva, è una
struttura di fortissimo condizionamento, che mobilita un solo senso, ma contemporaneamente
tutto il corpo. Questo è un vero e proprio condizionamento, naturalmente lo è a fin di
bene. Per ciò che riguarda invece le altre forme di condizionamento, quelle plurime forme
della multimedialità, credo che sia inadeguato parlare di adattamento e di
condizionamento; viceversa credo che siano, appunto, delle forme molto più naturali per
l'individuo. Il problema è che a questo individuo manca un'epistemologia, manca una
filosofia, manca una teoria della conoscenza. E necessario mettere sullo stesso
piano, sullo stesso livello di dignità epistemologica, i vari linguaggi, non soltanto la
lingua scritta, ma anche la lingua dell'audiovisivo, del suono, dell'immagine, e così
via.
Domanda 4
C'è un modo per arginare il forte avanzamento dellofferta tecnologica, oppure crede
che si possa elevare il grado della domanda culturale, per interrogare l'offerta
tecnologica?
Risposta
Io credo che la seconda indicazione sia quella da tener presente: avere, cioè, di fronte
una prospettiva, all'interno della quale stare intelligentemente nel nuovo scenario, anche
utilizzando forme di intelligenza diversa da quelle tradizionali. Per esempio, la
multimedialità promuove, in modo accelerato, quasi esasperato, ma estremamente
interessante, le forme di intelligenza intuitiva, di cui parlava Piaget a proposito della
operatorietà concreta; la quale, lungi dallessere un'intelligenza del bambino, è
anche l'intelligenza di chi fa dei progetti, di chi fa dei lavori con le mani, di chi usa
il corpo, di chi, per esempio, utilizza la matematica empirica per preparare un piatto. La
multimedialità sviluppa notevolmente questo tipo di cognizione, la quale, però, manca
ancora di una sua teorizzazione, al di là di quello che si dice a proposito del bambino.
Trasferita nell'universo adulto, questa intelligenza trova uno spazio enorme dentro alla
multimedialità, assieme anche all'ingegno in senso motorio. Ogni persona che si accosta
al computer sa che il primo problema è quello di superare l'ostacolo dell'uso del mouse.
Si tratta di sottoporsi a problemi, appunto, di intelligenza senso-motoria, che sono messi
contemporaneamente in gioco, assieme a problemi dell'intelligenza astratta e di quella
concreta. E necessario, perciò, non solo accettare il gioco delle intelligenze, ma
anche lavorare per acquisire delle teorie molto più ampie di quelle di cui disponiamo.
Domanda 5
Si tratta, dunque, di ampliare la disponibilità percettiva, coniugata, combinata con
quella cognitiva?
Risposta
Così è sempre stato nella storia. Ogni medium, entrando in un rapporto con l'uomo e con
i gruppi, ha ampliato e trasformato le vie dell'intelligenza, dell'esperienza e della
conoscenza. In una fase di trapasso, però, nei primi momenti di questa fase, per usare
questo medium, luomo utilizzava forme di intelligenza precedenti, cioè
corrispondenti al sistema dei media precedenti. Così è stato per Platone, che
rivendicava all'oralità una forza superiore rispetto alla scrittura e considerava la
scrittura un elemento di impoverimento dell'uomo; così è avvenuto quando si è
introdotto nella circolazione della conoscenza il libro stampato. Oggi ci troviamo in una
fase simile. Non a caso gli argomenti che vengono usati contro il computer e, in un certo
senso, anche contro la televisione, sono simili agli argomenti che Platone usava a
proposito della scrittura. Si tratta non solo di avere pazienza che passi la buriana, ma,
soprattutto di impegnarsi a far sì che questa fase di trapasso sia la più veloce e la
più razionale possibile.
Domanda 6
E rilevante la sproporzione tra le tecnologie a disposizione e la capacità di
produrre nuovi contenuti attraverso queste?
Risposta
E' inevitabile che ci sia una sproporzione tra quello che la tecnologia offre e quello che
l'utente o l'autore vi introduce, perché la macchina va certamente al di là della
possibilità, oggi, di alimentarla; e anche perché il più delle volte, quando ci
accostiamo alla macchina nuova, la leggiamo come se fosse vecchia e quindi pretendiamo da
essa un ritorno alle prestazioni che erano tipiche di quella antecedente. E anche
vero però, che l'esperienza che si conduce in rapporto con tali macchine, soprattutto
quelle digitali, quindi soprattutto con un computer che si configura come un secondo
"io", quindi come un interlocutore, un ambito di proiezione, come uno specchio,
come un soggetto di dialogo, crea inevitabilmente e rapidamente un arricchimento. Si
tratta, perciò, di interagire con questa macchina e di mettere in gioco la propria
conoscenza, la propria esperienza. Chi sa interrogare meglio il computer, dal computer
ottiene di più. E chi è capace di interrogare bene il computer? In genere il bambino;
subito dopo il bambino, il ragazzo e all'ultimo posto, ma proprio lontanissimo dai primi
due livelli, collocherei l'adulto alfabetizzato e colto, cioè quello che è proprio
inquadrato dentro le tecnologie classiche e la tecnologia del libro. Allora si tratta, per
l'adulto, di mettersi nella condizione di poter coltivare la sua parte bambina, cioè di
essere bambino di fronte al computer mantenendo la sua identità di adulto e quindi di
negoziare nuove forme di esperienza, di conoscenza, di cultura, all'interno delle quali la
sensualità dell'audiovisivo, direi quasi la sessualità dell'audiovisivo, l'analiticità,
la complessità della lingua scritta e l'interattività giochino contemporaneamente a
ridefinire una mappa nuova della conoscenza e dell'esperienza. Insomma, si tratta di una
sfida epistemologica che riguarda non solo l'utenza, ma anche chi produce cultura. In
particolare in questa fase, almeno in Italia, io vedo messe in gioco le identità degli
editori che producono libri, i quali si sentono soffocati dalla prospettiva e dal fantasma
che identificano nella multimedialità. Io credo invece che ci sia molto spazio per fare
dell'editoria un punto fondamentale di riferimento, un luogo, un veicolo di diffusione di
multimedialità leggera, accattivante, coinvolgente e contemporaneamente elevata e colta,
recuperando una tradizione, diciamo così, di redazione, di produzione di libri, che ha il
dovere di essere riversata nell'ambito della multimedialità. In altri termini io sostengo
due cose: la prima, che il libro si deve alleare con la multimedialità e deve essere uno
strumento, un veicolo di multimedialità leggera; c'è ancora da scoprire le enormi
potenzialità di un supporto, diciamo così, semplice e così economico come il floppy
disk. In seconda istanza: il libro deve diventare un punto di riferimento per tutti coloro
che vogliono contemporaneamente conoscere, esperire in varie forme, attraverso varie
modalità, con diversi linguaggi. In caso contrario lo spazio del libro tenderà molto a
ridursi e questo sarà certamente grave.
Domanda 7
E' opportuno oggi, sulla base della differenza esistente tra reale e virtuale,
riconsiderare il rapporto che c'è tra il naturale e l'artificiale?
Risposta
Reale, immaginario, virtuale: sono problemi che l'uomo si è sempre posto. Se li è posti
la filosofia, se li è posti la scienza, se li pone anche l'uomo della strada, oggi, in
modo molto più lacerante e con molti dubbi. Però non è facile dare risposta, bisogna
starci dentro a queste cose, bisogna superare l'idea che la realtà sia qualche cosa di
tangibile, che corrisponde perfettamente a quel che vediamo e a quel che tocchiamo. Il
sistema dei media ci aiuta in quest'esperienza filosofica. Io credo che oggi, proprio
stando dentro l'universo dei media, ognuno di noi sia costretto ad avere una visione
filosofica del mondo e quindi a mettere in dubbio la realtà, mettere in dubbio il
rapporto tra realtà e rappresentazione, a porre degli interrogativi sul capovolgimento
proposto dalla virtualità. Si tratta di concetti mobili, che noi dobbiamo giocare a tutto
campo. Per riprendere una espressione di Eco: non c'è niente di più irreale del
matrimonio di Renzo e Lucia. Posso avere dei dubbi sul fatto che sia esistito un
personaggio storico, come Napoleone, perché ho dei documenti, ma non l'ho potuto toccare
e alcuni documenti mi inducono, mi sollecitano a degli interrogativi. Ma su Renzo e Lucia
no: è impossibile che non si sposino. Quindi è reale il matrimonio di Renzo e Lucia,
eppure è dentro una rappresentazione, è dentro un sistema virtuale di realtà. Insomma,
dovremmo imparare a contestualizzare i nostri discorsi, dovremmo imparare a non aver paura
dei rapporti tra noi e il mondo, perché in mezzo c'è la cultura che ci aiuta, non tanto
a dare delle risposte, ma a porre dei giusti interrogativi.
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