Digital library (interview) RAI Educational

Tomás Maldonado

Milan, 26/11/97

"Critique of Computer Reason"

SUMMARY:

  • The title of Maldonaldo's latest book Critique of Computer Reason ("Critica della ragione informatica", Campi del sapere/Feltrinelli 1997) uses "critique" in the Kantian sense. "Computer reason" refers to the complex of arguments and pseudo-arguments used to create an historical justification of the Internet in particular and the vast field of new information and communication technologies in general (1).
  • The role of new communication technologies as a universal panacea for the world's problems has certainly been exaggerated (2).
  • One aspect of the problem of censorship on the networks is the "invisible" control that everyone who surfs the networks exerts over others by bringing with them their prejudices and self-censorship (3).
  • Maldonaldo analyses some of the metaphors used to define the nature of the Internet, including that of the "web" (4).
  • The problem of electronic democracy is complex: it is undeniable that the Internet allows citizens to be better informed on how politicians exercise their mandate and can also be used to improve services. Howeer, this is far from direct democracy (5).
  • Internet communication has led to the creation of various virtual communities formed around shared interests (6).
  • The solidarity generated by these communities should not be underestimated. However, this fragmentation of society into communities of like-minded people is not necessarily positive for democracy at a wider level (7)
  • The tendency to play with identity on the Internet, particularly in chat lines, does not contribute to democratisation (8).
  • The use of a reductive, jargon-filled written language for network communications could lead to the impoverishment and degradation of our linguistic heritage in all its complex articulations (9).
  • Globalisation has three components: economic, technical and cultural. The Internet is still a relatively limited phenomenon but its potential contribution to the "McDonaldisation" of culture needs to be studied (10).
  • The image of teleworkers working at home in their slippers is only a fraction of the reality of the phenomenon. At the moment telework only exists in certain specialist professions, when it becomes more generalised it could be devastating for women who are still trying to escape from their domestic role (11).
  • The use of the Internet and other communication technologies can obviously widen our cognitive horizons. Virtual reality representations are already important in fields such as astronomy, astrophysics, molecular biology and medicine (12).
  • The problem of the info-poor and info-rich already exists, and while it is probable that the percentage of the info-rich will increase, it is unrealistic to imagine that everyone on the planet will have access to the Internet in the near future (13).
  • Maldonaldo believes that any form of control of the Internet is dangerous (14).

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INTERVIEW:

Domanda 1
Qual è la sua definizione di "ragione informatica"?

Risposta
Il titolo del mio libro, La ragione informatica, può sembrare un poco eccessivo e forse anche presuntuoso, in quanto ricorda le Critiche di Kant. Tuttavia, è una tendenza, oggi, utilizzare questa formula di "Critica", in diversi campi; c'è un libro di filosofia, in Germania, che si chiama Critica della ragione Cinica, per fare un esempio. Esiste una serie di libri con questo tipo di titolo; quello del mio libro è anche leggermente autoironico. Esiste, dunque, una critica, nel senso che dava Kant all'espressione "critica": critica è anche analisi, esplorare i pro e i contro per arrivare a determinate conclusioni. Critica della ragione informatica è un’analisi della stessa. Che cos'è la ragione informatica è una seconda domanda. Ragione informatica è tutto il complesso di argomentazioni, o di pseudoargomentazioni che vengono utilizzate per fornire una giustificazione storica del fenomeno Internet, o non solamente di Internet, ma di tutto il vasto fenomeno delle nuove tecnologie di informatica e delle telecomunicazioni. Pertanto, su questo argomento, emergono una serie di opinioni controverse, non è vero che esiste un accordo generalizzato; esiste un accordo molto diffuso, ma ci sono diverse categorie di intellettuali che stanno cominciando ad avanzare, in qualche modo, perplessità e dubbi a proposito di queste realtà emergenti. E credo che riflettere sia necessario, oggi, su tali realtà, perché non possiamo navigare alla cieca nel mondo delle tecnologie informatiche. Credo che, come sostengo nel mio libro, noi dobbiamo anche riprendere una certa tradizione di analisi critica di valutazione, perché niente può essere più pericoloso, in questo momento, che mandare in congedo la intelligenza critica.

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Domanda 2
Le sembra esagerato il ruolo salvifico e risolutivo che molti attribuiscono alle nuove tecnologie?

Risposta
Io credo che, effettivamente, ci sia un'esagerazione, un'esasperazione di una determinata visione della società; secondo tale interpretazione la società ha subito un radicale mutamento solamente ad opera delle nuove tecnologie. Le nuove tecnologie sono importanti, possono avere un impatto consistente sulla vita quotidiana nostra, non è necessario proclamare ciò per rendersene conto. Ma, ancora una volta, l’enfatizzazione ci fa dimenticare una serie di questioni aperte sulle quali noi dobbiamo riflettere.

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Domanda 3
Lei scrive, nel suo libro, di "custodi meno visibili", ovvero di coloro che esercitano una forma di autocensura dei loro comportamenti in rete. E’ vero che la rete rende possibile operare un forte controllo su coloro che navigano, tuttavia, ci sono anche persone che, conoscendone bene "le strade", possono far cancellare le tracce delle loro azioni.

Risposta
Su questo aspetto emergono due problemi. Il primo riguarda il controllo: in quale misura un navigatore, nella rete, può essere controllato in diversi nodi - dei nodi di rete- in diversi momenti, in diversi passaggi? C'è qualcuno che può "ascoltare" quello che noi stiamo dicendo, esercitare un controllo ed eventualmente, potenzialmente anche una censura? L'altro problema riguarda una questione molto più delicata, poiché pur ammettendo che esista una libertà e che non esista nessun controllo - ipotesi, questa, tutta da dimostrare- noi non siamo totalmente autonomi in quanto attori sociali che partecipano di quel processo; l’idea che gli attori sociali siano completamente autonomi, che entrano in rete senza aver niente alle spalle, è un'astrazione totale! Noi entriamo in rete con determinate istanze che preferiamo o che rifiutiamo, con un nostro bagaglio di autocontrollo, di autocensura. Pertanto, non si tratta solamente del problema del controllo che ci viene dall'esterno, ma anche del controllo che noi stessi, con la nostra cultura, portiamo dentro alla rete.

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Domanda 4
Qual è la metafora che a Suo avviso riassume meglio la natura della rete?

Risposta
Nel mio libro io analizzo diverse grandi metafore; la prima di tutte è la "rete", che esprime l’immagine della "ragnatela" e tra le altre proposte di metaforizzazioni di Internet compare quella del "labirinto". Io credo che la metafora della "ragnatela" abbia un limite, una debolezza, per così dire: non c'è ragnatela senza ragno; in altri termini c'è sempre un elemento che produce e gestisce la rete. In realtà l’idea stessa di controllo da parte di un osservatore - la più classica che sempre si utilizza è quella del Panopticum, di un occhio, quasi come l'occhio di Dio che ci guarda e controlla tutto quello che noi facciamo- è un'idea che non coincide con la realtà di Internet; adesso esistono una miriade di... "occhi di Dio", per creare una metafora un po’ dissacrante. In questo senso ritengo la metafora del "labirinto" molto interessante, poiché nel labirinto si è tutti ugualmente passivi e attivi allo stesso tempo. Una metafora ideale, tuttavia, non esiste; pertanto, non so se sia necessario avere in mente una metafora.

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Domanda 5
E rispetto alla questione della democrazia di cui la rete sarebbe portatrice, Lei che cosa ne pensa?

Risposta
La questione della democrazia è un tema di grande interesse oggi, in quanto i promotori, o gli interpreti del mondo del cyberspazio argomentano che la rete possa contribuire ad una democrazia diretta, una democrazia che può essere, per certi versi, alternativa alla democrazia rappresentativa che noi tutti conosciamo. Questo è un argomento che merita una grande attenzione anche da parte dei politologi, dei sociologi, che qualche volta sono un po’ distratti su questo tipo di riflessioni. È vero, o non è vero, che la rete può essere un contributo ad una crescita della coscienza democratica, e non solamente della coscienza, ma anche degli aspetti operativi della cittadinanza? Io penso che in certi settori ciò sia vero; credo che siano molto importanti le cosiddette reti civiche, nelle quali i cittadini possono essere informati del funzionamento politico e burocratico del proprio comune, della propria regione e della propria provincia. Questo tipo di informazioni possono essere date persino a livello nazionale, con la possibilità, da parte del cittadino, di avanzare proposte. Questo è un fatto, indubbiamente, che rinforza l'operatività democratica e offre elementi molto importanti all'esercizio della cittadinanza. Inoltre, le reti civiche aiutano a snellire la burocrazia delle amministrazioni: il cittadino evita l’angosciosa fila davanti allo sportello e può avere un documento in tempo reale; ciò aiuta ad evitare molte torture a cui sono sottoposti i cittadini a causa della burocrazia tradizionale. Io credo che questi siano elementi concreti che contribuiscono al miglioramento della democrazia; di qui a credere ad un ipotetico esercizio della democrazia tramite tastiera ce ne vuole! E che questa tecnologia non sia una via vera alla democrazia lo dimostra il fatto che essa presupporrebbe una presenza permanente del cittadino nei confronti dell'informazione politica, dell'informazione sociale; ciò non è affatto reale! Io credo che il cittadino sia una realtà più articolata, in quanto ha anche una vita privata, ha le sua preferenze, non vive solo in funzione della vita pubblica. Un politologo ha parlato di "cittadino totale"; il cittadino totale non è il cittadino ideale, dal mio punto di vista. Io credo che sia importante la delega, noi deleghiamo parte della nostra cittadinanza attraverso i nostri rappresentanti istituzionali; evidentemente, poi, i nostri rappresentanti possono tradire, possono comportarsi non all'altezza della nostra aspettativa; in questo caso, noi abbiamo la possibilità di reagire, e la rete può essere utile per richiamare l'attenzione della nostra delega ai nostri delegati. Ma di qui a pensare ad una cittadinanza basata sulla digitazione di tastiere, per le piccole e le grandi decisioni, c'è una grande differenza.

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Domanda 6
Crede che possano avere una funzione importante le comunità virtuali?

Risposta
Preliminarmente è necessario precisare la nozione di comunità virtuale. Ci sono diversi tipi di comunità virtuali; la definizione più comune è quella di persone che stabiliscono un rapporto interattivo attraverso la rete, ma è anche una definizione troppo generica ed è necessario scendere nel particolare per stabilire cosa abbiamo in mente quando ci riferiamo alla comunità virtuale. La stragrande maggioranza delle comunità virtuali che possiamo osservare oggi, sono comunità che nascono per un processo simpatetico cioè per un processo di similitudine e di interesse che la gente ha nei confronti di particolari argomenti. La comunanza di questi argomenti fa sì che le persone che entrano in comunicazione abbiano altri elementi simili quali la professione, i problemi, le rivendicazioni sociali, politiche, economiche.

Ma questa assimilazione degli interessi rappresenta anche un limite. Se noi, infatti, volessimo utilizzare la vera comunità virtuale come un grande fattore di democratizzazione, allora i problemi tendono a presentarsi in maniera evidente poiché una democrazia ricca non si basa su comunità di gente che si assomiglia o che ha gli stessi interessi. Fattore determinante per la crescita di una democrazia è costituita dal contatto di diverse persone che comunichino idee, interessi, preferenze e valori differenti, verificare quali possano essere le convergenze o le eventuali divergenze. Questo è il valore forte della democrazia; una democrazia frantumata in una serie di comunità di simili non è, secondo il mio punto di vista, l’ideale di una vita democratica.

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Domanda 7
L’elemento di coesione che si evidenzia nel gruppo nelle comunità virtuali, persone che si incontrano virtualmente in Internet, a suo parere è un elemento forte o, viceversa l’incontro reale ha comunque un elemento di forza maggiore?

Risposta
Anche qui si devono fare certe distinzioni. Per esempio credo che esistano comunità virtuali, per continuare ad usare questa espressione, che esistano sostanzialmente in quanto mosse da una motivazione di solidarietà. La gente che si mobilita in funzione dei malati o di altra gente, esprime tutto il potenziale solidaristico che non va sottovalutato, che costituisce un grande interesse. Ma credere che questo possa configurarsi come un elemento di coesione a trasferibile dal livello della comunità, di questa microcomunità specializzata, ad un livello molto più generale mi sembra rappresenti un elemento molto discutibile.

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Domanda 8
Altro elemento interessante è quello dell’identità di un individuo che attraverso Internet e la rete può essere. Cosa pensa di questo gioco delle false identità?

Risposta
La necessità di nascondere la propria identità o di trasformarla è una necessità concreta soprattutto in quello che si chiama il ‘chat’, la "chiacchiera" attraverso Internet o attraverso altri mezzi. Un singolo individuo può presentarsi con un altra identità che è sostitutiva della propria assumendo diversi tipi di individualismi con i quali cambiare sesso, professione, età etc. Evidentemente questo può rappresentare un problema poiché se si vuole fare della comunicazione via rete, la comunicazione online è un fattore di democratizzazione, e nascondere le identità non è mai un processo reale perché il processo democratico reale avviene quando delle persone di vera identità si confrontano e non con identità finte.

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Domanda 9
Chi comunica attraverso la rete lo fa spesso scrivendo, dunque comunicando attraverso un testo. Lei crede che questo possa cambiare la comunicazione? Il fatto che la comunicazione attraverso Internet sia sempre scritta è un processo di allontanamento da quella quotidiana.

Risposta
Questo è uno degli aspetti più inquietanti. Il fatto che si continui a comunicare attraverso una scrittura fortemente stereotipata, compattata, ridotta al minimo costituisce un elemento di impoverimento del linguaggio. Oggi nel ‘chat’, nella "chiacchiera online" si apre una strada, un gergo ‘cyber’ , un gergo che si basa su espressioni tecniche dove si annullano gli aggettivi; un linguaggio predefinito con frasi fatte e tutto questo naturalmente non solo può contribuire nel futuro ad un degrado del patrimonio linguistico e di tutte le sue articolazioni ma anche può avere un’influenza negativa su i nostri modi di pensare. Noi continuiamo a pensare compattato, ridotto e questo evidentemente è anche un aspetto da non sottovalutare.

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Domanda 10
Lei crede che, in futuro, assisteremo ad una globalizzazione della cultura a scapito delle culture locali proprio attraverso le nuove tecnologie?

Risposta
Oggi si parla molto di globalizzazione; cominciamo con il dire che essa ha tre componenti. La prima è la globalizzazione economica, che consiste nella possibilità di accedere senza confine a tutti i mercati possibili e non solo al mercato delle merci ma anche a quello del lavoro, in una maniera al di fuori di ogni limite; questo è l’aspetto più clamoroso del fenomeno Internet; in secondo luogo emerge l’aspetto della globalizzazione tecnologica, nella quale è insita l’evoluzione del concetto di globalizzazione e di tutti gli strumenti che consentono la comunicazione telematica. Questa componente è la base tecnica strumentale del fenomeno della globalizzazione. In ultima analisi emerge la globalizzazione culturale; non si può parlare di globalizzazione dei mercati senza avere un’idea di globalizzazione tecnica e globalizzazione culturale. Naturalmente, la globalizzazione economica può essere discussa, è un argomento che molti economisti criticano o cercano di vederne il limite; altri, invece, enfatizzano la sua importanza straordinaria nel nostro secolo, e lo stesso dibattito emerge per quanto riguarda la parte tecnologica del concetto di globalizzazione. Per quanto riguarda la globalizzazione culturale, noi tutti dobbiamo sollevare una seria riflessione ed essere molto vigili sui processi in atto, perché globalizzazione culturale significa egemonia di una determinata cultura; d’altra parte, non è tanto misteriosa questa cultura: è quella americana, evidentemente, poiché nella cultura statunitense c’è un’omologazione generale, così come accade con Mc Donald! Non si parla di "Mc Donaldizzazione"? Con Internet non si è ancora arrivati a tale diffusione mondiale, è un fenomeno ancora piuttosto limitato e coinvolge un certo settore della popolazione mondiale; pertanto non dobbiamo esagerare sulla sua importanza immediata, tuttavia, questi sono problemi che dovremo affrontare nel futuro e rifletterci sopra lo ritengo necessario.

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Domanda 11
In riferimento al telelavoro si va diffondendo l’idea che tramite questo nuovo strumento il lavoratore avrà più libertà e potrà gestire più facilmente il suo tempo. Le sembra anche questa una falsa illusione?

Risposta
A proposito del telelavoro oggi c’è un generale consenso tra gli studiosi. Il telelavoro è ancora un’illusione, una finzione; ma è una finzione che possiede una parte di verità. Noi non possiamo identificare il telelavoro con il lavoro a domicilio o anche con il telelavoro a domicilio. Solitamente nell’immaginario collettivo o attraverso l’immagine derivante dai media, quando si parla di telelavoro si immagina sempre un lavoro quasi casalingo, con il lavoratore a casa in pantofole che esegue il proprio lavoro, e questa immagine costituisce una frazione di quella parte di realtà di cui sto parlando. Esistono anche altre tipi di telelavoro come ad esempio il cosiddetto telelavoro mobile, quello attuato dai commessi viaggiatori con persone che si spostano da ogni parte del mondo contraendo contratti di diverso genere; anch’esso rappresenta un settore importante del telelavoro come altre manifestazioni che possono assumere la forma casalinga o meno ad esempio nel terziario nell’area della comunicazione. Oggi i giornalisti possono effettivamente lavorare a casa, possono fare i loro articoli entro gli spazi domestici; oppure i fotografi o chi si occupa nella ricerca di marketing costituiscono un aspetto reale, concreto della realtà del telelavoro, ma tutto questo si svolge ancora in un ambito molto specialistico. Il problema del telelavoro generalizzato, si ipotizza quando possibile sempre nel settore di lavoro ancora troppo tradizionale, ad esempio nel campo della dattilografa; ma se questo diventasse vero, sarebbe devastante soprattutto per le donne poiché ancora una volta dovrebbero pagare un altissimo prezzo proprio nel momento dell’uscita dalla dimensione casalinga per entrare nella produzione, approfittando delle varie possibilità senza che questo significhi dimenticare il suo ruolo familiare; con questa opportunità la posizione della donna sarebbe più forte negando la desocializzazione della donna che sarebbe un fattore gravissimo, e non solo per le donne ma anche per gli uomini.

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Domanda 12
Lei crede che la conoscenza del reale può essere potenziata attraverso il virtuale e da tutti gli strumenti e le informazioni offerte dalla rete, oppure assistiamo forse a quello che è già stato definito recesso di informazione che considera eccessive le informazioni in nostro possesso?

Risposta
Io credo che la rete ha avuto e ha ancora e lo avrà forse anche più nel futuro un ruolo importante dal punto di vista conoscitivo del reale e credo che è evidente che c’è tutta una tradizione, la tradizione della ricerca non è un fatto nuovo, gli accademici già da dieci - quindici anni hanno gente che lavora nella ricerca, e questo evidentemente può contribuire tantissimo ad un ampliamento del nostro orizzonte conoscitivo. È necessario fare riferimento all’importanza nel campo della sperimentazione dell’uso di alcune rappresentazioni virtuali in ausilio alle scienze quali l’astronomia, l’astrofisica, la biologia molecolare, l’astronautica, la medicina dove la digitalizzazione di processi di diagnostica terapeutica e persino, in tempi recenti, della chirurgia ha consentito notevoli passi avanti nello sviluppo della conoscenza umana.

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Domanda 13
Considerando che le tecnologie sono ancora a disposizione di una élite, non crede che in futuro ci potrà quasi essere un’esclusione fra nord e sud del mondo, ma anche tra generazioni, persone e zone del mondo che potranno aver accesso alle tecnologie ed altre che rimarranno escluse?

Risposta
Questa è una realtà già evidente allo stato attuale delle cose. Anche queste considerazioni che noi stiamo trattando riguardano in realtà un terzo dell’umanità, stanziata nell’emisfero nord del pianeta e anche all’interno di questa selezione esiste una ulteriore cernita di soggetti che possono disporre economicamente delle risorse che permettono loro di accedere a queste nuove tecnologie e contemporaneamente possedere quelle informazioni che permettono loro di utilizzare con facilità questi mezzi e con frequenza. Per questo motivo si può ricorrere ad una nuova terminologia e definire queste due categorie come info-poveri e di info-ricchi ed è una differenza che è all’interno del nostro stesso mondo occidentale. È probabile che questa percentuale in un prossimo futuro possa modificarsi a vantaggio di una maggiore diffusione della tecnologia ma ipotizzare che ogni individuo del pianeta possa avere, nei prossimi decenni, accesso ad Internet come paradigma della democratizzazione tecnologica, diventa inverificabile perché troppe le condizioni nell’insieme di cui si deve tenere conto. Sarà necessario considerare lo sviluppo economico, quello sociale, quello culturale e ciò fa pensare ad un mondo non preventabile nel quale si ignora la direzione che potranno avere gli eventi socioculturali. Con le crisi sociali, etniche, di religione che caratterizzano i nostri tempi e che fanno di questa epoca un'epoca di convulsioni è difficile immaginare in tempi brevi una regolamentazione globale dello strumento Internet "

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Domanda 14
Cosa pensa della censura, questione salita alla ribalta in questi tempi grazie alla presenza di siti per pedofili, proponendo la censura di determinati siti?

Risposta
Questo è un tema molto dibattuto dove esistono posizioni molto controverse. È evidente che l’idea che si possa avere un canale di comunicazione quale la rete nella quale né si possa né si debba esercitare nessun controllo, costituisce un’idea un poco, diciamo, stravagante e non perché non rappresenti un’idea interessante ma perché non corrisponde ai dati reali del problema che noi viviamo. Infatti non è vero che non esista controllo sulla rete, ci sono tanti momenti di controllo sulla rete e questo è alquanto evidente nel caso dei grandi vantaggi che si ottengono oggi tra i diversi gruppi finanziari. Il controllo non è solamente una questione di mercato ma soprattutto è una questione di carattere economico e socioculturale. Per questo pericolo ritengo si debba essere contro qualsiasi forma di censura perché è necessario valutare il prezzo che si paga per la censura e per la libertà di espressione.

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