INTERVIEW:
Domanda 1
Quali sono le principali differenze fra la cosiddetta intelligenza artificiale classica e
le reti neurali?
Risposta
Fondamentalmente si tratta di una differenza che riguarda il rapporto tra funzioni e
struttura. Nell'intelligenza artificiale classica si partiva dal presupposto che le
funzioni del cervello, le funzioni della mente, potessero essere in qualche modo separate
dalla struttura sottostante, cioè dalla struttura neurale umana ed essere trasferite
mediante una trasformazione in algoritmi su un altro supporto che, tipicamente, era quello
delle macchine elettroniche, dei calcolatori. Con le reti neurali si tende a riprodurre le
funzioni "intelligenti", partendo invece da una struttura che vorrebbe
assomigliare a quella del cervello. Quindi è come se con l'intelligenza artificiale
classica, quella basata sugli algoritmi, sui calcolatori, si cancellasse in qualche modo
il supporto materiale e si tenesse conto soltanto della funzione, mentre con le nuove reti
neurali, quelle che riprendono i primi esperimenti fatti negli anni Cinquanta che avevano
dato risultati discutibili e molto limitati, con le reti neurali si tenta di riprodurre
una struttura che, in qualche modo, vuole imitare quelle del cervello, anche se,
naturalmente, il grado di complessità non è per nulla paragonabile e se i componenti
stessi delle reti neurali non possono essere paragonati ai componenti del cervello. C'è
una differenza abissale anche a livello piccolo, a livello basso, tra il neurone del
cervello e il neurone artificiale, che costituisce la rete. Quindi è una forte novità in
qualche modo, perché poi si è visto che le imitazioni dell'intelligenza artificiale
classica, che riusciva molto bene in compiti tipicamente formali, quindi in compiti di
tipo logico, di tipo matematico, di tipo computazionale, riguardavano certe funzioni che
l'uomo compie con grande disinvoltura, per esempio, il riconoscimento immediato delle
immagini o il ragionamento di senso comune. Tutto ciò che, in qualche modo, non è stato
ancora, e forse non può essere, formalizzato in termini matematici. Le due impostazioni
si differenziano e in quanto impostazioni e in quanto obiettivi che vorrebbero
raggiungere.
Domanda 2
Da un punto di vista storico, possiamo dire di assistere, negli ultimi vent'anni circa, a
un passaggio dalla ricerca limitata alle funzioni ad una ricerca allargata anche alle
strutture, anche agli aspetti, per esempio, di come vanno implementati i programmi su
degli oggetti reali, come le reti e i robot?
Risposta
Sì, questo spostamento c'è stato. C'è stata un'attenzione maggiore a quella che è
appunto la struttura portante. In un certo senso non è, come si riteneva un tempo,
indifferente eseguire un programma su un supporto invece che eseguirlo su un altro,
perché il supporto, con la sua materialità e con la sua stessa complessità, non è
indifferente nei confronti dell'interazione con il programma, con il software. Quindi c'è
una sorta di riconoscimento, che è parallelo, io credo, al riconoscimento della
fortissima interazione che c'è, sul versante biologico, tra il corpo e il cervello. Non
si può separare il corpo dal cervello, come non si può separare il cervello dal corpo. E
così, allo stesso modo, è molto difficile separare il software dall'hardware, anche se
normalmente con il software - e questa è la grande flessibilità, la grande potenza del
calcolatore - si riesce a costruire delle macchine virtuali, senza modificare la struttura
materiale. Però una grande attenzione verso il supporto materiale oggi c'è, tanto che si
va verso le ricerche di robotica che tendono ad integrare gli aspetti più
"corporei", con gli aspetti più "mentali".
Domanda 3
Internet, con la sua struttura diffusa della conoscenza, può essere considerata una
specie di modello dell'intelligenza artificiale?
Risposta
Il fenomeno Internet è un fenomeno estremamente interessante perché riguarda la
tecnologia di conformazione della trasmissione dei dati, che ha un'influenza che trascende
quella puramente fenomenica, quella che si può osservare nei comportamenti delle persone.
Io sono profondamente persuaso che la tecnologia abbia un'influenza direi quasi
metafisica, un'influenza che in qualche modo modifica la nostra percezione del mondo. Se
noi partiamo dal fatto che recepiamo tutti gli stimoli della realtà esterna attraverso i
nostri sensi, li elaboriamo attraverso il nostro cervello, e, se teniamo conto che i
nostri sensi e il nostro cervello si sono evoluti in un ambiente fisico particolare, hanno
sviluppato una loro fisiologia, hanno sviluppato una loro capacità di dialogo interno ed
esterno, e quindi sono profondamente radicati nell'ambiente, ci rendiamo anche conto che
noi vediamo il mondo in un certo modo, perché la vita si è evoluta in un certo modo e in
un certo ambiente. Quindi, in questo senso il corpo - corpo vuol dire sensi + cervello -,
costituisce il filtro attraverso il quale noi vediamo la realtà. Per esempio, la rana
riesce a vedere oggetti in movimento che sono sottesi sotto certi angoli nei suoi occhi.
Per cui la rana ha una visione del mondo, che è tipica della rana. Non possiamo dire che
il nostro mondo è il mondo della rana, anche se uno potrebbe dire: il mondo è sempre lo
stesso. No, perché viene filtrato continuamente dai nostri sensi interni ed esterni. Ora
se la tecnologia allarga, potenzia le nostre facoltà sensoriali e di elaborazione, è
evidente che la tecnologia in qualche modo influenza la nostra visione del mondo, e quindi
noi, con gli strumenti tecnologici, che via via ci siamo costruiti, abbiamo modificato le
categorie fondamentali, con cui noi vediamo il mondo, con cui noi vediamo noi stessi nel
mondo e la nostra interazione con l'ambiente. Quindi c'è una fortissima compenetrazione
tra biologia e cultura, intesa la cultura come il prodotto più ampio dell'attività
conoscitiva e affettiva dell'uomo. Ora il grande passo che è stato fatto negli ultimi
quaranta, cinquant'anni è stato quello di accelerare enormemente lo sviluppo delle
tecnologie dell'informazione. Quindi sono nati i calcolatori, sono nate le linee di
trasmissione ad alta velocità, sono nate le fibre ottiche, sono nate queste reti. Ora,
questa tecnologia dell'informazione, proprio perché agisce ad un livello estremamente
profondo, modifica la nostra concezione del mondo ancora più di quanto non l'abbia
modificata, non so, il martello o il treno o l'automobile, che già avevano modificato,
per esempio, le categorie di tempo e di spazio. Oggi non si dice più quanto dista una
città dall'altra in chilometri, ma quanto dista in ore, in treno o in aereo. Ecco allora
è evidente che la nostra concezione geografica è stata cambiata dalla tecnologia. Le
tecnologie dell'informazione fanno molto di più, perché modificano veramente il nostro
modo di vedere il mondo in profondità. I neurofisiologi hanno scoperto, per esempio, che
chi suona il violino o un altro strumento, o chi esegue altre attività, privilegiando
certi sensi, certe parti del corpo, sviluppa in modo particolare certe zone della
corteccia, allora, sviluppando quelle zone della corteccia, è chiaro che quel cervello
vede il mondo, lo percepisce in un modo che non è quello di una persona che non abbia
svolto quella attività. E quindi se le tecnologie dell'informazione ci fanno cambiare
così profondamente la nostra visione del mondo, io potrei arrivare addirittura a dire che
siamo alle soglie di una incipiente, nuova evoluzione, in cui ciò che si evolve non è
soltanto l'uomo nell'ambiente, ma è l'uomo più la tecnologia in un ambiente che è
profondamente intriso di tecnologia. Quindi, dal punto di vista culturale, dal punto di
vista anche filosofico, stanno accadendo delle cose importanti. In questo ambiente, si
situa il fenomeno Internet. Internet è una sorta di espansione globale di tutto il
pianeta, di una sorta di sistema nervoso, che connette questa nuova unità bio-culturale,
non più solo biologica, che si sta formando.
Domanda 4
Se le tecnologie modificano in maniera radicale la nostra visione del mondo, si pone
allora il problema del controllo, della diffusione di questo sapere, visto che potrà
avere un impatto estremamente radicale sul nostro modo di vivere. Cosa ne pensa di questo
problema?
Risposta
Questo è un problema fondamentale. Non è assolutamente facile rispondere. Le ideologie
tradizionali sono probabilmente impreparate a questo sviluppo della tecnologia. Io ho
l'impressione che una tecnologia, proprio per il suo carattere in qualche modo radicale,
si compenetri nella fisiologia della società, espandendosi, nel bene e nel male, in tutte
le direzioni possibili. Una tecnologia esplica tutte le proprie potenzialità. In questo
senso c'è una sorta di fatalità nella tecnologia. E' molto difficile controllare lo
sviluppo di una tecnologia, se questa viene incontro a problemi, a necessità, se crea dei
problemi indotti, che poi in qualche modo risolve o finge di risolvere. Quindi il problema
del controllo della tecnologia è un problema culturale, quindi politico e gravissimo. Non
vorrei però che ci fosse l'impressione che il controllo della tecnologia dovesse renderla
buona o indirizzarla verso l'edificazione dell'uomo, perché il buono o il cattivo, il
bene o il male, il positivo o il negativo sono sempre riferiti a una realtà presente, che
la tecnologia sta già modificando. Quindi le categorie del buono e del cattivo in qualche
modo sono già superate nel momento in cui la tecnologia entra nella società. Per quanto
riguarda Internet, per esempio, ci sono due concezioni opposte. Da una parte ci sono
coloro che vedono in questa rete globale la possibilità di un accesso illimitato e quindi
di una sorta di democrazia comunicativa senza limiti; dall'altra, siccome oggi le
informazioni hanno un valore di scambio elevatissimo, è illusorio pensare che a lungo
tempo Internet resterà libera all'accesso di tutti, perché è molto probabile che, per
ragioni economiche, qualche potentato, qualche multinazionale, qualche gruppo politico o
etnico, voglia impadronirsene e limitare in qualche modo l'accesso con gerarchie di
autorizzazioni all'uso di Internet. Questo è abbastanza inevitabile, se pensiamo che, in
passato, la trasmissione, la comunicazione, del messaggio è sempre passata attraverso
filtri potentissimi che hanno limitato l'uso del messaggio: la famiglia, la religione, la
scuola, la stessa scienza, in qualche modo, costituiscono dei filtri potenti alla
"libertà" di comunicazione. Oggi si ha l'impressione che, poiché i messaggi
costano pochissimo - usare Internet non costa quasi nulla - questi filtri siano caduti. E'
molto probabile che nel prossimo futuro, assumano, viceversa, un carattere perversamente
economico, cioè che chi ha più soldi, in qualche modo, possa controllare anche Internet.
Questo è un fatto di cui bisogna tener conto quando si parla di una possibile democrazia
virtuale, come oggi si tende a fare.
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