Digital library (interview) RAI Educational

Sergio Lepri

Roma, 13/01/96

"Press agencies and the Internet"

SUMMARY:

  • ANSA was the first press agency to use pre-electronic interactive systems to create an interactive news archive (1).
  • Press agencies are suspicious of the Internet, partly because of problems of copyright and of receiving payment, but also because of a certain ignorance and a general scepticism. Lepri believes this is a mistake and that the agencies should be major players in the Internet (2).
  • bringing some order to this great sea of information. The anarchy of the Internet is one of its attractions, but it is also dangerous; the agencies could become a channel directing users to reliable sites (3).
  • The diffidence of the agencies is due to the shock of finding that they are no longer the only source of primary information. When CNN broadcasts live from Baghdad, for example, newspaper editors have the news in "real time" from television, and the agencies cannot compete. Now there are Internet sites providing news, although these are not always reliable (4).
  • Newspapers will survive if they provide background and a deeper analysis of the news. But do journalists have the cultural background and professional level necessary ? And will editors understand this or continue to think that they can increase their readership with gimmicks and give-aways ? (5).
  • Unless we develop instruments to manage the enormous amount of information available, we could pass from the information society to the society of disinformation and ignorance (6).

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INTERVIEW:

Domanda 1
Dottor Lepri, che cosa rappresenta la rete per una persona che ha dedicato gran parte della sua vita professionale ad altri media, il giornale e le agenzie di stampa?

Risposta
Rappresenta un'affascinante nuova esperienza. Durante i miei trent'anni di direzione dell'ANSA ho cercato sempre di essere all'avanguardia di quel processo di evoluzione tecnologica, già in atto quando ero a capo dell'agenzia. Infatti è stata l'ANSA la prima ad attuare sistemi di interattività preelettronica. Quando ancora non c'erano le apparecchiature elettroniche, ma solo le vecchie preistoriche telescriventi, riuscimmo ad attuare un sistema per cui l'abbonato poteva ricevere soltanto quello che voleva, cioè dei settori di informazione, non necessariamente tutta l'informazione. Naturalmente la cosa procedette appena arrivarono le apparecchiature elettroniche. Questo sistema di interattività fu addirittura ignorato. L'ANSA è stata in assoluto la prima agenzia a creare un archivio elettronico delle informazioni trasmesse. Quindi credo di avere le carte in regola, di non essere stato dietro con i tempi che cambiavano, ma all'avanguardia, cercando anzi di precedere questi cambiamenti, queste cose nuove che il processo di evoluzione elettronica presentava.

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Domanda 2
Da questo suo osservatorio privilegiato che idea si è fatto della rete e del suo futuro?

Risposta
Internet è ancora un oggetto misterioso per molti, e anche quelli che ne parlano spesso non è che abbiano le idee molto chiare. E in realtà Internet è un mondo complesso ed ancor oggi non si sa bene a che cosa porterà. Come è stato detto da qualcuno, Internet è una soluzione che attende dei problemi. Il compito nostro è appunto di porre questi problemi. Invece, c'è una certa riluttanza, un certo sospetto, una certa diffidenza, come dimostra l'approccio prudente delle medie e grandi agenzie di informazione a Internet. E' un atteggiamento che si può giustificare e comprendere, perché esistono dei problemi di "copyright" e di pagamento dei servizi ricevuti. Ma, a parte questo c'è scetticismo. Sta di fatto che, oggi come oggi, tutti parlano di Internet, ma solo qualche agenzia inserisce in Internet la sua pagina di promozione, mentre qualcun'altra dà solo una parte dei propri notiziari. In America c'è un'agenzia, "La société de presse", che dà il suo materiale attraverso Internet, ma soltanto ai suoi soci. Quindi c'è questa generale o preoccupazione o diffidenza. Questo è un errore, è una serie di occasioni perdute. Secondo me le agenzie dovrebbero entrare a vele spiegate in Internet come protagoniste, non come ultime arrivate.

Domanda 3
Evidentemente esiste un contratto tra le esigenze della proprietà e della valorizzazione delle informazioni e la possibilità di distribuirle di fatto a tutti?

Risposta
Ripeto, si possono giustificare queste preoccupazioni riguardo l'aspetto finanziario di inserire il notiziario in Internet, oltre ai problemi di "copyright". Ma che cos'è Internet, questo grande oceano in cui ognuno può navigare? Sì, può navigare e può anche naufragare ed affogare. Quindi sarebbe meglio che le agenzie si facessero parte dirigente, rappresentando un poco delle regole, delle norme, in un mondo che ne è privo. Direi anche che un aspetto simpatico di Internet è questo mondo, questa realtà in cui nessuno comanda e nessuno proibisce. Può essere simpaticamente libertaria, sentitamente anarchica: ma un mondo senza regole presenta il rischio di molti morti lungo la sua strada. Quindi le agenzie di informazioni, entrando in Internet a vele spiegate e non con timidezza, potrebbero rappresentare, stabilire delle regole, in maniera da facilitare anche la navigazione. Le agenzie di stampa potrebbero diventare un canale obbligato per giungere presso indirizzi sicuri e affidabili.

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Domanda 4
Tutto il sistema informativo a stampa si regge sulla attendibilità delle fonti: il sistema della rete attualmente è un sistema completamente anarchico.

Risposta
Certo, ma potrebbero essere le agenzie che, entrando in Internet ed essendo il tramite fra l'operatore singolo e certe fonti, a garantire l'affidabilità e l'autorità di quelle fonti. Io penso che quest'atteggiamento delle Agenzie è un po' la conseguenza di un trauma notevole perché in realtà, fino a ieri, le agenzie d'informazione avevano l'esclusività piena. In primo luogo, avevano l'esclusività degli organi di informazione telematica, mentre oggi quasi tutta l'informazione è telematica; in secondo luogo, le agenzie di informazione erano gli unici fornitori dell'informazione primaria, dell'informazione di base. Oggi invece sono nate come i funghi intorno alle agenzie di stampa altre fonti. Pensiamo a una fonte terribile ma affascinante, ossia la televisione in diretta. Mi ricordo che quando ci fu la Guerra del Golfo e la CNN trasmetteva in diretta i missili che cadevano in Israele, evidentemente quella notizia arrivava sui tavoli dei redattori prima di arrivare alle agenzie. Ci volevano almeno cinque, sei secondi, anche dieci, perché la notizia arrivasse via agenzia, mentre, come si dice con un'espressione spesso abusata "In tempo reale arrivava la caduta del missile". Quindi questo fu il primo choc: la CNN, la televisione in diretta era più rapida delle agenzie. Poi ci sono tutti questi neonati "service providers", che danno informazioni. Alcuni sono affidabili, altri meno, però sta di fatto che sono fonti di informazione. Inoltre ci sono gli stessi siti di Internet, che possono diventare delle fonti, anche se non sono sempre autorevoli. Faccio un esempio: Sarajevo sotto bombardamento. Naturalmente non ci sono fonti di informazione delle agenzie, solamente i giornali. Navigando in Internet, posso arrivare in un sito al quale chiedere cosa stia succedendo a Sarajevo: anche questa è una fonte e le informazioni anche se non sono sicure al cento per cento, sono tali da poterle usare, tuttavia con molta prudenza.

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Domanda 5
A questo punto quale futuro prevede per i quotidiani? Si integreranno con le reti telematiche, oppure saranno semplicemente assimilati?

Risposta
I quotidiani di carta rappresentano il settore più a rischio e le previsioni sono piuttosto fosche. Ci sono dei sociologi americani che da anni parlano di una società senza carta, quindi senza quotidiani cartacei. Io non sono così pessimista. In fondo il quotidiano cartaceo può ancora continuare a svolgere certe funzioni, però alla luce di un meccanismo molto semplice: l'agenzia lancia la notizia, la radio la rilancia, la televisione la fa vedere, il giornale la spiega. Quindi a mio giudizio i quotidiani a stampa possono sopravvivere nella misura in cui possono diventare organi di approfondimento e di riflessione. Però a questo punto nascono due problemi. Perché i giornali siano organi di approfondimento e di riflessione, la categoria giornalistica avrà un suo idoneo livello culturale e professionale tale da sostenere questa grossa responsabilità? E gli editori che ne penseranno? Si convinceranno, cosa di cui oggi non sembrano per niente convinti, che l'allargamento del loro mercato o la salvaguardia del loro mercato dipende non dai gadget che si mettono nel giornale, ma dal miglioramento del livello informativo e culturale del loro giornale? Non vediamo i giornali semplicemente come veicoli di pubblicità, contenitori di pubblicità: vediamoli anche investiti di una funzione già presente all'interno del nuovo sistema generale dei media, che attribuisce ai quotidiani proprio questa funzione importante per la crescita civile di una società.

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Domanda 6
Insomma il rischio sarà di trovarci di fronte a una marea di informazioni che ci sommergeranno, senza neanche avere l'attendibilità delle fonti, né uno strumento di approfondimento utile alla comprensione?

Risposta
Umberto Eco ha già detto: "Attenzione, l'eccesso di informazione può diventare negazione di informazione". Cioè, se l'informazione a disposizione di ognuno di noi è enorme, ma non abbiamo gli strumenti per gestirla, per elaborarla e non abbiamo neppure meccanismi per farne una selezione ragionata, responsabile, consapevole, ebbene, allora arriveremo a questa drammatica o tragica conclusione. Dalla società dell'informazione passeremo alla società della disinformazione e dell'ignoranza.

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