INTERVIEW:
Domanda 1
Secondo una celebre distinzione di Bachtin la forma del discorso filosofico e scientifico
dominante in Europa è monologica, cioè nega la presenza fuori di sé di una coscienza
dotata di pari diritti, da cui possa venire una risposta capace di trasformare il mondo
della coscienza interrogante. A questo modo di pensare egli oppone la pratica del dialogo
inaugurata da Socrate e aperta alla dimensione dell'alterità. Come si collocano i mezzi
della comunicazione sociale tra queste opposte tendenze?
Risposta
Certamente, è proprio dell'egemonia della cultura scientifica basarsi sul monologo.
Rispetto alle altre culture noi tutti abbiamo dimenticato che non è il monologo e
l'impiego delle autorevoli competenze degli esperti scientifici a promuovere la vita, ma
lo scambio dialogico, lo scambio che avviene nel dialogo, nella disputa e nella lotta fra
le opinioni. Dobbiamo pensare alla retorica, ma non nel senso di un'arma nelle mani dei
potenti, bensì come capacità persuasiva delle idee. Ecco perché guardo ai Greci con
tanta ammirazione. Per questo popolo era naturale discutere in modo sentito, vivace per le
strade e nelle piazze di Atene o di altre città. Dobbiamo ritornare alla dimensione del
dialogo e sviluppare, completare in questo senso la nostra cultura, divenuta
eccessivamente letteraria; dobbiamo cioè tendere ad un dialogo reale all'interno di tutta
la cultura dell'umanità. Questo è l'impegno, il compito che riguarda tutti noi. E i
nuovi strumenti tecnici, come la radio e la televisione, devono essere impiegati in questa
direzione favorendo la diffusione del dialogo. Cosa, del resto, molto difficile poiché si
tratta di istituzioni basate sul monologo. I privilegi delle stazioni radio e degli enti
televisivi dipendono dal potere di coloro che di volta in volta lo detengono. Ogni
rivoluzione del mondo attuale è legata in primo luogo alle stazioni radio e televisive
perché l'opinione pubblica trae le sue tendenze di fondo da questi mezzi di divulgazione.
Il dialogo dunque, cui pian piano si deve giungere, non è il dialogo degli esperti.
Dovrebbero invece essere i popoli, nel loro reciproco scambio e rapporto, a prendere la
parola.
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