INTERVIEW:
Domanda 1
Negli anni Ottanta, davanti alla tecnologia, c'era la paura del Grande Fratello. Adesso,
con le reti e l'interattività, ci troviamo di fronte al fenomeno quasi opposto: ad una
grande overdose.
Risposta
E' una specie di anarchia totale, milioni di piccoli fratelli.
Domanda 2
Interattività, quindi, significa che tutti coloro che hanno qualcosa da dire lo potranno
dire attraverso le reti?
Risposta
In teoria sì, però vuole dire anche che parlano milioni di persone che non hanno niente
da dire. Il che, di per sé, non sarebbe un guaio. Il guaio consiste nel riuscire a
selezionare l'informazione che ci interessa. Ne facevo oggi l'esempio: se le regalano un
miliardo di dollari, a patto che lei li conti uno per uno, ad uno al secondo, ci vogliono
trentun'anni; se poi dorme anche, allora gli anni sono più di sessanta. Con i dollari,
però, uno le dà un assegno ed è fatta, con l'informazione no. Se mi arriva un miliardo
di informazioni o le considero una ad una, oppure è come se non esistessero. Per il
futuro si viene così a creare un problema di educazione anche per la selezione
dell'informazione. E dunque: non c'è più il Grande Fratello, ma siamo noi che possiamo
perderci nella foresta.
Domanda 3
Lei ha detto: "Lasciatemi coltivare l'utopia possibile di una nomenclatura di
massa". Cosa significa?
Risposta
Intendevo dire che tutti questi nuovi mezzi sono ancora riservati ad una élite: in Italia
c'è un computer collegato ad Internet ogni milleottocento persone. Ma anche in America,
dove ce n'è uno collegato in rete, per settantasei persone che posseggono un computer,
vuol dire che ce n'è uno ogni milleseicento americani. In effetti abbiamo a che fare con
ciò che io chiamo una "nomenclatura" nel senso sovietico del termine, ovvero ad
una classe privilegiata che sa dominare questi mezzi e ha dunque sapere, informazione,
eccetera; quindi, con una classe mediamente alfabetizzata, che li domina solo in modo
passivo, come l'impiegato delle compagnie aeree che usa il computer per avere i voli; e
infine, con un enorme proletariato, che ne rimane escluso, che ha solo la televisione.
Allora, il problema democratico è di riuscire ad arrivare ad una nomenclatura di massa.
Che poi è stato lo stesso problema che si è dovuto affrontare con l'alfabeto e con il
libro, prima riservati a pochi sacerdoti e poi, dall'invenzione della stampa, alla portata
di tutti. Per arrivare a questo nel campo dell'informatica, siccome, non si può obbligare
ogni cittadino a comprare un computer e tutti i programmi - considerata oltretutto la
precoce obsolescenza di questi strumenti, che fa sì che dopo sei mesi un computer è già
vecchio e bisognerebbe cambiarlo - è nata l'idea di spazi, che idealmente, dovrebbero
esistere in ogni quartiere cittadino, in ogni edificio scolastico, dove uno entra ed ha a
disposizione decine e decine di postazioni, dove può fare tutto e può imparare tutto e
può addestrarsi a gettone... Se tu non puoi avere l'automobile personale, ci devono però
essere dei servizi di taxi, per cui quando hai bisogno dell'automobile con dieci mila lire
puoi usarla.
Domanda 4
La loggia telematica?
Risposta
La loggia telematica. Il portico telematico, ecco. Alcuni amici stanno mettendo in piedi,
a Bologna, questa esperienza col comune, che ha dato uno spazio, e stanno passando proprio
alla fase esecutiva. La prospettiva che deve interessarci oggi non è quella di vendere la
merce, ma di vendere il servizio, poi, nel futuro, chiunque, come oggi ha il telefono,
potrà avere la sua la sua macchina in casa. Ma per ora bisogna superare questo aspetto
elitario.
Domanda 5
Qual è la sua esperienza personale di navigatore in Internet?
Risposta
E' modesta, diciamo la verità. Sono come uno che comincia a leggere, che si prende dei
libri illustrati e seguendo col dito pronuncia ad alta voce le parole... Uno dei rischi di
Internet è l'auto finalità. Si passano le notti a cercare su Internet informazioni che
riguardano l'uso di Internet. Ecco, questo può diventare un vero e proprio blocco
psicologico: passare una notte intera a navigare su Internet va benissimo se sei in uno
stato di depressione, se sei stato abbandonato dalla persona amata, altrimenti no...
Così, al momento, mi sto divertendo a fare queste navigazioni per vedere se riesco a
trovare immediatamente l'informazione che mi serve. Ma sto provando anche tutto lo
smarrimento di questa foresta in cui ci si trova di fronte ad un'offerta enorme. Certe
volte vado a cercare una cosa e poi scopro che non era quel che volevo, che ciò che
volevo era da un'altra parte... E allora penso: se io che sono una persona di media
intelligenza, di esperienza intellettuale, faccio tutta questa fatica, figuriamoci tutti
gli altri; a meno che non si sia un giovane hacker di quattordici, quindici anni, uno di
quelli che nascono col pollice verde e in questo mondo ci vivono come nel loro ambiente
naturale.
Domanda 6
Ma alla democrazia elettronica lei ci crede?
Risposta
Nella misura in cui credo alla democrazia. Sappiamo tutti che viviamo in una democrazia
imperfetta, e che, come diceva Churchill, è un pessimo sistema ma tutti gli altri sono
peggio. E' una direzione verso cui marciare, insomma. Certo: anche se tutti dovrebbero
leggere, ci sono ancora degli analfabeti, c'è tre quarti dell'Africa che non sa leggere.
Ma questo non impedisce che esista l'Unesco che cerchi di far leggere gli analfabeti del
centro Africa, ecco.
Domanda 7
Dunque in Italia non saremo colonizzati dalle grandi multinazionali per i contenuti
veicolati sulle reti ma avremmo possibilità di esprimerci liberamente.
Risposta
Se si è alfabetizzati sì. Perché, se vuole, lei domani instaura la sua cosiddetta home
page su Internet, e parla lei. Poi, ci sono i limiti naturali: se parla in italiano,
evidentemente, viene ricevuta solo dagli italiani, ecco dunque che dovrà parlare in
inglese e così via. Ma questa è la colonizzazione naturale, non riguarda solo Internet.
Ma riguarda i blue jeans e la coca cola, le canzoni.. L'anarchia di Internet fa sì che
non hai bisogno di un Ted Turner potentissimo per avere l'informazione, la puoi mettere
tu. Poi, si tratta di vedere se gli altri la trovano e l'apprezzano. Ultimamente un
signore americano ha fatto una home page dove ha messo la foto del suo colon, ripresa con
la sonda gastrica. Poveretto, evidentemente la vita non gli dà niente, non ha
possibilità di farsi conoscere, e fa conoscere a tutti il suo colon. Per lui una grande
soddisfazione, ma per quello che capita per sbaglio su quella informazione, passato il
primo momento di divertimento, è stata una perdita secca, anche di soldi, in termini di
costo della telefonata... Ma questa purtroppo è la democrazia. La democrazia è anche
Hyde Park: dove salgono a parlare tutti, e c'è quello che dice cose interessanti e quello
che dice delle sciocchezze, e ciascuno di noi deve capire al volo se è una cosa che gli
interessa o no.
Domanda 8
Nell'educazione, con il passaggio agli strumenti telematici e multimediali, non c'è un
rischio di superficialità?
Risposta
No. Non nell'educazione. L'educazione dovrebbe consistere nell'insegnare a sapere
discernere, arte difficilissima. Ma un medio lettore sa, aprendo un libro alle prime
pagine, se si tratta di un romanzaccio erotico o di un libro di filosofia, e decide.
Prende quello che vuole. Ecco, questo vuol dire che un minimo di alfabetizzazione ci
insegna, se non altro, a capire immediatamente che cosa ci capita in mano, quando andiamo
in libreria. Raggiungere lo stesso grado di consapevolezza, in questa nuova giungla
telematica, è un notevole problema. Ma è un qualcosa che in futuro andrà insegnato a
scuola, così come si insegna a riconoscere una poesia da un brano di prosa, anche un
bambino sa che quando va a capo e c'è la rima è una poesia.
Domanda 9
Benissimo. Quindi, prima di tutto, alfabetizzazione elettronica.
Risposta
Sì.
|
|