INTERVIEW:
Domanda 1
Giulio de Petra è uno dei principali collaboratori al Comune di Roma del progetto di
informatizzazione condotto dall'Assessore Sandulli. Qui siamo in un convegno sul
telelavoro. Cosa si prepara a Roma sul telelavoro?
Risposta
Il Comune è molto attento ai temi del telelavoro, ma con un approccio molto chiaro, molto
esplicito: noi per telelavoro intendiamo lavoro a domicilio. Questa mattina, negli
interventi al convegno si è accennato a questo aspetto. Il lavoro a domicilio è solo una
forma residuale del telelavoro. Per telelavoro noi intendiamo un uso avanzato, esteso,
diffuso ed economico di strumenti di telecomunicazione per tutti quelli che lavorano a
Roma, utilizzando la telecomunicazione come risorsa fondamentale della propria attività.
Ciò è strettamente collegato alle modifiche che avvengono nell'ambito del lavoro.
L'accento è più sulla parola lavoro che sulla parola tele, lo ha detto anche il sindaco
Rutelli questa mattina, aprendo il convegno. Il profilo industriale di Roma vede il lavoro
che utilizza gli strumenti di comunicazione come un settore crescente, forse
tendenzialmente il settore egemone. Roma non è soltanto città di commercianti, di edili,
ma anche di chi lavora utilizzando gli strumenti della comunicazione nel cinema, nella
professione, nella ricerca, nella politica, nella pubblica amministrazione, e così via.
Da questo approccio derivano poi dei progetti concreti, che stiamo attivando. Il primo
già attivo è un progetto di ricerca della Commissione Europea, nell'ambito del programma
"Life", che riguarda la sperimentazione di forme di telelavoro per dipendenti
dell'amministrazione pubblica. Ci saranno una cinquantina, sessantina di dipendenti
pubblici che invece di lavorare negli uffici dell'amministrazione, lavoreranno in un
centro di telelavoro che abbiamo individuato in base all'analisi dei flussi di trasporto e
della abitazione di questi lavoratori. E' un'esperienza piccola, qualitativa, che
riguarderà un campione ristretto. Ci servirà però a vedere tutti i vincoli che la
ostacolano: vincoli di natura amministrativa, il rapporto con i sindacati, le procedure,
come le procedure interne dell'amministrazione, che vengono modificate dal fatto che si
lavora a distanza e così via. Questo progetto si chiama "Trade" e prevede anche
l'analisi di alcuni flussi di traffico, quindi l'effetto sulla mobilità che questo può
avere. Il secondo progetto, che possiamo pensare come uno sviluppo di questo primo
progetto, è realizzato in collaborazione con il Ministero dei Trasporti. Il Ministero dei
Trasporti ha un suo progetto di telelavoro, vuole costituire dei centri di telelavoro per
i propri dipendenti. Ma non ha senso che questa cosa venga fatta solo dal Ministero dei
Trasporti. Il telecentro del Ministero dei Trasporti sarà lo stesso telecentro in cui
lavoreranno i dipendenti del Comune di Roma e - questo è l'obiettivo che vogliamo
conseguire - altri dipendenti delle amministrazioni pubbliche centrali. Pensate come
possono cambiare i flussi di mobilità a Roma se i 350.000 dipendenti - magari sono troppi
-, comunque, se una grossa fetta dei dipendenti della pubblica amministrazione centrale ha
la possibilità di lavorare non negli uffici dei Ministeri, che magari sono in centro, ma
in centri di telelavoro, distribuiti sulla cintura urbana. La terza iniziativa in cantiere
è un altro progetto di ricerca con la Commissione Europea, che si chiama
"Mirti" svolto insieme alle organizzazioni sindacali italiane ed europee. I
sindacati sono attenti a questo tema, perché il sistema di relazioni industriali cambia
nel momento in cui si attivano processi di telelavoro. Bisogna individuare nuovi modelli
di lavoro. Pensate in particolare all'effetto che il telelavoro può avere sull'attuale
separazione tra lavoro dipendente e lavoro indipendente. L'utilizzo avanzato di strumenti
di telecomunicazione rende il lavoro più flessibile, e meno rigido il confine tra lavoro
autonomo e lavoro dipendente. Questo cambia il sistema di relazioni industriali, che oggi
invece è centrato soltanto sulla forma del lavoratore dipendente. Il quarto progetto è
forse il più importante, e consiste nell'idea che l'amministrazione comunale debba avere
un ruolo attivo nello sviluppo di quella che viene chiamata in generale società
dell'informazione, ma in particolare nello sviluppo del lavoro avanzato. Intanto perché
è l'area in cui c'è lavoro. E' risaputo ci sono ricerche di lavoro per chi sa
programmare in HTML, che è il linguaggio che si usa su Internet. Se si vuole uno sviluppo
dei settori industriali a Roma, è a questo che deve pensare, non a uno sviluppo di
settori tradizionali. Proprio per questo, l'amministrazione deve avere un ruolo, deve
intraprendere delle azioni positive per lo sviluppo dei lavori nuovi, anche per sviluppare
il lavoro per i giovani. L'amministrazione sta stringendo accordi con le più grosse
aziende di informatica e di telecomunicazione - faccio dei nomi: Stet, IBM, Olivetti,
anche altre - per realizzare dei centri di telelavoro nei quartieri periferici della
città - nel termine di addetti ai lavori, li chiamano "telecottage". Saranno
dei luoghi in cui i lavoratori delle piccole e medie imprese, ma anche i lavoratori
individuali, i professionisti, potranno andare e telelavorare. Vi troveranno dei servizi
per il telelavoro, le infrastrutture, però anche, delle aule per la formazione, dei
collegamenti a banche dati, e così via. Questo è forse il progetto più ambizioso. Ora
si sta ragionando sul modello di questo telecentro, anche se in queste cose bisogna avere
un atteggiamento molto sperimentale. Se non si avviano i processi, i percorsi rischiano di
essere lunghi. Stiamo pensando ad un modello progettato dalla società pubblica CATRAL, in
Francia, nella Regione dell'Ile de France, dove stanno costruendo dei centri di
telelavoro, che hanno caratteristiche interessanti. Ultima cosa: pensate che cosa vorrebbe
dire, per alcuni quartieri romani - quartiere ghetto, quartieri dormitorio, quartieri
periferici - la costituzione di centri di telelavoro. Questo consentirebbe di ridisegnare
anche il profilo urbanistico, sociale, economico di alcune zone della città. E questo,
credo, è uno dei vantaggi dell'opportunità del telelavoro.
Domanda 2
Si parla molto adesso di cablaggio globale. Roma è una grande città, in cui sicuramente
si stanno affrontando questi problemi collegati al cablaggio. Qual è la situazione
romana, quali sono le prospettive?
Risposta
Il problema del cablaggio è dato della necessità per una amministrazione pubblica di
realizzare sul suo territorio le condizioni migliori e più efficaci per lo sviluppo dei
settori innovativi. Il problema - ma anche la grande opportunità - è che questo
avvenendo in un contesto di cambiamento legislativo e di cambiamento delle regole del
mercato. Se ne avessimo discusso tre anni o quattro anni fa, noi avremmo avuto un unico
interlocutore, il monopolista del cablaggio, cioè Telecom, e quindi Stet. Oggi la
legislazione al riguardo sta cambiando e quindi l'amministrazione comunale, le
amministrazioni locali assumono un ruolo più forte rispetto ai temi del cablaggio della
città. Questo però non significa che il cambiamento legislativo deve ritardare le
iniziative delle amministrazioni locali - e a Roma stiamo ragionando in questo modo - sui
temi del cablaggio. La possibilità di avere più attori che mettono i cavi per Roma, non
deve impedire chi vuole realizzarle rapidamente, come Telecom, di farlo nel modo che
massimizzi i vantaggi per gli operatori, chi vive e chi lavora insomma. Il Comune di Roma
ha attivato un tavolo di negoziazione, di approfondimento, proprio con la Stet e quindi
con tutte le aziende, che fanno parte della Set, Telecom, Saritel, e così via. Si sta
discutendo su due aspetti. Il primo aspetto è proprio quello del cablaggio fisico. Noi ci
troviamo in una situazione in cui non è più possibile far patire a chi abita a Roma gli
svantaggi derivanti dai lavori continui in esecuzione - questo è un problema grosso -,
d'altro canto occorre mettere questi cavi al più presto e nella maniera più diffusa,
perché questo significa valorizzare il territorio rispetto anche ad altre aree
potenzialmente concorrenti in Europa. Se Roma è cablata questo attira investimenti,
lavoro. Il problema è mettere questi cavi, che significa poi veramente sventrare Roma, in
maniera che poi non si debba più avere la necessità di scavare per mettere altri cavi, e
quindi realizzando quelli che vengono chiamati i "canali multiuso", dei
manufatti in cui è possibile far passare i cavi della Telecom, ma anche quelli dell'Acea,
quelli dell'ENEL, e quelli di quanti altri vorranno e avranno la concessione dal Comune
per stendere i loro fili per Roma. Questa è la grande opportunità, in questo contesto.
Lo cito come elemento che dimostra quanto nell'amministrazione si è attenti a esaminare
tutte le opportunità in questo senso, stiamo lavorando in cooperazione con il Comune di
Bologna, che sta verificando la possibilità di mettere i cavi della fibra ottica nelle
fogne. Il sistema fognario è un sistema che raggiunge tutta la città, capillarmente. Se
ci fosse una soluzione tecnologica, che consentisse di mettere i cavi all'interno delle
fogne, noi potremmo realizzare questa cablatura senza scavi in un'area che è di
proprietà dell'amministrazione. Da questa cosa si potrebbe ricavare anche una rendita,
che magari consentirebbe di diminuire l'ICI od altri tributi che servono a finanziare
l'attività del Comune. Stiamo vedendo di verificare, quali sono le tecnologie disponibili
per questo tipo di operazione, che chiaramente non è alternativa l'altra, potrebbe essere
complementare. Personalmente sono affascinato dall'idea di poter usare quelle che forse
sono le forme di rete, di canalizzazione più antiche - stiamo parlando della Cloaca
Massima - per fare a Roma il salto nel Duemila. Naturalmente gli esperti sono molto
scettici, ci sono problemi grossi, le ondate di piena, che sottopongono a fortissime
sollecitazione i cavi e soprattutto i topi. Questo darebbe alla metafora del mouse
un'evidenza concreta - è un gioco di parole. Questo per quanto riguarda gli aspetti
fisici. Però poi vi è un aspetto, che è quello delle infrastrutture logiche, che sono
sopra, e su cui vi è competizione aperta. Il ruolo dell'amministrazione è quello di
essere una sorta di autorità locale, che garantisce libero accesso e libere condizioni di
concorrenza a chiunque usa questo tipo di attrezzature e di servizi. Questo è il ruolo
nuovo. Nel momento in cui i Comuni possono e devono preoccuparsi di dare la concessione,
per realizzare strutture di comunicazione, hanno la possibilità di proporsi come
strumenti non solo che stimolano il mercato, ma che garantiscono tutti gli operatori del
mercato sul fatto che ci sono uguali condizioni di utilizzo di questi servizi. Questa è
una cosa fondamentale, perché il profilo delle imprese che utilizzano risorse di
comunicazione a Roma è quello della piccola impresa, della piccolissima impresa,
addirittura della impresa individuale, che devono avere la garanzia di poter stare su
questo nuovo mercato che si crea, con condizioni di economicità, di efficienza, senza che
vengano privilegiati i grandi gruppi. Questi, però, possono a loro volta veder crescere
le loro linee di attività da questa crescita del mercato complessiva. Questi, sono i due
punti che io sottolineerei: questo studio delle opportunità proprio dell'attività fisica
del cablaggio e l'attività invece delle amministrazioni pubbliche, di regolazione e di
stimolo all'utilizzo di questi servizi.
Domanda 3
Il Comune di Roma è stato uno dei tre o quattro comuni, che hanno avviato per primi i
progetti di sperimentazione su Internet. A che punto è adesso, dopo un'esperienza ormai
di più di un anno, il progetto Internet del Comune?
Risposta
Non più di un anno, no. L'anno per noi è un giro di boa rispetto a cui vogliamo avere
dei risultati migliori di quanto abbiamo. Siamo sui sei, sette mesi di operatività
sperimentale. A che punto siamo? Il nostro obiettivo iniziale non era quello di fare un
bel "Web" su Internet. Spesso, le città, anche estere, sono presenti su
Internet, ma più come gadget, come dimostrazione. Noi siamo convinti che i
"Web" devono essere belli, devono essere efficaci, quindi facili da usare, ma di
questo ci occuperemo in seguito. Il nostro obiettivo principale era quello di diffondere
la cultura di Internet all'interno dell'amministrazione, di fare in modo che i diversi
uffici dell'amministrazione sviluppassero una cultura del possibile utilizzo di Internet
come modalità di servizio al loro interno. Abbiamo formato e stiamo formando dei
redattori di Internet all'interno, sono dei dipendenti del Comune, non sono esterni che
danno il loro contributo. Magari ci sono molti esterni, in forma volontari. Abbiamo
verificato, che c'è un volontariato telematico, diffuso, di grandissima disponibilità,
di grandissima competenza, maggiore di chi si occupa di queste cose all'interno delle
grandi imprese di telecomunicazione. Abbiamo avuto un aiuto grossissimo e molte delle cose
di qualità che sono su "Web" del Comune di Roma derivano proprio dal contributo
volontario di associazioni, gruppi spontanei, circoli culturali, centri sociali e così
via. Lo sviluppo della cultura di Internet all'interno dell'amministrazione sta avvenendo
sia come capacità di mettere i servizi del Comune in rete, sia come capacità di usare
Internet nel lavoro dell'amministrazione. E' un processo lento, ma sta avvenendo. La
seconda cosa che caratterizza l'esperienza dell'uso di Internet da parte
dell'amministrazione è la cosiddetta "democrazia telematica": l'attivazione di
discussioni, approfondimenti, che vedono coinvolti i cittadini e i responsabili pubblici.
Siamo partiti solo sperimentalmente, nei prossimi giorni dovrebbero essere già attive
delle conferenze in questo senso. In queste conferenze, come veicoli dello strumento di
partecipazione, saranno coinvolti come partner dell'amministrazione nella diffusione delle
conferenze elettroniche tutti gli attori della telematica povera, quelle che sono le BBS,
che usano tecnologia Fidonet. Questo consentirà di attirare sui siti di discussione del
Comune anche tutta la cultura telematica diffusa, che si è sedimentata in questi anni.
Pare che Roma sia la città in cui esista il maggior numero di collegamenti a Internet, il
maggior numero di uso di Fidonet, e così via. La terza caratteristica, che forse è la
più interessante del "Web" del Comune, è che, oltre ai servizi del Comune e
oltre alle aree di dibattito, vi è un'area dedicata a quelli che sono i contributi di
associazione, i gruppi di volontariato, a cui il Comune dà gratuitamente l'accesso a
Internet, la disponibilità di una quota del suo "server", per mettersi in
linea. Quindi abbiamo cose che vanno dai giochi, all'assistenza ai bambini, all'analisi
delle culture giovanili sui conflitti metropolitani, ad altre cose, a una biblioteca
virtuale, in cui abbiamo non soltanto i nomi dei libri, ma il testo dei libri, e così
via. Queste sono le tre cose. Vi è poi un utilizzo dell'accesso a Internet, che il Comune
sta facendo, nell'ambito dei suoi programmi di ricerca europei. La presenza del Comune su
Internet è stata un'opportunità grossa di rapporto con altre città in Europa per
presentare progetti sperimentali di telematica, i quali utilizzeranno tutti questo tipo di
strumento per realizzare prototipi, servizi di telematica per disabili e anziani, servizi
telematici per il turismo, servizi telematici per la cultura, progetti europei di ricerca
insieme ad altre città. Queste sono legate tra loro da un Consorzio, e
utilizzeranno i "Web" del Comune. Concludo dicendo che l'unico modo di parlare
di un "Web" è vederlo, anche perché le parole su Internet contano poco.
|
|