INTERVIEW:
Domanda 1
Il futuro sarà digitale. Ci sarà una evoluzione dei modelli educativi e culturali?
Risposta
Se pensiamo ai modelli educativi e vediamo, già oggi, quanti mezzi sono a disposizione
dei giovani per studiare, e quanti altri sono a disposizione degli insegnanti, dei
professori, per poter arricchire il modo di insegnare, dobbiamo dire che certamente ci
sarà un'evoluzione ed un'influenza grande anche sui modelli culturali. Io credo che le
influenze saranno sicuramente positive, ma come saranno questi modelli diversi, dovremo
vederlo col tempo.
Domanda 2
Fino a che punto la società potrà esprimere una domanda culturale e sociale in grado di
riequilibrare il rapporto con l'offerta, esponenziale, di tecnologia.
Risposta
In questo momento, le possibilità che sono offerte dalla tecnologia sono enormi rispetto
alla capacità di sfruttamento effettivo e quindi rispetto alla domanda. C'è un'offerta
grandissima, per esempio, di tecnologie per canali di tipo diffusivo. Basti pensare a
quello che sta succedendo negli Stati Uniti con la televisione via cavo, con la diffusione
diretta via satellite che rende disponibili centinaia di canali; oppure alle possibilità
che si sono già aperte con Internet di accedere a una quantità enorme di dati, di
informazioni. La tecnologia, sicuramente, ci metterà a disposizione molte possibilità
nei prossimi anni, tanto che, alle volte, viene quasi il dubbio se non convenga frenarla.
Qualcuno parla a proposito del ritmo della tecnologia, troppo veloce rispetto alla
domanda. Io, però, credo che mai vada frenata la tecnologia, ma assecondata. Bisogna che
creiamo le condizioni affinché, inanzi tutto, la domanda si sviluppi anche nel nostro
paese, come si sta sviluppando in altri paesi; e, in secondo luogo, affinché ci sia una
produzione adeguata di servizi che a loro volta supportino la domanda e mostrino come la
tecnologia sia effettivamente al servizio di ognuno di noi. Una delle condizioni perché
ciò si realizzi va cercata nel rapporto forte, nel circolo virtuoso tra le industrie che
producono tecnologie e rendono disponibili delle applicazioni e le università, i centri
di ricerca, le quali producono, in un certo senso, idee per il futuro; e poi i comuni, gli
Enti Locali, le istituzioni, le amministrazioni centrali: tutte quelle realtà che vivono
il mondo della cultura e che sviluppano la cultura. Se si crea questo circolo virtuoso io
credo che si creeranno le condizioni di base perché si sviluppi una domanda, non solo
consumistica, non solo per consumo di "entertainment", ma una domanda di
servizi, che migliori globalmente il modo di vivere di ciascuno di noi.
Domanda 3
In che termini, a suo avviso, le istituzioni e i soggetti attivi del mercato, come la
Stet, che Lei qui rappresenta, possono riuscire a incentivare la società nel promuovere
domanda culturale e domanda sociale in rapporto alla nuova tecnologia?
Risposta
Io credo che sia interesse delle grandi imprese, ma anche, in un certo senso, dovere di
queste imprese, di agire in questa direzione, non solo per sviluppare un mercato di
servizi, che poi, a sua volta, va ad alimentare il nostro business, ma anche per agire in
maniera tale che il nostro business sia utile al paese. In questa direzione abbiamo già
preso una serie di iniziative. Il settore in cui questo progetto si può realizzare è
quello della formazione, della didattica. Noi abbiamo siglato un accordo con il Ministero
della Pubblica Istruzione per introdurre la multimedialità nelle scuole di ogni ordine e
grado e quindi è partita una sperimentazione che interesserà 140 scuole. Sicuramente
quello della didattica è un settore nel quale il valore d'uso delle nuove tecnologie è
fondamentale e può cambiare in termini positivi il nostro modo di vivere. Un altro campo
è il telelavoro. Sappiamo tutti quanto il telelavoro possa aiutare da un lato le aziende
a migliorare in termini di efficienza, e, dall'altro ciascuno di noi a migliorare il
rapporto con il lavoro e con la vita quotidiana. Telelavoro può significare opportunità
di occupazione nuove, diverse per il Mezzogiorno, per la mano d'opera del Mezzogiorno, per
le donne, che hanno più problemi oggettivamente di quanti non ne abbiano gli uomini a
partecipare con continuità al mondo del lavoro. Questi sono due esempi importanti. Un
terzo esempio importante è il rapporto con i Comuni, con gli Enti Locali. Noi abbiamo
realizzato una serie di accordi con i più grandi comuni italiani: Torino, Milano,
Bologna, Napoli, e l'obiettivo di questi accordi è proprio quello di sviluppare e
sperimentare assieme servizi per i cittadini, per vedere come le nuove tecnologie
dell'informatica e delle telecomunicazioni possono servire a migliorare il rapporto tra
gli Enti Locali, i Comuni e il cittadino con reciproco beneficio.
Domanda 4
Lei considera legittimo che una grande azienda come la Stet possa avere un monopolio
rispetto al principio di distribuzione sul territorio della messa in rete, oppure trova
ragionevole che si possano trovare delle forme intermedie? Sto pensando al progetto
Optubi, lanciato dal Comune di Bologna.
Risposta
Innanzi tutto il monopolio non esiste già più per la grandissima parte dei servizi.
Tutti i servizi di trasmissione dati sono già aperti alla concorrenza. La telefonia
mobile è un servizio aperto alla concorrenza. Esiste, ancora oggi, esclusivamente il
monopolio della telefonia vocale e delle reti, ma anche questo è destinato a finire con
il 1° gennaio del 1998. Quindi noi ragioniamo con una logica in cui il monopolio è una
scadenza e quindi ci saranno tanti competitori nelle offerte dei servizi, e poi man mano
che si aprirà la concorrenza anche sulle reti, anche nell'offerta delle reti. Quindi noi
non puntiamo e non crediamo che il monopolio sia la soluzione del futuro. Siamo convinti
che la concorrenza nei servizi, e anche nelle reti, sia quella a cui bisogna puntare. Per
quello che riguarda Optubi, io non credo che si tratti di una scelta tra una soluzione
Telecom e una soluzione di un concorrente. Si tratta di una proposta fatta nell'ambito dei
lavori svolti con il Comune di Bologna, per una tecnologia: utilizzare le fogne per posare
i cavi. Noi siamo interessati al progetto e infatti siamo in un Consorzio per sperimentare
questa tecnologia. Abbiamo una serie di perplessità di tipo tecnico, sulla capacità di
questa tecnologia di mantenere effettivamente le promesse, come costi più bassi e
funzionalità. Io penso, per esempio, al modo in cui si risolveranno i problemi di
manutenzione di un cavo ottico in una fognatura. Si parla di utilizzare dei robot, ma
sarà sicuramente difficile farlo. L'esperienza di tanti anni di gestione di reti di
telecomunicazione mi fa vedere con una certa perplessità il fatto che questa tecnologia
possa avere effettivamente successo e mantenere certe promesse. Ma non è certamente una
posizione di principio o antitetica rispetto ad una proposta.
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