Digital library (interview) RAI Educational

Fausto Colombo

Naples (Telecom Conference), 03-07-1997

"The evolution of the media world"

SUMMARY:

  • The problem for pay-TV, particularly in Italy, is to convince the consumer to pay for services which are not sufficiently differentiated from those available free of charge (1).
  • Italy is behind in developing multimedia production: there is a need for new ideas, for creativity, but Italian television, for example, tends to work always on the same formats. However, the content resources exist to catch up (2).
  • A conflict is developing between the elites who use new technologies and a more traditional public which is being left behind. We need to promote innovation, to invest in the information system (3).
  • The Internet does not lead so much to globalisation as to "glocalisation", a combination between a global outlook and the emergence of local areas (4).
  • Censorship of the Internet is necessary for sites on paedophilia, for example. However, inventing forms of censorship always means a risk of limiting freedom of speech (5).
  • The Internet is not really open and free: nothing is really free when culture and the market are both present (6).

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INTERVIEW:

Domanda 1
Lei sostiene che in Italia abbiamo difficoltà ad accogliere la pay TV, in quanto siamo abituati alla TV generalista. Quali sono le maggiori difficoltà che incontreremo in futuro?

Risposta
Una delle difficoltà da parte dei consumatori consiste nell'accettare di pagare il servizio. E' un elemento importante, questo, perché manifesta l'idea che l'acquisto tecnologico sia l'acquisto dell'hardware: comprando l'apparecchio televisivo si presuppone di avere, in modo gratuito, tutti i servizi. A questo siamo stati lungamente abituati nel nostro paese, quando in altri paesi era già in atto una logica di pagamento dei servizi. Questo problema riguarda anche Telepiù, insieme anche ad un altro: il tipo di contenuto trasmesso da questo network non è ancora veramente esclusivo. Io credo che i due elementi associati fra loro generino la difficoltà ad accogliere la pay tv.

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Domanda 2
L'Italia rischia di rimanere indietro rispetto ad altri paesi europei?

Risposta
In generale, per quanto concerne le nuove tecnologie, noi abbiamo uno sviluppo anomalo, soprattutto se si pensa che l'Italia è stato un paese all'avanguardia per lo sviluppo del sistema misto. Questa anomalia, che può anche essere descritta come arretratezza, è legata, in parte, ai fattori economici, alla difficoltà di accettare di pagare i costi da parte dell'utente, ed in parte, però, anche alla difficoltà del sistema di rinnovarsi. Sono necessari investimenti, creatività, idee nuove, e noi siamo un paese che lavora, per esempio, nel sistema televisivo, ancora molto sui format, esattamente la negazione della sperimentazione. Tuttavia, non credo che resteremo propriamente indietro. Credo che possediamo delle risorse di contenuto che ci possono aiutare ad uscire da questa sacca di arretratezza.

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Domanda 3
Rispetto al rapporto fra nuove tecnologie e media tradizionali, Lei scorge un conflitto. Di che genere di conflitto si tratta?

Risposta
Si tratta di un conflitto culturale. Sempre più abbiamo élites che optano per le nuove tecnologie e invece un pubblico, più tradizionale e meno specifico, che invece rimane, in qualche modo, ancorato alle tecnologie tradizionali. Quindi si genera un conflitto di interpretazione del futuro e del destino delle tecnologie. Questo, a mio avviso, è forse il rischio più grave che stiamo correndo: l'idea che le nuove tecnologie che trainano la cultura, siano appannaggio delle élites. Io credo che noi dobbiamo avere il coraggio di intervenire sui sistemi informativi, sui sistemi comunicativi in modo intelligente, e, in prospettiva, abbiamo l'esigenza di rischiare un po', di promuovere l'innovazione, di investire anche in quello che può sembrare un fondo perduto. Credo che, se non corriamo questo rischio, poi ne correremo di peggiori in futuro.

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Domanda 4
Le nuove tecnologie portano sempre di più ad una globalizzazione della cultura. Navigando su Internet, per esempio, si trovano molti siti americani: insomma, è il modello americano che si impone. Non si corre il rischio di appiattire e di eliminare completamente le culture locali?

Risposta
No, non credo che si corra il rischio della globalizzazione, come la si intende di solito. Oggi si parla piuttosto di glocalizzazione: della commistione fra l'ottica globale e la capacità dei singoli, delle singole aree di emergere comunque. Propongo un esempio molto noto: c'è uno stile musicale di provenienza indiana, che si chiama bangra beat, nato in India; questa musica è stata portata a Londra dalla comunità indiana ed è tornata in India con l'industria discografica inglese. Questo è un esempio molto interessante di come siano presenti dei flussi di andata e ritorno, per così dire, delle culture locali. E poi ci sono anche culture locali che si affermano proprio in opposizione alla globalizzazione. Alcune si integrano e altre si oppongono scegliendo proprio le rotte iperlocalistiche. Non è un caso che l'universo di Internet sia in Italia anche universo dei fenomeni delle leghe, perché i due fenomeni sì, si oppongono, ma si oppongono sullo stesso terreno.

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Domanda 5
Per quanto riguarda la censura alcuni sostengono che la rete dovrebbe sempre essere libera e poter accettare qualsiasi genere di contenuto, in virtù della suo, intrinseco, sistema anarchico. D'altra parte, alcuni altri prospettano la censura proprio per tale libertà di contenuti si corrono dei rischi. Lei cosa ne pensa?

Risposta
Io sono per la repressione molto dura dell'utilizzo di Internet per gli scopi dei pedofili, e ciò perché questo è un evidente, lampante reato contro la persona. Mi sembra che, però, quando si vogliono inventare forme di censura che riguardino la pornografia come l'erotismo, istanze su cui gioca il comune senso del pudore, magari le intenzioni sono ottime - io le condivido profondamente -, ma ho l'impressione che poi ci possano essere dei rischi per la libertà d'opinione, che non va assolutamente censurata.

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Domanda 6
Dunque la rete, secondo la Sua opinione, deve rimanere libera e aperta?

Risposta
La rete non è libera e aperta. Io vorrei cominciare a dire che forse mi piacerebbe che lo fosse, ma non lo è; nessuna area è veramente libera ed aperta quando in essa la cultura e il mercato vi entrano contemporaneamente. Semmai bisogna riuscire ad individuare con molta chiarezza quali sono le aree della rete in cui si sta veramente parlando di libertà d'espressione, e quali sono invece aree in cui, invece, vige un mercato di qualunque tipo. Noi abbiamo norme e leggi - e i diversi paesi hanno norme e leggi - in grado di risolvere singole questioni. All'interno di questi vincoli al comportamento e alla responsabilità individuale, sono favorevole per la libertà della rete.

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