Digital library (interview) RAI Educational

Stefano Cerri

Roma, 21/12/95

"Distance learning"

SUMMARY:

  • The university at a distance consists of institutions with exactly the same mandate as traditional universities, with the possibility of delivering tertiary education at a distance, combining instruments of non-residential learning with limited periods of university life. It was born in Britain with the "Open University" and shortly after in Spain (1).
  • Over a two or three year period students prepare course modules which include study texts, computer programmes, manuals on how to use the computer to access texts, guides for students, as well as for the tutors who are located throughout the country to help the students. Contact with the students generally occurs only for evaluation and clarifying specific terms (2).
  • When the university at a distance has been understood simply as a centre for the elaboration of data, or an audiovisual centre, they have generally failed. To succeed they must function as an academic reality (3).
  • In Italy a number of projects have been set up, in particular the "Consorzio Nettuno" and the "C.U.D. - Consorzio Università a distanza", but there is still much to be done (4).
  • New technologies can enrich distance learning. If we do not equip ourselves to provide effective distance learning, large sections of the population will remain excluded from basic training, and, above all, from re-training. There may be a risk of student isolation; but in the modern university, where there may be 400 students in a lecture hall, the students are already largely self-taught (5).

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INTERVIEW:

Domanda 1
Professor Cerri, ci può spiegare che cos'è l'università a distanza?

Risposta
L'università a distanza è una realtà in molti paesi del mondo, in particolare in diversi paesi europei, che consiste in una variante dell'università tradizionale. L'università tradizionale è una istituzione che ha come obiettivi la formazione della cultura, quindi la ricerca - scientifica, umanistica - e la didattica a livello terziario. Ora, l'università a distanza consiste di istituzioni, che hanno esattamente lo stesso mandato, ma l'opportunità di erogare la formazione terziaria con modalità a distanza, e cioè integrando strumenti di formazione non residenziale con momenti di vita universitaria collegiale, questi ultimi ristretti nel tempo. L'università a distanza nasce sostanzialmente all'inizio degli anni Settanta, in Inghilterra, come "Open University", e più o meno nello stesso periodo anche in Spagna. In ognuno di questi due paesi conta in questo momento su novantamila studenti.

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Domanda 2
Quali sono le tecnologie attuali che vengono utilizzate nell'insegnamento a distanza, e quali prospettive si aprono per il futuro?

Risposta
Le tecnologie per la formazione a distanza, per l'università a distanza sono tecnologie "generiche", come si dice tecnicamente, il che significa "utili per qualsiasi tipo di applicazione". Quello che è interessante della università a distanza, e in particolare di quella che funziona meglio di tutte, cioè la "Open University" inglese, è che la formazione non viene intesa come una applicazione tecnologica, ma viene intesa esattamente come era intesa prima, come è intesa adesso nelle università tradizionali. E cioè i docenti costruiscono comunque dei corsi. La differenza sta nella ipotesi che ogni docente fa sui metodi di fruizione dei corsi, per ottenere un dialogo serrato, una comunicazione bidirezionale. Questi docenti di fatto hanno l'autonomia didattica o formativa esattamente di tutti gli altri docenti delle università tradizionali, solo che hanno un compito didattico che consiste nel produrre con una periodicità di due o tre anni dei pacchetti-corso. Cioè, invece di fare delle lezioni per due o tre anni, loro si costituiscono in gruppo, preparano un pacchetto-corso che poi viene erogato nei due o tre anni successivi, e collaborano solo in momenti concentrati dell'anno - di solito nel periodo estivo, per la valutazione degli studenti o per dei contatti diretti su argomenti specialistici che richiedono la presenza del docente. I pacchetti-corso includono oltre ai testi di studio, programmi di elaboratore, manuali su come utilizzare i computer per accedere ai testi, guide per gli studenti e anche per i tutori che sono dislocati sul territorio. Perché l'università a distanza comunque prevede un centro dove sono residenti i professori di vario ordine e grado e dove, di solito, sono residenti anche gli studenti di dottorato, i quali non sono più a distanza proprio perché devono concentrarsi sulla ricerca. Però a questa sede centrale vengono associate molte sedi di riunione, dislocate sul territorio, all'interno delle quali vengono scelti dei tutori, i quali sono dei facilitatori all'apprendimento. Quindi gli studenti dei vari corsi periodicamente si possono recare in questi luoghi decentrati per avere contatto con i docenti piuttosto che con gli altri studenti, o per essere aiutati da questi tutori. Questo ottimizza fortemente il prodotto del processo formativo, quindi la qualità della formazione in generale, soprattutto se confrontata con una impossibilità di entrare nel ciclo formativo terziario, perché gli studenti in gran parte sono studenti lavoratori, piuttosto che studenti che per loro dislocazione non potrebbero accedere a una università residenziale classica.

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Domanda 3
L'università a distanza non è soltanto un problema tecnologico, naturalmente, ma anche organizzativo e politico in senso lato. Qual è il modello che lei ritiene migliore per realizzare questo tipo di istituti formativi?

Risposta
Ho sempre riflettuto a fondo sul perché in alcuni casi la formazione dell'università a distanza funziona e ha funzionato e perché in altri non funziona e non ha funzionato. Io credo che il successo della formazione a distanza dipenda molto dal concetto iniziale di università a distanza. Quando l'università a distanza è stata intesa come un centro di elaborazione dati oppure come un centro audiovisivi, di solito ci sono stati dei grossi fallimenti. Un servizio del genere può essere utile per del "training", della formazione professionale concentrata, limitata, in cui la motivazione ed anche le tecnologie non subiscono, non debbono subire continuamente una revisione, un aggiornamento, un feedback, cioè un rinforzo dai casi positivi, e un rinforzo negativo dai casi negativi. Difatti, lì dove - dagli Stati Uniti alla Francia, all'Italia, ahimè - questo è stato il modello adottato, lì si sono registrati solo dei fallimenti. Invece, in Paesi come Gran Bretagna, Spagna, Portogallo, Germania, Olanda, e molto probabilmente in Australia, e Nuova Zelanda - perché sono anglofoni e quindi hanno un modello inglese - l'università a distanza non è stata semplicemente un centro-servizi, ha avuto dignità accademica, proprio per la sinergia fra l'erogazione della formazione e l'attività parallela di ricerca nelle varie discipline, e quindi i risultati sono stati sempre positivi. Tanto è vero che in Canada, le varie istituzioni che fanno parte della formazione a distanza, ovvero di "Teleuniversité", nel caso del Quebec, e di "Distance University" nel caso della parte anglofona, oggi spingono per avere laboratori di ricerca compatibili con la ricerca universitaria e quindi per passare da una situazione di "centro servizi" a una situazione di "università" vera e propria. Quindi il problema politico, secondo me, sta nel punto di partenza.

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Domanda 4
Qual è la situazione dell'insegnamento a distanza in Italia?

Risposta
In Italia i progetti di formazione a distanza sono fondamentalmente due: uno del "Consorzio Nettuno" e l'altro, precedente a questo, è quello del "C.U.D. - Consorzio Università a distanza", localizzato a Cosenza. E proprio in questi giorni mi risulta sia stato firmato un protocollo fra la Rai. e il Ministero della Pubblica Istruzione, non per identificare un progetto di formazione a distanza, ma per mettere a disposizione delle scuole italiane un canale con un certo numero di ore al giorno di trasmissioni dedicate alla formazione. Penso che queste iniziative siano tutte molto utili per aprire la strada ad una transizione seria verso una situazione in cui la formazione a distanza sia istituzionalmente allo stesso livello della formazione tradizionale.

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Domanda 5
Con l'insegnamento a distanza non c'è il rischio di perdere la capacità di interagire con gli altri? Come si può sopperire a queste eventuali carenze?

Risposta
Io sono favorevole all'accoppiamento dei metodi e delle tecniche a distanza con quelli tradizionali. E questo per un'osservazione storica molto elementare. Duecento anni fa, quando non c'erano le scuole pubbliche, c'era il tutore che andava a casa di chi poteva permettersi di pagarlo. Quando furono introdotte le scuole pubbliche, e la formazione divenne obbligatoria, poteva esserci chi riteneva che la formazione del proprio figlio in una scuola, quindi in un rapporto meno diretto che col tutore, potesse essere meno efficace. In realtà ciò che si perdeva da un parte, si guadagnava dall'altra. Analogamente, tecnologia a distanza, informatica, telecomunicazioni sono strumenti che possono arricchire, non necessariamente arricchiscono, ma possono arricchire la formazione. Naturalmente, non esiste una ricetta per dire esattamente quando arricchiscono e quando no. E però, si può dire con sicurezza che se queste scelte non saranno fatte, e anche con una certa rapidità, molte persone non avranno opportunità formative, anche nei paesi "avanzati" come il nostro. Insomma, la scelta contraria significa lasciar fuori dalla formazione di base e soprattutto dal "re-training", della "formazione continua", grandi fasce di popolazione, perché non ci sono altre possibilità per coprire questi bisogni di continuo aggiornamento, di continua formazione. Sul problema dei contatti umani, io credo che la persona, cioè il docente, sostanzialmente, sia insostituibile solo in due momenti formativi. Il primo è quello motivazionale: il docente è come uno psicologo, ma non lo dico io, lo diceva anche Platone quando parlava di Socrate e della "maieutica", cioè della capacità di far nascere i concetti e quindi di far imparare qualcun altro. L'altro aspetto in cui il docente è insostituibile, secondo me, è la valutazione del risultato. Sicuramente l'insegnante o comunque una persona esperta è meglio di qualsiasi macchina per valutare una persona. Mentre tutte le altre componenti del percorso formativo - cioè la comunicazione di informazione, la verifica dell'apprendimento sotto forma di test, la possibilità di costruire oggetti o concetti complicati da concetti più semplici, cioè la sperimentazione - sono e saranno sempre più sostituibili, almeno in gran parte, da sistemi automatici, le altre no, la motivazione e la valutazione no. Ma guardiamoci in faccia: è vero che con le tecniche a distanza si rischia di isolare i nostri studenti. Ma quanto lo sono già oggi! Quanto sono già autodidatti questi studenti! Quindi guardiamo la realtà. Nelle aule dove ci sono quattrocento persone e c'è un signore in fondo, che fra l'altro non si vede neanche bene e si sente peggio, che dice qualcosa, e poi indica una lista di testi da imparare, e poi ti valuta o ti fa valutare da un assistente dopo un anno e mezzo, non si verifica già un processo di autoformazione? Questo è il punto.

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