Digital library (interview) RAI Educational

Achille Bonito Oliva

Rome, 20/11/96

"The anorexia of the arts"

SUMMARY:

  • Information technology implies a transformation of artistic languages and leads to the "anorexia of art", a growing movement away from the object towards the concept. Thanks to computers we can now produce images, signs, forms and creative processes that have no need of a physical location but rely on the directions and dynamics of the Internet. The result is "anorexic art", which strikes not only the eye but also the brain of the spectator (1).
  • One of the most interesting aspects of the relationship between art and computers is the possibility of producing endless copies of a work. Paradoxically, advanced capitalism produces a kind of socialism. Once models of art have been consumed they are expelled as books, theatre, cinema, journalism etc. - as forms of "trash", although this is not necessarily a negative term (2).
  • 20th Century artists have had a very close relationship with technology. Once the image could be reproduced mechanically an experimental counteroffensive became necessary, using everyday objects up to the point of incorporating elements of cinema, photography and video in aesthetic production. What began in Italy with the Futurists was continued by the New Dada artists and by Pop Art and the installations of the Fluxus group (3).
  • The new media could bring about the "death of art". However, even "virtual reality" is no substitute for the creative process of art: as the name itself it is says, "virtual reality" is a fiction whereas art is a process of formalisation of the creative impulse which begins from concrete materials which the artist models, assembles and unites in order to present a "counterform", different from the chaotic objects which surround us (4).
  • The Internet and other new media can give form to artistic expression but not artistic production. At the moment, the Internet is a kind of fetish which disturbs the imagination of the artist (5).
  • Producing art in an advanced society means adapting to the mentality of the technology which is ever-present in everyday life (6).
  • Technological instruments may be used in artistic creation but the creation is still the fruit of the work of the artist (7).
  • The dematerialisation of the work of art is the major theme of recent years (8).
  • he Internet and CD-Roms will be extremely useful for spreading information about the arts. However, as the idea of a museum as a physical location where you stand in a queue to see and touch a work of art is replaced by a solitary relationship with a computer, there is a danger of creating a ghostly, anorexic relationship with art, which could lead to entropy and, ultimately, to its disappearance (9).
  • The use of technology in artistic creation, now that the avant-guarde has been overtaken, is no longer systematic but increasingly individualised and strictly related to the kind of work in question (10).

homepage

lezioni


digital library

authorities
subjects
biblioteca digitale

autori

cerca

aiuto

INTERVIEW:

Domanda 1
Quali trasformazioni porta la telematica nell'arte?

Risposta
La telematica ha, in qualche modo, introdotto delle conseguenze riguardanti non soltanto il quotidiano, la comunicazione, l'informazione, ma finanche lo sviluppo della storia dell'arte contemporanea. Ha creato quella che io vorrei chiamare "l'anoressia dell'arte"; un fenomeno di smaterializzazione del prodotto, un passaggio sempre più accentuato dall'oggetto al concetto. Che cosa significa anoressia? Significa proprio quel processo (riprendendo un termine che, come sappiamo, riguarda una certa tentazione dell'ultima generazione al dimagrimento costante), quella tentazione verso la scomparsa, verso l'assottigliamento, non solo del corpo, ma direi del corpo dell'arte e quindi anche della forma artistica. Attraverso la telematica, attraverso il computer, l'arte digitale, noi possiamo produrre immagini, segni, segnali, forme e processi creativi che non hanno bisogno del luogo fisico, ma si affidano ad un tragitto e alle dinamiche dell'Internet, ad una comunicazione, appunto, telematica. Naturalmente, l'anoressia dell'arte sviluppa una potenzialità enorme per artisti giovani e meno giovani, sono permessi collegamenti tra luoghi lontanissimi, quindi ciò significa riduzione delle distanze geografiche, accelerazione del tempo. Nello stesso tempo introducono una virtualità estetica che prima l'arte non conosceva. L'arte anoressica è, in qualche modo, il frutto non negativo (al contrario di quella che è la malattia che sembra segnare il desiderio dell'uomo o della donna di avvicinarsi allo standard delle modelle sempre più bisessuali, sempre più legate ad un'idea androgina come identità) perché sviluppa segnali e forme estetiche che colpiscono non solo l'occhio, ma il cervello dello spettatore. E' un'arte che si insinua nella casa, negli spazi della contemplazione, è un'arte che sostanzialmente, però, produce anche una conseguenza positiva: scardina la cornice obbligata del museo o della galleria, i luoghi deputati dove normalmente l'arte può essere contemplata, e la degustazione, in qualche modo come a tavola, può avvenire in ogni spazio domestico, in ogni camera della nostra abitazione, nei luoghi più inusitati. Ecco, dunque, che l'anoressia dell'arte attraverso la telematica non è una contrazione, una riduzione, un assottigliamento del corpo, ma, anzi, paradossalmente, attraverso l'assottigliamento ottiene il massimo della dilatazione, di penetrazione capillare che la forma dell'arte può realizzare uscendo dal luogo di propulsione, laddove l'artista ha mosso la propria mano elettronica arrivando nei luoghi più disparati di tutto il mondo. La tecnologia, in questo senso, diviene una sorta di sostanza estetica che con i suoi vapori e le sue atmosfere può produrre effetti positivi e quindi è una sorta di declinazione ecologica della fantasia che, invece di danneggiare, migliorerà sicuramente il mondo.

Back

Domanda 2
Potrebbe darci una definizione di ciò che viene chiamato trash?

Risposta
Un grande artista americano, Andy Warhol, star della Pop Art, ma anche artefice dell'introduzione in Italia del termine trash, spazzatura, titolo di un suo film, una volta ha affermato: "se avessi avuto più forza sarei rimasto in casa a fare le pulizie"; ovvero l'artista, in fondo, non riesce a frenare la propria vanità, il proprio narcisismo e si catapulta fuori dal proprio spazio domestico. Incontra un mondo dominato dallo standard, dal multiplo, dal grattacielo sempre uguale a se stesso, da una società di massa. Questa massificazione è il prodotto di che cosa? Dello sviluppo tecnologico, e anche della telematica, quindi il trash è un fenomeno di modelli alti applicati da personaggi che tendono, in qualche modo, ad assomigliare a questi modelli senza avere una grande vocazione personale verso ciò che vanno a produrre. Si manifesta, dunque, una sorta di imitazione senza pagare il copyright, quello che io vorrei chiamare il "sosialismo reale". Paradossalmente, il capitalismo nella sua fase più avanzata, nel suo sviluppo tecnologico più esasperato, produce "sosialismo reale", il bisogno del sosia , la copia moltiplicata, la fotocopia del comportamento; atteggiamenti ripetitivi che trovano, in qualche modo, conferma attraverso l'applicazione di modelli a cui l'uomo-massa cerca di rassomigliare. Potremmo fare anche degli esempi in questa direzione; per esempio, Zeffirelli è trash rispetto a Luchino Visconti, Vittorio Sgarbi è trash rispetto a Marianini, i fratelli Vanzina rispetto a Dino Risi, Vittorio Feltri rispetto a Leo Longanesi, o Gervaso rispetto a Pitti Grilli, Elio e le Storie Tese rispetto a Freak Antoni, la Tamaro rispetto a Liala.
Dunque, il trash non è fenomeno di per sé disprezzabile, il termine spazzatura è un termine, naturalmente, forzato, che vuol dire sostanzialmente ciò che resta dopo il consumo. Ed allora abbiamo una società di massa in cui i sosia, i portatori di "sosialismo reale", dopo aver consumato i modelli alti, in qualche modo, espellono da sé ammirazione verso questi modelli producendo scorie, producendo forme, libri, parole, musiche, letteratura, teatro, cinema, giornalismo, e, sostanzialmente, si tratta solo dell'applicazione di modelli alti, di un'applicazione che viaggia senza copyright, il che vuol dire senza un'avventura personale, ma sull'onda della moltiplicazione e della ripetizione.

Back

Domanda 3
Una domanda di carattere retrospettivo: qual è stato il rapporto tra tecnologia e arte nel '900? Alcuni critici sostengono che l'avanguardia non si spiega se non in relazione al fatto che la tecnologia ha modificato il nostro modo di vivere.

Risposta
Diciamo che tutta l'arte contemporanea, dalla metà dell'800 in avanti, è conseguente al forte sviluppo della tecnica; l'artista si rende conto che attraverso la tecnica è possibile la riproduzione meccanica dell'immagine, che all'occhio fisiologico si sostituisce l'occhio meccanico della fotografia, poi del cinema e poi della televisione. Dunque corre ai ripari e sviluppa una controffensiva sperimentale utilizzando i materiali che non sono più quelli canonici che portano all'adozione dell'oggetto quotidiano, della scultura, dell'elemento tecnologico, fino all'uso che interiorizza cinema, fotografie e video nella produzione estetica. Perciò, evidentemente, c'è un forte legame tra il concetto di avanguardia e tecnologie, in questo manipolo di artisti che anticipa il grosso della produzione creativa della massa di artisti, che sente il bisogno di sperimentare per sensibilità un rapporto più adeguato, capace di agganciare una società di massa che vive una vita accelerata sotto i colpi ed il ritmo della macchina. Il futurismo è un movimento che nasce in Italia per merito di Marinetti, Balla, Boccioni, Severini, De Pero; sono artisti che sostanzialmente sostengono il primato della tecnica e dello sviluppo tecnologico per una vita migliore. C'è la famosa dichiarazione di Marinetti che dice che è più bella una macchina in corsa della Nike di Samotracia, ovvero è più bella la forma di una macchina che si muove nello spazio di una forma archeologica di una grande scultura greca. Quindi, il futurismo è quel primo movimento che esalta il futuro conseguente allo sviluppo della tecnica. Anche il dadaismo, il surrealismo, l'automatismo psichico, ovvero tecniche che introducono il movimento meccanico del gesto, della mano, del braccio, del corpo, che ricordano il movimento ripetitivo della macchina. Nel dopoguerra abbiamo artisti legati al New Dada ed alla Pop Art, specialmente che utilizzano immagini frutto della riproduzione meccanica prodotta dai mass-media; cinema, televisione, fotografia, vengono adottate come standard nell'opera di Andy Warhol, Liechtenstein per il fumetto; dunque, tutte immagini riprodotte in cui, nell'installazione, appaiono elementi in movimento; pensiamo anche ad artisti come il Gruppo Fluxus, pensiamo a Tingeli che crea delle macchine con pezzi scoordinati di altri macchinari, assemblati insieme, che producono un movimento strambo, fantastico, non produttivo, solamente estetico. Ecco l'emancipazione della macchina che si sottrae all'uso, all'impiego, al suo essere strumentale e si emancipa fino ad un protagonismo producente e produttivo di un movimento a sé, inutile, e quindi per il piacere dell'occhio e del coinvolgimento del pubblico. Direi che tutta l'arte contemporanea vive sotto questo rapporto ed anche la telematica, la computerizzazione, l'elettronica, la televisione, sono state, in qualche modo, già prese e assunte nell'ansia sperimentale degli artisti di oggi per vedere che cosa può sviluppare l'arte a partire da questi spunti e da questi stimoli, sempre con l'intento di emancipare la tecnica e destinarla ad un uso di immagini capace di ingrandire il deterrente iconografico dell'antropologia dell'uomo.

Back

Domanda 4
Dunque il processo di sviluppo della storia dell'arte è stato una costante risposta all'avanzamento dei media nel territorio della comunicazione?

Risposta
Questa è una domanda che corrisponde ad un quesito che già si pose Hegel a suo tempo, e mi scuso della citazione: la morte dell'arte; l'arte che si trasforma, assume le vesti della filosofia o dell'investigazione astratta sotto l'incalzare della trasformazione della tecnica e quindi della vita moderna. In effetti è un problema che bisogna porsi, ma io credo che anche la realtà virtuale, conseguendo allo sviluppo della telematica, non potrà sostituire quello che è il processo di formazione dell'arte. Perché la realtà virtuale, lo dice la parola stessa, è una finzione, è una protesi di una fantasia che perde di corporeità. L'arte, invece, non è realtà virtuale, è una controrealtà, è un processo di formalizzazione di un impulso creativo a partire da materiali concreti che l'artista assume, modella, assembla e unisce per poi presentarci una controforma, un modo diverso di apparire delle cose che ci circondano caoticamente, questa volta riordinate secondo un sistema costruttivo che contrappone ordine al disordine del mondo.

Back

Domanda 5
Dunque ritiene che la multimedialità, la telematica, Internet specialmente, possano dare luogo a forme di espressione estetica diversa?

Risposta
Diciamo che Internet ed i nuovi media possono dare forme di espressione estetica finanche involontaria, direi quasi una riproduzione dell'arte attraverso un uso estemporaneo di questi mezzi, ma non ad una produzione artistica. La produzione artistica è l'effetto di un'intenzionalità di chi partecipa a quest'idea di formalizzare un impulso creativo ed utilizza i materiali e le tecniche come protesi e non come fine. Io ho un po' l'impressione che per il momento Internet sia come un feticcio che inquieta la fantasia dell'artista. Ma la rete ancora non è stata portata, con altri materiali e tecniche, ad una tranquilla strumentazione; le nuove tecnologie sono ancora, evidentemente, dei mezzi che sfuggono di mano e che quindi necessitano una decantazione.

Back

Domanda 6
Una riflessione che viene in mente guardando questo tipo di esperienze è che nell'uso del computer (per esempio nella computer grafica, cioè nella creazione delle immagini artistiche) la macchina assume parte del processo creativo. In questo caso l'artista che ruolo ha nella realizzazione dell'opera?

Risposta
Io credo che l'arte (quando parlo di arte parlo di quell'attività creativa che riguarda i livelli alti) scavalchi il presente e cavalchi il futuro. In questo senso ciò che produce oggi la telematica, ovvero una realizzazione a partire da un concetto, da un'idea, da un progetto, è ciò che gli artisti cosiddetti concettuali avevano già negli anni '60 indicato; ricordo di mostre fatte per telefono collegate con i musei, ricordo di opere di Boetti realizzate da operai che vivevano in Afganistan e partivano da un luogo visivo che lui presentava; ma potrei parlarvi, oltre che dell'Art and Language, di opere che hanno avuto bisogno della collaborazione di molti altri soggetti al di fuori dell'artista che progetta inizialmente l'immagine, il segno, il messaggio. L'arte contemporanea in questo senso è d'avanguardia, in quanto ha anticipato, nella mentalità comune, la considerazione che produrre arte in una società avanzata significhi adeguarsi alla mentalità della tecnica che ci assiste ogni giorno nel nostro vivere.

Back

Domanda 7
In questo tipo di deduzione, a questo punto, c'è da chiedersi chi sia il responsabile dell'oggetto estetico. Ovvero, se la macchina contribuisce alla creazione nel processo, paradossalmente potrebbe diventare autonoma creatrice di immagini che hanno valenza estetica?

Risposta
Fino a quando non si dimostrerà che la macchina può ribellarsi all'uomo e fino a quando noi non scopriremo una cultura di macchine che di notte si mettono d'accordo, si collegano fra di loro, contraddicendo quelli che sono gli input diurni di chi le usa, dobbiamo dire che la responsabilità è sempre di chi progetta. Questo vale anche per chi progetta i grattacieli, per Mies van der Rohe che progetta la National Gallery di Berlino, per Philip Johnson che progetta il suo grande grattacielo a New York; non a caso, quando sappiamo che il grattacielo sfolgora nella sua forma il nome o il referente, quello del suo progettista, quando crolla ne è responsabile non l'operaio, ma come sappiamo bene, chi lo ha progettato. Nel bene o nel male, l'importante è il progetto, è colui che inventa l'idea. E nella mentalità della civiltà occidentale, il concetto precede l'oggetto; ma questo è un secolo che tende a spostarsi dall'oggetto al concetto.

Back

Domanda 8
Dunque, ritiene che queste forme di esperienza comunque diano luogo ad una nuova estetica?

Risposta
Sicuramente tutto questo incide ed inciderà progressivamente, noi lo vediamo anche per quanto riguarda il discorso di quello che chiamo "l'anoressia dell'arte", la smaterializzazione. Ci sono già delle mostre in corso su questo tema, pensiamo all'ultima biennale, la XXIII edizione della biennale di San Paolo a cui ho collaborato curando la parte sull'Europa occidentale, che portava come tema la dematerializzazione dell'arte. Questo riguarda anche il problema del corpo dell'arte in quanto oggetto, forma, quadro, scultura, che tendono sempre più ad assottigliarsi in quanto, in realtà, la telematica ci permette una trasmissione del linguaggio dell'arte in maniera più veloce e rapida; più è smaterializzato il contesto, più il viaggio è rapido ed arriva a destinazione. Il concetto di arte si trasformerà, ma le difficoltà per farla rimarranno inalterate. In realtà, come sappiamo, le piramidi che troviamo in Egitto sono belle come i grattacieli che troviamo a New York; i tempi sono passati, ma le forme definitive sono quelle che resistono alla distruzione del tempo.

Back

Domanda 9
Quale funzione positiva o negativa potranno avere i nuovi media - mi riferisco ai CD ROM ed Internet - nella diffusione e nella divulgazione dell'arte?

Risposta
Senza dubbio, la telematica al servizio dell'informazione è utilissima; direi che da Gutenberg in avanti, dalla scoperta della stampa ad oggi, c'è stata una diffusione culturale che ha alfabetizzato la gran parte dell'umanità sottraendo la cultura al chiuso della corte, all'arbitrio di pochi, al silenzio del monastero, una cultura che è quindi arrivata fino al rumore delle piazze diffondendosi in maniera capillare. La telematica può portarla di nuovo al chiuso, ma al chiuso di tutte le case, in una società di massa in cui, poi, è possibile interagire, collegarsi, contattarsi. Trovo che tutto questo, in sé, sia positivo e non può essere limitato, normalizzato se non dalla consuetudine e dalla civiltà che dovrebbero accompagnare i contatti e la diffusione culturale. Sicuramente, la virtualità assicurata dal mezzo può anche dilatare e capovolgere il concetto di museo fino adesso referente di un luogo fisico, di un contenitore materiale in cui si depositavano le tracce ed i capolavori dell'arte e che comportava il bisogno di un trasferimento, di un viaggio, come andare a Lourdes: vedere la Madonna significava andare a toccare la qualità dell'opera mettendosi in fila nei musei. Ora questa fila viene superata, ribaltata nella solitudine del rapporto col computer da parte di un qualsiasi soggetto che con un uso digitale può portare dentro casa propria questo museo virtuale. Se da una parte, quindi, arriva l'informazione, nasce un problema; senza dubbio la contemplazione è dimezzata, è come se l'opera perdesse un concetto globale ed assumesse solo le vesti del fantasma. E' come quei matrimoni dell'emigrante in Australia che si sposava con la fotografia della fidanzata che veniva dall'Italia, si sposava prima ancora di incontrarla (matrimoni per procura), prima di vedere e di toccare il corpo della propria fidanzata. Tutto questo creerebbe, in qualche modo, anche un rapporto un po' perverso: accontentarsi di ciò che l'occhio vede, percepisce e sospetta, invece del corpo a corpo, del contatto, della frontalità che il rapporto dell'arte può dare a chi la contempla. Mi viene in mente un libro straordinario di Bioy Casares che si chiama L'invenzione di Morel, che narra di un fuggiasco inseguito dalla polizia, vive in un'isola, si nasconde nei cespugli di un palazzo, comincia a sospettare della vita che ha intorno e a guardare di nascosto ciò che avviene davanti al cespuglio: la vita in un palazzo fatta di climi notturni e diurni, di feste, di baci, di abbracci, di urla, e ogni volta il fuggiasco si avvicina sempre più al palazzo, assiste a delle scene e a un certo punto si accorge improvvisamente che malgrado abbia fatto dei passi pericolosi perché si è avvicinato troppo a queste persone, queste persone non lo percepiscono; eppure lui si sente di carne ed ossa, e man mano, incuriosito, entra nel palazzo e vede che nessuno lo nota, scende nelle cantine e si accorge che la vita soprastante, gli incontri e scontri diurni e notturni del palazzo sono frutto del movimento di una macchina mossa al ritmo delle maree del mare. Quindi, L'invenzione di Morel è un'invenzione di una vita che si prolunga nel tempo dopo la morte dei suoi protagonisti. Ecco: non vorrei che L'invenzione di Morel diventasse il paradigma di un rapporto con l'arte fantasmatico, anoressico e dunque teso verso l'entropia, verso la scomparsa e verso la morte..

Back

Domanda 10
Quali sono le esperienze più vitali nel settore artistico? Rientra in quest'esperienza vitale qualche autore che sta sperimentando la strada della tecnologia?

Risposta
La tecnologia viene impiegata dagli artisti non in maniera sistematica, ma, direi, a seconda delle opere che si trovano a realizzare, sono artisti che usano il video come Bruce Newman; altre volte Newman usa altri materiali più correnti, più statici, meno tecnici, e questo vale per tutti gli artisti. Io direi che oggi non esiste, nella ricerca, un uso sistematico della tecnologia proprio perché è stato smaltito il concetto di avanguardia come sperimentazione di nuove tecniche e di nuovi materiali ed è ripreso un concetto che è quello, più che della sperimentazione, della esperienza creativa, e, direi, frutto proprio (questo posso riconoscerlo e dichiararlo) di ciò che io ho autorizzato con la "transavanguardia": il superamento del darwinismo linguistico, dell'evoluzionismo dell'arte, sperimentazione a tutti i costi, del feticismo, dell'adorazione della tecnologia (fotografia, video, cinema) che negli anni '70 aveva creato una sorta di accademia del concettuale. Una ripresa dunque del corpo dell'arte, una risposta anche alla telematica, ma non pateticamente antagonista, quanto controrealtà capace di ritotalizzare l'esperienza creativa in un oggetto che ingloba, oltre che l'idea anche la materia, oltre che l'immagine anche l'eros plastico delle forme e dei materiali.

Back

back to the top