INTERVIEW:
Domanda 1
Potrebbe fare un breve cenno sulla storia dei satelliti?
Risposta
Il satellite nasce dall'esigenza della conquista dello spazio. In particolare i primi
satelliti furono quelli della fine degli anni Cinquanta, anni in cui i Sovietici erano
più avanti degli Americani. Questi ultimi, in qualche modo colpiti da alcuni successi
sovietici, stanziarono delle grandi somme e prese il via il Progetto INTELSAT, ovvero i
primi satelliti intercontinentali. Il trionfo dei satelliti intercontinentali fu il primo
esperimento di Mondo Visione. Questi satelliti intercontinentali erano posti, così come
adesso, sui grandi oceani; tra loro, a 120°, realizzavano la copertura dell'emisfero
boreale, dal momento che l'emisfero australe era considerato meno importante, in quanto
con poche terre emerse.
Domanda 2
Quali sono le posizioni orbitali attuali?
Risposta
Tutti i satelliti geostazionari sono posti nella "fascia di Clarke", quindi a
trentaseimila chilometri dalla superficie terrestre e all'altezza dell'Equatore: in altre
parole, le posizioni orbitali si individuano segmentando i 360° della corona circolare
della "fascia di Clarke". Va detto che in passato le unità internazionali
consideravano posizioni utili quelle ogni tre gradi l'una dall'altra. Adesso si sta
arrivando a considerare la possibilità di due gradi l'una dall'altra. Quindi esistono 180
posizioni orbitali, alcune delle quali sono di riferimento per un territorio: per esempio,
sui 13° Est, attualmente, è posizionata la flotta EUTELSAT, quindi il territorio
europeo, e quello italiano in particolare, fa riferimento a questa posizione orbitale,
ossia questo è il punto sul quale vengono puntate le parabole.
Domanda 3
Che cos'è esattamente un satellite geostazionario?
Risposta
Un satellite geostazionario è un oggetto avente una massa che può arrivare a pesare
duemila chilogrammi, quindi dobbiamo immaginare una specie di furgoncino che viene portato
a quattrocento chilometri d'altezza dal suolo da un razzo lanciatore, che lo lascia a se
stesso. Il satellite è dotato di un proprio motore, grazie al quale, con un paio di
carambole attorno al pianeta, si colloca nella "fascia di Clarke". La
caratteristica principale di questa fascia è, innanzi tutto, la distanza dal suolo,
trentaseimila chilometri. In tale posizione la forza di attrazione e di repulsione della
Terra praticamente si annulla. Quindi, posizionando un oggetto in questa fascia, a
trentaseimila chilometri di distanza dall'Equatore, l'oggetto tende a non allontanarsi né
a essere attratto dalla massa terrestre. Se poi questo oggetto viene dotato di una
velocità tale per cui resta sempre in asse rispetto a un punto della Terra, allora tale
oggetto - nel nostro caso un satellite per telecomunicazioni- diventa geostazionario o
geosincronico, cioè si muove ed è sempre visionabile dallo stesso punto a terra o
comunque da un territorio. Curiosamente questa fascia, detta appunto "fascia di
Clarke", si chiama così perché in un romanzo di fantascienza scritto intorno agli
inizi degli anni Settanta, Arthur C. Clarke, noto per essere lo sceneggiatore di
"2001 Odissea nello spazio", formulò l'ipotesi dell'esistenza di una fascia del
genere. In quel periodo gli scienziati non avevano ipotizzato questa eventualità: ciò
avvenne soltanto dopo la pubblicazione della novella e, in effetti, conclusero che Clarke
aveva ragione: si poterono realizzare oggetti orbitanti geostazionari, e quindi satelliti
geostazionari.
Domanda 4
Cosa può dirci dei satelliti europei e di quelli extraeuropei?
Risposta
In ogni polo orbitale vengono posizionati diversi satelliti, fino a costituire delle
flotte: le famiglie europee sono una dozzina, ma le famiglie più importanti sono due. Una
è la famiglia EUTELSAT, posizionata tra i 7° e i 16° Est con una dominante sui 13°
Est; l'altra è la famiglia ASTRA. La famiglia EUTELSAT è gestita dall' EUTELSAT,
un'Associazione intergovernativa della quale fanno parte adesso anche soggetti privati. In
particolare il polo EUTELSAT è il polo di riferimento del territorio italiano, in quanto
sul prossimo "Hot Bird 2", che verrà lanciato in autunno, sarà messo in orbita
un satellite specificamente studiato per trasmissione di televisione digitale. Con esso ci
saranno sette "transponder" in grado di ripetere trasmissioni in italiano sul
territorio italiano, per un minimo di ventotto ed un massimo di cinquantasei canali.
Domanda 5
Cos'è un sistema di ricezione "out-door"?
Risposta
Si intende per "out-door" tutto quello che è fuori dalla porta. Il sistema di
ricezione si compone innanzi tutto di un'antenna paraboloide. Le antenne paraboloidi sono
di varie dimensioni, a seconda della posizione del punto di ricezione nel bacino d'utenza.
Cioè, ogni bacino d'utenza ha una posizione centrale, ovviamente, e un'area centrale. In
quest'area il diametro dei paraboloidi, il diametro richiesto, è il minore. Quindi si
parte da cinquanta centimetri al centro del bacino d'utenza fino a giungere ad ottanta
centimetri. In passato si avevano antenne che arrivavano a un metro e venti, un metro e
cinquanta. Per esempio, se per ricevere EUTELSAT, al centro del bacino d'utenza servono
sessanta centimetri, in aree periferiche come la Tunisia o l'Egitto o il nord della
Norvegia, il diametro dei paraboloidi è un po' più grande. L'antenna è il primo
elemento del sistema di ricezione "out-door". Dall'antenna parte un lungo cavo
che arriva all'interno della casa, dove comincia il segmento "in-door" del
sistema ricettivo. Va aggiunto il fatto che le antenne possono essere di molti tipi, non
solo per le caratteristiche delle dimensioni, ma anche per quelle di ricezione. Possono
essere "mono feed", cioè orientabili su un solo polo, quindi prendere una sola
posizione orbitale, essere alimentate da un solo polo; oppure possono essere "dual
feed", cioè alimentate da due poli, con un doppio bulbo, risolvendo, in molti casi,
il problema della ricezione sia dai 13° Est, via EUTELSAT, che dai 19° di ASTRA. Infine
possono essere molti "feed", però in questo caso si parla di antenne di tipo
condominiale, cioè grandi antenne che dovrebbero essere installate sui tetti dei palazzi,
in modo da poter alimentare interi condomini e da poter anche ricevere molte posizioni
orbitali. L'altro modo per poter ricevere molte posizioni orbitali è quello di avere
antenne motorizzate. Però le antenne motorizzate sono utilizzabili da un solo individuo
che, ovviamente, scegliendo la posizione orbitale, poi fa sì che il segnale in arrivo sia
solo uno. Nel caso invece delle "multi feed" in realtà il paraboloide ha molti
bulbi, molti punti di ricezione, e quindi riceve contemporaneamente i satelliti di tutto
l'arco di cielo rispetto al quale è posizionato.
Domanda 6
Che cosa consiglia a chi deve comperare una parabola?
Risposta
Innanzi tutto deve avere un fornitore di fiducia, oppure deve documentarsi. Esistono delle
pubblicazioni specializzate, legate anche all'evoluzione tecnologica, che in questo
settore è molto accelerata. Attualmente per gli Italiani la scelta appare obbligata, per
lo meno per quella maggioranza che vuole vedere la televisione da satellite in italiano o,
addirittura, per chi desidera vedere il calcio. Dal momento che il calcio oramai è stato
acquistato da TELE PIU', il cui satellite di riferimento è a 13° Est, la scelta
dominante sarà quella di comprare parabole orientabili sui 13° Est. Per quei
telespettatori interessati a trasmissioni in inglese o in tedesco, che sono le lingue
dominanti dell'altro polo europeo, ASTRA, sarà necessario comprare un "dual
feed" per poter vedere sia EUTELSAT che ASTRA. Dal punto di vista normativo, esiste
una legislazione che autorizza l'installazione dei paraboloidi. Non bisogna neanche
richiedere l'autorizzazione al condominio, se non come atto formale. Un aspetto importante
è l'ancoraggio del paraboloide perché, a causa della sua dimensione e della sua
conformazione, raccogliendo il vento diventa come una vela, con il rischio di cadere in
testa ad un passante Dal punto di vista della produzione, infine, esistono delle norme
comunitarie che tendono ad unificare innanzi tutto gli standard di trasmissione,
specialmente nel caso della trasmissione numerica o digitale, in modo tale che su un
territorio, di solito di ampiezza continentale, ci siano, più o meno, le stesse norme, in
modo che tutti i cittadini di quel territorio possano uniformarsi a delle scelte comuni.
Domanda 7
La digitalizzazione di massa presenta dei problemi sociali?
Risposta
Bisogna subito stabilire che, in effetti, la digitalizzazione è la possibilità di
trasformare i segnali analogici, così definiti in quanto producibili e riproducibili in
modo analogo alla realtà, cioè immagini, segnali audio e segnali alfa numerici, in
sequenze di numeri - nel caso specifico di zero e di uno - e quindi passare dalla
rappresentazione analogica alla rappresentazione digitale. Questa sequenza di zero e di
uno è importante perché potrebbe costituire, secondo molti autorevoli pensatori, un
passaggio epocale nell'economia dei media. Parlando per metafore, è la stessa differenza
che c'è tra l'andare a prendere l'acqua alla fontana, laddove la fontana era il
televisore di casa o il videoregistratore o il cinema, e avere un impianto idraulico che
si apre, si chiude e si paga il consumo, laddove il flusso d'acqua è paragonabile al
flusso dei "bit". Allora la quantità di "bit" modificherà le
strategie dei produttori, e quindi andrà a modificare la distribuzione del segnale nelle
case e modificherà tutto il mercato. Affinché questa digitalizzazione di massa possa
diventare tale, non si potrà prescindere dai satelliti: i satelliti, infatti, sono in
grado di portare la "larga banda". Per "larga banda" in questo caso si
intende una quantità enorme di "bit", milioni di "bit" che nei cavi
attuali non si possono portare. Quindi il ruolo dei satelliti in questa digitalizzazione,
in quest'avvento della società digitale è molto importante.
Domanda 8
Ci sono rischi di pirateria in questo settore?
Risposta
Sì, ci sono rischi di pirateria, come in qualsiasi attività umana. Un conto è difendere
dei beni atomici e un altro conto è difendere dei beni virtuali. Il trasferimento di
immagini e il possesso, la facoltà di distribuire queste immagini, e quindi di
commercializzarle, è legata al possesso dei diritti, al concetto di
"copyright". Però nel caso di trasmissioni digitali, l'accesso a questo flusso
ufficialmente è possibile solamente se si possiede quel "decoder", se in quel
"decoder" ci sono quelle "slot" nelle quali infilare quelle
"card", e tutto questo processo è autorizzato per poter prelevare dal flusso di
"bit" quello che interessa. Nel momento in cui questo flusso di "bit"
diventerà di massa, sarà accessibile anche ad una serie di persone che troveranno i modi
per prelevare pezzi di questo flusso di "bit" senza dover pagare i proprietari
dei diritti di "copyright". Questo, a mio avviso, è molto pericoloso: da un
lato si infrange una regola civile, ossia quella di rispettare il possesso dei diritti;
dall'altro, tuttavia, facendo pagare il flusso di "bit" si segmenta la società
in classi di informazioni. Oggi si parla spesso di "information power"; accanto
ad essa, tuttavia, esiste anche la cosiddetta "information rich", cioè coloro i
quali possono pagare ufficialmente l'accesso all'afflusso dei "bit". Così
facendo, si andrà a costituire la classe degli "information rich", mentre tutti
gli altri saranno nell'impossibilità di pagare e saranno tentati dall'attuare delle
azioni di pirateria. Se questo dovesse verificarsi all'interno di molti gruppi sociali e
con dei numeri rilevanti, si verrebbe a creare una fascia sociale in cui, fra l'altro, i
pirati prelevano gratis delle immagini che non potrebbero avere accedendo in una fascia di
nessuno, cioè in quella zona per cui poi si perdono i diritti e i doveri. In altre
parole, tutta la rappresentanza dei telespettatori del futuro, rischia di spaccarsi, nel
senso che la rappresentanza di quelli che pagano sarà efficace e potrà manifestarsi in
modo trasparente, mentre i pirati dovranno essere per forza muti, e quindi non potranno
mai manifestare dissensi.
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