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A gennaio in Brasile primo meeting internazionale
Nasce in Internet il 'contro' Forum economico mondiale
Ad ogni vertice delle istituzioni internazionali, migliaia di persone in piazza e sul web per confutare la politica economica dei paesi ricchi

di Eleonora Giordani


Annunciato in Rete il primo appuntamento internazionale di discussione contro la globalizzazione dei mercati. Si chiama World Social Forum (Wsf), Forum sociale mondiale. Nato sotto l'impulso di varie organizzazioni brasiliane della società civile, il Wsf sta chiamando a raccolta il "popolo di Seattle" per un summit che si terrà dal 25 al 30 gennaio 2001 a Porto Alegre (Brasile). Proprio negli stessi giorni si svolgerà a Davos, in Svizzera, il Forum economico mondiale. Finanziato da più di 1000 imprese multinazionali il Forum economico mondiale dal 1971 svolge un ruolo strategico nella formulazione del pensiero di quanti applicano le politiche neoliberali nel mondo intero. Nelle intenzioni dei promotori, il Wsf si svolgerà ogni anno contemporaneamente alla riunione di Davos.

Il Forum sociale mondiale, è l'ultima di una serie di iniziative che hanno fatto di Internet lo strumento attraverso il quale comunica e si organizza il cosiddetto "popolo di Seattle". Ovvero quella lega di associazioni ambientaliste e organizzazioni non governative (Ong) per i diritti civili che nel dicembre 1999 mandò in fumo il vertice dell'Organizzazione mondiale per il commercio (Wto) marciando nelle strade di Seattle, mentre nelle riunioni ufficiali i negoziati per la liberalizzazione globale del mercato segnavano una battuta d'arresto. Ai media tradizionali sembrò materializzarsi dal nulla. In realtà già da qualche anno era attivo su Internet un vastissimo circuito di discussione contro il commercio selvaggio e per la difesa dei diritti umani, dell'ambiente, del lavoro. Tra gli animatori della contestazione ha giocato un ruolo di primo piano l'International forum on globalisation. E da allora la protesta non si è spenta. Anzi, la Rete pullula di siti che distribuiscono newsletter ed organizzano gli appuntamenti del movimento. Che si svolgono sottoforma di manifestazioni, festival e contro-seminari in concomitanza con i congressi degli organismi governativi che regolano l'economia internazionale.

E sempre su Internet, e' nato anche Indymedia, il netrwork d'informazione indipendente, con filiali in tutto il mondo, che segue le attività del movimento. La sezione italiana ha visto la luce nel maggio 2000 e sarà presto anche una trasmissione televisiva.

Ogni iniziativa del "popolo di Seattle" è identificata da una sigla che indica il mese e il giorno del suo svolgimento.

Praga s26. Il coordinamento per l'Italia sarà domani e dopodomani a Bologna

Il 26 settembre si prepara una grande giornata di contestazione a Praga. Qui si svolge, dal 15 al 29 settembre, la 55esima riunione annuale del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale. Il prestigioso evento raggrupperà più di 20mila investitori, economisti, manager e giornalisti di tutto il mondo ed ha come obiettivo l'imprimatur alla mondializzazione del commercio internazionale e l'aiuto ai paesi poveri secondo i principi economici del libero scambio. La globalizzazione, sostenuta anche dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo e dall'Organizzazione mondiale per il commercio, dovrebbe contribuire alla riduzione delle disuguaglianze nel mondo. Sarebbero creati posti di lavoro nei paesi industrializzati e si permetterebbe ai paesi in via di sviluppo di migliorare la loro situazione aprendosi al commercio internazionale. Gli economisti e gli intellettuali che animano il "popolo di Seattle" affermano però che questa mondializzazione implica effetti perversi, tra cui proprio la deplorata crescita del divario tra paesi ricchi e paesi poveri. Senza dimenticare i gravi problemi ambientali. Le principali rivendicazioni previste durante S26 riguardano l'abolizione del debito dei paesi in via di sviluppo, il rispetto dell'ambiente, la sospensione dei programmi di adeguamento strutturale del Fmi e, in generale, l'opposizione alla mondializzazione neo-liberale.

La comunicazione internazionale, che permette di riunire e organizzare tutti i gruppi che parteciperanno a S26, è stata coordinata in Rete da Inpeg. Initiative against economic globalisation (Iniziativa contro la globalizzazione economica) è un'associazione internazionale con sede a Praga. Tra le altre Ong promotrici, troviamo Cee bankwatch network, molto attiva in Europa centrale - il suo lavoro consiste soprattutto nel negoziare con istituzioni finanziarie ed investitori privati affinchè siano rispettate le regole nazionali ed internazionali in materia di rispetto dell'ambiente. E Jubilee 2000, movimento creato nel 1996, che si batte per l'annullamento del debito dei paesi in via di sviluppo.

Il coordinamento dei partecipanti italiani si svolgerà domani e dopodomani a Bologna. Informazioni e materiali di discussione si trovano nel sito di Rekombinant. Lavoro cognitivo nella rete, dissoluzione della politica ed emergenza del movimento globale: questi i temi che saranno discussi negli interventi. Tra i partecipanti Paolo Fabbri, docente di semiotica, che parlerà di Ricombinatismo semiotico. Il primo appuntamento è per mercoledì 13 alle 21:00 a via Ranzani 4.

Un settembre caldo: s5, s8 e s11

S5 e S8. Si è svolto a New York il 5 settembre una conferenza organizzata dall'International forum of globalisation per fare un bilancio del movimento un anno dopo Seattle. La linea da seguire sembra essere quella di sostenere e rinforzare le Nazioni Unite rispetto all'Organizzazione mondiale per il commercio. I contestatori hanno progettato di accogliere con una serie di colorate manifestazioni i capi di Stato di 250 paesi che si sono riuniti proprio a New York dall'otto all'undici settembre nel Millennium Summit. Questa grandiosa riunione è stata voluta dall'ONU per fare il punto sul proprio ruolo nel nuovo millennio. Per i rappresentanti dei paesi più poveri poteva essere l'occasione per far sentire la propria voce; ed è questa voce che gli attivisti vogliono amplificare nelle strade. Il sito di riferimento era www.peoplessummit.org. Il nome vuole ricordare ai leader politici di tutto il mondo che le grandi strutture internazionali devono prima di tutto rappresentare le popolazioni, che da loro si aspettano molto. Soprattutto nelle località meno favorite.

S11. L'undici settembre è iniziata a Melbourne (Australia) una nuova sessione del World economic forum. Per tre giorni si incontrano le corporazioni dei paesi industrializzati, per esplorare il rinnovato sviluppo dell'Asia e l'ingresso consapevole della regione nella new economy globale. Il che, secondo il movimento, ha ben altro significato. Le multinazionali "approfittano del declino ambientale della terra e si servono di pratiche di lavoro crudeli. Abbassando gli standard per attirare gli investimenti, hanno ridotto i governi alla compiacenza, trascinandoci tutti in una corsa globale verso il fondo". Per esprimere dissenso dai contenuti del meeting è stata organizzata una settimana di sit-in, musica, conferenze e performance predisposte da molteplici gruppi australiani e neozelandesi. Sul sito di S11 c'erano informazioni sui piani del Wef, le ragioni del disaccordo, i formulari di registrazione, la descrizione delle manifestazioni in programma e indicazioni per il viaggio e il soggiorno a Melbourne.

La protesta che in questi giorni sta provocando sensibili disordini nelle città in cui si è svolta, non ha lasciato indifferenti le istituzioni internazionali prese di mira. Leggiamo nelle cronache che la Banca mondiale ha posto in Rete la bozza del proprio rapporto annuale sullo sviluppo del pianeta, trattando in modo inconsueto il problema della povertà. Per la prima volta, le sue cause vengono individuate non nella mancanza d'istruzione, nutrizione e occupazione, ma nel fatto che i poveri non hanno voce in capitolo, tesi cara al movimento di Seattle. Tesi che era stata accolta da una prima versione del rapporto, redatta dall'economista indiano Ravi Kanbur che parlava esplicitamente di 'empowerement', ovvero della necessità di aumentare la capacità politica dei più emarginati di influenzare istituzioni e norme. Ma la versione definitiva pubblicata ieri, sfuma parecchio questi toni tornando a posizioni più moderate.

Rimanendo in Australia, altre manifestazioni sono previste in occasione delle Olimpiadi di Sidney, che inizieranno il 15 settembre. Il gruppo che coordina le azioni di protesta si chiama Anti-Olympics Alliance. L'intento è quello di contrapporre la retorica universalista dei giochi al razzismo ed alle ingiustizie sociali che ancora sarebbero visibili a Sidney e in Australia