Mercoledì 7 marzo 2001




 

 


Banc@rotta?

Egg, la banca inglese solo Internet che annuncia forti perdite, non è un caso isolato. Ma qual è il futuro dell'Internet banking?

Di Wanda Marra

È già finita l'avventura delle banche virtuali?

A sollevare le questione è il caso di Egg, la pioniera delle banche solo-Internet. La Egg, fondata nel 1998 dalla Prudential, la più importante compagnia di assicurazioni britannica, ha dichiarato qualche giorno fa che le sue perdite sono in crescita. Nonostante abbia aggiunto nuovi servizi, tra i quali le assicurazioni e i mutui, infatti, la Egg nel 2000 ha perso circa 155,3 milioni di sterline, rispetto ai 149,7 milioni del 1999. D'altra parte, questa banca aveva visto il suo valore calare sin da quando era stata quotata in Borsa la scorsa primavera. Quali le ragioni del crack?

Il motivo primo ed evidente appare la difficoltà di rifarsi degli investimenti necessari a lanciarsi nella Rete. L'inflazione dei costi di produzione, infatti, rende estremamente difficile ottenere dei profitti. La Egg per attirare i clienti, nel 2000 ha speso 50,7 milioni di sterline, il doppio rispetto al 1999. Ma anche se i segnali sono negativi, dalla Egg ribadiscono di aver raggiunto i primi obiettivi (i clienti sono saliti da 790.000 a 1 milione e 350.000) e sostengono che i profitti arriveranno entro la fine del 2001.

Allora, è solo questione di tempo? O forse bisogna correggere il tiro?

Il declino delle banche solo Internet è un fenomeno globale ed è accompagnato dalla disillusione da parte delle banche tradizionali che si sono affacciate in Rete. Zebank, la banca online francese finanziata da Bernard Arnault che doveva partire prima dell'estate del 2000, non è stata lanciata che il 13 febbraio. La WingspanBank, la filiale Internet di Bank one, la quarta banca americana, sta attraversando una crisi tale da arrivare a tassare i suoi servizi, mentre secondo voci insistenti, i suoi azionisti stanno pensando alla cessione. Questi, due casi illustri; ma in generale si assiste un po' ovunque al taglio degli investimenti e al rallentamento e al ridimensionamento dei progetti di Internet banking.

Che cosa è successo? Perché la rivoluzione dell'online ha subito una battuta d'arresto così brusca?

Tanto per cominciare, con l'appannamento delle Borse mondiali che dura ormai da un anno, è finita l'euforia legata al trading online, che da una parte aveva portato molte banche tradizionali ad allargare il proprio ventaglio di proposte, conquistando nuovi clienti, dall'altra aveva consentito a molti istituti partiti con il trading ad offrire altri servizi. Inoltre, dopo l'iniziale entusiasmo per l'abbattimento dei costi e l'operatività in tempo reale che le banche online promettevano, sono cominciati a venir fuori i problemi. Tra i limiti delle banche elettroniche emerge l'incapacità di confrontarsi realmente con le necessità dei clienti, prima fra tutti la sicurezza. È difficile convincere un utente che non deve preoccuparsi se qualcuno conosce i dettagli del suo conto, perché non può sfruttarli in nessun modo. Senza contare le problematiche relative alla mancanza di un rapporto umano: quasi tutti preferiscono acquistare i fondi di risparmio, parlando con una persona in carne ed ossa, piuttosto che con un operatore virtuale.

La stessa "convenienza", che doveva essere la grande attrazione dell'Internet banking, si è rivelata un'illusione. Spesso i server si bloccano e le connessioni sono lente, per parlare di presunta comodità. E anche a livello economico, poi, scegliere una banca online, non sembra più un grande affare: spesso queste banche non offrono l'intera gamma dei servizi e i clienti sono costretti a mantenere un conto in una banca tradizionale, con una ovvia diminuzione dei vantaggi economici.

Ma in giro per il mondo, le banche Internet non si danno per vinte e rivedono le proprie strategie, alla ricerca di un modello possibile.

Quello che sembra emergere chiaramente è che l'Internet banking - per funzionare - deve poter offrire al cliente la possibilità di avere dei luoghi fisici, reali, di riferimento. Il banking online sta crescendo, infatti, soprattutto nelle banche tradizionali, che permettono ai clienti di usufruire di alcuni servizi in Rete, a prezzi competitivi con quelli delle banche virtuali.

Una soluzione possibile è certamente la strategia "multicanale", che consiste nella moltiplicazione dei canali fisici e virtuali messi a disposizione della clientela: Internet, il telefono, ma anche le filiali tradizionali e i negozi finanziari, strutture polifunzionali dove è possibile sia ricevere consulenze, sia compiere operazioni utilizzando gli strumenti informatici.

Un esempio di "multicanale" è Bipop Carire, il gruppo italiano del quale fa parte Fineco, che utilizza Internet come mezzo di relazione con i clienti, per alcune transazioni semplici (come comprare azioni e obbligazioni, fare dei versamenti, aver accesso al proprio conto) ma fa dispensare i consigli finanziari da una persona in carne e ossa, presente e disponibile. Un compromesso che sembra funzionare, se si pensa che il gruppo si sta espandendo in Europa, con il controllo della tedesca Entrium, con la prossima acquisizione della spagnola Safei e con il lancio delle sue attività bancarie in Francia, previsto per il 20 marzo.

Egg
Zebank
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Bipop Carire
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