Martedì 27 febbraio 2001




 

 


Impossibile trovare ET?

Seti@home: tre milioni di internauti, due anni di progetto, nessun  segnale alieno. Ma l' esperimento di calcolo distribuito e' riuscito

Di Wanda Marra

Sono passati poco meno di due anni e circa 3 milioni di utenti Internet in 224 Paesi hanno donato i tempi morti dei loro processori al progetto Seti@home, alla ricerca di quegli extraterrestri che per decenni hanno dominato l'immaginario degli uomini moderni, spingendo grandi e bambini a volgere lo sguardo verso l'alto, con l'impressione, a volte con la speranza, spesso col timore di avvistare gli Ufo, navicelle provenienti da un altro mondo, con a bordo esseri diversi da noi, abitanti di altri pianeti.

Ma di nessuna intelligenza extraterrestre si può provare l'esistenza: nessun segnale certo è stato intercettato, da quando, nel maggio '99, la sede di Berkley del Seti (Search for Extra-Terrestrial Intelligence), l'istituto nel quale dal 1984 scienziati e appassionati di ogni parte del globo lavorano al tentativo di individuare, e magari contattare, forme di vita aliena nell'universo, promosse il più grande esperimento collettivo di ricerca di intelligenze extraterrestri, utilizzando computer appartenenti ad utenti privati.

Il progetto Seti@home, grazie a un software (un particolare tipo di salvaschermo) utilizza i tempi morti dei computer su cui gira per analizzare i dati raccolti dal più grande radiotelescopio del mondo, quello portoricano di Arecibo. Il sistema alla base del progetto consiste nell'estrarre una banda di frequenza limitata dal segnale del radiotelescopio, nel campionarla e nel registrare le informazioni su un nastro digitale che viene mandato ad un file server negli Usa. I dati sono poi suddivisi in piccolissimi blocchi e distribuiti via Internet tra tutte le macchine che partecipano all'esperimento.

Anche se non ha raggiunto i risultati per i quali era nato, il Seti@home certamente rappresenta il più eclatante esempio di calcolo distribuito, la realizzazione di un imponente sforzo globale, che consente a chiunque lo desideri di partecipare a una ricerca scientifica di primo piano, senza nessuno sforzo, ma semplicemente mettendo a disposizione il proprio computer. A livello tecnologico qualche risultato si è comunque raggiunto: in meno di due anni i computer del Seti insieme hanno completato più di 570.000 anni di calcoli. I 550.000 volontari attivi raggiungono una potenza pari a due volte quella del più veloce computer del mondo, l'ASCI White, costato 110 milioni e costruito per compiere simulazioni di armi nucleari.

Le ricerche che utilizzano il calcolo distribuito continuano a nascere: tanto per fare un esempio di estrema attualità e di certa rilevanza scientifica, si può ricordare che pochi giorni fa è stato lanciato il Genome@home  dal Dipartimento di Chimica dell'Università di Stanford, un progetto nato per comparare i dati dei geni con le strutture delle proteine, al fine di determinarne la sequenza nel genoma.

Ma il Seti@home non intende darsi per vinto. David Anderson, il direttore del progetto, ha dichiarato che i volontari del Seti hanno già individuato milioni di segnali che potrebbero rivelarsi significative e che quindi autorizzano analisi successive, anche se in realtà in molti casi si tratta di rumori della Terra oppure di segnali fatti dagli uomini. Il progetto, allora, dovrebbe continuare dopo il mese di maggio, data della sua scadenza, servendosi anche di un telescopio australiano.

D'altra parte, molti dei partecipanti sono fedelissimi e perseguono tenacemente quello che ormai è diventato un loro obiettivo, spinti non solo da interesse scientifico, ma soprattutto dalla forza di un sogno. Per la maggior parte si tratta, infatti, di appassionati di astronomia o di fantascienza, convinti che esiste un'altra vita, in un altro spazio, anche se non si può provare, e che - anche se questa ricerca non dovesse dare risultati - ne sarebbe comunque valsa la pena. E in fondo, come è possibile convincere noi stessi di essere soli nell'Universo? E come smettere di cercare, immaginare, desiderare un altrove, che rappresenti un'alternativa possibile al mondo in cui siamo capitati?

Seti
Seti@home
Genome@home

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