Mercoledì 7 Febbraio 2001




 

 


"Arancia meccanica": profezia di un mondo vissuto attraverso lo schermo

A trent'anni dalla sua uscita, il film di Kubrick, che descrive una commistione tra realtà e finzione dal sapore tecnologico, è ancora di grande attualità.

di Wanda Marra

"È curioso come i colori del mondo reale sembrano veri soltanto quando li si vede sullo schermo".

Gli occhi forzatamente aperti, spalancati su uno schermo che proietta scene terribili, è la voce narrante del protagonista Alex a pronunciare questa affermazione all'inizio della sua "rieducazione", un momento cruciale di Arancia meccanica (1971), tratto dal romanzo di Anthony Burgess Un'arancia a orologeria. Film-culto di Stanley Kubrick, questo apologo morale rappresenta in maniera straordinaria e molto cruda la violenza in tutti i suoi possibili risvolti: non solo la violenza criminale, ma anche la violenza del potere.

Film di sconvolgente modernità, Arancia meccanica è ambientato in un futuro prossimo, descritto però come un mondo senza i computer. Ma i personaggi e gli oggetti vengono immediatamente associati, nel nostro immaginario, alle tante icone tecnologiche che oggi ci circondano: il volto del protagonista ripreso in primo piano con lo sguardo fisso e diretto oltre lo spazio dello schermo, che apre il film, ha qualcosa di metallico, di digitale; le tute portate dai Drugs (Draghi) nelle scene di violenza, sorta di divisa tesa a connotare immediatamente non tanto delle persone, quanto delle funzioni, sono squadrate, geometriche.

Alex, appassionato di Beethoven, è il capo di una banda di adolescenti (composta di altri tre Drugs), interessati unicamente alla violenza e allo stupro. Finito in prigione si sottopone al trattamento Lodovico che ha l'obiettivo di condizionarlo alla non violenza. Dopo essere caduto vittima dei suoi ex compagni, ora poliziotti, e del vedovo di una delle sue vittime, diventa un caso nazionale e si trasforma in un eroe, che potrà usare la sua aggressività in maniera funzionale al potere. Questa a grandi linee la trama di un capolavoro passato alla storia per la genialità artistica e per i temi toccati. Si tratta forse del primo film ad aver suscitato un dibattito sulle possibili implicazioni morali di una rappresentazione così esplicita della violenza, sulle potenzialità educative o anche diseducative di un'operazione del genere.

D'altra parte la "rieducazione" è probabilmente il momento centrale di questo film. E non è un caso che avvenga attraverso la visione di film, di scene di pestaggio e di stupro che ripropongono quelle viste nella prima parte di Arancia meccanica, con dei giovani vestiti in tute bianche molto simili a quelle di Alex e dei suoi compagni. Se i colori del mondo reale appaiono veri soltanto quando li si vede sullo schermo, è soltanto lo schermo che ha la capacità di rivelare, di illuminare, di interpretare la realtà. Non solo: di renderla tangibile. Si tratta di una esplicita dichiarazione di poetica, ma anche di una profezia su quello che sta accadendo oggi, con Internet, mondo parallelo con le sue storie e le sue regole, la cui "virtualità" diventa spesso la vera realtà. È un mondo mediato, filtrato dallo schermo di un computer, che in un qualche modo rende possibile una vita costruita grazie a un mezzo elettronico (basti pensare che per partecipare a una chat si fornisce un nome qualsiasi, che definisce un'identità anch'essa inventata appositamente per l'occasione). Come la rieducazione di Alex in realtà non è che un "condizionamento", come la "guarigione" dalla violenza non è che la risposta a uno stimolo meccanico, anche la realtà che passa attraverso lo schermo non è "vera" (ma poi, cosa significa, oggi, "vero"?), quanto artificiale.

In Rete, la commistione tra realtà e finzione è un dato intrinseco che si riflette nella stessa struttura di questo mezzo. La commistione tra realtà e finzione in Arancia meccanica agisce non tanto a livello del significato quanto del significante. Se proviamo a fare un gioco, un parallelo tra questo film per molti versi profetico e l'universo della Rete, vediamo come alcune delle peculiarità di Internet siano caratteristiche strutturali di Arancia meccanica.

In Rete un bombardamento di forme, di suoni, di parole, impossibile da controllare, colpisce l'utente, producendo un effetto di confusione e di straniamento: materiali di altissimo valore culturale e scientifico vanno insieme a materiali artigianali o deliranti o semplicemente banali, immagini raffinatissime, per non dire opere d'arte, si mescolano a pagine più povere, per non dire rozze. Il mutamento continuo di registri, di toni, di argomenti è l'essenza stessa del "navigare". Nel film, lo straniamento, la volontaria confusione vengono ottenuti attraverso il continuo slittamento di registri, la commistione tra i diversi generi, la scomposizione della struttura narrativa in momenti tenuti su un registro di sacralità e in momenti tenuti su un registro picaresco, la volgarizzazione dei materiali della cultura alta da parte di quella di massa. Un ruolo importante gioca la musica: il procedimento della distorsione di significato passa attraverso la distorsione della musica; per esempio, la Nona sinfonia di Beethoven - vero e proprio filo conduttore del film - è stravolta con un sintetizzatore, la sinfonia Guglielmo Tell di Rossini è accelerata nella sequenza - altrettanto accelerata - dell'orgia di Alex con le due ragazze del Chelsea Drugstore.

Arancia meccanica appare un film profetico per la capacità di cogliere e rappresentare mondi possibili, non tanto negli avvenimenti e negli scenari, quanto nella percezione della realtà.

Per approfondire l'argomento: - 
Paolo Mereghetti, Dizionario dei film 2000, Baldini & Castoldi, Milano 1999.
Stanley Kubrick, a cura di Gian Piero Brunetta, Marsilio, Venezia 1999.

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