"Arancia meccanica": profezia di un mondo vissuto
attraverso lo schermo
A trent'anni dalla sua uscita, il film di Kubrick,
che descrive una commistione tra realtà e finzione dal sapore
tecnologico, è ancora di grande attualità.
di Wanda Marra
"È
curioso come i colori del mondo reale sembrano veri soltanto quando li
si vede sullo schermo".
Gli occhi forzatamente aperti, spalancati su uno schermo che proietta
scene terribili, è la voce narrante del protagonista Alex a pronunciare
questa affermazione all'inizio della sua "rieducazione", un
momento cruciale di Arancia meccanica (1971), tratto dal romanzo di
Anthony Burgess Un'arancia a orologeria. Film-culto di Stanley Kubrick,
questo apologo morale rappresenta in maniera straordinaria e molto cruda
la violenza in tutti i suoi possibili risvolti: non solo la violenza
criminale, ma anche la violenza del potere.
Film di sconvolgente modernità, Arancia meccanica è ambientato in
un futuro prossimo, descritto però come un mondo senza i computer. Ma i
personaggi e gli oggetti vengono immediatamente associati, nel nostro
immaginario, alle tante icone tecnologiche che oggi ci circondano: il
volto del protagonista ripreso in primo piano con lo sguardo fisso e
diretto oltre lo spazio dello schermo, che apre il film, ha qualcosa di
metallico, di digitale; le tute portate dai Drugs (Draghi) nelle scene
di violenza, sorta di divisa tesa a connotare immediatamente non tanto
delle persone, quanto delle funzioni, sono squadrate, geometriche.
Alex, appassionato di Beethoven, è il capo di una banda di
adolescenti (composta di altri tre Drugs), interessati unicamente alla
violenza e allo stupro. Finito in prigione si sottopone al trattamento
Lodovico che ha l'obiettivo di condizionarlo alla non violenza. Dopo
essere caduto vittima dei suoi ex compagni, ora poliziotti, e del vedovo
di una delle sue vittime, diventa un caso nazionale e si trasforma in un
eroe, che potrà usare la sua aggressività in maniera funzionale al
potere. Questa a grandi linee la trama di un capolavoro passato alla
storia per la genialità artistica e per i temi toccati. Si tratta forse
del primo film ad aver suscitato un dibattito sulle possibili
implicazioni morali di una rappresentazione così esplicita della
violenza, sulle potenzialità educative o anche diseducative di
un'operazione del genere.
D'altra parte la "rieducazione" è probabilmente il momento
centrale di questo film. E non è un caso che avvenga attraverso la
visione di film, di scene di pestaggio e di stupro che ripropongono
quelle viste nella prima parte di Arancia meccanica, con dei giovani
vestiti in tute bianche molto simili a quelle di Alex e dei suoi
compagni. Se i colori del mondo reale appaiono veri soltanto quando li
si vede sullo schermo, è soltanto lo schermo che ha la capacità di
rivelare, di illuminare, di interpretare la realtà. Non solo: di
renderla tangibile. Si tratta di una esplicita dichiarazione di poetica,
ma anche di una profezia su quello che sta accadendo oggi, con Internet,
mondo parallelo con le sue storie e le sue regole, la cui
"virtualità" diventa spesso la vera realtà. È un mondo
mediato, filtrato dallo schermo di un computer, che in un qualche modo
rende possibile una vita costruita grazie a un mezzo elettronico (basti
pensare che per partecipare a una chat si fornisce un nome qualsiasi,
che definisce un'identità anch'essa inventata appositamente per
l'occasione). Come la rieducazione di Alex in realtà non è che un
"condizionamento", come la "guarigione" dalla
violenza non è che la risposta a uno stimolo meccanico, anche la
realtà che passa attraverso lo schermo non è "vera" (ma poi,
cosa significa, oggi, "vero"?), quanto artificiale.
In Rete, la commistione tra realtà e finzione è un dato intrinseco
che si riflette nella stessa struttura di questo mezzo. La commistione
tra realtà e finzione in Arancia meccanica agisce non tanto a livello
del significato quanto del significante. Se proviamo a fare un gioco, un
parallelo tra questo film per molti versi profetico e l'universo della
Rete, vediamo come alcune delle peculiarità di Internet siano
caratteristiche strutturali di Arancia meccanica.
In Rete un bombardamento di forme, di suoni, di parole, impossibile
da controllare, colpisce l'utente, producendo un effetto di confusione e
di straniamento: materiali di altissimo valore culturale e scientifico
vanno insieme a materiali artigianali o deliranti o semplicemente
banali, immagini raffinatissime, per non dire opere d'arte, si mescolano
a pagine più povere, per non dire rozze. Il mutamento continuo di
registri, di toni, di argomenti è l'essenza stessa del
"navigare". Nel film, lo straniamento, la volontaria
confusione vengono ottenuti attraverso il continuo slittamento di
registri, la commistione tra i diversi generi, la scomposizione della
struttura narrativa in momenti tenuti su un registro di sacralità e in
momenti tenuti su un registro picaresco, la volgarizzazione dei
materiali della cultura alta da parte di quella di massa. Un ruolo
importante gioca la musica: il procedimento della distorsione di
significato passa attraverso la distorsione della musica; per esempio,
la Nona sinfonia di Beethoven - vero e proprio filo conduttore del film
- è stravolta con un sintetizzatore, la sinfonia Guglielmo Tell di
Rossini è accelerata nella sequenza - altrettanto accelerata -
dell'orgia di Alex con le due ragazze del Chelsea Drugstore.
Arancia meccanica appare un film profetico per la capacità di
cogliere e rappresentare mondi possibili, non tanto negli avvenimenti e
negli scenari, quanto nella percezione della realtà.
Per approfondire l'argomento: -
Paolo Mereghetti, Dizionario dei film 2000, Baldini & Castoldi,
Milano 1999.
Stanley Kubrick, a cura di Gian Piero Brunetta, Marsilio, Venezia 1999.
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