Tutto quel che rimane
Domani si celebra il "Giorno della
memoria" dedicato all'Olocausto
Di Wanda Marra
Il
27 gennaio del 1945 venne liberato il campo di sterminio di Auschwitz.
Da oggi, cinquantasei anni dopo, in tutta Italia si celebra il
"Giorno della memoria", "al fine di ricordare la Shoah
(sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione
italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la
deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi
e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio".
Così recita la legge, approvata nello scorso luglio, che istituisce
questa giornata. La legge prevede anche che il 27 gennaio siano
organizzate iniziative, eventi, manifestazioni per ricordare. Per la
prima volta domani si celebra in Italia un giorno dedicato alle vittime
dell'Olocausto. Nello scorso decennio vari
Stati hanno scelto una data per il "Giorno della Memoria",
che non è lo stesso per tutti: per esempio in Francia si è scelto il
16 luglio, anniversario della retata degli ebrei in Germania (1942).
La data scelta dall'Italia è la stessa della Germania, della Svezia
e dell'Inghilterra. È importante che l'Italia condivida questa data con
la Germania, a marcare una responsabilità comune nel genocidio degli
ebrei. E, forse, anche in nome di questa responsabilità, è
fondamentale che ci sia un giorno dedicato a non dimenticare una grande
tragedia, nella quale l'Italia come Stato ha giocato un ruolo di
particolare gravità. Il "Giorno della Memoria" sta avendo
grande rilevanza su tutti i giornali; e domani ci sarà una vera e
propria mobilitazione.
Una voce diversa, ma forse non meno significativa, arriva dalla Rete.
Il portale ebraico italiano ha
preparato un sito dedicato alla Shoah,
sulla cui home page campeggia la domanda: "Dov'era Dio ad Auschwitz?".
Lo stesso tono, diverso da commemorazioni storiche, studi accademici,
testimonianze commosse, domina in tutto il sito, quasi a sottolineare
l'attualità di una vicenda troppo vicina per essere guardata con
distacco: "Una volta un imbianchino di nome Adolf Hitler, disse, in
una birreria: 'Se un giorno andrò al potere, la prima cosa che farò
sarà distruggere il popolo ebraico'. Alcuni anni dopo, l'imbianchino
andò al potere, e mise in moto una macchina che assassinò i nove
decimi del popolo ebraico in Europa. Questo assassinio di massa si
chiama, in ebraico, Shoah. Avvenne durante la Seconda Guerra mondiale,
nello Scorso millennio.In quella guerra morirono circa 25 milioni di
esseri umani. Milione più, Milione meno. Se vuoi sapere di che cosa e'
capace il genere umano, e se stai leggendo questa pagina sul web e non
sulla carta stampata, clicca sui links qui sotto, fatti un giretto a
piacere, e poi torna qui per cliccare sul link successivo".
Sembra la voce del popolo, di chi, in maniera rude e sbrigativa,
esprime non solo dolore, ma anche rabbia. I link sono tanti e di varia
natura: si va dall'Album
di Auschwitz al Ricordo
Multimediale dell'Olocausto, dal Museo
dell'Olocausto statunitense, al centro
Simon Wiesenthal, a link meno "menzionabili", per la
violenza delle immagini e del linguaggio dei siti ai quali rimandano.
Dopo l'elenco si legge: "Se hai visitato i links di qui sopra,
forse hai visto qualche immagine o fotografia. È tutto quello che
rimane dei sei milioni di ebrei massacrati . Il resto è letteralmente
andato in fumo".
Un sito come questo conferma che la Rete offre spesso un cambio di
prospettiva sulle cose, dando voce a chi non ne ha, dando forma a
espressioni a volte più "corporee". E anche questo in qualche
modo dimostra quanto sia ancora viva in Italia la memoria
dell'Olocausto, quanto l'essere ebrei sia percepito ancora come un segno
di distinzione, come la cultura ebraica abbia un'identità forte.
In Inghilterra, la percezione è diversa, e c'è spazio anche per una
voce critica. Oggi il Guardian, uno dei più importanti quotidiani
inglesi, commentando l' "Holocaust Memorial Day" si interroga
sul senso di una commemorazione di questo genere. La questione che viene
posta è: "Un giorno istituzionalizzato è il modo migliore per
ricordare un evento?". E la giornalista, Anne Kerpf, prosegue:
"Una cosa è in Israele dove lo Yom Hashoah, il giorno annuale
della memoria dell'Olocausto, è, per ovvie ragioni, una parte
importante del lutto collettivo. Ma in Gran Bretagna, dove la
connessione con la Shoah è meno diretta, istituzionalizzare un giorno
può in realtà servire a promuovere un processo di dimenticanza. Temo
la partecipazione affettata e ipocrita che può essere causata da un
giorno commemorativo dell'Olocausto." E pone un altro elemento di
riflessione: mettere tra parentesi i genocidi della Rwabnda e della
Bosnia rispetto alla Shoah - come accade se un giorno della memoria
viene dedicato all'olocausto degli ebrei - è ugualmente problematico,
perché è dubbio che i fattori che queste distinte atrocità
condividono possa essere ridotto a una serie di massime pulite e
progressive.
La separazione, d'altra parte, è da sempre insita nella tradizione
culturale ebraica: da Kafka a Woody Allen, da Philiph Roth a Walter
Benjamin, gli intellettuali ebrei comunicano un senso di sofferta
diversità, che va di pari passo all'affermazione forte di un'identità
"a parte".
Come difendere tale identità, come preservare la memoria
dell'Olocausto, senza però ghettizzare ancora una volta gli ebrei?
Forse anche questo può essere chiesto al "Giorno della
Memoria".
- Il portale ebraico italiano
- Shoah
- Album
di Auschwitz
- Ricordo
Multimediale dell'Olocausto
- Museo dell'Olocausto statunitense
- Centro Simon
Wiesenthal
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