Venerdi' 26 Gennaio 2001




 

 


Tutto quel che rimane

Domani si celebra il "Giorno della memoria" dedicato all'Olocausto

Di Wanda Marra

Il 27 gennaio del 1945 venne liberato il campo di sterminio di Auschwitz. Da oggi, cinquantasei anni dopo, in tutta Italia si celebra il "Giorno della memoria", "al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio". Così recita la legge, approvata nello scorso luglio, che istituisce questa giornata. La legge prevede anche che il 27 gennaio siano organizzate iniziative, eventi, manifestazioni per ricordare. Per la prima volta domani si celebra in Italia un giorno dedicato alle vittime dell'Olocausto. Nello scorso decennio vari Stati hanno scelto una data per il "Giorno della Memoria", che non è lo stesso per tutti: per esempio in Francia si è scelto il 16 luglio, anniversario della retata degli ebrei in Germania (1942).

La data scelta dall'Italia è la stessa della Germania, della Svezia e dell'Inghilterra. È importante che l'Italia condivida questa data con la Germania, a marcare una responsabilità comune nel genocidio degli ebrei. E, forse, anche in nome di questa responsabilità, è fondamentale che ci sia un giorno dedicato a non dimenticare una grande tragedia, nella quale l'Italia come Stato ha giocato un ruolo di particolare gravità. Il "Giorno della Memoria" sta avendo grande rilevanza su tutti i giornali; e domani ci sarà una vera e propria mobilitazione.

Una voce diversa, ma forse non meno significativa, arriva dalla Rete. Il portale ebraico italiano ha preparato un sito dedicato alla Shoah, sulla cui home page campeggia la domanda: "Dov'era Dio ad Auschwitz?". Lo stesso tono, diverso da commemorazioni storiche, studi accademici, testimonianze commosse, domina in tutto il sito, quasi a sottolineare l'attualità di una vicenda troppo vicina per essere guardata con distacco: "Una volta un imbianchino di nome Adolf Hitler, disse, in una birreria: 'Se un giorno andrò al potere, la prima cosa che farò sarà distruggere il popolo ebraico'. Alcuni anni dopo, l'imbianchino andò al potere, e mise in moto una macchina che assassinò i nove decimi del popolo ebraico in Europa. Questo assassinio di massa si chiama, in ebraico, Shoah. Avvenne durante la Seconda Guerra mondiale, nello Scorso millennio.In quella guerra morirono circa 25 milioni di esseri umani. Milione più, Milione meno. Se vuoi sapere di che cosa e' capace il genere umano, e se stai leggendo questa pagina sul web e non sulla carta stampata, clicca sui links qui sotto, fatti un giretto a piacere, e poi torna qui per cliccare sul link successivo".

Sembra la voce del popolo, di chi, in maniera rude e sbrigativa, esprime non solo dolore, ma anche rabbia. I link sono tanti e di varia natura: si va dall'Album di Auschwitz al Ricordo Multimediale dell'Olocausto, dal Museo dell'Olocausto statunitense, al centro Simon Wiesenthal, a link meno "menzionabili", per la violenza delle immagini e del linguaggio dei siti ai quali rimandano. Dopo l'elenco si legge: "Se hai visitato i links di qui sopra, forse hai visto qualche immagine o fotografia. È tutto quello che rimane dei sei milioni di ebrei massacrati . Il resto è letteralmente andato in fumo".

Un sito come questo conferma che la Rete offre spesso un cambio di prospettiva sulle cose, dando voce a chi non ne ha, dando forma a espressioni a volte più "corporee". E anche questo in qualche modo dimostra quanto sia ancora viva in Italia la memoria dell'Olocausto, quanto l'essere ebrei sia percepito ancora come un segno di distinzione, come la cultura ebraica abbia un'identità forte.

In Inghilterra, la percezione è diversa, e c'è spazio anche per una voce critica. Oggi il Guardian, uno dei più importanti quotidiani inglesi, commentando l' "Holocaust Memorial Day" si interroga sul senso di una commemorazione di questo genere. La questione che viene posta è: "Un giorno istituzionalizzato è il modo migliore per ricordare un evento?". E la giornalista, Anne Kerpf, prosegue: "Una cosa è in Israele dove lo Yom Hashoah, il giorno annuale della memoria dell'Olocausto, è, per ovvie ragioni, una parte importante del lutto collettivo. Ma in Gran Bretagna, dove la connessione con la Shoah è meno diretta, istituzionalizzare un giorno può in realtà servire a promuovere un processo di dimenticanza. Temo la partecipazione affettata e ipocrita che può essere causata da un giorno commemorativo dell'Olocausto." E pone un altro elemento di riflessione: mettere tra parentesi i genocidi della Rwabnda e della Bosnia rispetto alla Shoah - come accade se un giorno della memoria viene dedicato all'olocausto degli ebrei - è ugualmente problematico, perché è dubbio che i fattori che queste distinte atrocità condividono possa essere ridotto a una serie di massime pulite e progressive.

La separazione, d'altra parte, è da sempre insita nella tradizione culturale ebraica: da Kafka a Woody Allen, da Philiph Roth a Walter Benjamin, gli intellettuali ebrei comunicano un senso di sofferta diversità, che va di pari passo all'affermazione forte di un'identità "a parte".

Come difendere tale identità, come preservare la memoria dell'Olocausto, senza però ghettizzare ancora una volta gli ebrei? Forse anche questo può essere chiesto al "Giorno della Memoria".

- Il portale ebraico italiano 
- Shoah
- Album di Auschwitz 
- Ricordo Multimediale dell'Olocausto
- Museo dell'Olocausto statunitense
- Centro Simon Wiesenthal

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